Il Battistero, situato alla sinistra del Duomo, è oggi incorporato nel Palazzo Vescovile, risultato di secolari trasformazioni.
Costruito originariamente come edificio autonomo tra il 1040 e il 1049, fu integrato nel palazzo nel 1487 per volontà del vescovo Bonfrancesco Arlotti, nell’ambito dell’ampliamento del palazzo, poi restaurato nel 1981.
Alla base della colonna sinistra sono incise due antiche unità di misura: il braccio reggiano (0,641 m) e la pertica (3,846 m).
Erano utilizzate per il commercio fino all’introduzione del sistema metrico decimale nel 1803.
Proprio per la loro funzione si lega il detto dialettale reggiano: San Švan al fà vèder l'ingàn (San Giovanni fa vedere l’inganno).
GLI INTERNI
L’interno del battistero ha una pianta a crux commissa, caratterizzata dalla forma a "T", sebbene venga comunemente indicata come croce egizia.
Sulla parete dove un tempo sorgeva l’altare si trova il dipinto Il battesimo di Gesù di Francesco Caprioli, realizzato tra il 1497 e il 1498.
Nel braccio sinistro è collocata una grande vasca battesimale ottagonale in breccia rossa, arricchita da formelle di santi in marmo bianco opera di Gaspare Bigi, datata 1494.
Al centro della vasca un candelabro in marmo bianco con motivi floreali e iscrizioni.
RISCOPRIRE IL PASSATO: LA VISITA AL BATTISTERO E IL RICORDO DI MIO ZIO
Questo luogo viene aperto al pubblico solo in occasione di eventi speciali.
Per me, l’occasione è stata una mostra, terminata il 16 gennaio 2024, che ha esposto parte della collezione di opere d’arte del "Pio Istituto Artigianelli", per celebrarne il 150° anno di apertura.
Si tratta di un'importante istituzione cittadina
fondata nel 1873 da Don Zefirino Iodi.
Le opere, soprattutto a tema religioso, sono di artisti locali e mettono in luce vedute architettoniche delle chiese reggiane e soggetti sacri.
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"La visita dei magi", presepe di Antonio Pigozzi |
Ancora oggi, l’istituto è attivo e svolge attività socio-educative per minori.
Durante la visita, suggerita da mia cugina Barbara, ho scoperto che suo padre Mario (quindi mio zio, fratello di mia madre Teresa), aveva frequentato l’istituto subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La madre, Alma, vedova di guerra e partigiana, lo aveva iscritto affinché studiasse e imparasse un mestiere.
Conservo una foto storica di quel periodo, che lo ritrae mentre apprende il lavoro al tornio.
→ LA PARTIGIANA ALMA
NOTE:
visita effettuata il 14 gennaio 2024.
RIFERIMENTI:
Libri:
-"Emilia Romagna", Touring Editore , 2010.
-"Strenna del Pio Istituto Artigianelli", a cura di Elisabetta Benassi e Gianluca Guidetti, ed.Tecnograf s.r.l., Reggio Emilia, 2019.
-pieghevole Pio Istituto Artigianelli, Aurora Marzi, ottobre 2023.
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