San Lazzaro di Savena - BOLOGNA
(torna a Dolina della Spipola)
La Grotta della Spipola si trova quasi sul fondo della Dolina della Spipola.
Si è già visto nel capitolo precedente cosa sia una dolina e cosa sono i suoi inghiottitoi: doline minori o imbuti naturali, attraverso i quali l’acqua piovana penetra in sotterranea.
Per avere un’idea spicciola della cosa, immagino la dolina come un grande scolapasta irregolare, con buchi più o meno grandi che comunicano con le relative grotte sottostanti.
La Grotta della Spipola, presente nella dolina omonima, in realtà è dovuta al transito e al divagare del torrente Acquafredda e ben poco dalle acque che provengono da altri punti di assorbimento in superficie.
È la più lunga dell'Emilia-Romagna, con uno sviluppo di 11 km (sistema Spipola-Acquafredda) ed è il maggior sistema carsico nei Gessi dell'Unione Europea.
Fu scoperta nel 1932 da Luigi Fantini dall’ingresso naturale detto "Buco del Calzolaio", oggi ostruito e inaccessibile.
Due anni più tardi, nel 1934, venne scoperta un’altra apertura quasi sul fondo della dolina, resa accessibile ai turisti mediante visite guidate, a seguito di alcuni lavori organizzati all'inizio degli anni 1990 dal gruppo speleologico bolognese.
La porta di ingresso attuale è stata installata nel 1994 e ne garantisce la tutela dai vandali e dagli incapaci.
È affiancata da feritoie per il passaggio di pipistrelli e altri animali che utilizzano la grotta come rifugio.
L'ente del parco ha incaricato il gruppo speleologico GSB-USB di curarne la bonifica con il ripristino delle opere esistenti del 1936, aspirando al minor impatto ambientale possibile; inoltre sono state installate cinque stazioni di rilevamento che misurano i valori di temperatura e umidità.
I gruppi speleologi a Bologna sono due:
→ il GSB-USB (Gruppo Speleologico Bolognese 1932-Unione Speleologica Bolognese 1957), che ha preso vita con Luigi Fantini.
→ il CVSC (Corpo Volontario Soccorso Civile) Bologna speleologia.
COME SI ARRIVA ALLA GROTTA
Come per il percorso ad anello alla Dolina della Spipola, si raggiunge il parcheggio de La Palazza, punto di ritrovo e partenza, a circa 15 minuti dal centro di Bologna.
DIFFICOLTÀ
E - escursionistico - discreto allenamento fisico e capacità di orientamento, attrezzatura specifica.
DISLIVELLO- 10 m
La grotta non presenta particolari difficoltà ma, dato che il tratto turistico non è attrezzato, è necessario un abbigliamento adeguato.
In un passaggio si procede carponi e in un altro si scorre su uno scivolo di fango, che al ritorno si ripercorre in salita.
In generale il fondo è sdrucciolevole per il fango che copre il percorso gessoso.
Si percorrono all’interno circa 500 m per una durata di 2/3 ore, a seconda dell’agilità delle persone che compongono il gruppo.
ABBIGLIAMENTO ADEGUATO
Per prima cosa ho prenotato entro il venerdì precedente la visita, scrivendo all’ente parchi infea@enteparchi.bo.it e poi, a seguito di istruzioni, ho effettuato il pagamento (oppure info.parcogessi@enteparchi.bo.it).
All’interno vi sono circa 12° anche d'estate.
1- ho indossato scarpe da trekking, ma ideali sono gli stivali di gomma, perché fango ve ne è in abbondanza.
Il risultato:
2- pantaloni e giacca meglio se impermeabili; una felpa o pile, meglio con zip da mettere e togliere.
3- bandana o cuffia da piscina per migliorare l’adesione del casco.
4- un paio di guanti: in alcuni passaggi ci si deve appoggiare sulle pareti di gesso coperte di fanghiglia.
5- scarpe e vestiti di ricambio da sostituire all’uscita della grotta e al parcheggio.
il gruppo speleologico mi consegna il casco ⛑ igienizzato.
IL PERCORSO
Scendo dal parcheggio La Palazza direzione grotta.
Entro nella grotta.
Urgono le prime, indispensabili raccomandazioni.
Si parte.
Nell'ordine incontrerò:
1- SALONE DEL FANGO
2- SALA CANALI DI VOLTA
3- DOLINA INTERNA
In questa grotta non ci sono stalattiti e stalagmiti, ma rocce di cristalli di gesso, quella selenite che brilla alla luce del sole e della luna.
1- SALONE DEL FANGO
Questo salone ha una lunghezza di oltre 100 m e presenta il soffitto a mammelloni.
Per arrivare alla sala ho percorso uno scivolo di fango facendo slittare le calzature aiutandomi con il palmo delle mani.
Altra soluzione è scivolare con il fondoschiena.
Il soffitto a mammelloni rappresenta la parte inferiore degli strati di selenite, cioè la più antica, quella che si andava formare circa 6 milioni di anni fa (Messiniano) nel bacino del Mediterraneo per via dell’evaporazione di acqua marina e la cristallizzazione dei sali.
Sono state individuate fratture appenniniche che si presentano perpendicolari alla stratificazione e fungono da parete subverticale per le sale di crollo triangolari e si ripetono con continuità.
Nel Salone del Fango si osserva l'esempio principe.
Struttura triangolare della Sala del Fango con la struttura appenninica perpendicolare alla stratificazione. |
La protezione della grotta, dal giorno della sua scoperta, ha resistito fino al 1940.
