lunedì 29 settembre 2025

PIAZZA DI PORTA RAVEGNANA

 BOLOGNA


Piazza di Porta Ravegnana, anticamente chiamata Porta Ravennate perchè da qui ha origine la via San Vitale diretta a Ravenna, è una delle piazze più conosciute di Bologna, celebre per la presenza delle Due Torri, simbolo della città.

Statua di San Petronio in Piazza di Porta Ravegnana a Bologna.


LA STORIA

Ai tempi della Bologna romana, la città era racchiusa nelle mura di selenite e si estendeva su appena tre ettari. Successivamente, durante l’invasione longobarda, furono costruite nuove fortificazioni sul lato est delle mura, dando origine alla cosiddetta "addizione longobarda".

L’insediamento longobardo aveva una forma semicircolare, con fulcro nell’area dell’attuale Piazza di Porta Ravegnana, da cui si diramavano a raggiera strade visibili nelle odierne via Zamboni, via San Vitale, Strada Maggiore, via Santo Stefano e via Castiglione.

Nella mappa seguente, le cerchie murarie di Bologna:

- tracciato ipotetico della cinta romana in selenite
- addizione longobarda
- Cerchia del Mille (dei torresotti)
- "Circla" (attuali viali di circonvallazione)

Foto da ©Mura di Bologna/wikipedia



Gli edifici di rilievo nella piazza:

1- LE DUE TORRI

2- STATUA DI SAN PETRONIO

3- PALAZZO DEI DRAPPIERI

4- CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E GAETANO

5- IL BATTISTERO OMONIMO

Cartello storico affisso al muro della chiesa con la scritta “Piazza di Porta Ravegnana” a Bologna.


1- LE DUE TORRI

Alla fine del Mille, sorgono le Due Torri che diventeranno il simbolo della città, dominando la piazza sottostante.

Le due torri di Bologna con al centro la cupola della chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano e la statua di San Petronio.

Furono vani gli sforzi di artisti e cultori dell’arte e della storia per impedire che l’infelice progetto edilizio del 1889 portasse alla distruzione, fra il 1917 e il 1919, di tre antichissime torri bolognesi, Artenisi, Conforti e Riccadonna (insieme ad altri edifici medievali), abbattute per aprire via Rizzoli e ridisegnare la piazza; un progetto del tutto estraneo allo spirito architettonico della città.

Un’alternativa esisteva: l’allargamento di via Caprarie, proposto da Alfonso Rubbiani, che avrebbe risposto alle esigenze di viabilità e modernizzazione rispettando al contempo la bellezza storica. Il suo progetto avrebbe offerto a Bologna un panorama straordinario di cinque torri ravvicinate, in armonia con gli altri monumenti.

Cartolina storica della collezione Paola Galeotti con le Torri di Bologna abbattute all’inizio del Novecento.
Cartolina storica della collezione Paola Galeotti con le Torri di Bologna abbattute all’inizio del Novecento.


Qui lascio il link > LE DUE TORRI



 2- STATUA DI SAN PETRONIO

La statua di San Petronio, collocata originariamente in questa piazza nel Seicento, fu trasferita nel 1871 all’interno della chiesa a lui dedicata, in Piazza Maggiore, per poi tornare successivamente nella sua sede originaria nel 2001.

In piazza, San Petronio aveva posto la Croce degli Apostoli o degli Evangelisti, detta anche Croce di Porta Ravegnana, all'inizio di via San Vitale.

Statua di San Petronio con la chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano sullo sfondo a Bologna.



3- PALAZZO DEI DRAPPIERI

Il maestoso palazzo che si affaccia sulla piazza è il Palazzo dell'Arte dei Drappieri, o Strazzaroli.

Fu costruito alla fine del Quattrocento dalla potente Corporazione dei Drappieri e prende ispirazione dalla Domus Magna dei Bentivoglio, un edificio oggi scomparso che si trovava poco lontano, nell’attuale Piazza Verdi.

Sul balcone del palazzo si trova la Madonna del Campanello, visibile solo per una settimana all’anno, durante la discesa della Madonna di San Luca in San Pietro.

> MADONNA DEL CAMPANELLO

Palazzo dei Drappieri a Bologna.



4- CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E GAETANO

Si affaccia nella piazza, anche se la sua entrata è su Strada Maggiore.

La racconterò nel dettaglio in un post dedicato.

Vista dall’alto della chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano a Bologna dalla Torre Asinelli.
La Chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano vista dalla Torre Asinelli (foto 2016).


