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Il gruppo del Catinaccio (Rosengarten in tedesco) fa parte del SISTEMA DOLOMITICO NUMERO 7 UNESCO, insieme al gruppo dello Sciliar e del Latemar.
Il Sistema numero 7 si inserisce fra la Val d'Ega, la Val di Fassa e la Val Gardena.
©dolomitiunesco |
Il nome Rosengarten non è la traduzione di Catinaccio: i due nomi sono entrambi originari, in quanto la catena funge da confine linguistico fra il mondo ladino e quello germanofono.
"Ciadenac", in ladino, costituisce anche la base della forma italiana e si riferisce alla ghiaia dolomitica tipica di questa catena, mentre il nome tedesco Rosengarten, giardino di rose, usato dal versante della val d’Ega, è riferito alla leggenda di re Laurino, che racconta in chiave leggendaria il fenomeno dell’enrosadira (che letteralmente significa diventare di colore rosa), effetto particolarmente spettacolare in questa catena montuosa.
©wikipedia, il Catinaccio dalla Val d'Ega |
Conoscere il Catinaccio:
DAL RIFUGIO PAOLINA AL RIFUGIO VAJOLET.
Può essere effettuato in una sola giornata con una buona andatura.
©google earth -©tracciato Monica Galeotti |
Lunghezza: Km 7 circa.
Tempo di percorrenza (solo andata):
-ore 3,15 attraverso Passo delle Cigolade (diff. EE)*
-ore 3,30 attraverso Rifugio Ciampedie (diff. T)*
Oppure (solo andata):
-prima giornata, ore 0,45 rif. Paolina → rif. Roda di Vael
-seconda giornata, ore 1,45 rif. Ciampedie → rif. Vajolet
-ore 3,15 attraverso Passo delle Cigolade (diff. EE)*
-ore 3,30 attraverso Rifugio Ciampedie (diff. T)*
Oppure (solo andata):
-prima giornata, ore 0,45 rif. Paolina → rif. Roda di Vael
-seconda giornata, ore 1,45 rif. Ciampedie → rif. Vajolet
In primo luogo dirò che per arrivare alla seggiovia Paolina non ho viaggiato su una strada qualunque perchè ho percorso la prima parte della Grande Strada delle Dolomiti, realizzata fra immense fatiche nei primi anni del secolo del 1900.
Una strada che parte da Bolzano e la Val d'Ega e arriva a Cortina d'Ampezzo, attraverso Vigo di Fassa, Canazei, il Passo Pordoi e il Passo Falzarego.
Il Passo di Costalunga segna la demarcazione fra i due grandi massicci dolomitici, Latemar e Catinaccio, ed è anche il confine fra Alto Adige e Trentino.
La Grande Strada fu promossa da Theodor Christomannos, un viennese di origine greca che si era stabilito a Merano, sua patria d’adozione.
Fu tra i grandi promotori del primo turismo dolomitico. Comprese l'importanza di una strada che non servisse solo da accesso alle singole valli, ma che fosse in grado di collegare tutta l'area dolomitica.Christomannos è ricordato con un monumento, che si vedrà più avanti lungo il sentiero sul Catinaccio.
©turiseum.it |
Percorro quindi la Val d'Ega verso il Passo e incontro il
LAGO DI CAREZZA.
Le sue acque sono blu o verde scuro a seconda della stagione e della giornata.
Lo scenario è quello della Catena del Latemar, che si specchia nelle acque del lago insieme agli abeti secolari della foresta Latemar, oggi in parte distrutta dalla tempesta Vaia dell'ottobre 2018.
Ma non è così facile osservare questo spettacolo della natura.
Ma non è così facile osservare questo spettacolo della natura.
D'inverno il lago è ghiacciato coperto di neve, nelle estati secche può ridursi a una pozza.
La sua massima bellezza viene raggiunta nelle stagioni di mezzo, in primavera durante il disgelo o durante l’autunno, che spesso è la stagione più bella dell’anno.
