lunedì 14 giugno 2021

RICHARD MOSSE - DISPLACED

MAST, via Speranza, 42, BOLOGNA


La Fondazione MAST presenta Displaced, la prima mostra antologica del fotografo irlandese Richard Mosse. 


MAST_bologna





© Richard Mosse

Come Out (1966) V, eastern Democratic Republic of Congo, 2011
 Private collection SVPL - 
serie INFRA




 RICHARD MOSSE

Nasce a Kilkenny in Irlanda, nel 1980. 
Dopo avere conseguito una laurea in letteratura inglese e un master in studi culturali a Londra, ottiene un diploma in belle arti e un MFA in fotografia. 
Attualmente vive e lavora fra New York e Berlino.

©www.ngv-triennial-voices



Ha lavorato in Iraq, Iran, Pakistan, Palestina, Haiti, ex Jugoslavia. 

Nella Repubblica Democratica del Congo orientale ha realizzato fotografie della guerra utilizzando una fotocamera di grande formato e la pellicola a infrarossi Kodak Aerochrome, ormai fuori produzione.

La pellicola è all’infrarosso a falsi colori, originariamente destinata ai rilievi aerei della vegetazione e alla ricognizione militare, per identificare bersagli mimetizzati. 

Registra la luce invisibile agli umani rendendo l’erba, gli alberi e le uniformi dei soldati in tonalità di lavanda, cremisi e rosa acceso. 



LA MOSTRA
Displaced (Sfollati) 


Il tema di queste spettacolari fotografie sono la migrazione, il conflitto e il cambiamento climatico. 
L’autore ben miscela la fotografia documentaria e l’arte contemporanea, con foto e video ottenuti con tecniche uniche. 

©MOSSE Infra installation - ©Courtesy MAST




Il curatore Urs Stahel spiega che le fotografie di Mosse non mostrano il conflitto, la battaglia, il momento culminante spesso di derivazione militare, ma vogliono rendere conto delle circostanze, del contesto, mettere ciò che precede e ciò che segue, credendo fermamente nella potenza propria dell’immagine.

Il critico Sean O’Hagan ha scritto che le sue immagini ci consegnano un reportage di guerra, ma non come lo conosciamo.
Sono immagini che documentano le zone di guerra dopo gli eventi, il mondo che segue la catastrofe, quel che rimane, la distruzione, la sconfitta e il collasso dei sistemi: l’aftermath photografy, la fotografia dell’indomani. 

L’esposizione è costituita da 77 fotografie di grande formato e videoinstallazioni immersive. 



I PRIMI LAVORI

Entrando alla MAST Gallery si incontrano i primi lavori di Richard Moss.

Sono foto scattate in Bosnia, in Kosovo, nella striscia di Gaza e lungo la frontiera fra Messico e Stati Uniti, caratterizzati dall’assenza quasi totale di figure umane.

Solo nelle immagini che compongono la serie BREACH (2009), nell’occupazione dei palazzi imperiali di Saddam Hussein in Iraq da parte dell’esercito americano, sono presenti personaggi in azione. 

Truppe della Compagnia Alfa, Secondo Battaglione, 27° Fanteria "Wolfhounds" a riposo vicino alla piscina del Palazzo di Udav Hussein, sulle montagne Jabal Makhoul, nella provincia di Salah-a-Din, Iraq centrale. Questa residenza estiva affacciata sulla valle del fiume Tigri è stata distrutta da bombe anti bunker JDAM americane all'inizio dell'invasione alleata dell'Iraq nel 2003, poichè si pensava che Saddam e il figlio potessero nascondersi in questa località remota. Noto per la sua crudeltà, Uday Hussei era il primogenito di Saddam.