5- IL BATTISTERO DELLA CHIESA

Il battistero ha l'accesso direttamente sulla piazza, realizzato trasformando l'antico oratorio.

Non è spesso aperto, e oggi manca l'accesso per via della messa in sicurezza della Torre Garisenda, ma al suo interno è custodita un'antichissima immagine sacra che ha una storia incredibile.

Al battistero sarà dedicato un ampio racconto insieme alla sua chiesa.

Ingresso del battistero della chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano in Piazza di Porta Ravegnana, Bologna.
Foto del 2018


> CERCA BOLOGNA


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NOTE:

-tutte le foto sono di Monica Galeotti


mercoledì 24 settembre 2025

Giornate Europee del Patrimonio 2025. Architetture: l'arte di costruire


Sabato 27 e domenica 28 settembre i musei e i luoghi della cultura di Bologna e della sua area metropolitana aprono le porte per un weekend speciale dedicato al patrimonio europeo.

Logo ufficiale delle Giornate Europee del Patrimonio 2025, 27-28 settembre, tema “Architetture: l’arte di costruire”.


Ogni anno, le Giornate Europee del Patrimonio ci ricordano quanto il passato e il presente siano intrecciati in un unico tessuto fatto di architetture, storie e identità condivise.

L’edizione 2025, che si terrà sabato 27 e domenica 28 settembre, porta come tema "Architetture: l’arte di costruire", un invito a guardare con occhi nuovi gli spazi che abitiamo e che da secoli custodiscono memorie, saperi e relazioni.

Torre dell’Orologio di Palazzo d’Accursio a Bologna, veduta esterna con dettaglio dell’orologio storico.

Foto © M. A. Ghilardi

Courtesy Comune di Bologna | Dipartimento Cultura


A Bologna e nell’area metropolitana saranno 28 istituzioni, 41 luoghi e 82 attività a dare vita a questo grande appuntamento diffuso, tra aperture straordinarie, visite guidate, itinerari all’aperto, incontri, laboratori e iniziative per famiglie.

Musei civici, fondazioni, biblioteche e spazi d’impresa offriranno l’occasione di entrare in contatto.

In alcune sedi museali e fondazioni di Bologna, durante queste giornate, sono previste aperture straordinarie o visite guidate con ingresso simbolico a 1 euro.

Tra le novità di quest’anno spiccano l’apertura del Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna, il Padiglione de l’Esprit Nouveau (replica unica al mondo del prototipo abitativo ideato da Le Corbusier) e la Torre dell’Orologio di Palazzo d’Accursio, con la possibilità di salire fino alla terrazza panoramica per ammirare dall’alto la città turrita.

Padiglione de l’Esprit Nouveau a Bologna, veduta esterna dell’edificio progettato da Le Corbusier.

Courtesy Comune di Bologna | Dipartimento Cultura


Lanciate in Francia dal Consiglio d’Europa nel 1985 e dal 1999 promosse congiuntamente dalla Commissione europea, le Giornate Europee del Patrimonio hanno come obiettivo aumentare la comprensione di un passato europeo condiviso, incoraggiare l’apprezzamento dei valori tradizionali e ispirare nuove pratiche di conservazione ed educazione del patrimonio.

Sono iniziative che mi stanno molto a cuore, perché rispecchiano i principi del mio blog: esplorare il mondo attraverso la cultura, conoscere la storia per capire chi siamo, scoprire le scienze per aprirci al nuovo.

 Visitare un museo o una fondazione è un gesto semplice, e se vissuto con curiosità ed emozione può diventare fonte di benessere, arricchimento interiore e crescita personale.


📍 Il programma completo è disponibile su cittametropolitana.bo.it/cultura/gep_2025.


Laboratorio creativo presso l’Opificio Golinelli a Bologna, bambini e adulti partecipano a attività artistiche e scientifiche.

Foto Francesco Castellana

Courtesy Fondazione Golinelli






NOTE:
per questa pubblicazione ricevo il materiale fotografico e la comunicazione dall'Ufficio Stampa Bologna Musei del Comune di Bologna.

domenica 21 settembre 2025

GALLERIA PARMEGGIANI a Reggio Emilia – sala per sala

Corso Benedetto Cairoli, 2 - REGGIO EMILIA
aperta venerdì, sabato e domenica
come in tutti i Musei Civici di Reggio Emilia, l'ingresso è gratuito.



Questa Galleria conserva l’eredità di Luigi Parmeggiani, tra falsi celebri e autentici capolavori.