Il Lago di Carezza deve la sua fama alla strada che lo sfiora, che però gli provoca un continuo rischio ecologico, per l’elevato numero dei turisti.
Oltre all’idea della grande strada, Christomannos ideò l’Hotel Carezza, che si trova 1 km dopo il lago, uno dei primi grandi alberghi di montagna.
della belle époque, pressoché ingestibili con i costi attuali.
Ancora 700 metri dall'hotel ed ecco il parcheggio della seggiovia Paolina-Catinaccio.
Salgo al rifugio.
Il rifugio possiede una terrazza che regala, nelle giornate limpide, una grande vista sulla catena del Latemar, le cui torri si specchiano nelle acque del Lago di Carezza.
Salgo al rifugio.
Il rifugio possiede una terrazza che regala, nelle giornate limpide, una grande vista sulla catena del Latemar, le cui torri si specchiano nelle acque del Lago di Carezza.
Dietro il rifugio parte il sentiero Masarè sul Catinaccio.
Una breve salita e poi un percorso quasi pianeggiante intorno alla cresta del Masarè, una grande balconata naturale che offre panorami fantastici.
Ed è lungo questo balcone che sorge il monumento a Christomannos.
Una grande aquila, fusa nel 1959 su modello di Maria Delago.
Una grande aquila, fusa nel 1959 su modello di Maria Delago.
Proseguo a mezzaluna intorno alla cresta del Masarè: la Val d'Ega lascia il posto alla Val di Fassa e inizia a stagliarsi in lontananza il massiccio del Sella.
In breve arrivo ai due rifugi che sorgono uno di fronte all’altro: il Rifugio Roda di Vael e la Baita Pederiva.
In breve arrivo ai due rifugi che sorgono uno di fronte all’altro: il Rifugio Roda di Vael e la Baita Pederiva.
Il Rifugio Roda di Vael prende il nome dalla cima che lo sovrasta; sullo sfondo la Cima Sforcella.
La Cima Sforcella sembra una grossa mano che ti saluta.
Decido di fare una piccola deviazione panoramica (10 minuti) lungo il sentiero che dalla Baita Pederiva costeggia il crinale del cocuzzolo roccioso del Ciampaz.
Lungo il sentiero mi volto indietro e si delinea al completo la Cresta Masarè e il Roda di Vael.
Al termine del crinale prati verdi in discesa verso la Val di Fassa e panorami superbi su fiori e luoghi.
Come ad esempio il Fiordaliso Vedovino (Centaurea Scabiosa).
La Campanula Alpina.
Il Rododendro.
La Genzianella Campestre minore (Gentianella Campestris). Vive dai 1000 fino ai 2700 m di quota e in alcune zone delle Alpi è specie protetta.
La Stella Alpina (Leontopodium, Edelweiss in tedesco).
A sinistra Pozza di Fassa.
Infine la mole del Sella e la spianata del rifugio Ciampedie.
Di ritorno al Roda di Vael si può proseguire verso il Vajolet attraverso due sentieri:
-il n. 541 attraverso Passo delle Cigolade (più breve, 5 km, ore 2,30, difficoltà EE)
-il n. 545 attraverso Rifugio Ciampedie (più rilassante, ore 2,45, difficoltà T)
Oppure, in una seconda giornata, partire dal Rifugio Ciampedie con la funivia di Vigo di Fassa.
→ dal Rifugio Ciampedie al Rifugio Vajolet
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Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.
-carta topografica Tabacco - Sciliar Catinaccio Latemar - 029 - 1:25.000
-*per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi ↦ Dolomiti presentazione
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Bibliografia:
-"Per un pugno di Myosotis", Bell'Italia n. 12, ed. Mondadori 1987.
-"Speciale Dolomiti", Bell'Italia speciale numero due, ed. Mondadori 1988.
-"Lo specchio del cielo", Bell'Italia n. 27, ed. Mondadori 1988.
Sitografia:
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