BOLOGNA, 7 novembre - 14 dicembre 2025
(vai alla pagina della Biennale Foto/Industria)
Qui presento l'ottava e la nona mostra: quella di SISTO SISTI a Palazzo Paltroni e quella di ALEJANDRO CARTAGENA a Palazzo Vizzani.
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8 - SISTO SISTI
Palazzo Paltroni
(Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna)
via delle Donzelle, 2
Sisto Sisti (Ferrara, 1906 – Merano, 1981),
si trasferisce giovane a Bologna, dove forma la famiglia.
Negli anni ’30 si sposta in provincia di Bolzano, lavora a Marlengo e a Sinigo, dirigendo il CRAL aziendale.
Nel dopoguerra è membro del CLN Alto Adige e nel 1964 riceve il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana.
Nel 2003 l’Archivio Provinciale di Bolzano acquisisce il suo fondo fotografico di oltre 13.000 immagini.
La mostra
"MICROCOSMO SINIGO"
La mostra racconta la vita nel borgo e nello stabilimento chimico Montecatini di Sinigo, in Alto Adige, tra il 1935 e il 1950.
La costruzione dello stabilimento chimico e del villaggio di Sinigo provocò proteste locali per il timore di inquinamento e per l’arrivo di molti lavoratori, parte del progetto fascista di "italianizzare" il Südtirol.
La fabbrica aveva infatti un forte valore ideologico: serviva sia come obiettivo di autarchia industriale e agricola, sia alla "bonifica umana" di un territorio dove la maggioranza era di lingua e cultura tedesca.
La fabbrica Montecatini, allora il secondo polo chimico d’Europa, produceva fertilizzanti e portò nel meranese migliaia di operai, tra cui Sisti e la sua famiglia.
Sisti, fotografo autodidatta, si dimostrò però refrattario a ogni imposizione di regime.
Guidato da curiosità ed entusiasmo, esplorava il borgo e la fabbrica, parlando con chiunque e documentando uno spazio concepito quasi come una dimora collettiva: spazi comuni, orti condivisi, bar, cinema, spaccio, scuola e ambulatorio medico formavano un vero e proprio microcosmo.
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Il progetto espositivo
Questa mostra presenta le fotografie più antiche di tutta la Biennale Foto/Industria 2025.
L’edizione di quest’anno è infatti dedicata soprattutto alla contemporaneità.
Il progetto di Sisto Sisti rappresenta invece un’eccezione: ha quasi un secolo di vita ed è dedicato a un autore fino a poco tempo fa poco noto al grande pubblico.
Il suo fondo, acquisito dall’Archivio Provinciale di Bolzano nel 2003, è stato recentemente valorizzato e messo in mostra per la prima volta nel 2024, offrendo agli studiosi di fotografia storica una novità assoluta, un campo di ricerca appena aperto che richiederà ulteriori approfondimenti.
La mostra è curata da Alessandro Campaner, archivista che conosce l’intero fondo fotografico, e da Stefano Riba di Foto Forum Bolzano, dove la mostra è stata esposta per la prima volta.
Una scelta condivisa dai curatori è stata quella di presentare la maggior parte delle immagini in forma di proiezione e non come stampe.
Questo perché la proiezione permette di mostrare la ricchezza dell’archivio e di restituire quella sensazione di accumulo e di ossessione con cui Sisti registrava ogni dettaglio.
Così in mostra si vedono circa 600 fotografie, un numero impossibile da ottenere con stampe.
Inoltre Sisti non stampava quasi mai: conservava soprattutto negativi, usati per consegnare la documentazione all’azienda oppure, occasionalmente, per piccoli lavori privati.
L’allestimento è organizzato in capitoli tematici:
la fabbrica, i componenti meccanici, i luoghi, i ritratti, i momenti.
FABBRICA
La Montecatini aveva sede a Firenze dal 1888 con stabilimenti in tutta Italia e negli anni Sessanta si fuse con Edison diventando Montedison.
Fu costruita a Sinigo all’inizio degli anni Venti e fotografata da Sisti a partire dal 1935.
Tra il 1926 e la fine degli anni ’50 la Montecatini di Sinigo produceva fertilizzanti azotati, un’attività ad alto rischio che provocò incidenti mortali e gravi danni alla salute degli operai, spingendo negli anni ’30 a una campagna di prevenzione a cui Sisti contribuì.
Negli anni ’60 l’impianto fu riconvertito al silicio, tuttora prodotto dopo vari passaggi di proprietà.
Oggi, nel 2025, lo stabilimento conta 200 operai, contro i 1.200 di un secolo fa.
