giovedì 16 novembre 2023

HICHAM BENOHOUD e CÉCILE B. EVANS - BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2023

BOLOGNA

(torna a Biennale 2023 presentazione)




11 - HICHAM BENOHOUD
San Giorgio in Poggiale
via Nazario Sauro, 20/2


©loftartgallery.net

Benohoud è un artista di Marrakesh, nato nel 1968.
Dopo aver conseguito il diploma di maturità in arti plastiche nel 1987, ha insegnato alla scuola superiore e in seguito si è dedicato alla professione di artista visivo. 

Dal 1998, con il suo lavoro, di ispirazione surrealista, esplora la cultura e le strutture sociali marocchine attraverso fotografia, performance, pittura e installazioni.

Nel 2003 completa i suoi studi presso la scuola superiore di arti decorative di Strasburgo in Francia.

Il suo lavoro è stato presentato in diverse istituzioni internazionali e le sue opere sono parte delle collezioni permanenti al Centre Pompidou di Parigi e alla Tate Modern di Londra.



LA MOSTRA
"La Salle de Classe"
(l'aula scolastica)


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Il gioco favorisce la consapevolezza di sé e degli altri fin dall'infanzia, influenzando le diverse fasi della vita, e Benohoud descrive questo processo.

Tra il 1994 e il 2000, realizza la serie "La Salle de Classe" mentre insegna arte a Marrakech.

Sviluppa uno stile che si basa su immagini create attraverso la messa in scena di oggetti, prendendo in prestito materiali della classe per creare scene insolite e non convenzionali.

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Nel suo percorso di insegnante, comprende presto l'incompatibilità tra la sua vocazione artistica e l'insegnamento tradizionale. Per sconfiggere la noia, propone un'attività performativa ai suoi studenti, senza un intento artistico iniziale.

L'aula diventa uno studio fotografico, con studenti che agiscono da modelli e protagonisti, esplorando dinamiche tra individui e autorità. L'artista, originariamente pittore, è una persona molto ansiosa, ama avere tutto sotto controllo, quindi vede nella fotografia un mezzo più sicuro, più istantaneo, ma vuole comunque avere una sorta di controllo e prepara ogni scatto con disegni e schizzi, eliminando l'improvvisazione nell'opera finale.

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Stabilisce regole simili a un gioco: niente oggetti esterni in aula per esplorare il rapporto tra ambiente e individui, e casualità nella scelta degli studenti. Tuttavia, infrange subito la prima regola, introducendo prolungamenti esterni che accentuano la sensazione di chiusura.

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 In classe, spiega il suo intento in 10 minuti, chiedendo ai ragazzi sullo sfondo di seguire il programma, mentre pone uno o massimo tre soggetti in primo piano, simboli di non conformità alla collettività.

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I ragazzi, soprattutto in primo piano, sembrano poco entusiasti della fotografia, ma dobbiamo pensare che era il 1994, quindi ancorati alla visione tradizionale di immagini familiari. Oggi, i giovani di 13 anni interagiscono con la fotografia in modo diverso grazie ai telefonini.

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Nel progetto, i ragazzi partecipano marginalmente, costruendo dispositivi con oggetti trovati in aula, determinando così i ruoli all'interno dell'ambiente, ma il controllo è principalmente del professore.

Il professore esaudisce le richieste dei ragazzi per nuove attività, creando un corso ad hoc, ma vuole che l'educazione artistica rimanga il suo "gioco".
Quindi, nonostante il suo intento iniziale fosse criticare l'autorità attraverso il gioco e la fotografia, il professore finisce per diventare un'autorità a sua volta, offrendo così una riflessione sul piano sociale e politico.

La scelta del bianco e nero non è poetica, ma dettata dalla povertà e dalle limitate risorse nel 1994 a Marrakesh. Le foto sono stampate manualmente e personalmente dall'artista per questa la mostra, con gelatina ai sali d'argento. 

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Intervistato sul ruolo dei genitori riguardo al progetto, riferisce che, occupati a sbarcare il lunario, mostrano scarso interesse, mentre l'autorità scolastica è indifferente.

 L'artista sottolinea l'assenza di manipolazioni fotografiche, come nel gioco prospettico di un ragazzo che dà l'illusione di fluttuare sul tavolo, una pratica onesta e difficile da realizzare prima dello scatto.

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In questa serie fotografica i giovani soggetti sono catturati poco prima che la generazione venga travolta dai social e dai selfie.
In un'epoca, quella degli anni '90, in cui la posa fotografica è ancora rara e causa imbarazzo, le immagini offrono uno sguardo sul futuro della società, rivelando sogni e misteri dei suoi membri attraverso un gioco semplice e elementare: il posare davanti a una macchina fotografica.

