sabato 28 dicembre 2019

LA LOGGIA

Palermo

(torna al mandamento Kalsa)


Il mandamento La Loggia è chiamato anche Vucciria, perchè ospita il mercato reso famoso dal quadro di Renato Guttuso. Ma è anche luogo dei due oratori più belli di Palermo, decorati da Giacomo Serpotta, della tomba di Giovanni Falcone e del Museo Archeologico, con una delle più ricche collezioni archeologiche d'Italia.


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Il percorso:

1- LA CALA

2- MERCATO DELLA VUCCIRIA

3- CHIESA DI SAN DOMENICO

4- ORATORIO DI SAN DOMENICO

5- ORATORIO DI SANTA CITA

6- MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE ANTONIO SALINAS 


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1- LA CALA

La Cala è un arco di mare che corrisponde al porto più antico della città di Palermo.
Il bacino era protetto e est dal Castello a Mare, edificato dagli arabi, del quale oggi non rimangono che pochi ruderi.
In virtù di questo antico castello, questa zona si chiama anche Castellammare.

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Oggi il porto vero e proprio è più a nord, mentre La Cala si presenta come un porticciolo turistico a forma di "U" all'interno del centro storico.

Nel 2008 sono terminati i lavori che hanno ottimizzato la rete fognaria del centro storico, visto che buona parte di essa finiva all'interno della stessa Cala, creando situazioni di pessima igiene e cattivi odori.
Vi è inoltre un progetto di pista ciclabile per collegare quella già costruita al Foro Italico.

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Su una parete dell'Istituto Nautico "Gioieni-Trabia", che si affaccia sulla Cala, il bellissimo murale in memoria di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, realizzato per volontà dell'Associazione Nazionale Magistrati.

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Il grande ritratto dei due magistrati sorridenti e complici, ispirato al celebre scatto fotografico di Tony Gentile, è stato realizzato dagli street artist siciliani Rosk e Loste con spray, vernice e gru.
La conservazione, così come previsto dal progetto di realizzazione, è affidata agli studenti del Nautico, testimoni e custodi dei valori lasciati in eredità.

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Riporto due importanti considerazioni proferite il giorno dell'inaugurazione:
 "Questo murale deve ricordare a tutti che questa non è la città della mafia, ma la città di Falcone e di Borsellino" - parlamentare antimafia Rosy Bindi.

 "Un'occasione per ricordare i 25 anni dalle terribili stragi del '92, ma al tempo stesso per ricordare tutti coloro che hanno dato la vita e hanno perso la vita per un recupero di identità. Credo che, simbolicamente, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rappresentino il recupero, dalla vergogna all'orgoglio, dell'identità palermitana e dell'identità nazionale, sfregiate dalla mafia" - Leoluca Orlando.


2- MERCATO DELLA VUCCIRIA

Il retaggio storico della Vucciria colloca questo mercato nei siti di interesse turistico, anche per via del noto dipinto di Renato Guttuso "Vucciria di Palermo", conservato a Palazzo Steri, non lontano dalla zona di mercato.

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Il quadro esprime una delle tante anime della città siciliana, con un senso del colore che richiama il vocìo e la cantilena dei "vanniaturi", personaggi capaci di convincere la gente ad acquistare un determinato prodotto, attraverso una voce potente e una capacità di modulazione adeguata in base ai vari tipi di messaggi.

Il nome di questo mercato deriva dalla parola "bucceria", tratto dal francese "boucherie", che significa macelleria.
Inizialmente era infatti destinato al macello e alla vendita delle carni.
In seguito Vucciria in palermitano ha significato "confusione".
Una confusione amplificata dai vanniaturi.

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Il mercato si trova in piazza Caracciolo e dintorni.
In realtà oggi vi sono pochi venditori, qualche carretto che vende stuzzichini e versa in uno stato di semi abbandono.

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Quello che colpisce è che nel corso del tempo, al contrario di molte città italiane, molti edifici portano ancora i segni dei bombardamenti.
Quelli del 9 maggio 1943, quando gli anglo-americani scaricarono bombe, in particolar modo sul centro di Palermo e Vucciria.
Piazza Garraffello ne è l'emblema, una piazza dove esistono palazzi nobiliari in degrado, una fontana barocca, e qualche pezzo di edificio che ogni tanto si stacca, o addirittura crolla copioso, come nel 2014.