Un fotografo-operaio dentro la fabbrica
Il lavoro di Sisti è particolare perché lui era contemporaneamente operaio e fotografo della fabbrica che documentava. Non era quindi un osservatore esterno: viveva gli stessi spazi che fotografava. Questo doppio ruolo rende le immagini uniche e offre una visione interna e quotidiana del mondo operaio.
COMPONENTI
L’immaginario industriale che emerge è quello tipico delle fabbriche italiane tra gli anni Venti e il Dopoguerra: macchinari, reparti produttivi, routine di lavoro. Ma a differenza di molti archivi che nascono da incarichi ufficiali o da fotografi esterni, qui tutto è visto da chi la fabbrica la abitava davvero.
Sisti documentava i componenti usurati degli impianti per migliorare attrezzature e sicurezza sul lavoro.
Pur non essendo richiesto, curava l’aspetto compositivo delle immagini, attenzione che si ritrova anche nelle nature morte di ambienti domestici incluse in questa proiezione.
Il microcosmo di Sinigo
Sisti non fotografa solo macchine e strumenti: documenta anche tutto ciò che circonda la fabbrica, il "backstage".
Una parte consistente del suo archivio è dedicata infatti al villaggio operaio, pensato come un quartiere autosufficiente.
Da qui nasce il titolo della mostra: un vero microcosmo, un mondo completo in cui lavoro e vita privata si intrecciano.
LUOGHI
Le immagini di Sisti documentano luoghi ormai quasi scomparsi: reparti della fabbrica, centrale idroelettrica, padiglione assistenziale, mensa, infermeria, abitazioni, orti, colonia, cinema, spaccio aziendale, scuola per i figli dei lavoratori e case per le famiglie.
Gli edifici furono progettati da Ugo Giovannozzi, autore del primo nucleo del villaggio nel 1924, e dall’architetto milanese Sartorio, che negli anni ’30 realizzò il complesso razionalista del fabbricato assistenziale.
RITRATTI
Per passione e per integrare lo stipendio, Sisti fotografava familiari, amici, colleghi e persone comuni.
6.663 dei suoi 13.000 scatti sono ritratti che ritraggono individui di ogni età e classe sociale, in pose naturali o studiate, sorridenti o seri. Molte fotografie furono scattate nel suo salotto, trasformato in set e laboratorio di stampa, con la partecipazione della famiglia.
Le fotografie restituiscono un mosaico di attimi e volti: una sinfonia d'immagini.
MOMENTI
Per anni Sisti si occupò del dopolavoro aziendale, organizzando tornei, gite, spettacoli e concerti, e fotografando sia eventi come matrimoni e battesimi sia la vita quotidiana.
Il suo impegno ricordava le Case del Popolo di ispirazione socialista, mentre durante il fascismo fabbrica e villaggio servivano a controllare le persone e diffondere propaganda.
Il mondo di Sisti
Nell'ultima sala si trovano alcune stampe d’epoca e materiali che raccontano la vita personale di Sisti, tra cui una fotografia in cui appare in cucina con la moglie.
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| Tre fotografie di Sisto Sisti, tra cui il gesto domestico dei piatti asciugati e la cucina di Casa Sisti a Sinigo nel 1944. |
Poi ci sono gli album e altri materiali.
C'è una bacheca luminosa Kaiser Prolite LED con 10 negativi su vetro, a mostrare un pò del suo archivio; da sinistra: tre donne nel cortile di casa, case per operai specializzati, sala da biliardo, fototessera del passaporto di una donna croata, cartellone di propaganda antinfortunistica, Borgo Vittoria a Sinigo, la cucina della famiglia Sisti, Gianna Sisti con la sua bambola su una terrazza, ritratto scontornato di una bambina, laboratorio chimico Montecatini.
Era molto attento ai diritti dei lavoratori, soprattutto alla sicurezza, a quei tempi un tema pionieristico.
Parte del suo archivio è infatti dedicato agli infortuni sul lavoro.
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| Cartellone di propaganda antinfortunistica disegnato e firmato da Sisto Sisti per lo stabilimento Montecatini di Sinigo nel 1941-42. |
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| Operaio con maschera antipolvere che carica un carrello di materia prima, alla Montecatini di Sinigo nel 1941-42. |
È importante ricordare il contesto storico: il periodo in cui lavorava coincide con il fascismo; Sisti arriva in Alto Adige proprio negli anni dell'italianizzazione della regione, periodo in cui si tentava di cancellare la cultura tedesca.