© Richard Mosse

Pool at Uday’s Palace, Salah-a-Din Province, Iraq, 2009
 Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York - 
serie BREACH








©MOSSE primi lavori - ©Courtesy MAST





INFRA (MAST.Gallery)

Una complessa video installazione girata nella parte orientale del Congo nella regione del nord Kivu, dove viene estratto il coltan, un minerale altamente tossico da cui si ricava il tantalio, materiale usato largamente nell’industria elettronica, presente in tutti i nostri smartphone.

©MOSSE Infra installation - ©Courtesy MAST




Il Congo, ricco di risorse minerarie, è una delle aree più ricche dell’intera Africa, segnato continuamente da guerre e disastri umanitari.
Dopo il genocidio in Ruanda del 1994, le milizie ribelli non hanno mai smesso di alimentare violenza.

Teschio di una vittima del massacro perpetrato dalle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) a Busurungi nel 2009. Il teschio è stato portato in segreto a Chambucha su richiesta dei parenti superstiti, in modo tale che potesse essere documentato senza che le FDLR mettessero in atto rappresaglie contro gli abitanti di Busurungi. Il fotografo lo ha collocato nell’erba bagnata vicino a un fiume e lo ha decorato con alcuni fiori, quasi fosse un memento mori. 

© Richard Mosse

Of Lilies and Remains, eastern Democratic Republic of Congo, 2012
 DZ Bank Art Collection - 
 serie INFRA




Negli scatti di INFRA, la pellicola registra la lussureggiante foresta pluviale congolese in uno splendido paesaggio surreale dai toni del rosa e del rosso.
Inoltre sono fotografati civili e militari e le capanne dove la popolazione sempre in fuga trova riparo dal perenne conflitto combattuto con machete e fucili.

Il campo profughi di Kanyaruchinya, nel Kivu Nord, ha ospitato almeno 60.000 persone migrate verso sud dal territorio di Rutshuru per sfuggire ai ribelli dell’M23. Questa fotografia è stata scattata alla fine di ottobre 2012. Solo poche settimane dopo, la popolazione di Kanyaruchinya sarebbe stata costretta a fuggire di nuovo, abbandonando il campo in fretta e furia. 

© Richard Mosse

Lost Fun Zone, eastern Democratic Republic of Congo, 2012 
 Courtesy of the artist and carlier | gebauer, Berlin/Madrid - 
 serie INFRA





©MOSSE Infra installation - ©Courtesy MAST






THE ENCLAVE (Livello 0)

THE ENCLAVE è una monumentale videoinstallazione del 2013 in sei parti, progetto gemello di INFRA. 
Riprendendo azioni militari, addestramenti fra l’erba alta nella rigogliosa boscaglia, si è ispirato al romanzo "Cuore di tenebra" di Joseph Conrad. 

©MOSSE Enclave video installation - ©Courtesy MAST




HEAT MAPS (MAST.Gallery Foyer)

Fra il 2014 e il 2018 Mosse si concentra sulla migrazione di massa, sulla compassione e il rifiuto, sulla cultura dell’accoglienza e del rimpatrio. 
Si reca nei campi profughi in Grecia, in Libano, in Turchia, a Berlino e molti altri.

Il titolo di questa raccolta è HEAT MAPS, le cosiddette mappe termiche, una tecnica militare che consente di "vedere" figure umane fino a una distanza di 30 km, sia di giorno che di notte. Le immagini appaiono nitide ma ad un esame più approfondito non si distinguono i dettagli, solo astrazioni.