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Piazza Garraffello 2014 - ©repubblica/palermo



Giorgio Vasta, scrittore, è nato e vive a Palermo.
Descrive la Vucciria in una puntata de "Le Meraviglie", Radio 3:
"Normalmente, quando qualcosa va in pezzi, la comunità si organizza per rimuovere le macerie e ricostruire, una logica conseguenza.
Quando per decenni questo non accade, lo spazio andato in frantumi diventa parte integrante della vita associata dei suoi abitanti.
Per decenni mi sono reso conto che attraversare un quartiere in grandissima parte disgregato e pericolante, non era logico, non era normale.
Ma se fino a qualche anno fa il mio desiderio era quello che una pubblica amministrazione intervenisse modificando le cose, oggi credo che la situazione non debba venire modificata.
O meglio, le strutture pericolanti devono essere messe in sicurezza, ma queste strutture sono ormai una specie di monumento naturale, che non ha più a che fare con il 9 maggio del '43.
È un monumento a quelli che sono stati i decenni successivi, un monumento all'inadempienza, a una progettazione sempre velleitaria, ipotetica, che non si è mai tradotta in azioni concrete.
Se io dovessi apporre una targa sotto le facciate sventrate del quartiere Vucciria, ci sarebbe scritto: "Qui giace tutto ciò che non è accaduto".
Ed essendo Palermo una città che ha una pericolosissima familiarità con il lasciare andare, con il lasciar correre, con l'abituarsi e l'assuefarsi alle situazioni più paradossali, un monumento come questo potrebbe essere un monito; sempre che non ci si abitui anche a un monumento come questo, e al suo tentativo di ricordare che non ci si dovrebbe abituare a tutto."



A partire dagli anni 2000 la Vucciria è diventata una delle sedi della movida palermitana:
i locali per il cibo sono numerosissimi e una marea di giovani si riversano sulle strade fino a notte fonda.

Dice ancora Giorgio Vasta:
"La movida palermitana è incontrollata, la piazza si trasforma come un rave a cielo aperto, fino alle 5-6 del mattino, con locali che vendono da bere a prezzi bassissimi e musica a volume alto.
La conseguenza è che quella borghesia palermitana che negli anni '90 era tornata nel centro storico (che aveva abbandonato negli anni '70), si sta organizzando per andare via di nuovo, perchè vivere da residenti in questa parte della città è diventato insostenibile.
Si sono ridotti al minimo i negozi per la spesa, sostituiti da locali che vendono solo da bere, ma soprattutto non c'è possibilità di dormire.
I residenti a volte protestano davanti alla sede del Sindaco sdraiandosi per terra con i cuscini del letto.
Lo spazio della Vucciria di notte è abitatissimo, ma in maniera transitoria da non residenti, poi nuovamente abbandonato a se stesso.

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Conseguenza interessante di questa situazione è stato il prodursi di una serie di assemblee di residenti e commercianti per trovare punti di accordo, una negoziazione.
Il tutto è confluito in un comitato che si chiama "Un Lampo di Genio".
In una città dove la consapevolezza di essere cittadini è ridotta al minimo, il comitato che si è formato a partire da una situazione grave, crea un'esperienza di vera e propria cittadinanza.

Inoltre una cordata di privati, anche architetti, hanno acquistato numerosi appartamenti per risanare i palazzi nobiliari semi distrutti e bisognosi di restauri da decenni, per renderli disponibili, affittarli o venderli, anche se fino a quando non verrà risolto il problema della movida, difficilmente potrà esserci un interesse per questa zona."

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Piazza Garraffello, progetto di riqualificazione.





3- CHIESA DI SAN DOMENICO

È la seconda chiesa di Palermo per importanza dopo la cattedrale, con una facciata in stile barocco scenografico, costellata da due alti campanili.

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Sono presenti molte statue in stucco che raffigurano santi e papi, alcune di queste inserite in nicchie, opera del nipote di Giacomo Serpotta, Giovan Maria Serpotta.

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L'interno, molto ampio ed austero in pietra di Billiemi, è stato adibito a Pantheon dei siciliani illustri.
Vi sono numerose tombe, lapidi, cenotafi e targhe che commemorano il ricordo.
Fra le tante quella di Francesco Crispi, patriota e politico italiano.

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Ma è soprattutto la tomba di Giovanni Falcone che rende importante questa visita.
Si trova nella sesta campata della navata destra, davanti al monumento commemorativo dedicato al giurista Emerico Amari ritratto sulla sua cattedra di diritto penale.

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La bara di Falcone è stata portata in questa chiesa nel 2015, proveniente dalla tomba di famiglia del cimitero di Sant'Orsola.
"Eroe della lotta alla mafia", dice l'epitaffio sulla lapide.

