via Leone Pesci, 17 - Bologna
L'Oasi dei Saperi è un'area naturalistica e laboratorio ambientale didattico dell’ex Centro Avicolo di Corticella.
Un’area verde della città di Bologna, salvata nel 2003 dalla speculazione edilizia.
Il merito va a un gruppo di cittadini, abitanti della zona, che sono andati a costituire una associazione di volontariato.
L’associazione ha creato nel luogo un laboratorio ambientale e storico destinato alla fruizione delle scuole e della cittadinanza.
Si trova a nord della città di Bologna, con un'entrata difficile da intravedere, ma non difficile da raggiungere.
LA STORIA
Nel 1931 venne fondata una Stazione Provinciale di Avicoltura dal professor Alessandro Ghigi, rettore dell’Università di Bologna.
In seguito prenderà il nome di Centro Avicolo.
Il professor Ghigi ha vissuto tutta la sua vita (1875-1970) a → Villa Ghigi, oggi conosciuta come parco cittadino.
Nel Centro Avicolo si tenevano studi e sperimentazioni su vari animali da cortile, fauna selvatica e anfibi.
Inoltre verrà costituito L’Istituto Nazionale di Apicoltura.
Con la graduale dismissione del centro avicolo, negli anni '90 l’area venne acquistata da un costruttore che progettò di demolire tutte le strutture e gli alberi secolari.
I cittadini si batterono per mesi per far sì che l’area venisse salvaguardata.
La battaglia venne vinta ottenendo la tutela dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici.
Il Comune di Bologna decise di acquistare l’area e destinarla in gestione all’Associazione di volontariato Oasi dei Saperi, quell’insieme di cittadini che tanto si erano battuti per salvarla.
LE AREE A TEMA
Sono andata a visitare l'oasi accompagnata da Mauro Trigari, presidente dell’associazione, grande appassionato (come tutti gli altri volontari che sono una dozzina), colui che per primo si accorse tanti anni fa che lo spazio e i manufatti storici del Centro Avicolo sarebbero stati smantellati.
L’area si trova circondata da palazzi condominiali, come quelli che avrebbero occupato completamente lo spazio se i cittadini non si fossero opposti.
Una visione dall’alto lascia individuare le aree a tema, mantenute con ciò che esisteva o create nel corso del tempo.
I PERCORSI DIDATTICI
In ognuna di queste aree si inseriscono uno o più percorsi didattici proposti dall'associazione.
A seguire un itinerario che tocca i vari punti di interesse.
Entro nell'oasi.
BOSCO DI GELSI
La prima tappa è l'area del gelseto, diventata rifugio di varie specie di uccelli, ricci, ghiri e scoiattoli.
La crescita naturale ha portato il gelso a produrre ramificazioni importanti, tanto da creare il luogo suggestivo, soprattutto per i bambini in visita didattica.
Per loro il bosco si chiama anche Bosco Magico, perchè qui vivono Elfi, Gnomi, Fate e Folletti e naturalmente l'albero di questo bosco, chiamato Nonno Gelso.
Vengono effettuati solo interventi conservativi nella crescita spontanea delle piante, per mantenere la sicurezza in caso di visite, come in questo caso, dove un ramo troppo lungo e pesante avrebbe potuto cedere sotto il suo peso.
BOSCO DELLA SCIENZA
Percorro via dei Gelsi, ex viale d'accesso del Centro Avicolo, accompagnata da altre aree a libera evoluzione, cioè senza potature sistematiche ma interventi conservativi per preservare la crescita spontanea delle piante e degli alberi, che offrono riparo e rifugio a uccelli, ricci, ghiri e scoiattoli.
A seguito della scelta del figlio del Professor Giorgio Celli di piantare un albero in ricordo del padre, nasce il Bosco della Scienza in occasione della Festa degli Alberi nel 2016.
L'Associazione ha pensato ad un luogo che potesse ricordare illustri scienziati bolognesi, con la piantumazione di alberi da frutto antichi.
L'organizzazione della Festa degli Alberi, fino ad oggi, prevedeva un saluto agli alberi dell'oasi e una lettura di poesie e frasi celebri di nativi americani come celebrazione durante la piantumazione dei nuovi alberi.
L'assegnazione del nome è avvenuta con estrazione di un biglietto, dove i bambini partecipanti avevano scritto il nome che volevano dare all'albero.
Vi è, ad esempio, un Melo Cotogno dedicato ad Alessandro Ghigi chiamato "Al".
Nella foto un Kako Vaniglia dedicato a Giovan Battista Ercolani chiamato "Margherita".
AULA STORICA
Le strutture recuperate che ospitano le aule didattiche sono tre.
