via Marsala, 12 - BOLOGNA
Palazzo Grassi, situato su via Marsala a Bologna, è un edificio gotico del XIII secolo, attualmente sede del Circolo Ufficiale dell’Esercito e solitamente chiuso al pubblico.
Ampliato nel Cinquecento dalla famiglia Grassi, ospita anche decorazioni barocche del Seicento e Settecento, testimoniando l’evoluzione artistica della città.
Con una facciata risalente al XIII secolo, rappresenta un significativo esempio di architettura medievale bolognese, del tipo di Casa Isolani.
Preceduta da un antico portico con colonne in legno e travi dalla forma "a stampella", presenta un portale con ghiera ad arco a sesto acuto e diverse monofore (finestre) ornate in terracotta.
Durante questa fase, il Genio Militare rileva problemi di stabilità strutturale nel portico di Palazzo Grassi.
Il portico si estendeva sino alla fine del muro in pietra, i cui segni sono ancora visibili.
Poiché la ristrutturazione completa del portico medievale era troppo onerosa, si decise di demolirne la parte più compromessa, situata a destra del portale d'ingresso, lasciando al suo posto uno spazio aperto.
Ecco allora che nel 1907, la parte preservata viene ricostruita esattamente come l'originale del 1200, in rovere:
stilate (colonne di sostegno), puntoni (assi oblique) a sostenere l'asenara (asse orizzontale che sostiene la muratura sovrastante).
I correnti (listelli) sono invece le travi che emergono sopra l’asenara e servono da supporto anch'esse alla muratura.
A quell’epoca le mura di selenite (prima cinta muraria della Bologna medievale) vengono demolite per fare spazio a quelle dei → Torresotti: i conci di selenite vengono riutilizzati per la base delle colonne che isolano dall'umidità, e per il muretto che protegge il portico da liquami e pioggia.
Ancora oggi, come già nel 1288, il portico è un uso pubblico su suolo privato, con obbligo di manutenzione da parte del proprietario del palazzo.
Questa città conserva un tipo di portico impossibile da trovare altrove, distintivo dell'architettura locale, ed è per questo che ciò che resta dei portici di Palazzo Grassi e delle case Boncompagni su via Marsala, costituisce una testimonianza unica.
I primi proprietari conosciuti di questo palazzo furono i Rossoni, una famiglia originaria del Mugello.
Tutti i membri erano studiosi di diritto canonico all'Università di Bologna, e nel tempo divennero Canonici, motivo per cui il nome Rossoni scomparve.
Da documenti storici, come le "Cose Notabili" di Guidicini, sappiamo che nel 1466 la famiglia Grassi acquistò il palazzo da un venditore indicato come "Canonici".
La famiglia Grassi, originaria della Polonia e trapiantata a Bologna, era già in ascesa e, nel 1478, ottenne dall'imperatore Federico III d'Asburgo il titolo di "Conti Palatini del Sacro Romano Impero".
Gli interventi principali furono eseguiti da questa famiglia nel Cinquecento, con ampliamenti che includono saloni e cortili, mentre le decorazioni barocche del Seicento e Settecento arricchiscono ulteriormente gli interni.
La visita al palazzo offre un percorso nella storia di Bologna, tra architettura medievale, soffitti decorati del Cinquecento e splendidi stucchi nei saloni e nella cappella.
Appena entrata, sono passata attraverso l’androne, nucleo originario del palazzo; il resto rivela invece i segni di successive ristrutturazioni.
Il cortile attuale è quindi frutto di una ristrutturazione voluta dai Grassi subito dopo l’acquisto, come mostra uno stemma presente nel cortile con un’aquila a testa singola ad ali spiegate, simbolo originario del loro lignaggio.
La presenza qui di un’aquila a testa singola conferma una presenza dei Grassi precedente al 1478.
È probabile che i fregi siano opera di maestranze locali nell’epoca dei Bentivoglio. Anche i capitelli risalgono a questo periodo.
La statua della Madonna, murata alla sinistra dell'ingresso del Circolo Ufficiali, alcune fonti (FAI) la attribuiscono a Giuseppe Mazza, lo stesso autore degli stucchi della cappella interna, sec. XVIII.
Altre fonti (Ricci e Zucchini) riportano autore ignoto del sec. XVI.
AMMINISTRAZIONE MILITARE
La famiglia cadde in disgrazia sotto Napoleone, che espropriò la Chiesa dei suoi privilegi e proprietà.
Con le difficoltà economiche, la famiglia si estinse nel 1848, e nel 1863 l’ultimo erede vendette il palazzo al Demanio.
Dal 1865 divenne proprietà dell’amministrazione militare, e fu restaurato tra il 1910 e il 1913, come si è visto anche nel portico esterno, sostituendo camere private con sale di rappresentanza, divenendo Sede del Circolo Ufficiali.
Realizzato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, questo salone è il risultato dell’unione di due stanze, riconoscibile dalle due colonne rosa che indicano l’ex divisione.