Facciata completa della Galleria Parmeggiani a Reggio Emilia in stile neomedievale.


Ha sede nell’eccentrico edificio ben visibile da piazza dei Martiri del 7 Luglio, a lato del Teatro Ariosto.


Veduta della Galleria Parmeggiani da piazza dei Martiri, accanto al Teatro Ariosto.
      

L'edificio fu costruito nel 1924 per volontà dello stesso Parmeggiani, personaggio dalle simpatie anarchiche, divenuto mercante d’arte e abile truffatore in Francia.


L'EDIFICIO

L’edificio colpisce subito per il suo aspetto scenografico: uno stile che richiama il Medioevo, con guglia e dettagli gotici, tipici del gusto eclettico di fine Ottocento.
Sulla facciata sporgono sette figure mostruose – alcuni vere e propri gargoyle – che sembrano sorvegliare chi passa sotto.


Gargoyle e figure mostruose scolpite sulla facciata della Galleria Parmeggiani a Reggio Emilia.



Al di sopra delle finestre si trovano i busti di artisti rinascimentali– Raffaello, Michelangelo e Leonardo – raffigurati come custodi simbolici dell’arte.


Busti di Raffaello, Michelangelo e Leonardo sopra le finestre della Galleria Parmeggiani.


Perchè oggi il palazzo e la galleria appartengono al Comune di Reggio Emilia, e quale è l'origine di questa collezione così singolare?
Tutto nasce dalle vicende di due personaggi vissuti alla fine dell'Ottocento: Luigi Parmeggiani e l’artista asturiano Ignacio León y Escosura.


LA STORIA
Parmeggiani, nato vicino a Reggio Emilia nel 1860 e presto avvicinatosi agli ambienti anarchici, nel 1889 fu coinvolto in città in un attentato contro due deputati socialisti. Ricercato dalla polizia, si rifugiò a Londra, dove conobbe Escosura.
Quest’ultimo, pittore di scene storiche e proprietario di una galleria d’arte, costruiva i suoi quadri ricreando ambientazioni con abiti, arredi e oggetti da lui stesso raccolti.
Il legame tra i due si consolidò a Parigi, nella gestione della galleria antiquaria "Louis Marcy Maison", di proprietà della famiglia di Marie Thérèse Augustine Filieuse Marcy, moglie di Escosura.
Alla normale attività commerciale si affiancava la produzione di oggetti, realizzati da abilissimi artigiani, in stile antico, veri e propri falsi d’autore ideati da Escosura:
i cosiddetti falsi Marcy.
Oggi collezionati come curiosità storiche, erano
opere di artigianato appunto di fine Ottocento, gioielli in metallo arricchiti con smalti, pietre semipreziose e motivi araldici, spacciati per pezzi medievali o rinascimentali.
Alla morte di Escosura, nel 1902, la vedova intrecciò una relazione con Parmeggiani, che assunse l’identità di Louis Marcy e continuò il commercio dei falsi, riuscendo a collocarne molti nelle collezioni private e pubbliche più prestigiose del tempo.
Nel 1920 Parmeggiani sposò Anna Detti, nipote di Madame Escosura e figlia del pittore Cesare Detti.
Con lei, nel 1924, tornò a Reggio Emilia portando con sé le collezioni Escosura e gli oggetti Marcy.
Per ospitare la raccolta, Parmeggiani fece costruire da Ascanio Ferrari una palazzina in stile gotico-rinascimentale.
Nel 1933 lui e Anna, in totale crisi finanziaria, cedettero edificio e collezioni al Comune di Reggio Emilia in cambio di un vitalizio, permettendo l’apertura della galleria.
Parmeggiani morì nel 1945, seguito dalla moglie nel 1954.
In occasione del restauro del 1988, si decise di mantenere l’ordinamento originario, che riproduceva l’allestimento della galleria parigina, oggi preziosa testimonianza del gusto eclettico di fine Ottocento.



LA GALLERIA
La galleria è suddivisa in 9 sale, anche se al momento della mia visita le sale Spagnola e dei Velluti non erano accessibili per lavori di manutenzione.
A seguire le 7 visitate.

1- SALA DEI GIOIELLI
La maggior parte dei gioielli della raccolta Parmeggiani si trova in questa sala, mentre alcuni pezzi sono conservati nelle vetrine del salone centrale.
Furono smascherati nel 1975 da Sir John Hayward, direttore della sezione metalli del Victoria and Albert Museum di Londra.
Quando visitò la galleria stabilì il legame tra i gioielli di Reggio Emilia e i falsi Marcy conservati a Londra.
Gioielli in metalli diversi, con patine e dorature artificiali, ispirati a modelli parigini e apprezzati per qualità ed eclettismo, più che per autenticità.


