martedì 9 novembre 2021

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2021 - HANS FINSLER e JAN GROOVER

 (torna a Biennale 2021 presentazione)


9 - HANS FINSLER
San Giorgio in Poggiale
via Nazario Sauro, 20/2


©emuseum

Hans Finsler, nasce ad Heilbronn, in Germania, nel 1891 e muore a Zurigo, Svizzera, nel 1972.
Studia architettura a Stoccarda e Monaco e storia dell’arte a Monaco e Berlino.

È stato insegnante alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo, dove istituì il primo corso di fotografia, da cui emersero numerosi fotografi famosi.
Per integrare il suo stipendio iniziale come assistente, aprì uno studio per la fotografia di prodotto e pubblicitaria.
Molti prodotti svizzeri e gli edifici architettonici moderni, sono diventati noti al grande pubblico attraverso le sue fotografie.

È stato uno dei membri fondatori della Fondazione per la Fotografia, lanciata nel 1971.

È riconosciuto fra i più importanti esponenti della Nuova Fotografia e della Nuova Oggettività in fotografia.




LA MOSTRA
Schokoladenfabrik
(Fabbrica di cioccolato)


Hans_Finsler_MAST





La mostra è ospitata nella Chiesa di San Giorgio in Poggiale, oggi biblioteca della Cassa di Risparmio in Bologna, un luogo magnifico.

Hans_Finsler_MAST




È interamente dedicata e ad una serie realizzata da Finsler su commissione della fabbrica dolciaria tedesca Most. 

Hans_Finsler_MAST



Da sempre specializzato nella rappresentazione degli oggetti, le miniature di cioccolato e marzapane sono descritte nei minimi particolari: in parte comunicazione pubblicitaria e in parte arte grafica e scultorea.

Hans_Finsler_MAST





Hans_Finsler_MAST








Hans_Finsler_MAST




Le fotografie sono "accompagnate" dalle opere d'arte contemporanea presenti nell'edificio, come l'opera "Campo dei Fiori", di Claudio Parmiggiani.

Hans_Finsler_MAST






Il ciclo "Cattedrale", di Piero Pizzi Cannella.

Hans_Finsler_MAST





________________________________




10 - JAN GROOVER
MAMbo
via Don Minzoni, 14


Bruce Boice, ca.1968 © Musée de l'Elysée
Jan Groover Archives



Jan Groover nasce nel New Jersey, USA, nel 1943.

Studia pittura e disegno al Pratt Institute di New York e alla Ohio State University. 
Dopo anni trascorsi a dipingere, l’artista si rivolge alla fotografia all’inizio degli anni '70 per il desiderio di non dover più inventare cose, nella fotografia c’era già tutto, come lei stessa afferma, ma il suo lavoro fotografico si rifà alla sua sensibilità pittorica.

Alcuni primi lavori sono dittici e trittici, forme popolari nell’arte medievale e rinascimentale e, obiettivo principale, la natura morta ispirata a Paul Cézanne e Giorgio Morandi.

Nel '71 scatta quella che considera la sua prima, vera foto: un dittico, in bianco e nero, composto da due stampe a contatto 24x36 su un foglio di carta. Un lavoro concettuale e molto importante per la Groover: tutto il suo lavoro successivo fa riferimento a questo piccolo dittico. 
Dice Bruce Boice, pittore, critico d'arte e marito dell'artista: "La negazione o l'assenza non può essere fotografata. Ma il piccolo dittico non mirava a questo. C'era piuttosto l'idea di mostrare che il campo è importante quanto la mucca".

Jan_Groover_MAST



La Groover è anche una pioniera delle pellicole a colori. Negli anni '70 la fotografia a colori stava cercando di legittimarsi nel mondo dell’arte, che fino ad allora aveva apprezzato solo la fotografia in bianco e nero. 


Nel 1991 si trasferisce in Francia con il marito, dove continua la sua sperimentazione attraverso varie tecniche di stampa, in particolare quella del platino-palladio, un processo in bianco e nero di cui si faceva uso negli anni '70 dell’Ottocento e che richiede tempo, un processo lento reso obsoleto dai processi di camera oscura più veloci ed economici arrivati successivamente.

Jan Groover muore nel 2012 a Montpon-Ménestérol, comune francese della Dordogna. 



LA MOSTRA
Laboratory of Forms
(laboratorio delle forme)


Jan_Groover_MAST




Questa mostra proviene da Photo Elysée di Losanna, grazie alla donazione del marito, dove è conservato l’intero archivio dell’artista, e si tratta della sua prima retrospettiva in Italia. 

Jan_Groover_MAST



Si apre con il docu-film "Jan Groover: 2017 An Intimate Portrait", regia e produzione Tatyana Franck, Thierry Spitzer, 18 minuti, di cui un estratto di 5 minuti si può trovare qui → An Intimate Portrait (©Photo Elysée, Lausanne).

Il marito Bruce Boice descrive il lavoro dell'artista Jan Groover.