Con lo scoppio dell’ultima guerra infatti le grotte sono state impiegate come rifugio per centinaia di persone sfollate, con tanto di masserizie e animali da cortile.
Sono stati trovati persino resti di una mucca, si pensa possa essere servita per alimentare civili e bambini, che nella grotta rimanevano per giorni.
In questa sala vi è una grande calata calcarea, molto rara nelle grotte di gesso, quasi unica.
In certe condizioni, quando l'acqua è dura, cioè molto concentrata, scioglie il gesso che è solubile, quindi il calcare precipita.
Di solito il calcare è bianco; in questo caso vi sono delle vene di calcare gialle per la presenza di alcuni sali minerali disciolti, come ferro e manganesio.
Le macchie nere sono dovute a residui di carburo dei fuochi accesi all'interno della grotta, non solo durante l'ultima guerra.
Le continue deturpazioni infatti sono state provocate da visitatori occasionali nel dopoguerra quando per decenni la grotta non è stata protetta e l'accesso non regolamentato.
Quindi l'accesso avveniva non per necessità ma per ignoranza e poca sensibilità ambientale: fuochi accesi e rifiuti di ogni tipo.
Inoltre è stato provocato il distaccamento di parte della colata di calcare o alabastrina per farne dei portacenere.
All'inizio degli anni 1990, quando infine si installò il portone d'ingresso attuale, gli speleologi hanno bonificato la grotta, portando via, a mano o in spalla, quintali di rifiuti.
La colata integra in una foto del 1933.
2- SALA DEI CANALI DI VOLTA
Nella Sala dei Canali di Volta il soffitto presenta la forma di "U rovesciata".
Il processo di questa formazione è molto complesso ma si può sintetizzare in due fasi distinte:
-a bassa energia, con deposizione di materiale argilloso al pavimento e contemporaneamente dissoluzione del soffitto di gesso.
-ad alta energia, asportazione del riempimento da parte dell'acqua fino a rendere visibile la galleria (l'acqua quando scorreva riempiva tutto lo spazio e il suo scorrere ha portato via l'argilla e allo stesso tempo ha levigato le rocce del soffitto, già scavate nella prima fase del processo dalla deposizione argillosa).
Per percorrere la "U rovesciata" è necessario chinare la testa.
Spiegazione pratica del movimento corretto per entrare ed uscire dagli anfratti.
Nel terreno un letto argilloso con pozze d'acqua, che si alterna a periodi di regime maggiore.
Sappiamo che quest'acqua si collega al sottostante Rio Acquafredda.
La grotta infatti si sviluppa su due livelli principali:
quello superiore, turistico, è il ramo più antico e ormai fossile;
quello inferiore è il ramo attivo in cui scorre il Rio Acquafredda.
La guida fa notare il corpuscolo di un animaletto che si è adattato all'ambiente ipogeo.
Si riesce a vedere?
Eccolo, individuato dentro al cerchio (clicca sulla foto per ingrandire).
Così si vede meglio: è un troglobio, genere Niphargus, una specie animale legata strettamente all'ambiente cavernicolo, privo di occhi e di colore bianco.
3- DOLINA INTERNA
Questa sala conclude il percorso turistico.
La dolina interna ha una depressione del pavimento del diametro di circa 15 m e profonda circa 5 m.
Per entrare nella sala occorre superare un passaggio a carponi sul bordo della dolina.
La depressione della dolina cattura le acque provenienti dal ruscello interno e le convoglia ai piani inferiori attraverso il suo inghiottitoio, nel torrente principale dell'Acquafredda.
Il fluire dell'acqua ricopre l'inghiottitoio di concrezioni carbonatiche, che lasciano una cascata di incrostazione calcarea spettacolare.
OLTRE LA DOLINA INTERNA
Un cunicolo di 40 m. porta al Salone Giordani, il più grande della grotta.
È un salone di crollo, non facilmente percorribile per via del terreno pieno di ciottoli franati, quindi non visitabile dal turista.
Le guide spiegano, per avere un'idea delle dimensioni, che bisogna immaginare un tetto di grotta su Piazza Maggiore.
Uno dei saloni di crollo più grandi, nei gessi dell'Europa Occidentale.
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Una scoperta che dobbiamo a Luigi Fantini che, nato al Farneto, fin da bambino amava andare alla scoperta di grotte.
Da notare sulla foto la scritta "Grotta della Pispola", dal nome di un uccellino passeriforme che costruisce il suo nido per terra e forse proprio per questo ha dato il nome alla grotta.
In dialetto bolognese viene chiamato Spepla, Spiplen o Spippola, infine la grotta è diventata Spipola.
Per via del suo continuo cinguettare e della sua simpatia, a Bologna è d'uso chiamare "spippola" una ragazza vivace e brillante.
Foto scattata il 10 settembre del 1933 (anche se viene riportata la data del 1934 sulla foto stessa) ©Archivio GSB/USB-wikipedia |
Luigi Fantini successivamente ha esplorato, fra la Croara e il Farneto decine di nuove cavità.
La sua casa, in Val di Zena, è divenuta Centro del Parco dei Gessi.
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Bibliografia:
-depliand informativo Grotta della Spipola, Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Orientale.
-pieghevole "Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa", Parco Regionale, a cura del Centro Villa Ghigi, 1993 e 2020.
-resoconto visita guidata con gli speleologi Alessandro Botticelli detto Botti e Gianluca Lorenzi detto Bimbo, della CVSC (Corpo Volontario Soccorso Civile) Bologna Speleologia.
Videografia:
Sitografia:
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