La Dolina della Spipola è la più grande di tutte quelle presenti nel Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi della Abbadessa, ed è fra le maggiori d'Europa, con un diametro che supera i 700 m. e una profondità di 100.
Il suo nome deriva da Pispola, un piccolo uccello passeriforme, protetto dal 1984, che nel dialetto locale viene chiamato Spepla o Spiplen.
La dolina è una conca chiusa, tipica dei pianori di rocce calcaree. Queste rocce, chimicamente costituite da un sale, il solfato di calcio diidrato (CaSO₄).2H₂O, cioè gesso, tendono a dissolversi regredendo verso il basso.
Se le sue pareti e il fondo fossero impermeabili, la dolina si riempirebbe d'acqua formando un laghetto, mentre in questo caso quasi sempre è presente un inghiottitoio (imbuto naturale), attraverso il quale l'acqua piovana penetra in sotterranea.
All'interno della Spipola vi sono doline minori, i cosiddetti buchi, inghiottitoi che comunicano con le relative grotte.
Il gesso, insieme ad altri elementi, costituisce la normale soluzione delle acque marine, dalle quali precipita durante le fasi di prolungata evaporazione.
Hanno iniziato a formarsi durante il Messiniano (fra 6 e 5 milioni di anni fa), quando nell'intero bacino del Mediterraneo, rimasto a più riprese isolato dall'Oceano Atlantico, ci fu un progressivo disseccamento, dovuto all'evaporazione dell'acqua.
Il clima era molto più caldo dell'attuale e l'intera area divenne una gigantesca e bianca salina.
Si è calcolato che anche nelle attuali condizioni climatiche, con la chiusura dello Stretto di Gibilterra, il Mediterraneo impiegherebbe solo un migliaio di anni per prosciugarsi.
Da Bologna la Dolina della Spipola dista circa 15 minuti.
Il sentiero natura tracciato nel parco è facile e breve, ricchissimo di interessanti documenti geologici e flora spontanea.
PERCORSO AD ANELLO DOLINA DELLA SPIPOLA
(Sentiero Natura Gessi della Croara)
Tempo di percorrenza: ore 1,30
(compresi i tempi di fermata per osservare inghiottitoi e flora selvatica)
Lunghezza: Km 3
©relive - ©mappatura Monica Galeotti |
Il sentiero si chiama Gessi della Croara per via della vicina località omonima e prende inizio dal parcheggio de La Palazza, che prende il nome dalla casa colonica adiacente.
Prendo il sentiero e scendo verso il basso costeggiando prativi ripidi.
Nel grande imbuto dolinico il sentiero raggiunge il fondo attraverso una ripida scalinata che porta all’ingresso della Grotta della Spipola.
La grotta fu scoperta nel 1932 attraverso l'ingresso naturale (chiamato poi Buco del Calzolaio) da Luigi Fantini e gli altri componenti del Gruppo Speleologico Bolognese.
L'accesso divenne in seguito impraticabile per il crollo di grossi massi gessosi.
Oggi vi è un ingresso artificiale aperto dallo stesso Gruppo nel 1936 per favorirne l'uso turistico.
Vi si può accedere esclusivamente con visite guidate.
Il grosso portale ne garantisce la tutela ed è affiancato da feritoie per il passaggio dei pipistrelli.
Dal fondo della dolina risalgo per il versante opposto e, una volta uscita dalla boscaglia, percorro il prativo che a inizio percorso osservavo dall'alto, con meravigliose fioriture gialle primaverili.
Trovo bellissimi fiori in quantità.
La Stellaria:
le larve di alcune farfalle si cibano specificatamente di questo genere di pianta.
Veronica comune (Veronica persica).
L'epiteto persica è in riferimento alla Persia (l'attuale Iran), da cui provenivano i campioni della specie.
Viene anche chiamata "occhio della Madonna".
Geranio a foglie divise (Geranium dissectum L.)
Possiede fiori appaiati con la corolla formata da cinque petali bilobati di uno sgargiante rosa porpora.
Il biancospino (Crataegus monogyna)
già incontrato ai Prati di Caprara.
BUCO DELLE LUMACHE
Incontro una cavità chiamata Buco delle Lumache, nota anche come Buca del Pipistrello.
Larga 50 m. e profonda 15, assorbe le acque del sistema Spipola-Acquafredda.
Il ruscellamento ha creato solchi verticali, le cosiddette erosioni a candela.
