domenica 30 giugno 2024

LE CHITARRE DI WANDRÈ

MOSTRA
11 maggio - 8 settembre 2024
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34 - BOLOGNA
(chiuso il lunedì)
ingresso gratuito



Immagine guida della mostra "Wandrè, la chitarra del futuro".



 

Il Museo della Musica celebra il suo 20º anniversario (2004 - 2024) con la mostra "Wandré, la chitarra del futuro".


Inaugurato nel 2004 nel Palazzo Sanguinetti, il museo si è sempre distinto come un vivace centro di conservazione e ricerca musicale.
Dopo la mostra sulle Fender Stratocaster nel 2004, il museo celebra ora le chitarre innovative di Wandré.


wandrè_bologna_foto_monica_galeotti




Il marchio italiano Wandré, fondato da Antonio Vandré Pioli, è noto per il suo carattere eccentrico e sperimentale negli anni '60.
Vandré, liutaio innovativo, creò la prima fabbrica di chitarre elettriche a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, utilizzando tecniche edilizie avanzate poi riprese per il Madison Square Garden.
Le sue "sculture sonore" pop, lontane dai modelli mainstream, sono ora protagoniste di questa mostra curata da Marco Ballestri.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti


La mostra su Wandrè celebra anche il ventennale della sua scomparsa, riconoscendo il suo genio, poco noto in Italia ma venerato all'estero.
Il percorso espositivo, tra strumenti, note biografiche e opere, esplora i sogni e le innovazioni del liutaio: dai primi strumenti elettrici italiani ai contrabbassi con manico pieghevole e l'uso dell'alluminio.

Non è una semplice esposizione di cimeli, ma un viaggio emotivo nel fervido cosmo artistico del dopoguerra emiliano.


SALA 1

La mostra inizia con la sua biografia al centro e le prime chitarre.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti


Antonio Vandré Pioli nasce il 6 giugno 1926 a Cavriago, Reggio Emilia, da Roberto e Virginia Tarasconi.
Il padre, falegname eccentrico e sognatore, esercitò su di lui una grande influenza: disertò per amore di Virginia durante la Prima Guerra Mondiale, ipotecò la casa per costruire una macchina volante, e fu liutaio per contrabbassi e chitarre.
 Antonio, soprannominato "Gateina" per la sua affinità con gli animali, adotta il nome d'arte "Wandré" dal suo secondo nome, Vandrè.

A 14 anni, lavora alle Officine Meccaniche Reggiane, imparando i segreti dell'alluminio, esperienza cruciale.




MODELLO ROBERTO
💥 La prima chitarra esposta nella mostra è il modello Roberto, costruita negli anni '40 da Wandrè sul modello del padre.
Fino al 1957 infatti realizza qualche lavoro nel laboratorio del padre utilizzando modelli paterni.
La grafica e i materiali trasformano lo strumento in un gioco simbolico erotico: profilo traforato di una ragazza con cappello e fori armonici rovesciati come allegoria fallica.
Il corno, materiale simbolo di fecondità e potere afrodisiaco, riflette le teorie di Jung sul principio maschile e femminile.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti


Nel 1944, aderisce alle squadre di azione patriottica e partecipa al primo sabotaggio anti-nazifascista a Reggio Emilia.
Si arruola nelle Brigate Partigiane Garibaldi come vice caposquadra, con il nome di battaglia Koska (gatto in lingua russa).

Dopo la guerra, sconvolto dall'esperienza, diventa pacifista e si diploma capocantiere edile al Convitto Scuola della Rinascita a Rivaltella (Reggio Emilia) nel 1950, con lezioni tenute da luminari come Loris Malaguzzi e Carlo Salinari.

I convitti erano scuole create dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia e dal Ministero del Lavoro per consentire agli ex combattenti partigiani e ai prigionieri, di età compresa tra i 16 e i 24 anni, di imparare un mestiere.

Vive anche una storia d'amore travagliata che culmina in un tentato suicidio.

Nel 1950, Wandrè progetta il Teatro Nuovo di Cavriago e dirige lavori edili tra Milano e Cosenza.
Cofondatore e direttore del periodico "Paese Nostro", è molto impegnato socialmente.
Nel 1953, come direttore di una cooperativa edile, subisce un grave incidente sul lavoro che lo segnerà.
Trasferitosi a Cosenza, si scontra con i dirigenti per il suo sostegno agli operai e, deluso, abbandona l'edilizia nel 1957, tornando a Cavriago con la moglie Ida e la figlia Puny.

