sabato 6 novembre 2021

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2021 - HERBERT LIST e BERNARD PLOSSU

 (torna a Biennale 2021 presentazione)


7 - HERBERT LIST
Palazzo Fava
via Manzoni, 2


©dipingereconlaluce.com


Herbert List (Amburgo 1903 - Monaco di Baviera 1975) è stato un fotografo tedesco. 

Dopo avere studiato storia della letteratura all’Università di Heidelberg, lavora nell’azienda paterna di importazione di caffè.

Rimane in azienda diversi anni come procuratore, ma la fotografia lo interessa ben più del suo lavoro. 

Stimolato da alcune amicizie e attraverso l’influenza di artisti come Giorgio de Chirico, René Magritte e Man Ray, nel 1930 inizia a fotografare in proprio. 

Numerosi i suoi contributi a riviste di moda come Vogue, Harper’s Bazaar e Life.
Diventa celebre per i suoi nudi maschili, composizioni austere e classiche, in bianco e nero, scattate in Italia e Grecia. 
Queste foto hanno fatto scuola nella fotografia moderna, in particolare Herb Ritts, palesemente influenzato dallo stile di List.

List sosteneva che "L’oggetto non è oggettivo. Sarebbe altrimenti inutilizzabile come mezzo artistico".
A lui premeva cogliere nell’immagine la magia dell’apparizione e la forza visionaria.

A partire dai primi anni '60 List praticamente abbandona la fotografia: nonostante fosse un fotografo famoso il suo stile non era più apprezzato in quegli anni.
Quando morì a Monaco nel '75 il suo lavoro era stato praticamente dimenticato, mentre oggi le sue foto sono esposte nei maggiori musei di tutto il mondo. 



LA MOSTRA
Favignana


Durante un viaggio nel sud Italia nel 1951, List visita Favignana.

Qui a Palazzo Fava sono esposte 41 fotografie che riprendono la lavorazione del tonno, fondamentale documento della storia locale.

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Quando List documentò il lavoro dei tonnaroti di Favignana, lungo le coste del trapanese erano ancora attive 11 tonnare e in quel 1951 risultarono catturati 6915 tonni, per un totale di oltre 8100 quintali. 

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I pescatori dell’isola di Favignana venivano assunti per tre mesi l’anno, da aprile a luglio, presso la Tonnara Florio. 

La mattanza è una tradizione viva ma destinata a scomparire; le immagini in sequenza celebrano la vita e la morte, trattando gli animali alla stregua di figure mitiche e i lavoratori appaiono come custodi di un sapere ormai superato. 

Gli scatti furono pubblicati dalla rivista "Sicilia" nel giugno del 1955. 

La Tonnara di Favignana è stata restaurata dalla regione siciliana nel 2010, con spazi interni destinati a museo. 
Un magnifico esempio di archeologia industriale.

Di seguito alcune immagini della mostra con le note di accompagnamento scritte dallo stesso List:
dal posizionamento delle reti ai festeggiamenti popolari in piazza dopo la fatica lavorativa. 
 
 La vetrina fotografica è una struttura che ricorda le vasche della tonnara.
 
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Lapide che ricorda come nell'anno del Signore 1848 in questa tonnara si uccisero 4345 tonni, superando la memorabile pesca del 1771.

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Nella camera della morte si tirano in superficie le grandi reti piene di tonni intrappolati.

I pescatori tirano in superficie un pesce per volta.

I pesci vengono uccisi con lance appuntite e recuperati.

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Tonno appeso alla fine della pesca.

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Enormi teste di tonno.

Servono due uomini per trasportare una testa.

Si rimuove l'organo riproduttivo del pesce maschio.

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Grandi tranci di tonno vengono puliti a mano e inscatolati.

Asilo infantile dello stabilimento Florio.

Le latte vengono fabbricate a mano. Un anello di gomma sull'imboccatura garantisce la sigillatura.

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Le latte di tonno vengono spedite in tutto il mondo.