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Ai lati, due lapidi commemorative delle vittime delle stragi di Capaci e via d'Amelio, per rendere omaggio alla moglie del giudice, Francesca Morvillo, al magistrato Paolo Borsellino e agli agenti di polizia.

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Anche ai parenti di Paolo Borsellino è stata proposta la traslazione in questo luogo, ma hanno rifiutato.


È possibile ammirare dall'alto la facciata della chiesa, salendo l'ultimo piano della Rinascente, dove il bar-caffè possiede una bella terrazza panoramica.

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4- ORATORIO DI SAN DOMENICO
Un'austera facciata classicheggiante conduce a questo piccolo oratorio adiacente la Chiesa di San Domenico, realizzato nel 1568, che conserva magnifici stucchi di Giacomo Serpotta, eseguiti fra il 1710 e il 1717.

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Dedicato alla Madonna del Rosario e a San Domenico, ha un bellissimo pavimento maiolicato a scacchi circondato da tele che rappresentano i Misteri del Rosario e, nella cappella, il capolavoro "La Vergine del Rosario con San Domenico e le Patrone di Palermo", di Antoon Van Dyck, 1627 circa.

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 Con l'obbiettivo di esaltare il significato teologico delle tele, fu dato incarico a Serpotta di realizzare l'apparato decorativo scultoreo, che fu sistemato al di sopra delle stesse dentro ad ovali di stucco ad altorilievo con episodi dell'Apocalisse.

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Nelle nicchie tra i dipinti, realizzò statue allegoriche delle Virtù, vestite con pizzi e drappeggi dello spirito rococò dell'epoca, di derivazione francese.

Allegoria Puritas, Purità o Purezza.

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 Serpotta firmava spesso i suoi lavori con una lucertola ("serpuzza") o un serpente, a richiamare il suo cognome, come nel caso della colonna dorata su cui poggia l'allegoria Fortitudo, Fortuna.

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Il lavoro effettuato da Giacomo Serpotta per questo oratorio conferma la sua maturità artistica. 





5- ORATORIO DI SANTA CITA

È del Seicento ed è adiacente la Chiesa di Santa Cita. Vi si accede attraverso un portale sormontato da uno scudo marmoreo, un cortile, una scalinata e un loggiato interno.

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L'oratorio fu realizzato con l'obbiettivo di esaltare l'intervento della Madonna nella lotta fra cristiani ed infedeli al fine del proselitismo.

Serpotta, incaricato di decorare in stucco l'ambiente, vi ha lavorato per tre anni, dal 1686 al 1689 e, nonostante si tratti di uno dei suoi primi lavori su commissione, ha realizzato un autentico capolavoro:
"La Battaglia di Lepanto", sulla controfacciata, che raffigura la celebrazione retorica della vittoria dei cristiani contro i turchi.

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Il bassorilievo è incorniciato da tendaggi sorretti da centinaia di putti, per i quali prese a modello i monelli di strada di Palermo.

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Sotto al riquadro della Battaglia di Lepanto, sono raffigurati due giovani emaciati, simbolo degli orrori della guerra.

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Sulle pareti laterali sono rappresentati i Misteri del Rosario, attraverso un raffinato ciclo plastico:

- teatrini

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- angeli e putti che sembrano giocare fra di loro arrampicandosi sulla cornice della finestra, facendo capolino da ghirlande floreali, voltando le spalle in maniera irriverente.

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- statue allegoriche che sorreggono vari oggetti dorati:
 un liuto,

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 spada e scudo,

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 e l'immancabile firma dell'artista, il serpente.

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L'altare maggiore è arricchito dalla bella tela di Carlo Maratta, "Madonna del Rosario", 1695.

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6- MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE ANTONIO SALINAS

Il Museo Archeologico di Palermo si trova all'interno di un ex monastero rinascimentale, un tempo casa dei padri della congregazione di San Filippo Neri.

Palermo-Museo-Archeologico



L'edificio pervenne allo Stato Italiano nel 1866, in seguito alla legge che soppresse gli ordini religiosi.

Confluirono nelle sue sale collezioni appartenenti al museo dell'università di Palermo, reperti archeologici provenienti dagli scavi di Pompei donati dai sovrani borbonici e acquisizioni nel settore della numismatica.

Tuttavia si distinse dagli altri similari per merito dell'archeologo Antonio Salinas, che ne fu il direttore per oltre 40 anni, dal 1873 al 1914.