Era noto in fabbrica per il suo abbigliamento completamente bianco, un gesto che lo distingueva simbolicamente in mezzo alle camicie nere.
Qui lo si vede in giacca bianca ai festeggiamenti del 21 aprile presso il dopolavoro della Montecatini nel 1939.
In quella data si festeggiava il > Natale di Roma.
Non si lasciava influenzare dal regime e non accettava imposizioni, tanto da rifiutare l'iscrizione al partito fascista.
Alcune fotografie mostrano parti della fabbrica distrutta dalla guerra, 5-20 aprile 1945.
Il video delle figlie
Su uno schermo è proiettata un’intervista alle figlie di Sisti, realizzata a Bologna circa trent’anni fa, poco dopo l’acquisizione dell’archivio a Bolzano.
Anche loro oggi non ci sono più, e il video – semplice, quasi "artigianale" – è diventato un prezioso documento storico.
Racconta non solo il lavoro fotografico del padre, ma anche il suo ruolo politico in azienda e la sua vita quotidiana.
Dall'Italia ci spostiamo in Messico, dove il prossimo artista esplora l'area suburbana di Monterrey.
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9 - ALEJANDRO CARTAGENA
Palazzo Vizzani – Alchemilla
via Santo Stefano, 43
Alejandro Cartagena (nato nel 1977 a Santo Domingo, Repubblica Dominicana) vive e lavora a Monterrey, Messico.
Usa paesaggi e ritratti per indagare urbanizzazione, sviluppo economico, ambiente e disuguaglianze sociali. Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni internazionali (ad esempio Fondation Cartier e CCCB) e fa parte di collezioni come il San Francisco MOMA, il Getty, il Museum of Contemporary Photography di Chicago e altri.
Cartagena pubblica anche libri fotografici; tra questi A Small Guide to Homeownership (Velvet Cell, 2020), da cui nasce la mostra.
La mostra
"A SMALL GUIDE TO HOMEOWNERSHIP"
(Piccola guida alla proprietà della casa)
All’inizio degli anni 2000, Monterrey divenne il centro di una suburbanizzazione senza precedenti: più di 300.000 abitazioni sorsero nelle sue periferie.
A costruirle furono grandi fondi immobiliari privati, sostenuti dal governo, che vedeva in questo modello un modo rapido per colmare il forte deficit abitativo nazionale, incentivando la produzione rapida di case economiche, soprattutto dove il terreno costava poco.
Questo mix di capitali privati, incentivi pubblici e costi del suolo bassissimi generò una crescita edilizia enorme e rapidissima, che solo in seguito rivelò le sue debolezze: quartieri distanti dai servizi, carenze infrastrutturali e tassi elevati di abbandono.
La mostra mette in discussione la retorica della casa di proprietà come garanzia di benessere, mostrando invece i rischi sociali, ambientali ed economici prodotti da questa espansione.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo è diviso in quattro sezioni. Ognuna affronta un aspetto diverso:
1. la struttura dei nuovi quartieri;
2. la vita dei nuovi residenti e le loro aspettative spesso deluse;
3. le conseguenze ambientali dell’espansione urbana;
4. la debolezza dei sistemi di trasporto.
1. la struttura dei nuovi quartieri e la loro costruzione;
La mostra è il risultato di 13 anni di ricerca sulla suburbanizzazione di Monterrey.
Questo processo è simile a quello di molte città degli Stati Uniti, che porta alla crescita incontrollata delle periferie.
2. la vita dei nuovi residenti e le loro aspettative spesso deluse;
La seconda sala mostra le fotografie dei quartieri alcuni anni dopo, per osservare come siano cambiati tra il 2008 e il 2010: chi li abita, come si sono sviluppati, quali dinamiche sociali sono emerse.
Qui emerge una popolazione molto giovane che aveva acquistato casa con l’idea di iniziare una nuova vita. Negli anni Settanta e fino ai primi Duemila Monterrey ha attraversato una fase molto difficile a causa del cartello della droga e della criminalità organizzata.
Con il miglioramento della sicurezza, molti giovani sognavano un futuro diverso.
Ma questo desiderio si è scontrato con la realtà.
Anche perché la cultura della casa di proprietà non apparteneva alla tradizione locale: è stato il governo a promuoverla come modello ideale, trasformandola in un nuovo paradigma culturale.
Durante la mostra si vedono alcuni televisori con video istituzionali degli anni ’50 e ’60: erano filmati realizzati negli Stati Uniti per convincere le persone a comprare casa.
Il governo messicano, decenni dopo, adottò una strategia simile.