A Cavriago, Wandrè trasforma la sua vita passando da capocantiere a liutaio, sfruttando le sue radici familiari nella liuteria e il sostegno di una comunità musicale locale prospera.
La sua transizione è alimentata dalla libertà creativa offerta dalla liuteria, che cancella per sempre la sua deludente esperienza nel settore edile, mantenendo salda la sua formazione e cultura acquisita al Convitto Scuola.

💥 Dal 1957 al 1960 lavora nella Fabbrica Cavecchi, costituendo una società con Enzo Cavecchi, e collabora con i Fratelli Meazzi e Athos Diavoli.


BRIGITTE BARDOT - 1957
La chitarra dedicata a Brigitte Bardot, prodotta dal 1957 al 1963, presenta allusioni all'Eros nelle sue forme.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti



Questa chitarra del 1959, sempre ispirata a Brigitte Bardot, incanta e si distingue per la finitura al fumo di candela.
Per me la più bella presente in questa mostra.
I fori armonici richiamano reggiseni a fascia mossi dal vento, omaggio al film "E Dio creò la femmina" di Roger Vadim del 1956, che sdoganò il topless.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti




Alla fine degli anni '50, Wandrè trasforma la chitarra in una protesi bionica per il musicista, rivoluzionando la liuteria con strumenti che uniscono estetica ed emozione.


ROCK OVAL "FRANCESCO GUCCINI" -  1958
La Rock Oval fu la prima chitarra elettrica di Francesco Guccini, mostrato a sinistra nella foto con il complesso I Gatti.
Guccini descrisse queste chitarre come dotate di un'anima propria, ribelli e pericolose, tanto che suonarle poteva portare a perdersi completamente.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti.



WAID BASSO - 1959-1962
Il basso Waid con piano armonico concavo è rivoluzionario, costruito con parti avvitate su un'unica barra di alluminio e dotato di una futuristica paletta a T con meccaniche in filo di acciaio.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti.



SALA 2
Le opere di Wandrè, influenzate dal contesto socio-politico, esplorano temi come la guerra fredda e il progresso scientifico, con un'attenzione all’impatto scenico e un erotismo onnipresente.
Frutto della contaminazione tra arte e design, assorbono influenze di futurismo, surrealismo, metafisica e astrattismo, incarnando l'eccellenza nel dopoguerra.


SELENE II - 1959
Questo modello, prodotto nelle versioni basso e chitarra dal 1958 al 1962, si ispira alla luna calante, osservata da Wandrè in una notte insonne.

ROCK BASSO - 1960
Prodotto dal 1960 al 1964, è una scultura musicale ispirata alla tavoletta del WC, che dissacra la liuteria classica utilizzando il vuoto e l'aria come materiali per il corpo della chitarra. L'opera mostra una chiara influenza stilistica di Duchamp.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti




PIPER II - 1959-1960
Prodotta dal 1959 al 1961 per i fratelli Meazzi di Milano, si ispira al Piper Club, con l'intento di essere uno strumento popolare.
Inizialmente aveva un manico in legno per ridurre i costi. 
La pubblicità ne esaltava la qualità e il prezzo accessibile, rendendola un sogno per i giovani chitarristi.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti






SALA 3 DELLA FABBRICA ROTONDA

💥 Dal 1960 al 1963 Wandrè realizza una società con William Cavecchi e altri, e termina la collaborazione con i Meazzi.
Questa società si realizza con l'idea della Fabbrica Rotonda, costruita su progetto originale di Wandrè con calcoli strutturali dell'ingegnere Giuliano Bugli.

Al centro della sala il modellino in scala 1:33 della celebre fabbrica di Cavriago, in via della Repubblica, n.78: fu considerata la più moderna del mondo per la costruzione di strumenti musicali.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti


Wandrè elaborò una filosofia del lavoro che univa scienza e umanesimo, anticipando lo Humanistic Management. 
La sua fabbrica produceva strumenti musicali unici, frutto della creatività collettiva.
Incentivava lo sviluppo personale e le aspirazioni dei suoi dipendenti, incoraggiandoli a studiare lingue straniere, disegno tecnico e musica.
Insegnava alle donne a fumare, considerandolo un simbolo di emancipazione.
Non ci furono scioperi, tranne uno organizzato dallo stesso Wandrè per solidarietà con operai di un'altra fabbrica.



