mercoledì 11 aprile 2018

SAN PROCOLO: MONASTERO BENEDETTINO (ex maternità)

via d'Azeglio, 54 - BOLOGNA



ultimo aggiornamento gennaio 2024

Il Monastero di San Procolo era un importante centro di studio dei Benedettini, dove ebbe la sua più antica sede l'Universitas degli scolari legisti. Vi insegnò il giurista Irnerio, autore di studi sul diritto romano giustinianeo, e Graziano, fondatore del diritto canonico. Per questo fu uno dei più ricchi e importanti monasteri di Bologna. 
 Al momento sono avviati i lavori di restauro.


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I CHIOSTRI

Entro nell'ex Monastero in restauro dove incontro il primo dei tre chiostri:
 il Chiostro della Sagrestia (1628), eretto da Giulio della Torre, personalità attiva per molti anni nella ricostruzione del complesso monastico.

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Si vede bene la differenza fra la finestra restaurata e quella in lavorazione.

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Il secondo, Chiostro del Capitolo o del Priore (1586), su progetto di Domenico Tibaldi, ora è inaccessibile per i lavori in corso.
Il cortile non presenta alcun lato porticato.
Domenico Tibaldi era figlio del maestro Tibaldo Tibaldi e fratello del più noto Pellegrino, originario di Valsorda, fu attivo costruttore a Bologna, soprattutto nel Complesso di San Michele in Bosco.
Fu l'uomo di fiducia del cardinale Gabriele Paleotti.

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Le prime notizie del Monastero risalgono all'XI secolo, dove probabilmente era organizzato intorno a un primo, unico chiostro: il Chiostro del Refettorio, finito nel 1549 su progetto di Antonio Morandi detto "il Terribilia", l'architetto dell'Archiginnasio.
Purtroppo resta poco del ricco apparato decorativo ma si possono osservare sei decorazioni monocrome sopra le porte del chiostro e un paio di capolavori all'interno del Refettorio.

Ora il Chiostro del Refettorio è in pieno restauro.

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Nel sottoportico sono raffigurati in chiaroscuro i principali santi bolognesi, affrescati da un allievo del Dentone, Giovanni Andrea Santi, fra il 1626 e il 1637.

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Questi affreschi fanno parte del quadraturismo, di cui il Dentone fu caposcuola a Bologna.
È un genere pittorico che realizza quadrature, cioè architetture dipinte entro una rigorosa intelaiatura prospettica e illusionistica.

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San Petronio.

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IL REFETTORIO

 Ai lati della porta d'ingresso due lavamani cinquecenteschi in marmo, dove i monaci si lavavano prima dei pasti.
 Disegnati da Francesco Morandi, nipote di Antonio Morandi, soprannominato come lo zio "Il Terribilia".
Le grandi conchiglie sotto le alte nicchie sono in marmo rosso di Verona, marmo che proveniva dal cantiere di San Petronio, ed è lo stesso marmo che ne abbellisce la parte bassa della facciata.

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"LA PESCA MIRACOLOSA" di Lionello Spada.


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L'affresco rappresenta "La Pesca Miracolosa" (1607), un miracolo di Gesù descritto nei Vangeli, compiuto in due distinte occasioni, prima e dopo la sua risurrezione. 
Nell'opera di Spada è raffigurata la terza volta in cui Gesù si manifestava ai suoi discepoli dopo essere risuscitato dai morti.

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Possiede una monumentale cornice ornata dalle figure a chiaroscuro dei due santi Procoli.

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Il manifesto informativo FAI, dove si possono vedere il quadro e la cornice nella loro interezza.

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SALA DELL'ABATE

Qui si trovano due affreschi di Alessandro Tiarini.

"Il martirio di San Procolo" (1639) sulla volta, narra la leggenda della sua decapitazione durante le persecuzioni di Diocleziano.
La testa gli fu tagliata ma lui non morì: nella notte si recò con la testa in mano in un luogo dove morì e dove in seguito fu eretta una chiesa in suo nome.

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"La Calunnia" (1641), sul camino.

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Il quadro interpreta → la favola mitologica di re Mida, secondo la versione di Ovidio ne "Le Metamorfosi".
Re Mida era stato chiamato a giudicare chi fosse il miglior musicista fra Pan e Apollo.
Scelse Pan, e Apollo non la prese per niente bene, tanto che fu punito con un paio di orecchie d'asino.

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I corridoi, liberati dai controsoffitti aggiunti e sovrapposti nel tempo, si caratterizzano per la proporzione delle linee e risultano puliti e ariosi.

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Dalle finestre l'affaccio dà su un'area scolastica, un tempo occupata dagli orti del monastero.

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LA FACCIATA

Su via d'Azeglio la facciata del Monastero si deve anch'essa ad Antonio Morandi e presenta due portali circondati dal rosso bolognese dell'intonaco.
Il portale verso il sagrato della chiesa vede uno scudo ovale con una figura femminile con lancia, fascio littorio e berretto frigio, unica testimonianza rimasta a Bologna della Repubblica Cisalpina.

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Dopo l'ingresso delle truppe francesi a Bologna nel 1796 infatti, il monastero fu soppresso e adibito a caserma.

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Nel 1798 diventa sede dell'Ospedale degli Esposti, o Bastardini, cioè l'infanzia abbandonata, che si andava ad aggiungere al fabbricato di fronte, riconoscibile dall'alto portico.
Sul portale d'accesso su via d'Azeglio il simbolo del vecchio ospedale.

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Nel 1939 la gestione passò alla Provincia che creò l'Istituto Provinciale per l'Infanzia e la Maternità, sino alla fine degli anni '90, quando poi la Maternità si trasferirà all'Ospedale Maggiore.

Nelle tre foto seguenti la testimonianza del reparto Maternità con le ultime tracce che presto scompariranno.

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Il vasto complesso è stato comprato dal fondatore e presidente del gruppo Datalogic, leader mondiale dei produttori di lettori di codici a barre.
Al termine dei lavori parte dei locali accoglieranno il TAR dell'Emilia Romagna.




Una targa  sulla facciata indica il punto esatto in cui si trovava il torresotto di San Procolo, demolito nel 1555, facente parte della → Cerchia del Mille.

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"Qui era nelle mura penultime
della città una porta detta il
serraglio di San Procolo
munita da un torrazzo il
quale fu demolito l'an. MDLV"













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Elenco delle fonti consultate/utilizzate per la ricerca.


Bibliografia:
-C. Ricci e G. Zucchini, Guida di Bologna, ed. Alfa Bologna, 1976.
-Emilia Romagna, Touring Editore, 2010.
-foglio informativo del FAI.
-"Bologna Centro Storico", di Cervellati, Emiliani, Renzi, Scannavini, Agostini e Filippini, volume-catalogo promosso dal Comune di Bologna per la mostra omonima a Palazzo d'Accursio, Ed. Alfa, 1970.

-resoconto visita guidata giornate FAI di primavera 2018.








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