Un caso emblematico è quello di Los Angeles, dove la città si è estesa all’infinito con quartieri residenziali costruiti in periferia, carichi della retorica del "sogno americano".
I risultati non sono stati identici, ma il modello di sviluppo è stato molto simile.
3. le conseguenze ambientali dell’espansione urbana;
Le case sono state costruite in una zona arida, non un deserto sabbioso, ma un territorio comunque fragile, che è stato completamente trasformato da un’edificazione massiccia.
Oggi Monterrey conta 5 milioni di abitanti, e questi quartieri sono stati inglobati nel tessuto urbano, generando fratture profonde con l’ambiente precedente: aumento dell’inquinamento, deviazione di corsi d’acqua, problemi di siccità.
Non a caso molte abitazioni hanno grandi contenitori per l’acqua sui tetti.
4. la debolezza dei sistemi di trasporto.
La mancanza di servizi ha portato a una dipendenza totale dal trasporto privato, e quest'ultima sala vede la serie fotografica che ha reso celebre l’artista in tutto il mondo nel 2014: è la serie Carpoolers, scattata dai ponti di Monterrey.
Cartagena si posizionava sopra le infrastrutture e fotografava dall’alto i pick-up che passavano sotto.
Nei cassoni dei pick-up si vedono persone sdraiate, che si riposano dal viaggio quotidiano.
Il paradosso è che le distanze non sono lunghe, ma il traffico è così congestionato che per raggiungere il centro, o tornare a casa, si impiega moltissimo tempo.
Infatti la ragione principale del fallimento di questa operazione è la posizione: questi quartieri sorgono fuori dalla città, lontani da servizi essenziali come scuole, ambulatori e ospedali.
Per qualsiasi necessità si è costretti a raggiungere il centro, e alla fine queste zone si sono trasformate in quartieri-dormitorio.
IL LIBRO
Ho camminato tra le foto sospese, in un percorso volutamente surreale, e mi sono ritrovata nei panni di una futura abitante che valuta l’acquisto di una casa.
Le immagini sembrano propormi soluzioni, suggerire possibilità, proprio come accade a chi davvero vive a Monterrey.
Ma, passo dopo passo, questo finto itinerario rende visibili le contraddizioni e i limiti del modello basato sulla proprietà privata: ciò che un residente reale scoprirebbe solo dopo aver comprato la casa e averci già messo radici, lo vedo emergere lungo il percorso espositivo.
Lo stesso accade con il libro che ha ispirato l'intero progetto e chiude l'itinerario: Piccola guida alla proprietà della casa.
Ironico e provocatorio, vorrebbe essere un manuale all’acquisto di una casa a Monterrey, come i libretti degli anni ’50 e ’60, quelli che spiegavano come acquistare un’abitazione e che tipo di comunità immaginare: tutto ciò che si pensava potesse servire a chi comprava la prima casa.
Ma le foto appiccicate sul testo svelano tutte le falle del sistema.
L'installazione dei teli
La scelta espositiva dei teli appesi con le fotografie risponde a due esigenze.
Da un lato, creare un senso di movimento e di confusione: questo evoca la stessa sensazione di smarrimento e straniamento che provano gli abitanti di questi quartieri.
Dall’altro, i teli funzionano come pagine da toccare e sfogliare, richiamando l’idea del libro.
Chi desidera esplorare l'intero archivio delle serie fotografiche di Alejandro Cartagena – incluse le due presenti in questa mostra Suburbia Mexicana e Carpoolers – può consultare il sito più completo sul suo lavoro:
> link
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> parte 7 - KELLY O'BRIAN, Palazzo Zambeccari (Spazio Carbonesi) – MOIRA RICCI, MAMbo
(a breve)
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NOTE:
-Le opere qui pubblicate, pur non essendo complete, seguono fedelmente il percorso dell’esposizione e hanno un valore proprio. Le condivido non solo come invito a visitare la mostra, che è un’esperienza oltretutto gratuita, ma soprattutto come lettura per tutti coloro che esplorano il mondo anche da casa.
-Tutte le foto sono di Monica Galeotti, salvo la foto personale di Alejandro Cartagena (fonte indicata).
-Per vedere mappa e foto in alta risoluzione, clicca sull'immagine.
Per una visione ottimale consiglio il PC.
FONTI:
-per Sisto Sisti resoconto di visita guidata con Francesco Zanot.
-per Alejandro Cartagena resoconto di visita con guida interna.
-pieghevole MAST
-cartellonistica in loco

















































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