BLUE JEANS - 1962
Suonata in concerto dagli Skiantos nel '79, da Bocephus King nel 2018 e Peter Holmström (Dandy Wharhols).

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti



ROBY - 1962-1965
La chitarra Roby fu progettato alla fine del 1961 per celebrare la nascita del figlio Roby. La forma della chitarra richiama un bambino a braccia aperte. 
Il prezzo base della Roby era di 125.000 lire, tre volte lo stipendio di un operaio nel 1961.
La chitarra a sinistra presenta una spettacolare finitura al fumo di candela di Gianfranco Borghi.
Un’isola di cartone mantiene la corda sospesa, riducendo l'assorbimento di energia da parte del ponte e prolungando la vibrazione della corda, a vantaggio del sustain.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti



💥 Dal 1963 al 1967, la Fabbrica Rotonda diventa ditta individuale Wandrè, con la collaborazione di Stefano Beltrami.

Wandrè diceva: "Il lavoro non è una condizione naturale per l'uomo. Gli operai devono poter sempre vedere il cielo e ricordare che sono nati liberi. Devono potersi vedere reciprocamente e conversare fra loro.
Inoltre affermava che, una volta stabiliti gli obiettivi personali, gli operai potevano gestire autonomamente il loro tempo di lavoro. Potevano accedere alla fabbrica nel tempo libero e utilizzare le attrezzature per i loro progetti personali."

TIGRE E COBRA - 1965-1966
Le bellissime chitarre sono qui esposte sullo sfondo di un'immagine che riproduce l'interno della fabbrica.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti




SCARABEO - 1965
La chitarra Scarabeo, progettata con Stefano Beltrami e prodotta fino al 1967, rende omaggio ai Beatles.
Il corpo imita uno scarabeo, mentre la paletta riproduce il volto di John Lennon con un caschetto di capelli allungato, anticipando il suo futuro look. Nell'immagine Sean Lennon.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti




💥 Nel 1967 e 1968, per migliorare la produzione e la distribuzione, la Fabbrica Rotonda adotta la strategia dell'affiliazione con la società Reggio Impex.


MINI - 1967
Nel 1966, con l'inizio della produzione della Mini Innocenti e la diffusione della minigonna di Mary Quant, Wandrè crea una mini chitarra sofisticata e immaginifica, rompendo le convenzioni.
Questo capolavoro di Flower Power design, prodotto dal 1967 al 1968, è paragonabile all'iconicità di Jane Birkin in "Blow-up".

PSYCHEDELIC SOUND - 1967
Dopo un decennio di bizzarie, come A. Ginsberg,  Wandrè ritiene che la cosa più rivoluzionaria, quando tutti cercano di essere eccentrici, sia un ritorno al classicismo, e nasce questo modello di chitarra e basso, prodotto dall’aprile 1967 al 1968, con filetti incassati sul body e sulla paletta.
 Il tutto alla vigilia della Summer of Love, l'apice del movimento hippy e della controcultura dell'epoca a San Francisco.
La chitarra esposta è una delle ultime, assemblata con materiale di giacenza.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti




Nel 1968 la Fabbrica chiuse i battenti, segnando la fine di un'utopia guidata dalla fantasia, dove gli operai donarono giornate di lavoro gratuito nei momenti difficili.

Dopo la chiusura, Wandrè continua a esprimere la sua creatività attraverso abbigliamento, pirografia su cuoio e motociclette.
Le sue opere riflettono esperienze personali, come la vita da pendolare negli anni ’50 e la solitudine interiore nel cammino della vita, simboleggiata da un uomo che attraversa una pianura con i bagagli del proprio vissuto.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti


Nel 1976, Pioli si innamora dell'editrice e gallerista Rosanna Chiessi e si inserisce nel movimento Fluxus, contribuendo all'organizzazione del primo festival internazionale Fluxus Italia a Cavriago nel marzo 1977.
Precedentemente, nel 1972, aveva già realizzato la sua prima performance con il "Funerale del Sasso", simbolicamente denunciando la limitazione della libertà espressiva e l'oppressione dell'autoritarismo.

Nel 1990, la relazione tra Wandrè e Rosanna termina in modo drammatico.
Da allora, Wandrè decide di perseguire un "lentissimo suicidio" utilizzando tabacco e alcol fino alla sua morte avvenuta il 15 agosto 2004.



