via Irnerio, 2/3 - Bologna
(ultimo aggiornamento 27 dicembre 2023)
La collinetta artificiale della Montagnola è un mix di accumulo di detriti e residui edili. Venne sistemata come giardino pubblico nel 1662.
La Rocca di Galliera, area fortificata di questa zona (per volere del papato), fu distrutta dai cittadini bolognesi per ben 5 volte.
La Montagnola si è formata nei secoli: era il luogo dove venivano buttati i residui delle demolizioni edilizie e degli scavi; fra questi residui ci sono certamente anche quelli delle cinque fortezze abbattute.
Il parco, al suo interno, ospita alcuni Platani secolari e bei filari di Tigli e Ippocastani. La sua estensione è di circa 6 ettari.
Il parco della Montagnola fotografato dal Campanile di San Pietro.
Il parco, al suo interno, ospita alcuni Platani secolari e bei filari di Tigli e Ippocastani. La sua estensione è di circa 6 ettari.
Il parco della Montagnola fotografato dal Campanile di San Pietro.
All'ingresso il monumento che ricorda lo scontro vittorioso con gli austriaci che qui si svolse l'8 agosto 1848, il più noto episodio del Risorgimento bolognese.
Opera di Pasquale Rizzoli, la scultura fu inaugurata nel 1903 e la sua localizzazione venne decisa dai cittadini con un referendum.
La piazza inferiore è chiamata dell'8 Agosto per essere stata teatro della battaglia: dalla spianata del giardino gli austriaci si difendevano con l'artiglieria dall'assalto dei bolognesi che arrivavano in massa verso la piazza. Gli austriaci furono temporaneamente cacciati dalla città.
Oggi la piazza accoglie il mercato popolare, il venerdì e sabato, detto la 'piazòla'.
Nel 1912 l'apertura della nuova arteria di via Irnerio sancì la separazione fra la piazza e il giardino, che finì per perdere d'importanza, scarsamente usato dai cittadini per il passeggio.
La Montagnola di piazza VIII Agosto in una cartolina del 1951.
Montagnola, piazza VIII Agosto, 1951 - ©Paola Galeotti collezione personale |
I GIARDINI
La definitiva sistemazione della Montagnola si deve al periodo napoleonico e, in qualche modo, allo stesso Napoleone che, nei tre giorni in cui sostò a Bologna, si preoccupò di dare alla città qualche segno di impronta tipicamente francese. La realizzazione del giardino venne affidata a Giovanni Battista Martinetti, un architetto piuttosto noto in quel periodo, che stabilì l'abbattimento delle alberature preesistenti e l'allargamento e spianamento della parte alta per la creazione dei viali circolari.
Mappa della Montagnola - plico informativo Comune di Bologna© |
LA FONTANA CIRCOLARE
opera di Diego Sarti.
Le sculture di animali al centro e ai lati della fontana provengono dai Giardini Margherita.
In occasione del grande evento dell'Esposizione Emiliana del 1888, vennero allestiti diversi padiglioni provvisori e anche una grande fontana di Diego Sarti.
Come gli stessi padiglioni, successivamente smantellati, la fontana fu tolta e ricostruita alla Montagnola (in forma più semplice) e le statue degli animali ricollocate.
La Montagnola fu per tutto l'Ottocento sede di manifestazioni celebrative, sportive e di intrattenimento: spettacoli di fuochi d'artificio, feste carnevalesche, corse coi cavalli e con le biciclette.
La vecchia cartolina illustra le corse alla Montagnola (20 e 21 maggio 1888). Trionfa il sig. Max de Blumer del Veloce Club di Firenze (dal giornale dedicato all'Esposizione Emiliana 1888 di Bologna).
Disegno di G. Lolli - ©biblioteca digitale dell'Archiginnasio, Bologna |
Prima della costruzione del Parco Nord fu anche sede di grandi Luna Park nel periodo natalizio.
"I giardini della Montagnola, verso la fine degli anni Cinquanta, nel periodo delle feste natalizie, diventavano uno spazio di sogno, simile a quelli descritti nei "racconti in arabeschi" di Poe."*
Verso la Stazione dei treni, dall'alto, si può ammirare la bella via Indipendenza, che qui finisce.
Nella seconda metà dell'Ottocento la costruzione della via e della stazione cambiarono la fisionomia della zona.
Nel 1896, dopo la costruzione della Stazione (1871), si ideò un ingresso monumentale alla Montagnola, dalla nuova via Indipendenza, noto come il Pincio di Bologna.
Dal Pincio si distingue bene quel che resta della Rocca di Galliera: "...cinque volte levata contro la libertà bolognese, cinque volte dal popolo atterrata" (Giosuè Carducci).
