Il percorso al Monte Castellaz (o Castellazzo) è conosciuto come "Trekking al Cristo Pensante".
Sulla sommità risiede la grande statua del Cristo Pensante, dello scultore Paolo Lauton. Il monte è stato inoltre teatro della Grande Guerra 1915-18.
Il monte fa parte del SISTEMA DOLOMITICO NUMERO 3 UNESCO, inserito nella sezione Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino.
IL PERCORSO AD ANELLO SUL MONTE CASTELLAZ
2333 m
Sentiero R01
Si può raggiungere il Monte Castellaz dalla Baita Segantini o dal Monte Costazza.
Il percorso qui descritto prevede la risalita dal Monte Costazza.
Superato Passo Rolle direzione San Martino di Castrozza, dove si trova il parcheggio con navetta per la Baita Segantini, alla prima curva trovo un secondo parcheggio per la mia auto, situato presso la sciovia Rolle.
Da qui prendo la seggiovia triposto, che mi porta fino al Monte Costazza.
Un tempo esisteva le seggiovia monoposto che portava alla Segantini (la presi nel 1976 e nel 1995), poi smantellata.
In Italia le seggiovie monoposto rimaste sono pochissime.
Scendo dalla seggiovia triposto, che mi ha portato alle pendici di Monte Costazza e inizio il mio percorso.
Difficoltà: E
Dislivello: 200 m
Tempo di percorrenza:
-ore 0,55 dal Monte Costazza alla cima del Castellaz (lato destro)
-ore 0,25 discesa (lato sinistro)
-ore 0,55 dal Monte Costazza alla cima del Castellaz (lato destro)
-ore 0,25 discesa (lato sinistro)
Tempo complessivo: ore 1,20
Deciderò poi di tornare all'auto proseguendo per Baita Segantini per altri 40 minuti.
Dal Monte Costazza affronto subito un breve tratto in discesa per arrivare alla conca del Monte Castellaz.
Il "castelletto" roccioso appare isolato, con il suo ventaglio di ripido ghiaione.
Il "castelletto" roccioso appare isolato, con il suo ventaglio di ripido ghiaione.
Mi dirigo verso destra (fianco orientale) dove il sentiero R01 è più lungo e meno ripido di quello di sinistra (che affronterò in discesa) e inseguo le targhe informative che segnalano punti interessanti della Grande Guerra 1915-18 di cui questo monte è stato testimone.
L'inizio del sentiero è semipianeggiante: alla destra si staglia il Mulaz.
Il Castellaz fu occupato il 22 ottobre 1915 dalle truppe italiane.
Per la sua posizione strategica venne organizzato con baraccamenti per l'alloggio delle truppe, cucine, postazioni e caverne per l'artiglieria, puntate verso le linee autroungariche, che si trovavano su Cima Bocche, Paneveggio e Colbricon.
Il Castellaz non fu mai attaccato e rimase in mano italiana fino al novembre 1917 quando, a seguito della rotta di Caporetto, l'esercito dovette abbandonare il fronte dolomitico.
Lungo la mulattiera che sto percorrendo sono ancora oggi visibili gli "stoli".
L'inizio del sentiero è semipianeggiante: alla destra si staglia il Mulaz.
LA STORIA
Il Castellaz fu occupato il 22 ottobre 1915 dalle truppe italiane.
Per la sua posizione strategica venne organizzato con baraccamenti per l'alloggio delle truppe, cucine, postazioni e caverne per l'artiglieria, puntate verso le linee autroungariche, che si trovavano su Cima Bocche, Paneveggio e Colbricon.
Il Castellaz non fu mai attaccato e rimase in mano italiana fino al novembre 1917 quando, a seguito della rotta di Caporetto, l'esercito dovette abbandonare il fronte dolomitico.
Lungo la mulattiera che sto percorrendo sono ancora oggi visibili gli "stoli".
Gli "stoli" (così chiamati nel dialetto locale) sono piccoli rifugi o nicchie per ospitare uomini, munizioni e viveri.
Nel frattempo scorgo tra le nuvole alcune cime della catena delle Pale.
In prossimità della cima i resti di quella che probabilmente era una baracca adibita a centralina di tiro, formata da apparecchi telefonici che collegavano questo punto di osservazione con i reparti posti in prima linea a qualche chilometro di distanza.
Gli osservatori quindi dovevano regolare l'obiettivo nemico aggiustando in tempo reale il tiro dei cannoni.
I cannonieri in prima linea regolavano il cannoneggiamento secondo gli ordini ricevuti.
Tra l'alternanza di tratti verdi di bosco di Larice e tratti rocciosi, e curve più o meno ripide sono quasi cima, e intravedo la grande croce.
L'idea del percorso fu di Pino Dallasega nel 2007, con lo scopo di invitare l'escursionista ad elevarsi spiritualmente.
Il progetto si portò a compimento nel 2009 con il Cristo Pensante, opera di Paolo Lauton, che realizzò la statua da un blocco di marmo bianco di Predazzo di 20 quintali.
La corona di spine è stata realizzata con un pezzo di filo spinato della Grande Guerra.
Alla base una targa con una frase di Madre Teresa di Calcutta.
Sul piano sommitale vi sono gallerie militari comunicanti.
Fra le rocce la Silene alpestre (Heliosperma alpestre), dai bianchi fiori a petali dentati.
È una pianta perenne dal portamento tappezzante, dai ramoscelli prostrati, che forma densi cespugli fra le rocce.
IL PANORAMA
Le cime delle Pale sono spettacolari, anche confuse fra le nuvole.
LA DISCESA
Il primo tratto è attraverso un'insellatura rocciosa dove trovo altre postazioni della Grande Guerra.
Poi un ripido ghiaione dove è meglio procedere con prudenza.
Incontro un'altra bellissima pianta che cresce fra rocce e crepe:
la Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides L).
Incontro un'altra bellissima pianta che cresce fra rocce e crepe:
la Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides L).
Il colore della Sassifraga gialla può variare dal giallo all'arancio scuro, spesso con macchie rosso-arancio.
Agli angoli della Sassifraga due esemplari di Silene rigonfia (Silene vulgaris), piccola pianta perenne dai caratteristici fiori chiamati "bubbolini".
Raggiungo il bivio dell'andata e chiudo ad anello il Monte Castellaz.
Potrei intraprendere la salita al Monte Costazza per riprendere la seggiovia, ma preferisco mantenermi sul sentiero R01 in salita verso la Baita Segantini, perchè offre un belvedere eccezionalmente panoramico sulle Pale di San Martino.
Arrivo alla Baita Segantini, 2170 m, famosa per offrire una visuale da cartolina. Purtroppo al momento del mio arrivo le nuvole coprivano ormai completamente.
La leggera differenza con la mia foto vintage dei ricordi, anno 1976.
Mamma Teresa, sorella Paola, io, nonna Alma. |
Poi decido di prendere la navetta per scendere al parcheggio: il brutto tempo non promette bene.
Saluto il Castellaz e la Baita Segantini con un'altra foto vintage 1976 scattata nei pressi della baita, quel giorno faceva sereno e toccavo una delle cime del gruppo Pale di San Martino.
In seguito ad attente ricerche credo di averla individuata come Torre Maggiore dei Lastei, sottogruppo del Focobon.
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Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente il 3 agosto 2020 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.
-carta topografica Tabacco - Pale di San Martino 022 - 1:25.000
-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi ↦ Dolomiti presentazione
Sitografia:
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