Durante questi anni, continua a esprimere ferventemente le sue idee su politica, libertà, pace e ecologia attraverso dipinti, sculture, murales, graffiti e installazioni.
Si autodefinisce un "artista di vita" e la sua casa-laboratorio, l'Osteria della Pace Eterna, diventa un luogo senza serratura frequentato da amici e giovani che lo vedono come un profeta e un difensore appassionato della pace e della libertà, incarnando il "romanzo di vita" che narra attraverso le sue opere.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti



FENDRÈ - 1999
La chitarra Fendrè è nata dalla collaborazione immaginaria tra Fender e Wandrè, quando il bassista Martin Iotti decise di far personalizzare il suo Fender Precision.
Wandrè ne ridusse il peso di 1 kg trapanandolo!
Completò l'opera presentandola pubblicamente in Piazza Lenin a Cavriago, criticando simbolicamente il peso eccessivo dei bassi americani.
Questa fu l'ultima performance di Pioli.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti




IL CONTRABBASSO ELETTRICO
La mostra si chiude con il contrabbasso elettrico. Strumento brevettato da George Beauchamp nel 1936, fu prodotto da Wandrè in Italia nel 1957 e fu il primo a costruirli con il manico smontabile e poi reclinabile, spinto dall'amico musicista Pietro Bertani, sempre in viaggio con il suo contrabbasso.
Va ricordato che in quegli anni i musicisti si spostavano quasi sempre in treno.

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti





wandrè_bologna_foto_monica_galeotti
Il contrabbasso elettrico Wandrè con manico smontabile.



Nel 1995, Wandrè recupera alcuni contrabbassi degli anni '50 e '60, trasformandoli in nuove opere d’arte, influenzato dalla lettura di Patrick Süskind.
Attraverso queste opere, risolve ironicamente il suo complesso edipico, culminando nella performance "Auto-contrabbasso", in cui si trasforma in un contrabbasso e si auto-suona, liberandosi simbolicamente dall'influenza della madre castrante (che si identifica con l'ex compagna Rosanna).

wandrè_bologna_foto_monica_galeotti






wandrè_bologna_foto_monica_galeotti



La visita all'esposizione delle chitarre di Wandrè è stata per me una rivelazione.
Scoprire questo artista, di cui non avevo mai sentito parlare, mi ha sorpresa e affascinata per la sua straordinaria creatività e l'impulso ad operare sempre controcorrente.
Sono grata a questa mostra per avermi fatto conoscere il suo mondo così l'innovativo.

_____________________________



______________________________


Legenda:
💥 la liuteria nelle sue 5 fasi

Bibliografia:
-pannelli informativi mostra "Wandrè. La chitarra del futuro".


La mostra è curata da:
Marco Ballestri, 
con la collaborazione di Oderso Rubini e il collettivo I Partigiani di Wandrè.

domenica 23 giugno 2024

I LUOGHI E LE PAROLE DI ENRICO BERLINGUER

MOSTRA
12 giugno - 25 agosto 2024
Museo Civico Archeologico
via dell'Archiginnasio, 2 - BOLOGNA
aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00
(escluso il martedì)
ingresso gratuito


berlinguer_bologna
Berlinguer fotografato prima del suo intervento ai funerali delle
vittime della strage di Piazza della Loggia,
Brescia, 30 maggio 1974 - ©Renato Corsini


"I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer" è il titolo della mostra ideata, organizzata e realizzata dall’Associazione Enrico Berlinguer, dedicata alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale della sinistra italiana.


 Questo evento è stato promosso dalla Fondazione 2000, dal Centro Studi e Ricerche sulla Cultura, Formazione, Innovazione Politica e Amministrativa, e dal Centro Studi e Ricerche Renato Zangheri, in collaborazione con il Museo Civico Archeologico del Settore Musei Civici di Bologna, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna.


berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti

Enrico Berlinguer (1922-1984) è stato uno dei più influenti politici italiani del XX secolo, segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 fino alla sua morte. 
Berlinguer ha introdotto la strategia del "compromesso storico", promuovendo un dialogo tra comunisti e cattolici per stabilizzare la democrazia italiana durante gli anni di piombo. 
La sua visione politica, caratterizzata da un forte impegno per la moralità nella vita pubblica e per l'indipendenza del partito rispetto all'Unione Sovietica, ha lasciato un'eredità di modernità e lungimiranza rilevante ancora oggi. 
Berlinguer ha saputo anticipare temi come l'ecologia, i diritti civili e la necessità di un'Europa unita, mostrando una capacità di leggere il futuro che continua a influenzare il dibattito politico contemporaneo.