Sebbene l’arredo e gli stucchi siano settecenteschi, il colore delle pareti è stato modificato nel tempo.
La soprintendenza sta attualmente effettuando restauri e, durante le scopriture sulle colonne, ha individuato tracce di un originale verde salvia, suggerendo che il salone sia stato ritoccato più volte.
Questa sala è adibita a usi diversi: di recente, ad esempio, è stata allestita per una funzione religiosa con un altare mobile al posto del pianoforte.
Nella nicchia si trovano affreschi tipici di un’alcova, indicando che, prima dell’ampliamento del salone, questa parte della stanza era utilizzata come camera da letto.
Gli affreschi al soffitto della grande sala raffigurano allegorie musicali e risalgono alla fine dell’Ottocento.
Inoltre, vi è un affascinante gioco di riflessi tra gli specchi e i lampadari in cristallo di rocca, che si richiamano visivamente da una parete all’altra, creando un elegante effetto di luce.
In questo corridoio, noto come Galleria degli Stucchi, prevale il verde del 1700 e gli stucchi sono attribuiti a Carlo Nessi.
Il lampadario proviene da Murano.
Alcuni elementi, come ovali con grate e false porte, sono stati aggiunti per motivi di simmetria e armonia visiva.
ERCOLE E L'IDRA, di Lodovico Carracci, 1594
Un tempo, la galleria ospitava questo dipinto, che viene esposto in copia all'ingresso del palazzo, eseguito dal socio Enzo Contrafatto.
Mostra l'antico eroe greco Ercole subito dopo aver ucciso l'Idra di Lerna, un mostruoso serpente marino.
L'eroe siede su una roccia con la torcia accesa.
In origine decorava il camino della casa del cugino di Lodovico Carracci, in fondo all'attuale via Oberdan, nei pressi della Basilica di San Martino.
L'opera fu acquistata agli inizi del XVIII secolo dal marchese Achille Maria Grassi.
Realizzata su muro, venne distaccata e trasferita su tela da Succi, poi esposta nella Sala degli Stucchi, sulla parete adiacente la cappella.
Con il declino economico, nel XIX secolo la famiglia fu costretta a vendere molte opere.
L’opera del Carracci, venne acquistata da un collezionista inglese e donata al Victoria and Albert Museum di Londra, dove attualmente si trova.
La statua della Madonna, sospesa tra nuvole e accompagnata da due grandi angeli, è un capolavoro in stucco di Giuseppe Mazza (Bologna, 1653-1741), eseguito con un attento gioco scenografico di luci provenienti dalle finestre posteriori.
La decorazione, arricchita da teste di cherubini, si estende lungo le pareti della cappella, completata dalle pitture di Ercole Graziani il Vecchio (1651-1726), che ne decorò anche la volta.
L’opera, commissionata dal marchese cardinale Achille Maria Grassi, fu realizzata nel 1704.
Recentemente, la cappella è stata impreziosita con vetrate artistiche raffiguranti i Patroni delle Forze Armate Italiane, benedette il 16 dicembre 2003 dal cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna. Realizzate dallo Studio Fenice di Bologna, queste vetrate artigianali comprendono 750 formelle dipinte a mano con la tecnica medievale della grisaglia, cotte a 600 °C.
Come si è visto, il palazzo presenta diverse epoche di lavorazione: mentre nella galleria precedente gli stucchi risalgono al Settecento, in questa sala gli ovali e il dipinto sul soffitto – in realtà una pittura a secco e non un affresco – sono stati realizzati a fine Ottocento.
La scena raffigura la "Glorificazione dell’Italia".
La sala deve il suo nome a un dipinto del 1704 che raffigura il cardinale Achille Maria Grassi.
Negli ovali sopra le porte sono rappresentate diverse virtù in modo originale.
La carità, ad esempio, anziché con la figura tradizionale di una donna che allatta tre bambini, è illustrata attraverso due putti che proteggono un nido di tre uccellini.
Sopra l’ovale della carità, si nota un foro – un origliatoio – attraverso cui la servitù da questa stanza poteva ascoltare la messa celebrata nella cappella attigua appena illustrata, frequentata dalla famiglia.
La virtù della Carità e origliatoio. |
Al piano nobile visito l’ultima sala, con la quale si conclude il percorso di Palazzo Grassi.
Oggi è una sala di rappresentanza, ma in origine faceva parte degli appartamenti del cardinale.
La sala è decorata con un fregio che raffigura i busti dei celebri giuristi dello Studio Bolognese: Accursio, Irnerio, Orlandini, Bulgaro, ossia i fondatori dell’Alma Mater nel periodo medievale.
Quando il palazzo divenne sede del Circolo Ufficiali dell’Esercito, fino al 1945 questa sala ospitava il tribunale militare.
La frase "La legge è uguale per tutti" risale a quell’epoca, mentre i motti latini dedicati alla giustizia sono di epoca precedente.
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