Ozzano dell'Emilia - BOLOGNA
Le zone di maggiore interesse individuate nel Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa sono marcate da percorsi segnalati.
Questi percorsi sono tutti raggiungibili da strade che si staccano dalla via Emilia verso le colline.
Il percorso di Ciagnano è raggiungibile da Ozzano dell’Emilia.
Dista dalle mura di Bologna (Porta Maggiore) circa 35 minuti.
Una volta raggiunto l'abitato di Ozzano ho percorso nell'ordine:
via Mazzini, via Galvani, via San Cristoforo, via Poggio, parcheggio Poggio di Sotto.
Il sentiero parte proprio di fronte alla piccola area di sosta Poggio di Sotto, quasi invisibile, lungo via Poggio.
IL PERCORSO DI CIAGNANO
(Sentiero Natura Calanchi di Monte Arligo)
Sentiero SN3 - Difficoltà E
Tempo di percorrenza: 45 minuti
Lunghezza: 1,8 km
Altitudine: 86 m
Il percorso ad anello, senza nessuna difficoltà, scende nel bosco che riveste il versante sinistro della piccola valle dove scorre il Rio Ciagnano.
Di fronte la visuale delle creste calanchive che vanno dal Passo dell'Abbadessa al rilievo di Monte Arligo.
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Lungo il sentiero si individuano particolarmente quattro ecosistemi:
1- IL CAMPO ABBANDONATO
2- IL BOSCO
3- IL RIO
4- IL CALANCO
1- IL CAMPO ABBANDONATO
Ho trovato erba molto alta all'inizio del percorso, tanto che ho creduto di avere sbagliato, ma le indicazioni dell'ente parco sono evidenti, e ho fatto bene ad addentrarmi perchè poco dopo il sentiero pulito entra nella boscaglia.
Tutto il sentiero attraversa una porzione di territorio che riassume i caratteri delle aree pedecollinari di queste zone, coltivate fino alla metà del secolo scorso.
Un tempo vi era il vitigno pregiatissimo dello Saslat di Ciagnano, un'uva bianca che oggi è stata recuperata nella Romagna interna.¹
Nel secondo dopoguerra le aree sono state progressivamente abbandonate ma vi sono le tracce dello storico passato.
Dirigendomi verso il basso calpesto quel pendio coltivato per secoli e incontro la vegetazione che ha cominciato a ricolonizzare gli antichi campi coltivati:
i cespuglieti e il filari perlopiù di roverelle.
In alcuni punti il sentiero è la parte calpestabile delle ex aree terrazzate degli antichi coltivi, oggi coperte dalla vegetazione spontanea.
Trovo la Poligala maggiore (Polygala major), una pianta rara che cresce fra i 200 e i 1200 m. e fiorisce fra maggio e luglio.
L’ambiente offre rifugio a varie specie animali: per la loro osservazione e necessario il silenzio e un po’ di fortuna.
2- IL BOSCO
Come per i campi, l’esodo dalla collina ha comportato la sospensione dell’utilizzo del bosco per la produzione della legna.
Il bosco infatti veniva periodicamente tagliato e con l’abbandono, ogni ceppaia ha generato numerosi fusti che hanno creato l’intricata vegetazione che oggi posso osservare mentre oltrepasso arbusti di ginestre ormai sfiorite.
La vegetazione è quella tipica dei luoghi assolati ed asciutti.
La fa da padrone la roverella, una tipologia di quercia legata ai climi caldo temperati.
Incontro un'altra pianta legata a questo clima:
l'Azzeruolo selvatico (Crataegus azarolus).
È un albero da frutto, longevo (può diventare centenario) anche se rimane di piccole dimensioni per la crescita lenta.
Le foglie, di color verde brillante, sono di forma ovale e cuneiforme.
Il frutto è un pomo commestibile di forma globosa, varia da 1 a 3 cm di diametro e a maturazione, che si conclude a settembre, è di color rosso amaranto.
La sua polpa ha un sapore agrodolce e viene definito un frutto "minore"; molto diffuso nei secoli passati, il consumo è andato via via in diminuzione, sono catalogati fra i frutti "dimenticati" e, quasi scomparsi, sono una rarità.
La pianta predilige per la propria crescita i pendii collinari che si trovano in buona esposizione solare, crescendo in maniera ottimale nella stessa fascia climatica della roverella. Predilige terreni argillosi e calcarei.
Che dire: si trova nel luogo giusto!
Trovo un'area di sosta attrezzata.
3- il RIO
Ai piedi di questo pendio scorre il piccolo Rio Ciagnano.
Il rio alterna momenti di piena a fasi di secca, anche totale, durante l’estate.
4- il CALANCO
Il calanco, collina di natura argillosa, è un ambiente inospitale per piante e animali.
Per sua natura, è soggetto all’alternarsi di fenomeni opposti, la contrazione e la dilatazione: durante la stagione arida il terreno asciugandosi si contrae creando spaccature, al contrario, con la pioggia, l’argilla si rigonfia per via dell’acqua che trattiene.
Intravedo i calanchi di Monte Arligo.
Il sentiero risale e mi porta a ridosso della strada asfaltata di via Poggio.
Mi trovo ad avere due opzioni:
tornare al parcheggio lungo la strada asfaltata o proseguire lungo il sentiero a ritroso.
Decido per la seconda soluzione, e ho fatto bene,
sul sentiero splendide fioriture che concludono la mia escursione.
La Salvia comune o dei prati (Salvia pratensis L.)
I suoi fiori sono molto bottinati dalle api, che ne raccolgono il nettare.
Le foglie e i fiori sono commestibili e possono essere usati in cucina.
Il Lino Malvino (Linum viscosum L.)
Questo è il suo abitat: prati aridi e radure boschive in zone calcaree, dal piano basale fino a 1600 m.
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Bibliografia:
-pieghevole "Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa", a cura del Centro Villa Ghigi, 1993 e 2020.
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