Oggi vi sono soprattutto reperti e manufatti dei popoli che hanno determinato la storia della Sicilia: fenici, punici, greci, romani e bizantini, ma anche altri popoli, come egizi ed etruschi.

È considerato uno dei più importanti d'Italia per la bellezza delle raccolte e particolarmente per i reperti di Selinunte.

Il busto di Salinas nel chiostro maggiore dello scultore Ettore Ximenes.

Palermo-Museo-Archeologico



Pur possedendo una delle più ricche collezioni archeologiche d'Italia, testimone della storia siciliana in tutte le sue fasi dalla Preistoria al Medioevo, attualmente solo il piano terra è aperto al pubblico, il primo e il secondo piano sono in restauro dal 2009.

Si viene accolti dal primo suggestivo
 CHIOSTRO MINORE,
 ornato da una fontana con tritone, del '500.

Palermo-Museo-Archeologico





Le tartarughe in posa dentro la fontana sembrano sculture, in realtà sono vere!

Palermo-Museo-Archeologico



Fra il chiostro minore e il chiostro maggiore la
 SALA DIDATTICA. 

Palermo-Museo-Archeologico





Qui esposto il frammento di statua raffigurante Bes, nobile della città di Mendes, granito grigio, XXVI dinastia (672-525 a.C.).
Il dignitario è rappresentato nella tipica posizione dello scriba, lo si deduce dalla parte inferiore, che si trova al museo del Cairo.
Sul dorso un'iscrizione geroglifica.

 Palermo-Museo-Archeologico





IL CHIOSTRO MAGGIORE
Un secondo chiostro verdeggiante mostra una serie di statue e sarcofagi, dal mondo fenicio all'età ellenistica.

Palermo-Museo-Archeologico





Entrando a destra, iscrizioni e sarcofagi romani riutilizzati nel medioevo per seppellire nelle chiese della città gli esponenti dell'aristocrazia.

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Sarcofago delle Amazzoni, 170 d.C. circa, marmo.

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Sarcofago romano riutilizzato nel 1318 per la sepoltura del miles Nicola de Maida senior.
La cassa è del II-IIIsec. d. C., il coperchio è del 1318.

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Entrando a sinistra diverse opere raggruppate per centri di rinvenimento.

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La Statua Colossale di Claudio,
 raffigurato come di Giove Capitolino (Zeus), seduto e con in testa una corona civica di quercia, copia da un originale in marmo conservato al museo Biscari di Catania.

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La Statua dello Stagnone
Deve il nome al luogo del ritrovamento, la laguna dello Stagnone di Marsala (Trapani).
Il torso appartiene a una statua di altezza superiore ai 2 metri (m. 2,30-2,40); seppure realizzata localmente, come dimostra la calcarenite locale, ripropone un'iconografia egittizzante, con un gonnellino di tipo egiziano (shenti).
Probabilmente si tratta di una scultura raffigurante una divinità, di arte fenicio-cipriota di età arcaica (VI sec. a.C.).

Palermo-Museo-Archeologico




La parte più spettacolare di questo museo si trova al termine del secondo chiostro:
i fregi decorativi dei templi di SELINUNTE, di epoca arcaica e classica, collocati in uno spazio che era la terza corte del convento, oggi denominato "agorà".

Palermo-Museo-Archeologico






Palermo-Museo-Archeologico





SELINUNTE
Selinunte era un'antica città greca della Sicilia, V-III sec. a.C.
I ruderi della città costituiscono il parco archeologico più grande d'Europa.

Palermo-Museo-Archeologico



Nel museo Salinas sono conservati elementi architettonici e decorativi appartenuti ai vari templi della città.

Gli edifici meglio conservati a Selinunte sono il tempio C e tempio E (il cosiddetto tempio di Hera).


Il tempio C.
Di questo tempio, nel sito archeologico, è visibile uno dei lati lunghi e il museo conserva la ricomposizione della decorazione del frontone:
la grande maschera della Gorgone.

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©pjt56-wikipedia




La maschera è stata ricavata dai disegni del 1926 dell'archeologo Ettore Gabrici (il più grande gorgoneion esistente nell'architettura greca).

Palermo-Museo-Archeologico




Nell'agorà sono esposte anche le 17 gronde leonine del Tempio della Vittoria di Himera (Termini Imerese, Palermo). 
Il tempio era stato costruito nel 480 a.C. per festeggiare la vittoria dei Greci sui Cartaginesi.

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Il TEMPIO E (tempio di Hera)


Di questo meraviglioso tempio, il meglio conservato attraverso interventi di anastilosi (anche se oggi è in situazione di criticità), rimangono 4 metope intere conservate nel museo. 