Ciondolo francese in oro con aquila smaltata, esposto alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.
Ciondolo francese Marcy in oro con aquila smaltata




Cofanetto francese in argento decorato con pietre preziose alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.





Ciondolo in ambra montato in argento e incensiere d’argento esposti alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.
Ciondolo in ambra montato in argento e incensiere d’argento.





Ciondolo francese in oro porta veleno, raffinato gioiello alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.





Collezione di sei ventagli in avorio, madreperla e acquerello conservati alla Galleria Parmeggiani.
Collezione di sei ventagli in avorio, madreperla e acquerello.





Scacchiera francese in smalto di Limoges esposta alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.




Particolare scacchiera francese in smalto di Limoges esposta alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.
Particolare scacchiera francese in smalto di Limoges.



2- SALA DELLE ARMI
La collezione conta numerosi pezzi: per la metà circa autentici, spesso rimaneggiati, e il resto di produzione ottocentesca a imitazione dell’antico.
Nel 1984 Lionello Giorgio Boccia ne studiò la composizione, distinguendo due nuclei.
Il primo comprende armi autentiche – spadini, armi corte, da fuoco – talvolta arricchite da interventi decorativi ottocenteschi.
Il secondo nucleo sono le armi Marcy, spesso smaltate e ornate, non copie dirette ma creazioni in stile, nate dal gusto eclettico dell’antiquaria parigina ottocentesca.
La raccolta rivela così sottogruppi diversi, che spaziano dalle suggestioni storicistiche dell’Ottocento fino ai riflessi dell’Art Nouveau.


Scudo in ferro e elmo d’acciaio francesi del XVI secolo nella sala delle armi Parmeggiani.
Scudo in ferro ed elmo d’acciaio francesi del XVI secolo.



Particolare di scudo in ferro esposto nella sala delle armi della galleria Parmeggiani.
Particolare di scudo in ferro.



elmo in acciaio nella sala delle armi della galleria Parmeggiani.
Elmo in acciaio.



Esposizione di spade e spadini nella sala delle armi della galleria Parmeggiani.
Esposizione di spade e spadini.




Particolare dei manici decorati di spadini nella sala delle armi Parmeggiani.
Particolare dei manici decorati di spadini.



Calcio di fucile con decorazioni artistiche nella sala delle armi Parmeggiani.
Calcio di fucile con decorazioni artistiche.



Calcio di fucile con decorazioni artistiche nella sala delle armi Parmeggiani.
Calcio di fucile con decorazioni artistiche.



3- SALA DEI COSTUMI
La collezione, formata da Escosura nell’Ottocento, riflette la sua duplice natura di pittore e collezionista. Provenienti in gran parte dalla Spagna, ma anche dal mercato parigino, i costumi furono spesso modificati o ricostruiti, più come repertorio scenico che come conservazione storica.


Sala dei costumi della galleria Parmeggiani a Reggio Emilia con abiti storici ottocenteschi.



4- SALONE CENTRALE
Il salone centrale, concepito con gusto teatrale da Parmeggiani, raccoglie dipinti italiani, spagnoli e fiamminghi, insieme a sculture, mobili e oggetti d’arte.
L’intera galleria oscilla continuamente tra autenticità e contraffazione.


Salone centrale della galleria Parmeggiani a Reggio Emilia con allestimento scenografico ottocentesco.


Gran parte dei dipinti conservano ancora oggi attribuzioni improbabili, che Parmeggiani usava per dare lustro alle sue collezioni: nomi come Velázquez, van Eyck, Piero della Francesca o Veronese, del tutto infondati.
Eppure, tra le falsificazioni non mancano i capolavori veri.
La Vergine in adorazione e Il Salvatore benedicente sono splendide opere del Sassoferrato e di El Greco.

Vergine in adorazione del Bambino dormiente, dipinto seicentesco di Sassoferrato esposto a Reggio Emilia.
Vergine in adorazione del Bambino dormiente, dipinto seicentesco del Sassoferrato.




Il Salvatore benedicente di El Greco conservato nella galleria Parmeggiani a Reggio Emilia.
Il Salvatore benedicente di El Greco, 1612 ca.