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12 - CÉCILE B. EVANS
MAMbo
Via Don Minzoni, 14


©apollomagazine


Cécile B. Evans, nata nel 1983, è un artista di origini americane e belghe.
Nei primi anni ha studiato recitazione metodica e teatro sperimentale alla New York University. Dopo un periodo come attrice, ha abbracciato l'arte. Ha svolto diversi lavori, tra cui truccatrice, barista, cameriera e critica gastronomica. Ha vissuto a New York, Berlino e attualmente risiede a La Plaine Saint-Denis, a nord di Parigi.

 Le sue opere esplorano l'emozione e la ribellione contro sovrastrutture ideologiche, fisiche e tecnologiche e sono conservate in collezioni pubbliche, tra cui il MoMA di New York, il Whitney Museum negli USA, il Centre Pompidou in Francia.


LA MOSTRA
"Reality or not"


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Il film indaga la creazione di realtà, esplorando aspetti filosofici, culturali, politici ed economici legati al processo. Approfondisce l'impatto della cultura digitale sulla condizione umana, mettendo in luce come essa amplifichi e evidenzi le diverse narrazioni in una società dominata da molteplici realtà.

Questo progetto è concepito sia come singolo film che come installazione.




L'INSTALLAZIONE


L'istallazione del progetto "Reality Or Not" accompagna e sostiene la proiezione video attraverso immagini alle pareti e manufatti di arte contemporanea.


"The Antiuniverse is created"
(viene creato l'universo)
Inchiostro eco-solvente su strati di pellicola poliestere trasparente, stampe inkjed, stampe a sublimazione, nastro UV, vernice acquerello blockx, penna, 2022.

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"Tree of life (Blue)"
(albero della vita blu)
Stampa C, stampa metallizzata Kodak e stampa UV in vetro, 2014.
Dopo la morte di Phillip Seymour Hoffman, avvenuta nel febbraio 2014, è stato riferito che sarebbe stato sottoposto a rendering digitale per il completamento del film di Hunger Games; il suo regista avrebbe poi definito questa proposta "una cosa orribile".
Come gli spettri di Solaris (1972) di Tarkovksy, il fantasma PHIL occupa una sorta di inquietante mezza vita: come un originale da cui si è completamente rimosso.


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"Phil"
Stampa 3D, carrello dati personalizzato, 2014.

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"ML at Home with bird"
(ML a casa con un uccello)
Inchiostro eco-solvente su strati di pellicola poliestere trasparente, stampe inkjed, stampe a sublimazione, nastro UV, vernice acquerello blockx, carta da stampa ruvida, penna, 2022.

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"A Collective of Renders"
(un collettivo di rendering)
Inchiostro eco-solvente su strati di pellicola poliestere trasparente, stampe inkjed, stampe a sublimazione, nastro UV, vernice acquerello blockx, carta da stampa ruvida, penna, 2022.

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"What a feeling"
(che sensazione)
Stampa 3D, carrello dati personalizzato, 2014.
La telecamera si allontana dal volto del narratore per rivelare che lo chalet è una replica esatta dello chalet utilizzato come set di una famosa serie televisiva.
Lo chalet si trova sul tetto di un edificio situato nel quartiere di produzione cinematografica di un sobborgo industriale a nord di Parigi. 

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Prima di entrare nella Sala delle Ciminiere è necessario indossare i calzari.

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IL FILM
"Reality Or Not"
video HD 35' 30"


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Il film racconta la storia di studenti di un liceo a nord di Parigi coinvolti in un reality show che li spinge a manipolare la realtà. Ispirandosi all'autogoverno parigino del 1871, i giovani esplorano nuovi modi di esistere, affrontando sfide come la limitazione della soggettività individuale e la necessità di trovare soluzioni condivise.

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Nel gruppo giovanile, i nuovi modi di esistere si manifestano attraverso "trasferimenti" che permettono agli studenti di esplorare realtà diverse, ciascuna con ambienti e personaggi unici. Tra di essi spiccano ML, ex partecipante a The Real Housewives e chiaroveggente programmatrice, una farfalla con nuvole disegnate sulle ali, Broadixea, ispirata a Boadicea, regina degli Iceni, un gruppo di rendering scartati di un influencer virtuale che formano un collettivo di lavoro e un antiuniverso con spazio, tempo e atmosfera propri.

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L'opera sfida la distinzione fra reale e virtuale nel mondo contemporaneo, esplorando le implicazioni psicologiche e cognitive di questa fusione.

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 → IL MAST





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Bibliografia:
-pannello informativo mostra "La Salle de Classe".
-pannello informativo mostra "Reality or Not".


-resoconto visita guidata organizzata dalla Fondazione MAST per "La Salle de Classe".


Sitografia:

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