La mostra, organizzata in occasione del centenario della nascita e a quarant'anni dalla sua scomparsa, si propone di ravvivare e valorizzare il suo lascito politico. 
Attraverso materiali originali, tra cui audiovisivi, registrazioni sonore, fotografie e documenti d'archivio, la biografia di Berlinguer viene ripercorsa per offrire una nuova prospettiva sulla sua eredità. 
__________________________ 


berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti


La mostra, suddivisa in 6 gallerie, si sviluppa attraverso due linee narrative principali.

La prima linea narrativa ha un carattere storico ed è organizzata in cinque sezioni tematiche: gli affetti, il dirigente, nella crisi italiana, la dimensione globale, attualità e futuro.

La seconda linea narrativa è di tipo iconografico e comprende fotografie da reportage, manifesti di partito e vignette satiriche.

Inoltre, dopo essere stata esposta per la prima volta al Mattatoio di Roma, la mostra si arricchisce nella sua tappa bolognese di una nuova sezione dedicata al profondo rapporto tra Berlinguer e i militanti dell’Emilia-Romagna, che offrirono un sostegno eccezionale alle sue strategie politiche.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti
©mappa Musei Civici Bologna - ©legenda Monica Galeotti




GALLERIA 1
Gli affetti


La prima galleria esplora la dimensione privata di Berlinguer, mostrando nelle due teche foto familiari, dalla sua infanzia alla maturità, con i suoi figli e la moglie Letizia Laurenti, e lettere dall’archivio della Fondazione Gramsci che evidenziano le sue relazioni con intellettuali, artisti, militanti e persone di diverse convinzioni politiche.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti





berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti






berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




Lettera di Renato Guttuso a Berlinguer e biglietto di risposta, 1975.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




Alle pareti, una timeline rappresenta graficamente anno per anno gli eventi della sua vita attraverso il suo percorso politico.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




IL PERCORSO POLITICO

Enrico Berlinguer si iscrive al PCI nel 1943, aderendo alla sezione giovanile di Sassari.
Come molti giovani della sua generazione, diventa comunista attraverso l'antifascismo.
Condivide la proposta del "partito nuovo" di Palmiro Togliatti, che conosce nel 1944 grazie al padre Mario. 

Nel PCI di Togliatti, le istanze di emancipazione sono inquadrate nella democrazia progressiva, pensata in un contesto di collaborazione tra forze antifasciste, che però si esaurisce con la guerra fredda.
Il PCI mantiene l'obiettivo di una via democratica al socialismo, partecipando alla stesura della Costituzione, pur continuando a riferirsi all'URSS e ai paesi del blocco sovietico. 

Berlinguer cresce politicamente in questo contesto.
Nel 1949 è eletto segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana e l'anno successivo presidente della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica. 

Sale ai vertici del PCI: nel 1958 entra nella segreteria nazionale, dal 1962 è in direzione e segreteria, nel febbraio 1969 è eletto vicesegretario accanto a Longo, e nel marzo 1972 diventa segretario. 

Guida ora una forza nazionale che vuole interpretare i bisogni di cambiamento degli anni '60, difendendo la Repubblica da attacchi eversivi. 

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti

Dopo la repressione della Primavera di Praga, Berlinguer accentua l'autonomia del PCI dal campo socialista, sollecitando una riforma in senso democratico.
La sua proposta per l'Italia si concretizza nel 1973, dopo il golpe in Cile, con la formula del compromesso storico, che mira a una nuova intesa tra le grandi forze popolari costituenti (cattolici, comunisti e socialisti), linea premiata dagli elettori.
Nel 1976, superato il 34% dei voti, il PCI esce dall'opposizione ma non entra nel governo.

La stagione della solidarietà democratica (1976-79) si svolge in una grave crisi economica e politica, culminata nel delitto Moro, che priva Berlinguer del suo principale interlocutore.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti

Berlinguer si scontra con la leadership sovietica, ribadendo l'inscindibilità di democrazia e socialismo.
Si muove su un piano globale: costruisce un fronte eurocomunista con i partiti comunisti francese e spagnolo, sostiene movimenti di liberazione, dialoga con le sinistre europee e riprende i rapporti con la Cina nel 1980.