Percorro un lembo del manto boscato, il più fresco e ombroso della dolina: trovo aceri e noccioli.
AFFIORAMENTI IN OMBRA
Le pareti di gesso sono all'ombra del bosco.
Questi gessi vengono colonizzati da una vegetazione legata a questo microclima, come la
Borracina Glauca (Sedum Hispanicum L.)
La borracina è una succulenta che cresce facilmente su muri, greti, rupi e luoghi rocciosi.
AFFIORAMENTI ASSOLATI
Sulla roccia gessosa nei punti più scoperti vi è una copertura vegetale povera, con piante che si adattano all'elevata aridità, come altre specie di borracina.
Borracina acre (Sedum acre L.)
La fioritura del Timo.
Il sentiero risale la dolina costeggiando il bosco dove prevale la roverella.
Incontro una splendida Rosa canina.
La Rosa canina piace molto al coleottero verde smeraldo (Cetonia aurata), sorpreso ad amoreggiare.
Una leggera deviazione dal Sentiero Natura mi porta al Buco delle Candele, una delle morfologie carsiche superficiali più singolari.
Queste forme sono il risultato delle azioni combinate di erosione e dissoluzione in zone localizzate dell'ammasso gessoso.
L'ultimo strappo in salita mi porta a
raggiungere, in cima alla dolina, la parete gessosa della Palestrina.
Cespugli di Senape selvatica (Sinapis arvensis L.)...
...si alternano ai fiori rossi smaglianti
dell'Adonide annua (Adonis annua L.).
PALESTRINA
Usata come palestra di roccia oggi abbandonata (vi sono ancora inseriti punti di ancoraggio ad anello), si tratta probabilmente di uno dei fronti di cava più antichi della collina bolognese.
Dalla Palestrina il panorama si apre su Bologna.
Qui trovo il Lampascione (Leopolda comosa L.).
Viene chiamato in tanti modi:
cipollaccio, aglio delle vigne, aglio delle bisce, muscari chiomato.
Il suo bulbo globuloso che cresce nel sottosuolo, è simile a una piccola cipolla.
È riconosciuto come uno dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani soprattutto di Basilicata e Puglia.
ALTOPIANO DI MISERAZZANO
Proseguo verso l’altopiano di Miserazzano, adiacente alla dolina, il cui nome è legato alla rossa villa ottocentesca dei conti Negri, che ne domina l'estremità.
Scendo da Palestrina lungo un sentiero ornato dal Gladiolo dei campi (Gladiolus italicus), dal colore rosa porpora intenso.
Il nome latino Gladiolus significa "piccola spada", per via della forma delle foglie.
Un tempo molto comune, oggi è sempre più raro trovarlo.
Risalgo verso l'altopiano ormai vicino.
L’altopiano è caratterizzato da piccole doline, inghiottitoi e dossi gessosi.
Gli affioramenti gessosi determinano il cosiddetto paesaggio carsico.
Il gesso di Bologna è chiamato anche Selenite, una varietà di gesso cristallino (gesso secondario) composto da solfato di calcio diidrato.
Ha la particolarità di depositarsi in strati, quindi si trova in forma di scaglie, trasparenti traslucide che vengono attraversate dalla luce.
Una luce simile a quella della luna, da cui il nome:
luna ↝ selene in greco ↝ selenite.
Per questo è conosciuta anche come pietra di luna.
Le colline bolognesi, ricche di questo minerale, contavano numerose cave che hanno rifornito la città fin dall'antichità.
Alcune torri medievali, come la Garisenda, possiedono il basamento in blocchi di selenite.
Macinata finemente e calcinata tra i 130 e i 170 ⁰C dà origine alla scagliola.
BUCO DEI VINCHI
Lascio l'altopiano e a breve incontro il Buco dei Vinchi.
Come già accennato, le cosiddette buche non sono altro che doline più piccole all'interno della grande Dolina della Spipola.
Si può altrimenti dire che la grande voragine della Spipola contiene la piccola voragine del Buco dei Vinchi, con una cavità che misura 54 m.
Discendendo il fianco di questa dolina si raggiunge l'ingresso della cavità.
Sopra la cavità una parete di gesso, sulla quale risiede una ceppaia di tiglio.
Infine, mediante una larga strada sterrata, ritorno a La Palazza, e incontro l'ultimo fiore di questo splendido percorso:
la Campanula patula.
Bibliografia:
-pieghevole "Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa", Parco Regionale, a cura del Centro Villa Ghigi, 1993 e 2020.
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