Situato ai piedi dei bastioni di una Fortezza medievale, Souda ospita 950 persone secondo le stime ufficiali, una cifra che corrisponde al doppio della capienza, con i nuovi arrivati costretti a montare le tende sulla spiaggia adiacente. I residenti lamentano infestazioni di ratti, epidemie di scabbia, scarsità di alloggi e intossicazioni alimentari. Il 30% dei richiedenti asilo di Souda hanno trascorso nel campo più di sei mesi. Gli abitanti dell’isola di Chios, furiosi per il fatto che la loro terra e la sua florida industria turistica siano in prima linea nella crisi europea dei migranti, organizzano frequenti proteste. Il partito neofascista Alba Dorata raccoglie nell’isola numerosi consensi e i suoi membri hanno attaccato il campo in varie occasioni, lanciando dalle mura del castello massi e bombe molotov sui migranti indifesi parecchi metri più in basso e ferendo molte persone. I rifugiati sono spesso aggrediti e incarcerati illegalmente da poliziotti che simpatizzano con gli ideali di Alba Dorata. Sono stati riportati casi di violenza sessuale ai danni di giovani donne ad opera di cittadini di Chios, documentati da video girati con il cellulare e diffusi a scopo di intimidazione. Secondo Human Rights Watch, i casi di attacchi d’ansia, autolesionismo e suicidio tra i profughi di Chios sono molto numerosi. 

© Richard Mosse

Souda Camp, Chios Island, Greece, 2017
MOCAK Collection, Krakow
 - serie HEAT MAPS





©MOSSE Heat Maps installation - ©Courtesy MAST




INCOMING (Livello 0)

La seconda installazione monumentale immersiva è del 2017, divisa in tre parti, che utilizza la stessa tecnologia per la serie fotografica HEAT MAPS, la termografia a infrarosso.
La prima parte è girata su una porta aerei con i preparativi per il decollo. 

Nella seconda parte i protagonisti sono i migranti in arrivo su barconi sovraffollati, con persone vive e morte.

©MOSSE Heat Maps installation - ©Courtesy MAST


Nella terza parte i migranti sono alloggiati nei campi profughi. 



GRID (MORIA) (2017),
 grande video wall a 16 canali. 

Richard Moss si è recato più volte nell’arco di due anni nel campo profughi sull’isola greca di Lesbo, un campo noto per le sue pessime condizioni.
Le riprese ad infrarosso, shit maps, sono distribuite in 16 schermi che propongono lo stesso spezzone a diversi intervalli. 




ULTRA (MAST.Gallery Foyer)

Fra 2018 e 2019 Moss esplora la foresta pluviale sudamericana, dove per la prima volta si concentra sulla natura e non più sui conflitti umani. 
Con la tecnica della fluorescenza UV, fotografa muschi, orchidee, piante carnivore, trasformando primi piani in uno spettacolo di colori fluorescenti.
Una biodiversità descritta che vuole mostrare la ricchezza che rischiamo di perdere a causa dei cambiamenti climatici per l’intervento dell’uomo. 

©MOSSE Ultra installation - ©Courtesy MAST



TRISTES TROPIQUES (2020)

 Realizzata nell’Amazzonia brasiliana, è la serie più recente di Richard Mosse, che documenta con il drone la distruzione dell’ecosistema ad opera dell’uomo.
Queste fotografie di denuncia sono state scattate nel Pantanal, il fronte di deforestazione di massa nell’Amazzonia brasiliana. 
I droni rilevano come in una mappa, le tracce del fuoco che avanza lungo le foreste; ogni mappa mostra i delitti ambientali perpetrati su vasta scala, documenti che l’artista e cartografo Denis Woods definisce "counter mapping", una forma di cartografia di resistenza. 

© Richard Mosse

Mineral Ship, Crepori River, State of Para, Brazil, 2020
 Courtesy of the artist and carlier | gebauer, Berlin/Madrid - 
serie TRISTES TROPIQUES





QUIK (2010), video. 

Al livello 0 del MAST questo video, girato dallo stesso Mosse, completa la mostra, un video che ricostruisce la ricerca e la pratica artistica dell'autore attraverso diversi temi, come la circolazione del virus Ebola, la quarantena e l’isolamento, i conflitti e le migrazioni, muovendosi fra la Malesia il Congo orientale. 


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La mostra è a ingresso gratuito su prenotazione mensile, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20.
7 maggio - 19 settembre 2021. 


Il catalogo illustrato edito dalla Fondazione MAST è disponibile in libreria e online su:

→ sito MAST  Corraini Edizioni


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