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©AdiJapan-wikipedia


Le metope sono gli elementi architettonici del fregio dell'ordine dorico dell'architettura greca e romana.
Si tratta di una formella di pietra, scolpita a rilievo, posta in alternanza con i triglifi, che sono tre scanalature verticali.

Del TEMPIO E si sono conservate 4 metope intere raffiguranti, da sinistra:
- Eracle che uccide l'amazzone Antiope
- le nozze di Zeus con Hera
- Atteone che viene dilaniato dai cani di Artemide

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- Athena che uccide il gigante Encelado (ultima a destra).

Palermo-Museo-Archeologico




Del TEMPIO C, oltre al gigantesco gorgoneion visto nell'agorà, si conservano 3 metope.

Palermo-Museo-Archeologico




Da sinistra:
- la quadriga di Apollo (il dio era affiancato dalle figure di Elios e Selene: lacunose).

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- Perseo alla presenza di Athena, decapita Medusa e conseguente nascita di Pegaso.

Palermo-Museo-Archeologico





- Eracle, catturati i Cercopi (folletti-ladri), li porta via sospesi a una pertica a testa in giù.

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Il percorso prosegue con le metope dei templi Y ed F e altre sculture.

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JOLE BOVIO MARCONI

Trovo sia importante ricordare per questo museo la figura di Jole Bovio Marconi, archeologa, direttrice del Museo Nazionale di Palermo dal 1927 e poi Soprintendente di Palermo e Trapani.


Figura di spicco della cosiddetta Arte Liberata, quei capolavori salvati dalla distruzione della seconda guerra mondiale. 


©madonielive.com



Accesa femminista, convinta che il suo essere donna sia stato un freno alla sua carriera, con fortissimo temperamento, con una assoluta noncuranza del pericolo riesce a realizzare un’impresa sensazionale che rappresenta solo un capitolo dei suoi meriti nei giorni della guerra: riesce a far trasportare dal Museo Salinas fino al convento di San Martino delle Scale, le Metope di Selinunte (una per ogni viaggio perché troppo grandi e pesanti), salvandole così dalla distruzione dei bombardamenti.


Questa operazione venne effettuata entro il 3 aprile 1943.


©museosalinas/paginafacebook

Il 5 aprile un bombardamento danneggia una parte del museo, lei rimane nei suoi uffici, affronta i bombardamenti, evita che la confusione e i danni provochino il saccheggio del museo, fa riparare i danni per quanto possibile, rincuora il personale.


Per gli sgomberi dei musei nel '39 fino al '43 riesce a organizzare il trasporto da Palermo di 220 casse di beni e di 135 gabbie.


Ed è sempre lei a collaborare da subito con i Monuments Men alleati sbarcati in Sicilia.

(a riguardo ricordo l’interessantissimo film omonimo per la regia di George Clooney, 2014).


Jole, in pieno fascismo, capovolge il luogo comune amato dal regime, delle donne sottomesse agli uomini persino negli uffici, dirige tutte le operazioni, stabilisce i tempi, sollecita l’amministrazione centrale per avere risorse economiche destinate agli imballaggi e ai trasporti.


Al termine della guerra si occupò della ricostruzione e risistemazione del museo, tanto che se Antonio Salinas è colui che creò il museo, Jole Bovio Marconi è considerata colei che lo ricreò nuovamente.

Dopo vari interventi, nell’aprile del '52 riuscì a portare a termine la sua opera e a riaprire il museo con una nuova e moderna esposizione delle collezioni.


Nel 1964 ricevette la Medaglia d’Oro al Merito della Cultura, dell’Arte e della Scuola del Ministero della Pubblica Istruzione e ricevette il titolo di Commendatore della Repubblica.






Il Museo Archeologico ci illumina sulla civiltà che nei tempi antichi fiorì in Sicilia e chiude il percorso del mandamento La Loggia, quartiere di vie dall'impianto medievale, ricco di storia e di arte.

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Il museo si trova a dieci minuti a piedi dal Teatro Politeama, la prossima tappa.



           → Teatro Politeama e MONDELLO





Bibliografia:
-Bell'Italia n.47, marzo 1990, Editoriale Giorgio Mondadori.
-cartelli esplicativi all'interno del Museo Archeologico.



Sitografia:


Podcast:
-"Vucciria a Palermo raccontata da Giorgio Vasta", programma "Le Meraviglie", Radio 3, 06/01/2018.
Il quartiere della Vucciria mostrato in tutte le sue contraddizioni.




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