Nella prima, destinata a vari laboratori, vi è conservata la documentazione storica.
Materiali didattici come poster di piante e animali, cancelleria, lenti di ingrandimento.
Sul retro una porzione di cassettiera (ricostruita) che un tempo occupava l'intero lato dell'edificio, dove i volatili entravano dall'interno, e i ricercatori, aprendo all'esterno, potevano selezionare e compilare statistiche.
Il controllo delle uova nel 1955.
IL TACCHINO LILLA DI CORTICELLA
Insieme all'allevamento, selezione e conservazione di polli, galline, faraone, anatre e colombi, qui a Corticella fu selezionato il Tacchino Lilla.
In fase iniziale era stato selezionato dal prof. Ghigi a Rovigo, nella Stazione Sperimentale di Avicoltura; si trattava di animali scelti a partire da un gruppo di colorazione blu (Slate).
In seguito ne affidò la selezione ad una sua allieva, Anita Vecchi, che operava a Corticella.
In suo onore la razza prese il nome di Lilla di Corticella.
Il Tacchino Lilla si era estinto ma, grazie alla collaborazione fra l'oasi e il professor Alen Guizzardi dell'Istituto Serpieri, è nato il progetto per riselezionarlo.
Quindi l'oasi è il luogo del primo nato e dove si è potuto riprodurre nuovamente.
AULA DI APICOLTURA
Nell'area delle api un edificio per il laboratorio di apicoltura.
Al muro esterno sono appesi gli strumenti dell'antica civiltà contadina.
Un tempo era la pulcinaia, oggi è l'edificio di riferimento quando si tiene la Festa del Miele nel mese di settembre (nello stesso giorno della vendemmia).
All'interno telaietti, smielatori, materiali didattici e una mostra fotografica.
Le arnie, collocate all'esterno, sono visibili attraverso una grande vetrata.
La vita naturale delle api prevede il letargo con i primi freddi. Il cambiamento climatico è diventato un serio problema per loro.
Le giornate ancora calde di novembre inoltrato, provocano un disorientamento e, come impazzite, ronzano senza meta e senza cibo attorno alle arnie.
Le OSMIE o Api Solitarie.
Le osmie si differenziano dalle api perchè non vivono in società complesse in cui ogni individuo ha un ruolo diverso, ma ogni femmina depone le proprie uova e se ne prende cura.
Raccolgono il polline attraverso file di setole sull'addome e non sulle zampette posteriori.
Sono impollinatrici eccezionali perchè il loro volo è molto veloce e visitano migliaia di fiori ogni giorno.
Purtroppo, mentre un tempo avevano abbondanza di luoghi dove fare il nido (canne spezzate o crepe nei muri), oggi ne trovano sempre meno, perchè i canneti sono rari e le case di campagna ristrutturate.
Inoltre la campagna è intensamente coltivata e viene fatto uso di insetticidi potenti. Per questi motivi le Osmie sono in rapido declino.
Sul muro esterno dell'Aula di Apicoltura è inserito un nido artificiale per le Api Solitarie.
BOSCO DEI NOCCIOLI
Mi dirigo verso il Bosco dei Noccioli e attraverso una zona ben curata, dove incontro papere e cigni neri.
Uno spazio con erbe officinali.
File di piccoli fabbricati in muratura un tempo usati come pollai.
In uno di questi si è creato un laboratorio di bachicoltura, tecnica ormai scomparsa.
La bachicoltura è l'allevamento del baco da seta per la creazione di bozzoli, da cui si ricava il filo della seta.
Nata in Cina, l'Arte della Seta costituì un fiorente mercato per secoli, a Bologna, Firenze e in Europa.
Con il secondo dopoguerra iniziò il declino, a causa della produzione di fibre sintetiche industriali.
Oggi la bachicoltura è riservata a pochissime aziende, che hanno una produzione artigianale di nicchia, e come esempio didattico.
Il bosco dei noccioli è suggestivo, con i suoi alberi alti dai rami spioventi, tanto da creare un arco sopra il mio passaggio.
Il suo fusto cespuglioso, lasciato in forma libera, può arrivare a 7 metri e la raccolta delle nocciole viene effettuata in agosto e settembre.
Sono piante predilette dal tartufo bianco e dal nero di Norcia.
In tutta l'area sono collocati nidi artificiali per uccelli, pipistrelli e mangiatoie per il nutrimento nei mesi invernali.
IL MACERO
Il macero, già esistente nel XVII secolo, aveva la funzione di macerare la canapa, coltivata nelle nostre campagne. Le piante della canapa necessitavano di prolungati periodi di "ammollo" per poter essere lavorate.
Durante la permanenza del Centro Avicolo il macero fu trasformato in stagno per l'allevamento degli uccelli acquatici.