La solidarietà democratica consente importanti riforme nel welfare italiano, ma la politica dei sacrifici e dell'austerità mina il consenso del PCI.
Tornato all'opposizione, Berlinguer rafforza il rapporto con le classi popolari e si allinea ai nuovi movimenti di massa: sostiene gli operai di Mirafiori, solleva la questione morale dopo il terremoto in Irpinia, si oppone agli euromissili, dialoga con il femminismo e difende la scala mobile nel 1984, anno della sua morte.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti



LA BIBLIOTECA GIOVANILE
La selezione di libri della biblioteca personale di Berlinguer, risalenti al suo periodo giovanile, includono la filosofia, dai greci antichi (Socrate, Platone, Aristotele) ai moderni (Hegel, Nietzsche, Croce), la scienza politica (Machiavelli, gli illuministi, il pensiero risorgimentale italiano) e le teorie della conoscenza applicate alla scienza e alle tematiche religiose.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti



La mostra è multimediale, con diverse postazioni video dotate di cuffie.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti



Al termine della prima galleria c'è il primo focus di approfondimento con la Stagione Riformatrice di Berlinguer, con le informazioni sulla promulgazione di leggi fondamentali per la democrazia e la proiezione di filmati d'epoca che illustrano la pluralità dei movimenti sociali che hanno reso possibile la nuova Italia.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




GALLERIA 2
Il dirigente

La galleria 2 ripercorre il percorso politico di Berlinguer, dalla sua iscrizione al Partito Comunista nel 1943 fino alla sua elezione a Vicesegretario nel 1969.


Anni '70.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




Berlinguer assiste alla manifestazione dell'Alleanza nazionale dei contadini dal balcone di Botteghe Oscure, Roma, via delle Botteghe Oscure, 26 giugno 1974 - ©Alma Mater Studiorum Bologna.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti






Nella crisi italiana

Eletto Segretario del PCI nel 1972, guidò il partito durante la crisi italiana.
Questa sezione ricostruisce il contesto in cui operò, ripercorrendo i momenti cruciali della sua biografia politica fino alla sua prematura scomparsa nel 1984, nel pieno di una profonda crisi sociale.

Un secondo focus di approfondimento intitolato
Violenza politica, stragi e terrorismo in Italia, ricostruisce la lunga scia di attentati e delitti che dal 1969 al 1984 hanno funestato la vita democratica del paese.


Corrispondenza con la famiglia Moro.
Messaggio di Berlinguer a Eleonora Moro, 16 marzo 1978 - ©Fondazione Gramsci, Archivio E. B.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti



Dibattito alla Camera sulla fiducia al governo Andreotti.
Appunti manoscritti preparatori dell'intervento di Berlinguer, 16 marzo 1978 - ©Fondazione Gramsci, Archivio E.B.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




GALLERIA 3
Berlinguer in Emilia Romagna


La sezione emiliano-romagnola della mostra su Enrico Berlinguer evidenzia due grandi fasi della sua biografia politica.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




La prima fase, tra gli anni '40 e '50, vede Berlinguer alla guida della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), ricostituita nel 1949, di cui diventa segretario generale a 27 anni.
L'Emilia-Romagna giocò un ruolo cruciale in questa fase di rilancio, con Palmiro Togliatti che nel maggio 1949 tenne un importante discorso a Reggio Emilia.
Nel 1953, la FGCI era già una vasta organizzazione di massa con 460.000 iscritti e 8.800 sezioni. Questo periodo rappresentò per Berlinguer una palestra di organizzazione politica.


L'opera "I funerali di Togliatti", di Renato Guttuso è visibile presso il MAMbo di Bologna, via Don Minzoni, 14.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




La seconda fase, tra il 1972 e il 1984, vede Berlinguer come segretario nazionale del Partito Comunista Italiano (PCI).
Questo periodo è noto per i suoi memorabili comizi alle Feste nazionali dell'Unità e appuntamenti politici in Emilia, che si chiude con l'inaugurazione di una sezione comunista a Lagosanto, Ferrara, il 1º maggio 1984, poco prima della sua morte.


