Isola di San Giorgio - Venezia
(torna a Giudecca e Isola di San Giorgio presentazione - Basilica di San Giorgio)
L’ex monastero della Basilica di San Giorgio è oggi occupato interamente dalla Fondazione Cini.
Il monastero fu abbandonato dall’882 al 1806.
Dopo quasi 150 anni di occupazione militare, nel 1951 fu costituita la fondazione da Vittorio Cini in memoria del figlio Giorgio.
A Bologna conosciamo Vittorio Cini per
aver finanziato la → Casa di Riposo per Artisti alla morte della moglie Lyda Borelli, nel 1959, attrice del cinema muto.
Casa di riposo, oggi edificio storico, che porta il suo nome.
Vittorio Cini era un imprenditore e funzionario fascista che si pentì presto della sua scelta, tanto che fu mandato a Dachau, da dove riuscì a fuggire grazie al figlio Giorgio.
Il figlio, che aveva ricavato denaro vendendo tutti i gioielli della madre Lyda Borelli, riuscì a farlo evadere corrompendo le SS.
Giorgio morì nel 1949 in un incidente aereo e da quel momento Vittorio Cini si ritirò dagli affari, dedicando la sua vita a opere di filantropia.
Dopo avere ricevuto in concessione dallo Stato l’intera Isola di San Giorgio finanziò i lavori di restauro e istituì la Fondazione Giorgio Cini.
La fondazione non è lucrativa e vuole essere di utilità sociale promuovendo il restauro del complesso monumentale dell’isola e favorire lo sviluppo nel territorio attraverso istituzioni educative, sociali, culturali ed artistiche, facendone un centro internazionale.
All’interno infatti vi sono numerosi istituti che interessano la ricerca e la scienza:
Istituto di Storia dell’Arte, Istituto per la Storia della Società e dello Stato veneziano, Istituto per la Musica e il Centro studi del Vetro, sono solo i principali.
La Fondazione è inoltre sede museale e biblioteca.
Il percorso di visita è diviso in due parti:
1- BOSCO CON LE VATICAN CHAPELS
2- FONDAZIONE GIORGIO CINI
©google earth - ©Monica Galeotti mapping |
1- BOSCO CON LE VATICAN CHAPELS
Il bosco, grande circa un ettaro e mezzo, è "arredato" da 10 cappelle progettate da 10 architetti internazionali per la partecipazione della Santa Sede Città del Vaticano alla 16ª biennale di architettura, anno 2018.
Il Progetto ha riguardato un’indagine sui luoghi della spiritualità contemporanea, ispirandosi al
"Cimitero del bosco" di Stoccolma
(Skogskyrkogården) diventato patrimonio dell’UNESCO nel 1994.
Qui all’isola di San Giorgio le cappelle non sono identificate come parte di una chiesa ma rimangono isolate in un ambiente naturale e astratto e diventano metafora del peregrinare della vita.
Dopo l’esposizione del 2018 il bosco è accessibile solo con visita guidata.
Le 10 cappelle sono anticipate dal
PADIGLIONE ASPLUND,
dedicato all'esposizione dei disegni dell'architetto Gunnar Asplund (1885-1940), ideatore della Cappella nel Bosco del Cimitero di Stoccolma.
È l'unica struttura non espressamente religiosa.
Gli architetti e le 10 Vatican Chapels.
1- TERUNOBU FUJIMORI
La Cappella e la Croce.
Nella cultura giapponese la croce è un simbolo associato al Cristianesimo.
Il progetto di questo artista nasce da una riflessione su questo simbolo, introdotto in Giappone nel XVI secolo.
Evocando la Collina del Golgota a Gerusalemme, evidenziando la croce, che emerge dalla luce, sulla quale Cristo fu crocifisso, inserisce foglie d'oro per simboleggiarne l'ascensione.
2- JAVIER CORVALÁN
L'architetto paraguayano Corvalán sceglie di creare una cappella sospesa su una "briccola" (in veneziano bricola), una struttura nautica utilizzata per indicare le vie d'acqua nelle lagune veneziane.