Per cinque volte infatti, fra l'inizio del Trecento e l'inizio del Cinquecento, i pontefici costruirono la fortezza e per altrettante i bolognesi si ribellarono e la distrussero finchè, dopo l'ultima distruzione del 1511, i pontefici desistettero e i bolognesi cessarono le ribellioni. 'Chi la dura la vince', dice il proverbio, i bolognesi ebbero la meglio sul potere papale.
Sotto la scalinata si apre piazza XX Settembre, con la mole di Porta Galliera.
La scalinata del Pincio, in tutta la sua bellezza, fu terminata nel 1896 dopo tre anni di lavori, su progetto dell'architetto Tito Azzolini e dell'ingegnere Attilio Muggia.
Bassorilievo del Pincio |
Il gruppo scultoreo della nicchia (sempre di Diego Sarti) è suggestivo: dentro una conchiglia, sormontata dallo stemma cittadino, una Ninfa su un cavallo marino viene assalita da una piovra.
E' un'immagine sensuale, come le sirene della fontana del Nettuno.
Carducci dedica alla Ninfa un sonetto nel libro 'Rime e Ritmi', intitolato "La Moglie del Gigante" e la fa dialogare con il Nettuno del Giambologna. I bolognesi hanno fatto proprio il titolo del sonetto e da allora la Ninfa si chiama anche così.
"La Moglie del Gigante" dialoga con il Nettuno (detto "Il Gigante"):
Ahi! Mio re! La tua carezza
chiedo in van, son tratta giù;
e fu in van la mia bellezza
com'è in van la tua virtù.
(Giosuè Carducci)
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Elenco delle fonti consultate/utilizzate per la ricerca:
Bibliografia:
-*Antonio Faeti, "Bologna, i portici raccontano", Minerva Edizioni, 2009
-Parchi e Giardini Bolognesi, Montagnola, plico informativo del Comune di Bologna a cura del Centro Villa Ghigi
-C. Ricci e G. Zucchini, Guida di Bologna, Edizioni Alfa 1976
-Emilia Romagna, Touring Editore, 2010
-Tiziano Costa e Marco Poli, La Montagnola fotoracconto di un luogo nobile di Bologna, ed.Costa
Sitografia:
Chiedo scusa, da dove si ricava la "certezza"che vi siano anche i ruderi delle rocche papali? Gli scavi del dopoguerra non hanno smentito forse ciò?
RispondiEliminaLe mie fonti sono quelle che vede scritte a piè di pagina, in particolare il sito della Montagnola e il libro di Ricci e Zucchini "Guida di Bologna", del 1976, molto accurato.
EliminaAggiungo il sito Origine di Bologna, che riporta uno stralcio dalle “Cose notabili…“ di Giuseppe Guidicini (ultime tre righe). https://www.originebologna.com/strade/piazza-della-montagnola/ruderi-del-castello-di-galliera/
La sua domanda è lecita, perchè afferma invece ciò che si legge in un'altra mia fonte: "Parchi e giardini bolognesi n.4, Montagnola", 1992, plico informativo del Comune di Bologna.
Lei ha altre fonti da suggerirmi?
Per ora no, ma il dubbio permane. Distinguendo tra "macerie" (ragionevolmente vi sono anche quelle delle rocche abbattute) e "ruderi" veri e propri, taluno sostiene che negli scavi dell'ex rifugio antiaereo furono scoperte stanze intere. Altri sostengono il contrario, citando anche scavi del dopoguerra, che non hanno trovato nulla.... Dove starà la verità?
RispondiEliminaIl nocciolo della questione risiede, secondo me, proprio in ciò che lei ha scritto fra parentesi: “ragionevolmente vi sono anche quelle delle rocche abbattute".
EliminaPer il momento mi attengo alle numerose fonti che attestano questo.
In maniera analoga: ragionevolmente sotto i Giardini del Guasto vi sono le macerie della Domus Aurea dei Bentivoglio.
Per averne la certezza assoluta, a fronte degli scavi effettuati nel dopoguerra, bisognerebbe compiere ulteriori indagini, un po’ come si è fatto con la tomba di San Pietro a Roma da parte dell’archeologa Margherita Guarducci.
Solo che qui non siamo a San Pietro ma alla collinetta della Montagnola.
Concordo, ma pensavo che per il Guasto ci fossero fonti più certe. Quello che "contesto" a taluni, è la certezza (che nessuno ha) nell'affermare che vi sono "ruderi" e non "macerie" sotto la Montagnola.
RispondiEliminaPrendo atto del fatto che contesta a taluni la certezza che sotto la Montagnola vi siano ruderi.
RispondiEliminaQuindi attenzione a scrivere a chi, come me, scrive solo di detriti e residui.