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In piazza la gente festeggia la pesca dopo la mattanza.

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8 - BERNARD PLOSSU
Palazzo Fava
via Manzoni, 2


©rencontres-arles.com




Nasce a Dalat, Vietnam del Sud, nel 1945.

Inizia a fotografare a 13 anni durante un viaggio con il padre nel Deserto del Sahara. 

Studia filosofia all’Università di Parigi e termina gli studi a Città del Messico.

Nel 1966 partecipa come fotoreporter alla spedizione di un gruppo di etnologi inglesi nella giungla del Chiapas (Messico) e realizza fotografie diventate leggendarie, contenute nel libro Le Voyage Mexicain (1979).
Le immagini vengono scattate da un Plossu in perenne movimento: dagli autobus, dei treni, da vecchie camionette.

La sua ossessione di fotografo viaggiatore è identica a quella della sterminata bibliografia che rivela ogni suo viaggio o pellegrinaggio, libri a metà fra documento e taccuino di appunti.
Vorace accumulatore di immagini, onnivoro, qualsiasi cosa attragga il suo istinto lo cattura.

L’uso del mosso resta una tecnica che caratterizza l’intera sua opera: non solo "fotografo in movimento" perchè viaggiatore, ma "fotografia di movimento", il fotografare mentre lui stesso si muove, quasi non si ferma mentre fotografa, lo fa mentre sta camminando o mentre è su un mezzo.

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Giramondo per indole, si muove fra India, Alpi francesi, Senegal, Egitto, New Mexico, Italia e Nigeria e soprattutto California, dove si stabilisce per diversi anni e conosce Joan Baez, Janis Joplin, Allen Ginsberg, Henry Miller e altri protagonisti della cultura alternativa americana, quella della Beat Generation. 

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Nel 1988 viene celebrato da una retrospettiva al Centre Pompidou di Parigi e vince il Grand Prix de la Photographie in Francia.

Nel 1989 si trasferisce in Andalusia e infine in Francia nel 1992, dove vive a La Ciotat. 
La sua fotografia coincide con la sua biografia, all'interno dei suoi lavori possiamo trovare la sua vita.
Ha sempre la macchina fotografica con sè e la sua casa è un gigantesco archivio serbatoio di immagini, sulle quali continua a lavorare.

Le sue fotografie sono state esposte nei più grandi musei del mondo.



LA MOSTRA
Factory of Original Desires
(Fabbrica di desideri originali)


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Protagonista indiscusso della fotografia francese degli ultimi cinquant’anni, Plussu ha fotografato tutto il mondo attraverso uno sguardo curioso e concentrandosi sui dettagli della vita quotidiana. 
Certamente quindi l’alimentazione è uno dei soggetti su cui si è varie volte soffermato:
dalle grandi insegne dei diners del West americano (dove ha trascorso molti anni della sua vita) ai ritratti spontanei che ritraggono il rapporto fra le persone e il cibo.

Plossu espone in piccolo formato in quanto desidera, attraverso l'obbligato avvicinamento dell'osservatore, uno sguardo individuale. 

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Plussu fotografa il bisogno irrinunciabile del cibo attraverso il discorso complesso dell’intero sistema che non soltanto soddisfa questo desiderio ma lo alimenta.
Ecco apparire le immagini delle insegne e dei cartelloni pubblicitari, delle aziende e dei prezzi.

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Albuquerque, USA, 1978




Queste sue fotografie precedono l’esplosione della Pop Art, di cui è noto l’interesse per la produzione alimentare, ma le immagini sono molto diverse da quelle dei colleghi americani e inglesi, sono immagini sussurrate, centrate sui dettagli anziché su questioni più evidenti, ma di grande consapevolezza.

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Bernard_Plossu_MAST
Isola di Favignana, Italia, 2008



La mostra si conclude con scatti still life (l'equivalente di natura morta in pittura) dove  il salame con il coltello piuttosto che il cesto di pane, diventano il soggetto principe.

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