Berlinguer ai funerali delle vittime dell'attentato fascista del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna.
Sulla gradinata di San Petronio dalla quale parla il sindaco della città, Renato Zangheri, si riconosce anche il Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Bologna, Piazza Maggiore, 6 agosto 1980 - dal libro "Berlinguer a Bologna", a cura della Federazione del PCI di Bologna.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




In visita alla Ducati Elettrotecnica, Bologna, 8 maggio 1983 - ©Archivio storico Paolo Pedrelli della Camera del Lavoro di Bologna.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




Berlinguer alla Festa nazionale dell'Unità al Campo Volo, Reggio Emilia, 18 settembre 1983 - dal libro "Enrico berlinguer. Il sogno di un'altra Italia", a cura di L. Capitani - foto Luigi Ghirri.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




La voce di Berlinguer
I manifesti.


berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti





berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti





berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti



GALLERIA 4
Lo sguardo del reporter


"Lo sguardo del reporter" è il titolo dell'esposizione di fotografie di Angelo Palma esposte nella quarta galleria.

Membro della scuola romana di fotogiornalismo, Palma ha documentato eventi politici e culturali, contribuendo alla costruzione dell'opinione pubblica e la sua costante presenza agli eventi legati al PCI lo rende una preziosa fonte iconografica per la ricostruzione delle vicende di Enrico Berlinguer.

Nato a Riofreddo nel 1948, ha pubblicato su importanti quotidiani e riviste, e nel 2000 il suo archivio è stato dichiarato di particolare interesse storico.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti





berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




I libri su Berlinguer

La figura e la politica di Berlinguer sono state ampiamente trattate in vari volumi, sia durante il suo periodo come leader del PCI che dopo la sua scomparsa.
Tra le opere più rilevanti ci sono i lavori di Gianfranco Piazzesi, Vittorio Gorresio, Chiara Valentini, Giuseppe Fiori, Francesco Barbagallo e Silvio Pons.

Negli anni '90 si avviò una riflessione sul suo lascito, mentre dal decennio successivo storici e autori contemporanei continuano a esplorare la sua eredità politica e culturale.
Berlinguer rimane una figura significativa nella letteratura, nella cultura popolare e tra i giovani, con molte testimonianze di chi lo ha conosciuto.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti





berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




GALLERIA 5
La dimensione globale


Enrico Berlinguer è stato una figura di spicco, che ha incarnato un nuovo corso del PCI.
Qui vengono illustrati i punti salienti della sua politica internazionale:

. la ridefinizione dei rapporti con l'Unione Sovietica:
dal 1968, con la condanna dell’intervento in Cecoslovacchia, Berlinguer ha sostenuto la democrazia e guidato la rottura con l’URSS dopo lo stato d’assedio in Polonia del 1981, diventando promotore dell'eurocomunismo in Europa, insieme ad altri leader comunisti di Spagna e Francia.

. l'appoggio ai paesi non allineati, promuovendo principi di indipendenza, sovranità, pace, cooperazione internazionale e critica all'imperialismo, cercando di instaurare relazioni di solidarietà con i movimenti di liberazione e i governi non allineati in Vietnam e altri paesi del Terzo Mondo.

. il riavvicinamento alla Repubblica Popolare Cinese.

 . le riflessioni sul Cile e il sostegno ai partiti progressisti in America Latina.


Il mondo di Berlinguer è il terzo focus di approfondimento:
le mappe delle sue relazioni mostrano i luoghi che ha visitato e i leader che ha incontrato, evidenziando il suo impegno a cavallo tra l’Europa occidentale, il mondo comunista e il Sud globale, dimostrando una visione politica all’avanguardia.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




Attualità e futuro

Questa ultima sezione della biografia politica di Berlinguer esamina il suo lascito, apprezzato e riconosciuto oltre i confini del proprio partito, per la coerenza e il rispetto degli avversari.

I documenti e le fotografie testimoniano come sia ancora una figura centrale nel dibattito pubblico italiano.
La sua eredità comprende "la questione morale" e la riforma del sistema dei partiti.
Il suo successo postumo deriva anche dalla sua capacità di anticipare temi globali come l'emergenza ambientale, le risorse energetiche, la critica del capitalismo, la pace, la cooperazione internazionale, e l'impatto della rivoluzione informatica, che oggi sono al centro della politica mondiale.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




GALLERIA 6
Berlinguer nella satira


Berlinguer è stato oggetto sia di ammirazione sia di critica.
Le fotografie lo hanno reso un'icona di massa, mentre la satira ha offerto una visione dissacrante della sua figura.
Le copertine de "Il Male" lo hanno ritratto in modo caricaturale, evidenziando un tratto borghese e aristocratico in contrasto con l'immagine proletaria.

