venerdì 26 giugno 2020

GIARDINI MARGHERITA

Bologna


aggiornato  2024

È il parco pubblico della città per eccellenza, il più conosciuto e frequentato. Ha un'estensione di 26 ha circa.


La singolarità sta nel fatto che, mentre la maggior parte dei giardini italiani erano nati intorno alle ville signorili, i Giardini Margherita vennero creati appositamente per i cittadini (1874-1879).


In questo senso Bologna vantava già un primato, con il Passeggio della Montagnola del 1662.

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LA STORIA

I Giardini sono di proprietà comunale grazie al conte Angelo Tattini.
Tattini, nobile bolognese e comandante dei Vigili del Fuoco, acquistò tre anni prima dell'inaugurazione la vasta area, anticipando una notevole quantità di denaro che il Comune non possedeva.
Solo quando fu raccolta la cifra necessaria il Comune acquistò da Tattini il terreno, mantenuto integro in virtù di un futuro progetto pubblico.
 Nell'atto notarile però Tattini fece inserire la clausola che l'uso dei Giardini doveva essere esclusivamente ricreativo e pedonale, escludendo ogni manifestazione a fini di lucro.

Nel 1874 venne dato l'incarico a Ernesto Balbo Bertone conte di Sambuy per la sistemazione dei futuri giardini.
Sambuy era piemontese e assessore ai Lavori Pubblici di Torino e in quegli anni stava curando l'ampliamento del Parco del Valentino.

Scrisse queste parole nel suo progetto di parco inviato al sindaco di Bologna:
"Il Comune riuscirà a dotare la città di un sito delizioso, attrattiva della gente benestante e vera dote dei meno agiati i quali così non saranno ridotti ad invidiare nell'estate le amene villeggiature dei ricchi, ma potranno ricreare lo spirito, divagare la mente nella contemplazione delle ridenti bellezze della natura".

Vennero inaugurati il 6 luglio del 1879 e intitolati "Passeggio Regina Margherita", in onore della moglie di Umberto I, re d'Italia.

Da allora i Giardini hanno ospitato moltissimi eventi.

Il primo è stato quello dell'Esposizione Emiliana del 1888.
Per questa occasione, nove anni dopo l'inaugurazione, i giardini rimasero chiusi circa 1 anno, e riaperti nella giornata inaugurale della manifestazione, il 6 maggio 1888.
L'Esposizione, che si concluse, sei mesi dopo nel novembre dello stesso anno, voleva mostrare i progressi della città in campo agricolo, industriale ed artistico; ed ebbe un grande successo, visitata da circa mezzo milione di persone.
Venne interamente ospitata ai giardini, con l'eccezione di San Michele in Bosco che, nelle sale dell'ex convento, ospitava la sezione delle belle arti, con un collegamento fra le due sedi mediante tram a vapore e una funicolare.

Ai giardini vennero allestiti diversi padiglioni, su progetto di Filippo Buriani, e ristoranti con spettacoli.
I numerosi padiglioni presentavano un'architettura curiosa, tanto che, se non fossero stati smantellati, avrebbero probabilmente abbellito i giardini arricchendoli più di quanto non lo siano oggi.

Padiglione della Musica.

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 © "COLLEZIONI D'ARTE E DI STORIA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA" - ©Pietro Poppi photo




Gli unici manufatti rimasti furono lo Chalet sul laghetto e la grande fontana circolare di Diego Sarti, oggi inserita al Parco della Montagnola.

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©"COLLEZIONI D'ARTE E DI STORIA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA"
 ©Pietro Poppi photo



In seguito vi si tennero concorsi ippici, concerti e corse di motori.
Vedi → Museo del Patrimonio Industriale.
Fu probabilmente un terribile incidente motociclistico che spinse gli eredi della famiglia Tattini ad impugnare l'accordo firmato un secolo prima ad interrompere le gare nel Circuito dei Giardini Margherita.
L'incidente occorse ad un Sidecar: nella curva davanti alla gabbia dei leoni il mezzo era sbandato e il passeggero, teso all'esterno, era stato decapitato da un paletto. L'incidente ebbe notevole risonanza, non solo sui giornali locali.
Le corse continuarono su Viale Oriani, fuori dai giardini.

Nel 1941, a causa della scarsità dei generi alimentari in tempo di guerra, Bologna rese coltivabili tutte le aree comunali: si seminava ovunque, nelle aiuole, in piazza Maggiore, nei giardini, e il campo coltivato più esteso fu quello dei Giardini Margherita con grano, colza e patate.


Orti di guerra in città e mietitura del grano ai Giardini Margherita.
©Franco Cristofori, 1942 - ©Monica Galeotti ©photo
 (mostra Bologna Fotografata 2018).

Bologna-Fotografata-orti-di-guerra





IL PERCORSO



1- ENTRATA PRINCIPALE E STATUA VITTORIO EMANUELE II
2- ALBERO MACLURA
3- CHALET
4- TARTARUGHE, CARPE E SEQUOIA
5- ALBERO DI GIUDA
6- IL CANALE DI SAVENA
  7- VIALE DI IPPOCASTANI e LE MACCHININE A PEDALE
8- INGRESSO VIA CASTIGLIONE e ALBERO DEL SAPONE
9- CAPANNA VILLANOVIANA
10- SERRE
11- LA GABBIA DEI LEONI

12- SCUOLE FORTUZZI
13- CENTRO RICREATIVO GIOVANILE
14- CAMPO DA BASKET
15- BOSCHETTO DI QUERCE
16- TOMBA ETRUSCA
17- BOSCHETTO DI MAGNOLIE
18- IL CEDRO CON I RAMI A TERRA
19- PINO EXCELSA
20- CIRCOLO TENNIS
21- FOSSA CAVALLINA
22- SCUOLA MATERNA MOLINO TAMBURI
23- PALAZZINA COLLAMARINI
24- BOSCHETTO DI CIPRESSI 

©google map - ©Monica Galeotti mapping
©google map - ©mappatura Monica Galeotti





1- ENTRATA PRINCIPALE E STATUA DI VITTORIO EMANUELE II

Il Monumento Equestre a Vittorio Emanuele II coincide con l'entrata principale dei Giardini.

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Opera dello scultore Giulio Monteverde, un tempo si trovava al centro di Piazza Maggiore, 
mentre oggi è circondato da una siepe d'alloro.

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Il monumento fu trasferito ai giardini nell'ambito della 'damnatio memoriae' del fascismo contro la casa reale dei Savoia.

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Alla destra e alla sinistra due lunghi viali di Platani.

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2- ALBERO MACLURA

Un grande albero dalla singolare corteccia nodosa è un vecchissimo esemplare di Maclura, una specie originaria del Nordamerica.

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Il tronco irregolare è particolarmente duro e resistente agli attrezzi da taglio e alle intemperie.

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La pianta giovane, come siepe, è disseminata di dure e acutissime spine, mentre quando raggiunge dimensioni da albero adulto in esemplare isolato, perde gran parte della spinosità.

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Alle spalle dell'albero si osserva il retro del → Santuario del Baraccano, lungo i viali di Circonvallazione.

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3- CHALET e LAGHETTO

Le caratteristiche dei Giardini Margherita sono quelle del giardino all'inglese o romantico.
Il giardino all'inglese rispecchiava l'idea europea di un giardino che potesse sembrare il più naturale possibile.
Il senso era quello di "piegare" la natura al servizio dell'uomo.
Nonostante non ci si limitasse ad imitare la natura, ma ad arricchirla ad esempio con rocce e cascate, l'idea rimaneva quella che in tutto ciò non ci fosse qualcosa di artificiale.
In sintesi: si andava a creare l'arte del paesaggio.

Detto ciò, qui ai giardini spicca il percorso del laghetto, che ha un forte impatto visivo, molto suggestivo.

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Il laghetto, creato con le acque del Rio Cavallina e il Canale di Savena, è dotato di Chalet, ponticello e isola artificiale.

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Al termine dell'Esposizione Emiliana lo chalet fu l'unico manufatto a non essere smantellato, ma fu in seguito distrutto da un incendio e sostituito.

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©Biblioteca Digitale dell'Archiginnasio





Lo chalet nel 1952.

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Chalet dei Giardini Margherita - ©Paola Galeotti collezione personale






Le barchette davanti allo chalet, anni '60.

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Giardini Margherita - ©Paola Galeotti collezione personale







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Il laghetto è stato intitolato nel 2019 al Conte Angelo Tattini e al colonnello Vincenzo Cavara, che per decenni hanno comandato il Corpo dei Vigili del Fuoco di Bologna.
Tattini, oltre ad aver finanziato la costruzione dei giardini, aveva creato la colonna mobile di Bologna, copiata in seguito in tutta Italia, portata per la prima volta ad operare in trasferta: i terremoti di Nicastro, Messina e della Marsica.

Nel 2008, durante l'impegnativo incendio di Palazzo Albergati, gli elicotteri dei Vigili del Fuoco fecero il pieno d'acqua al Laghetto dei Giardini, rivelatosi ancora una volta di pubblica utilità.

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La piccola e agile Rondine, dalla coda lunga e biforcuta, si riposa lontana, sulle acque del laghetto.

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4- TARTARUGHE, CARPE E SEQUOIA

Le finte scogliere lungo la riva del laghetto sono blocchi di gesso selenite, provenienti da Monte Donato e Miserazzano (Dolina della Spipola).

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Nella parte asfaltata Pini domestici circondati da panchine rotonde, da un'idea di Sambuy.

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Qui le tartarughe del laghetto sono numerosissime, quasi tutte di specie americana, abbandonate da privati.

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Queste tartarughe sono bellissime ma pericolose per il nostro ecosistema.
Le tartarughe dalle orecchie rosse infatti, sottospecie delle tartarughe palustri americane, vengono vendute nei negozi di animali.

All'acquisto misurano pochi centimetri, per poi acquisire discrete dimensioni in pochi anni e possono vivere fino a 35 anni.
Così molti proprietari le abbandonano, soprattutto ai Giardini Margherita.

Esemplare giovane di tartaruga dalle orecchie rosse (trachemys scripta elegans). 

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Molte specie esotiche non sopravvivono nel nostro ambiente, ma le tartarughe palustri americane sono robuste, sopravvivono e sono più aggressive delle specie europee, così stanno facendo scomparire le "nostre" testuggini palustri.
La trachemys scripta elegans è stata inserita nell'elenco tra le 100 specie esotiche invasive più dannose al mondo.

Trachemys adulta.

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Giardini-Margherita-tartaruga





L'autoctona Emys Orbicularis si trova in quantità minore di esemplari, ma la si può osservare ancora ai giardini, come quella nella foto.
Essendo molto sensibile al deterioramento del proprio habitat, viene considerata una specie che dà indicazioni riguardo la qualità dell'ambiente.

Giardini-Margherita-bologna-tartarughe




Vi sono cavedani e tinche, ma i pesci più numerosi e visibili sono le carpe.

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La Sequoia di California è l'albero più imponente dei giardini, con più di 40 m di altezza e 4,7 m di circonferenza.
È un sempreverde visibile da lontano in tutte le stagioni.

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5- ALBERO DI GIUDA

Un piccolo gruppo di Alberi di Giuda fanno da sfondo al punto terminale del laghetto.
Ve ne sono altri lungo i giardini, ma in questo punto sono spettacolari, con la loro fioritura rosa-violacea.

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È una leguminosa originaria del Mediterraneo orientale, ormai naturalizzata.

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Giardini-Margherita-albero-di-giuda






6- IL CANALE DI SAVENA

Dopo aver costeggiato e in parte alimentato il laghetto, il Canale di Savena torna sotterraneo.
Per alimentare il laghetto, il Rio Cavallina, che scende dalle colline sovrastanti, era insufficiente e si pensò di aggiungere l'acqua del Canale di Savena (anche se oggi viene prelevata in gran parte da un pozzo).

Si sono avviati lavori di manutenzione: vengono inseriti sassi di fiume sul fondo del canale, per rallentare il corso dell'acqua e limitarne l'affossamento (↝ il corso del Canale di Savena).
Inaugurazione prevista a primavera 2021.

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7- VIALE DI IPPOCASTANI e MACCHININE A PEDALE

Lungo il viale principale, terminate le file di Platani che iniziavano dalla statua di Vittorio Emanuele, iniziano le file di Ippocastani, che anticipano uno spazio giochi del tutto originale.

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Si sono conservate le macchinine a pedale a tre ruote chiamate grilli.
I grilli sono un'invenzione dell'artigiano Manlio Battilani di Reggio Emilia.
Ai giardini arrivarono nel 1951 con corde di tapparelle al posto delle catene.

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Al centro della pista circolare un grande Spino di Giuda dai rami spinosi.

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8- INGRESSO PIAZZA DI PORTA CASTIGLIONE e ALBERO DEL SAPONE

Un altro ingresso importante vede una bella cancellata di inizio '900, con tre entrate monumentali: due laterali per i pedoni e una centrale che un tempo serviva per le carrozze. 
 Inseriti a medaglione, gli stemmi di Bologna.

Giardini-Margherita-cancello








Giardini-Margherita-cancello




Oltre la recinzione, il fianco della Chiesa di Santa Maria della Misericordia e un meraviglioso Albero del Sapone (Koelreuteria paniculata), così chiamato per il particolare uso che si faceva di frutti e semi.
La pianta è originaria del Giappone.

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9- CAPANNA VILLANOVIANA
All'interno di un recinto, la ricostruzione di una capanna villanoviana, utilizzata a scopo didattico nelle gite scolastiche.
Precedentemente l'area era occupata da cerbiatti e caprette.

La cultura villanoviana (900 - 550 a.C) è la fase più antica della civiltà etrusca a Bologna.
Sulla base di alcuni rinvenimenti archeologici, la capanna è stata ricostruita: muratura in terra cruda e copertura in legno e canne di palude.

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10- LE SERRE 

In primo piano la palazzina più antica che risale alla fine dell'Ottocento, quando il parco fu istituito.

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Dal 2014, negli spazi dove erano collocate le serre, ormai in disuso, si sono creati spazi che ospitano bar, ristorante, eventi e coworking.

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11- LA GABBIA DEI LEONI

I leoni rimasero nella grande gabbia fino all'inizio degli anni '80.

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©biblioteca Digitale dell'Archiginnasio, raccolta Parmeggiani, 1939.


Comparvero nel 1939 donati dai reduci africani della decima legio, in Etiopia.
I due poveri cuccioli, subito battezzati Reno e Sciascia, facevano pena rinchiusi in gabbia.
Solo a seguito di qualche problema, come le cucciolate e un bambino di tre anni che si era infilato fra le grate e fu salvato per miracolo, si decise di trasferire i felini in un'oasi adeguata.

Oggi la gabbia è stata riqualificata da Kilowatt per il progetto Le Serre dei Giardini ed è uno spazio polivalente al servizio dei cittadini: incontri, convegni ed eventi di vario genere.

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12- SCUOLA ELEMENTARE FORTUZZI

Fu inaugurata nel 1917, concepita come scuola all'aperto per fornire un ambiente salutare a bambini gracili, con un ambiente sano e il più possibile all'aria aperta.
Oggi è scuola di quartiere, inserita in un luogo meraviglioso.

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13- CENTRO RICREATIVO GIOVANILE

I centri ricreativi per l'aggregazione giovanile sono in vari punti della città, nati attraverso l'Assessorato alla Gioventù e Sport.
Questo dei giardini nasce nel luglio 1956.

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14- CAMPO DA BASKET

Non è un caso che di fianco al Centro vi sia un campo da basket.

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15- BOSCHETTO DI QUERCE

In prevalenza Farnie e Roverelle.

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16- TOMBA ETRUSCA

Durante i lavori di costruzione del parco venne alla luce una necropoli etrusca, circa 243 tombe, con reperti molto importanti, oggi conservati al Museo Archeologico.
La particolare tomba in travertino ricostruita si ammira ai margini del prato centrale.
Ha un coperchio a doppio spiovente, diversa dalle generiche tombe etrusche costituite da una fossa in cui veniva deposto il defunto insieme alle suppellettili.

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Poco oltre, sul bordo del prato, una Quercia Rossa, che nel periodo autunnale ha le foglie di un color rosso intenso, piantata negli anni '90 dal Comune di Bologna in ricordo di Francisco "Chico" Mendessindacalista ucciso, che lottava contro la deforestazione e lo sfruttamento delle risorse in Amazzonia.

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 Nel 2024 è uscito il bel libro intitolato "Camminando nella foresta con Chico Mendes", scritto da Gomercindo Rodriguez, sindacalista e amico di Mendes.

Il libro narra il loro percorso condiviso, sia fisico che simbolico, nella foresta amazzonica, fino all’assassinio di Mendes nel 1988.

La storia inizia nel 1887, con l’invenzione accidentale dei pneumatici da parte del veterinario Dunlop, che segnò l’inizio dello sfruttamento dell’Amazzonia per la gomma.

Con l’arrivo dei seringueiros, raccoglitori di lattice dall’albero della gomma, e successivamente l’invasione delle grandi compagnie per sfruttare risorse come minerali, bestiame e acqua, la foresta iniziò a essere devastata.


Mendes, sindacalista e seringueiro, divenne il simbolo della resistenza contro la deforestazione e lo sfruttamento, lottando per i diritti dei lavoratori e la protezione dell’ambiente.


Sebbene Mendes sia stato ucciso nel 1988, la sua battaglia per i diritti dei lavoratori e la protezione ambientale ha continuato a ispirare un movimento globale per uno sviluppo sostenibile.


Dal 2012, 461 attivisti sono stati assassinati per difendere la terra, con il 40% delle vittime in Colombia, seguite da Brasile e Messico.

Solo nel 2023, 196 attivisti sono stati uccisi, evidenziando la presenza di potenti gruppi criminali eredi dei vecchi apparati paramilitari di estrema destra, che sfruttano brutalmente le risorse naturali.

La dimostrazione che questa lotta è ancora attualissima.


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La quercia rossa di Chico Mendes.






17- BOSCHETTO DI MAGNOLIE
Sono magnolie di una specie antichissima, originaria del sud degli Stati Uniti.

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18- IL CEDRO CON I RAMI A TERRA

Questo Cedro è conosciuto da tutti i frequentatori dei Giardini Margherita, per via dei grossi rami sdraiati a terra.

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19- PINO EXCELSA

Alcuni esemplari di Pino Excelsa, una conifera dagli aghi lunghi e sottili e dalle particolari pigne allungate.

Giardini-Margherita-pino-excelsa




Giardini-Margherita-pino-excelsa






20-  CIRCOLO TENNIS BOLOGNA

I campi da tennis costituirono la prima deroga all'accordo preso con il conte Tattini, il quale, come vincolo alla vendita dei terreni, esigeva l'utilizzo del parco solo come pubblico passaggio.
Accadde nel 1902: un gruppo di giovani studenti tennisti chiese al Comune una parte del terreno per costruire 4 campi da tennis. Il Comune concesse la costruzione di tre campi e un piccolo chalet per il ristoro.
Oggi il circolo è il più esclusivo della città, con ristorazione, club e piscina.

Famosa la vicenda nel 2017 del rifiuto ad un "vip" di prenotare un campo, perchè non socio del club, poi rivelatosi Jimmy Connors, ex numero uno al mondo e vincitore di otto Slam.

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21- FOSSA CAVALLINA

Nell'area meno frequentata dei giardini vi è un angolo dall'aspetto abbastanza naturale, lungo l'avvallamento che copre la Fossa Cavallina, un rio che scende dai colli (chiamato Fossa per la scarsità d'acqua), parzialmente sotterrato nel 1929 e totalmente negli anni '50.

L'aspetto naturale di questa zona è dovuto proprio al fatto che vi scorreva il rio.
Si riconosce la traccia del percorso in sotterranea.

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Nei pressi una grande Farnia.

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22- SCUOLA MATERNA MOLINO TAMBURI

Nell'accesso alla scuola materna Molino Tamburi prevalgono Cedri dell'Himalaya, Ippocastani e Platani.

L'edificio merlato testimonia il gusto ottocentesco per lo Stile Medievale.





Della scuola fa parte un'area didattica di ambiente umido, creata dal WWF, dove sono state introdotte piante acquatiche tipiche della pianura bolognese.

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23- PALAZZINA COLLAMARINI

La palazzina liberty progettata dall'architetto bolognese Edoardo Collamarini dispone di ampie sale e terrazze, arricchita nel perimetro da blocchi di selenite come quelli del laghetto.

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Venne costruita sul finire dell'Ottocento dopo che lo Chalet Caffè Chantant istallato in occasione dell'Esposizione Emiliana del 1888 andò a fuoco nel 1893.

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Caffè Chantant dell'Esposizione Emiliana
  ©"COLLEZIONI D'ARTE E DI STORIA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA"
 ©Pietro Poppi photo






24- BOSCHETTO DI CIPRESSI

Il percorso ai giardini ritorna all'ingresso principale e il boschetto chiude l'itinerario.

Giardini-Margherita-cipressi




Ho descritto i punti di interesse di maggior significato, ma ve ne sono molti altri.

 Ho tralasciato, ad esempio, diverse specie di piante meritevoli, ma per questo tipo di approfondimento rimando a visite guidate con esperti botanici.

Giardini-Margherita-bologna


 I Giardini Margherita, progettati per ritrovare quella natura che gli spazi urbani stavano allontanando dai propri confini, sono grandi, cittadini e ricchissimi di storia e i momenti più suggestivi per visitarli sono l'autunno e l'inizio della primavera.



                                             → Cerca Bologna




Ringrazio le COLLEZIONI D'ARTE E DI STORIA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA e la BIBLIOTECA DIGITALE DELL'ARCHIGINNASIO per gentile concessione di alcune foto storiche.





Bibliografia:
-pieghevole "Giardini Margherita", a cura del Centro Villa Ghigi, serie parchi e giardini bolognesi n. 1, omaggio ai lettori di Repubblica, 1992.

-Silvia Cuttin e Adriano Agrillo, "I Giardini Margherita. Storia, racconti, immagini", ed. Pendragon.

-Rivista "Nelle Valli Bolognesi", anno XI n.42, ott. nov. dic. 2019.

-"Nella foresta con Chico Mendes", di Paola Minoliti, rivista Coop Consumatori, pag.13, anno 2024.








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