Prima che i cittadini di Corticella si opponessero alla trasformazione dell'area, era prevista la copertura.
Oggi è uno stagno diventato habitat per Germano Reale e Rospo Smeraldino.
Splendidi Cipressi Calvi (o di Palude) incorniciano il vecchio macero. Il loro portamento è piramidale e maestoso, può raggiungere anche i 40 metri di altezza.
AULA DEL VINO, DEL PANE E DELLA CANAPA
L'ultimo edificio/laboratorio è preceduto da un forno in terra cruda, creato da artisti volontari, a forma di tacchino.
La cottura del pane dà luogo ad un laboratorio, che ripercorre i processi di coltivazione e lavorazione: dal grano al pane.
L'edificio è circondato da un largo prato dove, a settembre, viene organizzata la Festa della Vendemmia e i bambini vengono invitati a pigiare l'uva a piedi nudi.
Ad aprile la Festa dell'Imbottigliamento.
All'interno, l'Aula del Vino, con le attrezzature per realizzare il percorso del vino.
Sono ben esposte le bottiglie, una per ogni anno di vendemmia.
Le poche quantità di miele e vino prodotti dall'Associazione rendono questi beni molto preziosi, anche e soprattutto perchè realizzati in collaborazione con i ragazzi partecipanti.
Nello stesso edificio l'Aula della Canapa, con un laboratorio legato al macero.
Nell'aula sono esposte le attrezzature usate in passato per la lavorazione e filatura della canapa, come telai e pettini.
AULA ALL'APERTO
Qui le insegnanti possono leggere sul leggìo mentre gli alunni ascoltano seduti su tronchi d'albero.
ORTO BOTANICO
Nell'orto botanico vi sono diverse piante officinali e una bacheca con schede informative.
Spicca la grande pianta rampicante di Luppolo, famosa per la produzione della birra, con le sue belle infiorescenze.
Le infiorescenze autunnali del Luppolo.
Ogni altra parte della pianta non è commestibile.
Il Mirtillo.
A lato, un compost di rifiuti organici per fertilizzare il terreno.
IL VIGNETO
Il vigneto è composto da otto filari di uva bianca di Montuni e Trebbiano, classici vitigni della pianura bolognese.
Quello del vitigno Montuni è un vino storico dimenticato, che in passato è stato molto presente, grazie alla sua ottima resistenza alle malattie della vite, ma anche per il suo vigore e la sua freschezza.
All'inizio di ogni filare vi è una rosa. Non è un vezzo estetico, ma un'utile "sentinella".
La rosa infatti manifesta prima della vite l'attacco di parassiti, quindi aiuta gli agricoltori ad intervenire sul vigneto, prima che il problema diventi fatale per la vendemmia.
La potatura è eseguita dagli studenti dell'Istituto Tecnico Agrario "A. Serpieri".
LA MEMORIA NEGLI ALBERI
Alcune piante stanno per essere sistemate nell'oasi, per ricordare persone care, come questo bellissimo ulivo.
In questo caso, il Nespolo Giapponese sembra ristabilito e in piena forma.
Nel 2019 l'assessore Lepore, a seguito di una visita presso l'area, ha annunciato un investimento di circa 700mila euro entro il 2022, per ristrutturare i fabbricati degli anni '30 fatiscenti e di restaurare quelli in attività che ospitano i laboratori.
Lo spazio ha bisogno di essere salvato dalla rovina.
Ogni anno qui si accolgono 3.500 ragazzi delle scuole di Bologna e centinaia di studenti stranieri, con un calendario di visite pieno per mesi.
La situazione Covid ha rallentato il progetto di ricevimento delle scuole, che riprenderà appena possibile.
L'oasi accoglie a braccia aperte chiunque abbia voglia di collaborare e donare un pò del suo tempo o della sua professionalità in campo naturalistico.
L'Oasi dei Saperi è la dimostrazione che lottare per un'idea che sembra impossibile, con il coraggio, l'impegno e la perseveranza, si possono ottenere grandi risultati.
Tenacia e perseveranza sono grandi virtù: credere in un progetto e portarlo avanti, senza arrendersi allo sconforto, nonostante gli ostacoli all'apparenza insormontabili della speculazione edilizia.
È alla portata di tutti, basta crederci veramente.
"Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, vorrei comunque piantare il mio albero di mele."
(Lutero)
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Bibliografia:
-resoconto visita guidata con Mauro Trigari, presidente dell'Oasi dei Saperi.
-targhe e plico informativo Oasi dei Saperi
-Repubblica Bologna, "A Corticella rinasce il cuore didattico dell'Oasi dei Saperi", di Valerio Varesi, 2019
Sitografia:
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