Falsa prima pagina de l'Unità, Il Male, 19 settembre 1978.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti



Il Male, 11 aprile 1979.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




Roberto Benigni prende in braccio Berlinguer sulla terrazza del Pincio, alla manifestazione della FGCI, Roma 16 giugno 1983 - ©sequenza fotografica Mimmo Chianura.






La Galleria 6 conclude la mostra esponendo altri libri su Berlinguer, in continuità con la Galleria 4.
 Infine, sono presenti postazioni di approfondimento.

berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti





berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti




CONCLUSIONI


Matteo Lepore, sindaco di Bologna dice:
"Quella di Berlinguer non è una mostra celebrativa, ma un'occasione per comprendere il suo punto di vista intellettuale, filosofico e le sue passioni, per capire le sue scelte e l'importanza della sua figura per il cammino e il futuro del nostro paese.

Il 2 agosto è stato uno dei momenti più tragici della vita sociale del nostro territorio.
In quel periodo, la destra al potere in alcuni paesi metteva a rischio la stabilità dei paesi democratici, portando alla nascita del compromesso storico come riflessione e scelta politica.

Una figura come Enrico Berlinguer oggi deve essere vista come una chiave di lettura del mondo, della società e del ruolo della politica.
Non si tratta di una scelta nostalgica, ma di una decisione orientata al futuro, al dibattito pubblico, e alla volontà di Bologna di trasformare i propri musei in porte aperte sull'attualità, la storia e il futuro.
Approfondire il periodo dal dopoguerra ad oggi, che nelle scuole si studia poco, è fondamentale per comprendere che l'Italia non è stata solo Tangentopoli e il governo della Democrazia Cristiana.
Questa consapevolezza è cruciale, in quanto rappresenta una delle grandi mancanze democratiche del nostro paese."


Alexander Höber, curatore:
"Questa mostra è il risultato di un grande lavoro collettivo.
Abbiamo insistito molto sulla seconda parte, dove Berlinguer emerge non solo come leader italiano, ma anche europeo.
I temi trattati dimostrano la sua visione ampia e globale, evidenziata dalla ricchezza delle sue relazioni internazionali, come illustrato nella mappa della galleria."


Gregorio Sorgonà, curatore:
"La mostra "I luoghi e le parole di Berlinguer" vede la sua prima tappa a Roma, dove ha attirato 70.000 visitatori.
 La seconda tappa non poteva essere che Bologna, città che ha storicamente rappresentato un baluardo del pensiero e delle politiche di Enrico Berlinguer, riflettendo la forte tradizione progressista e l'impegno civico della comunità locale.
Il successo di questa iniziativa ci spinge a riflettere sulle ragioni di tale affluenza.
Berlinguer ha un pubblico affezionato che ci invita a considerare la sua eredità politica e il rapporto con la comunità di partito.
La mostra ha attirato molti giovani, sottolineando la capacità di Berlinguer di instaurare un legame sentimentale con il popolo, come testimoniato dai suoi funerali.
Le sue idee di libertà, eguaglianza e fratellanza si sono fuse in una proposta politica progressiva e transnazionale.
La sua politica può essere riassunta in due parole: comunismo e democrazia.
Questa mostra è un'occasione importante per noi, curatori e collaboratori dell'Istituto Gramsci, che conserva l'archivio di Berlinguer, e per la società civile italiana, invitata a discuterne e prenderne parte."

_____________________________



______________________________




Bibliografia:
-pannelli informativi mostra "I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer".
-comunicato stampa della mostra, a cura di Bologna Musei.


-resoconto conferenza e visita in anteprima.


La mostra è curata da:
Alessandro d'Onofrio, architetto e critico d'architettura.
Alexander Höbel, storico contemporaneo, collabora con la Fondazione Gramsci.
Gregorio Sorgonà, storico contemporaneo e coordinatore del Consiglio d'indirizzo scientifico della Fondazione Gramsci.
Carlo de Maria, direttore Centro Studi e ricerche Renato Zangheri.

Un ricco calendario di eventi accompagnerà l'esposizione, consultabile nel  sito dedicato alla mostra


berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti
Conferenza stampa 11 giugno 2024. Da sinistra Gregorio Sorgonà, Carlo de Maria,
il sindaco di Bologna Matteo Lepore e Alexander Höbel - ©Monica Galeotti






berlinguer_bologna_foto_monica_galeotti
Matteo Lepore visita la mostra - ©Monica Galeotti