Jan_Groover_MAST






Jan_Groover_MAST




 Fino agli anni '70 il colore veniva associato alla fotografia commerciale o alle istantanee scattate da dilettanti ma in occasione della mostra personale della Groover al MoMA nel 1987 il critico Andy Grundberg scrisse sul New York Times: "Nel 1978 una mostra (Sonnabend Gallery, N.Y.C.) delle drammatiche fotografie di natura morta di oggetti nel lavello della cucina ha fatto scalpore. Quando una di queste foto è apparsa sulla copertina della rivista Artforum, è stato un segnale che la fotografia era arrivata nel mondo dell’arte, completa di un mercato per sostenerla".

©Artforum, n.5 vol. 17, gennaio 1979.





Lo still life, equivalente fotografico della natura morta in pittura, occupa il posto centrale di tutta la sua opera, come l'esemplare serie Kitchen Still Lifes (1977-1980).

Gli oggetti da cucina così banali si elevano fino a diventare sublimi attraverso l'arte di Jan Groover.

Jan_Groover_MAST








Jan_Groover_MAST







Jan_Groover_MAST







Selezione di Polaroid, c. 1978/1979
Stampa istantanee a colori

Jan_Groover_MAST







Tabletop Still Lifes (1982-1986)
(stampe al platino-palladio)

Senza titolo, c. 1989

Jan_Groover_MAST







Jan_Groover_MAST





Accostando lo still life di Jan Groover allnatura morta di Giorgio Morandi, uno degli artisti cui lei si è ispirata, la Biennale di Foto/Industria trova l'occasione per avvicinare questi due grandi maestri proprio a Bologna.

Il tavolo di composizione e oggetti proviene dallo studio di Giorgio Morandi in via Fondazza 36 a Bologna.

Alla parete Giorgio Morandi, Natura morta, 1958, Museo Morandi.

Jan_Groover_MAST






La riscoperta del platino
Il procedimento al platino è stato brevettato nel 1873 dall’inglese William Willis e permette di realizzare stampe con una resa simile all’incisione, fra nero profondo e grigio tenue.

Il platino a volte viene sostituito o inserito al palladio, riscaldando così i toni della stampa facendoli virare verso il marrone.

Caduto in disuso, nel 1979 Jan Groover scopre il procedimento grazie ad un collega e adotta questa tecnica che la porterà ad esplorare altri generi oltre la natura morta: il paesaggio, il ritratto e il nudo.




Corpi
Dal libro Pure Invention: The Tabletop Still Life, 1990:"Probabilmente mi stavo liberando di tante idee concettuali. Le fotografie di parti del corpo, immagini di gambe o ginocchia, illustrano molto bene questa mia nuova relazione col mondo. Le persone in genere non sono nude, è un dato di fatto. Semplicemente non è normale. La soluzione era quindi la carne, e per ottenere la carne, bisogna guardarla. Immagino le persone come dei peperoni verdi.".


Senza titolo, c. 1981
stampe al platino-palladio

Jan_Groover_MAST




La Banquet Camera
(fotocamera per banchetti)
In Francia utilizza la cosiddetta macchina fotografica "da cerimonia". Veniva usata infatti nei grandi ricevimenti o per foto panoramiche di gruppo, la cui nitidezza permetteva di identificare le persone ritratte.

Fotocamera Korona antica 11x14
©Diario fotografico di Yaum



Poichè i negativi sono di grandi dimensioni (30x50 cm), lo scatto originale non ha bisogno di essere ingrandito o manipolato e la Groover con questo apparecchio si dedica alla tecnica del platino-palladio.

Jan_Groover_MAST




Paesaggi industriali e vedute urbane

Senza titolo 1981-1982
stampe al platino-palladio

Jan_Groover_MAST



Greeks
Il libro Greeks (1984) è realizzato con materiali preziosi: la pergamena della copertina, il morbido cuoio per manoscritti di pregio e il platino, metallo nobile.
La pubblicazione vede circa 30 stampe al platino-palladio raffiguranti alcune delle statue greche esposte al Metropolitan Museum of Art di New York.
Alle immagini frammentate si mescolano i testi del marito e della poetessa Ann Lauterbach, dando vita alle immagini, anche se il più delle volte la Groover si rifiuta di mettere didascalie alle sue opere, sempre attenda a non veicolare alcun tipo di messaggio.

Jan_Groover_MAST



Negli ultimi anni di vita, a causa della malattia, è costretta a rinunciare alla banquet camera, troppo pesante e ingombrante.
Torna quindi di nuovo al colore, con il supporto della tecnologia digitale.

Jan_Groover_MAST




In quasi quarant'anni Jan Groover ha dato vita ad una produzione cospicua, che questa retrospettiva ha voluto ripercorrere.

Come per il MAST, la mostra al MAMbo prosegue fino al 2 gennaio 2022.

__________________________





Nessun commento:

Posta un commento