3- NORMAN FOSTER
Una croce modellata come una tensegrity structure.
Si trova in un luogo del giardino dove due vecchi alberi incorniciano la vista verso la laguna.
4- ANDREW BERMAN
Una forma precisa di origini anonime.
Una struttura semplice, edificata con materiali facilmente reperibili per offrire riparo.
5- RICARDO FLORES, EVA PRATS
La cappella del mattino.
Si trova lungo uno dei sentieri di questo bosco/giardino, poco prima che raggiunga la riva dell'acqua.
Nel muro della cappella, parallelo al percorso, si apre una porta, paragonabile al destino, che offre la possibilità di lasciare il sentiero per entrare nel bosco, abbandonando un tragitto lineare per muoversi verso l'ignoto con il rischio di perdere l'orientamento.
La cappella offre anche riparo dal sole e dalla pioggia, un luogo dove sostare.
6- FRANCESCO CELLINI
Una riflessione costruita.
Di questo si tratta: di una riflessione.
Fatta da un architetto rispettoso ma non credente. Cellini parte dal presupposto che ogni cappella sia già in se stessa un simbolo, piuttosto che un edificio ad uso rituale.
Prende spunto dalle piccole chiese di campagna, troppo piccole per lo svolgimento di una messa, dove si accoglie il credente per invitarlo alla sosta e alla riflessione su un santo, un miracolo, un evento.
Quest'altra "riflessione" vede un'idea di raccoglimento già in atto, data dalla configurazione del giardino, con radure e grandi alberi, quindi l'edificio è privo del suo involucro.
La costruzione non poggia quasi sul terreno, quando invece per tradizione dovrebbe pesare tanto sulla terra.
Gli unici elementi, scarni e figurativi, sono quelli di una mensa (un semplice piano) e un libro.
7- SMILJAN RADIC
Una cappella come una animita sul bordo della strada.
Animita è un termine cileno per indicare minuscole cappelle dove persone in lutto depositano fiori e candele per coloro che sono deceduti tragicamente.
Secondo un detto popolare cileno una animita è una trappola per l'anima.
L'autore di questo edificio vuole dirci che una cappella, qualsiasi cappella, è sempre animata dall'aspirazione a essere più grande di quello che è.
Finge di essere una chiesa o un tempio, la sua scala è sempre un inganno.
Questa costruzione possiede una porta compressa che consente ad una sola persona di entrare e il muro è un piano opaco, privo di aperture, che ne tradirebbe la dimensione privata.
8- SEAN GODSELL
Un'identità capace di sopravvivere a migliaia di chilometri di distanza.
9- CARLA JUAÇABA
Una panca e una croce.
10- EDUARDO SOUTO DE MOURA
No, non è...
L'autore ci dice che: "...no, non è una cappella, non è un santuario e comunque non è neppure un sepolcro. È soltanto un muro racchiuso fra quattro muri di pietra, mentre un'altra pietra al centro potrebbe essere un'altare.
L'ingresso è schermato da un albero che desideriamo conservare.
I muri, all'interno, hanno una sporgenza su cui possiamo sederci e attendere...
attendere con i piedi sulla terra e la testa fra le mani."
‖Sono le cose stesse che sanno quando debbono accadere‖
(David Mourão Ferreira)
Qui finisce l'itinerario delle Vatican Chapels nel bosco della Fondazione Cini.
Purtroppo la visita guidata, con audioguida e accompagnatrice impaziente, non mi ha permesso di fruirne al meglio.
La colonna sonora musicale è molto suggestiva, ma interrotta dalle brevissime soste.
Il viaggio musicale nel bosco, con le musiche di Antonio Fresa.
℗d'Uva Producer - ℗Antonio Fresa artist
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2- FONDAZIONE GIORGIO CINI
©google earth - ©Monica Galeotti mapping |
LE STANZE DEL VETRO
Bibliografia:
-audioguida "Vatican Chapels".
-audioguida "Fondazione Cini".
-legende mostra "Venezia e lo Studio Glass Americano", anno 2020.
-plico informativo "Venezia e lo Studio Glass Americano", anno 2020.
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