Monumento funerario in alabastro orientale, opera di arte francese del XVI secolo nella galleria Parmeggiani.
Monumento funerario in alabastro orientale, opera di arte francese del XVI secolo.



Madonna in trono con Bambino, trittico falso un tempo attribuito a Van Eyck, esposto nella galleria Parmeggiani.
Madonna in trono con Bambino, trittico falso un tempo attribuito a Van Eyck.




Trionfo del vincitore, falso attribuito a Piero della Francesca ma in realtà opera di Giovanni detto Lo Scheggia.
Trionfo del vincitore, falso attribuito a Piero della Francesca
ma in realtà opera di Giovanni detto Lo Scheggia.



5- SALA CESARE DETTI
(Spoleto 1847 – Parigi 1914)

Formatosi a Roma e influenzato da Mariano Fortuny e dagli artisti spagnoli, si affermò a Napoli e Parigi, dove frequentò Boldini ed espose con successo.

La sala raccoglie 23 suoi dipinti, specialmente ritratti della famiglia Escosura–Parmeggiani–Detti e scene in costume.

La sua pittura unisce citazioni settecentesche (Watteau, Boucher, Fragonard) e richiami fiamminghi (Van Dyck, Rembrandt).

Panoramica della sala Detti alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia con i dipinti di Cesare Detti esposti alle pareti.
Panoramica della Sala Detti.




Dipinto Venere con Amorini di Cesare Detti, esposto alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.
Dipinto Venere con Amorini di Cesare Detti.




6- SALE IGNACIO LEON Y ESCOSURA

Le due sale dedicate a Ignacio León y Escosura raccolgono oltre trenta opere che illustrano la sua evoluzione artistica: dalle scene storiche ai paesaggi, dai ritratti alle nature morte, sempre legato al romanticismo storico.

Formatosi in Spagna e poi a Parigi, trovò successo internazionale grazie anche al mercante Adolphe Goupil.

Dipinto Santa Maria di Ignacio de Leon y Escosura esposto alla galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.
Dipinto Santa Maria, di Ignacio de Leon y Escosura.



Dipinto Il giardino del Pecq, Francia di Ignacio de Leon y Escosura conservato alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia.
Dipinto Il giardino del Pecq, Francia, di Ignacio de Leon y Escosura.



7- SALE FIAMMINGA E FRANCO-INGLESE

In queste sale la suddivisione dei dipinti è per scuole nazionali, tramandata da Parmeggiani e riconducibile alla collezione Escosura, secondo le abitudini collezionistiche ottocentesche.

Veduta della sala fiamminga della Galleria Parmeggiani con dipinti e arredi esposti.
Sala fiamminga Galleria Parmeggiani.


Nella sala fiamminga si trovano opere di rilievo come il Paesaggio invernale con la fuga in Egitto, di Gysbrecht Leytens, riconosciuto come "Maestro dei paesaggi invernali".

Paesaggio invernale con la fuga in Egitto, dipinto fiammingo di Gysbrecht Leytens.


Nella sala franco-inglese di rilievo è un ritratto femminile legato alla scuola di Fontainebleau: Venere con amorini, seconda metà del secolo XVI.

Venere con Amorini, dipinto cinquecentesco della scuola di Fontainebleau esposto alla Galleria Parmeggiani.


CONCLUSIONI

Il portone d’ingresso dell'edificio, proveniente dal palazzo Mosen Sorrell di Valencia, è un manufatto ligneo del XV secolo che Parmeggiani volle dipingere di rosso.

Sul portale campeggia l’iscrizione: "Io que tenemos fallece y el bien obrar no perece", ovvero "ciò che possediamo muore, ma le buone azioni non periscono".

Portone ligneo della Galleria Parmeggiani, proveniente dal palazzo Mosen Sorrel di Valencia.


Un motto che stride con la biografia del proprietario:
si tratta infatti di un ornamento morale, utile a legittimarsi, e oggi suona come un paradosso, perchè:
Parmeggiani non viene certo ricordato per le buone azioni, ma per truffe e processi.
Inutile dire che, nonostante tutto, questa collezione, fra opere autentiche e falsi d'autore, rappresenta un patrimonio d'arte di eccezionale valore, quindi ciò che lui ha posseduto non è affatto morto, e continua a vivere dentro la Galleria che porta il suo nome a Reggio Emilia.


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NOTE:
-Tutte le foto sono di Monica Galeotti.
-L'itinerario descritto è stato effettuato il 22 agosto 2025.


FONTI:
-Pannelli informativi in loco.

Siti Web:

Podcast: