Villa Minozzo
REGGIO EMILIA
Con i suoi 2121 metri, il Monte Cusna è la vetta più alta dell’Appennino Reggiano e la seconda dell’Emilia-Romagna, dopo il Monte Cimone.
Il suo massiccio, affiancato da due anticime, forma un crinale dal profilo inconfondibile che ricorda un uomo disteso, conosciuto come l’ Uomo Morto o il Gigante.
Una leggenda narra infatti che il Cusna sia il corpo di un gigante, un pastore imponente, venuto da lontano e stabilitosi in Val d’Asta per proteggere i pastori locali da lupi, orsi e soprusi. Un gigante buono, che con l’età si indebolì e, alla fine, morì. Distendendosi sulla valle, avrebbe continuato a vegliare su di essa, trasformandosi nel crinale del Cusna.
In realtà il profilo che ricorda un corpo disteso mostra un fenomeno chiamato pareidolia, la tendenza del cervello a riconoscere volti o figure familiari in forme naturali casuali.
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La catena del Monte Cusna fotografata dall'auto in movimento. Profilo dell' "uomo morto" tracciato da Mirco Bianchi. |
Le due anticime portano i nomi di: Sasso del Morto (2078 m) e Monte La Piella (2071 m).
COME ARRIVARE
Da Reggio Emilia si raggiunge in circa un’ora e venti.
Si percorre la strada per Vezzano sul Crostolo, si prosegue verso Villa Minozzo, poi, poco prima del paese di Monte Orsaro, si devia verso il rifugio omonimo.
Il monte si può salire da più versanti, ma in ogni caso il dislivello resta impegnativo.
L’itinerario dal Rifugio Monte Orsaro, a 1278 metri, è il punto di partenza con il dislivello minore.
ITINERARIO
Segnavia n. 623A-623-625
Difficoltà: E
Tempo complessivo: 4:30
Dislivello: 843 m
Lunghezza: 10,5 km
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Escursione GPS Relive 3D – didascalie Monica Galeotti |
Sopra il rifugio lascio l’auto lungo la strada forestale (CAI 623A), che risale nel bosco tra ampi tornanti: era l’antica mulattiera per i pascoli.
A un certo punto il sentiero 623A taglia le curve della forestale con un tratto più ripido e faticoso, che abbrevia il percorso; io preferisco proseguire sulla strada larga e raggiungere così il Passo della Cisa, tenendo la scorciatoia per la discesa.
Dal Passo della Cisa il tracciato diventa sentiero CAI 623 e continua ancora per un tratto su strada forestale, finché gli alberi si diradano e lasciano spazio alla radura, dove inizia il vero sentiero di montagna.
Questo inizia nel punto segnalato dalla cartellonistica che indica 1:30 minuti alla cima del Cusna.
A un primo sguardo il paesaggio appare come una prateria ondulata, ma lungo la salita si incontrano tratti esposti e passaggi su roccette con stratificazioni di arenaria: il panorama cambia di continuo e regala scorci sempre nuovi.
Alla Sella delle Prese diventa sentiero 625 e conduce direttamente in cima.
Sulle pendici è numerosa la Carlina acaulis L., detta anche Carlina bianca, una pianta erbacea perenne tipica dei pascoli e prati montani europei.
Ha fusto molto corto, foglie spinose e fiorisce in estate.
È nota come "barometro naturale" perché si chiude con l’umidità.
Secondo la leggenda il nome deriverebbe da Carlo Magno, ma in realtà proviene dal latino carduus (cardo).
Dopo alcuni passaggi rocciosi, comunque agevoli, si raggiunge la vetta del Monte Cusna.
Il nome, secondo alcune interpretazioni, deriverebbe dagli Etruschi; per altri risalirebbe all’epoca bizantina, dal greco exochon (prominente) o, più probabilmente, da Cusinon (oggetto appuntito), termine che in Abruzzo è sopravvissuto per indicare utensili domestici. Nei documenti del XV e XVI secolo compare scritto come Cuxini e Cusina.
La croce di vetta fu eretta nel 1948.
Da quassù lo sguardo si apre sulle cime dell’Appennino tosco-emiliano.
NORD
EST
Le anticime del Cusna: Sasso del Morto e La Piella, con il Monte Cimone sullo sfondo.
SUD
Il Monte Prado.
Sempre a sud, in lontananza, le Alpi Apuane velate dalle nuvole, che appartengono alla fascia antiappenninica.
OVEST
Il Monte Ventasso e l’Alpe di Succiso, da cui ha origine il fiume Secchia.
La discesa avviene sullo stesso sentiero dell’andata.
1986 RICORDO DI FEBBIO AL CUSNA
Proprio scendendo, non posso fare a meno di pensare al mio vecchio tentativo di vivere il Cusna in veste invernale.
Un amico ci aveva consigliato Febbio: una località discreta, economica, con la possibilità di passare una settimana intera sulle piste senza spendere troppo, con impianti che portano fino ai 2000 metri del crinale, dove c’è anche un rifugio aperto solo quando gli impianti funzionano.
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Alpe di Cusna 1986: abete spruzzato di neve con impianti di risalita sullo sfondo. |
All’epoca sognavamo la settimana bianca, ma non ce la potevamo permettere.
Fino ad allora, la nostra unica esperienza sugli sci era stata al Corno alle Scale: ci eravamo arrivati in corriera, avevamo noleggiato sci e scarponi, e ci eravamo lanciati "alla brutta", senza maestro né tecnica, giù per la pista azzurra.
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A Febbio si sistemano gli sci sulla mitica FIAT Uno. |
A Febbio, invece, ci sembrava di poter realizzare il sogno: un’intera settimana sugli sci, spendendo poco.
Non avevamo considerato gli imprevisti.
In quella settimana non solo ci fu pochissima neve, ma piovve a dirotto.
Restammo chiusi in albergo a giocare a carte, con il tempo che non passava mai, in attesa di una improbabile giornata di neve.
L'unica cosa che potevamo fare quando non pioveva era fotografare le pecore al pascolo, con una desolante assenza di neve, almeno per noi che volevamo sciare!
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Pecore al pascolo a Febbio, 1986. |
Tornammo a casa con la coda tra le gambe.
Forse fu quella delusione, o forse la vita, ma una vera settimana bianca non si è più fatta.
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Strada a Febbio, 1986. |
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NOTE:
-L'itinerario descritto è stato effettuato domenica 31 agosto 2025, consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.
-Tutte le foto sono di Monica Galeotti.
-La mappa iniziale è stata creata utilizzando l'app Relive, che registra i miei spostamenti in tempo reale tramite GPS.
I nomi delle località sono stati aggiunti successivamente.
-Per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi
-Le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna
RIFERIMENTI:
Questo sentiero fa parte degli APPENNINI SETTENTRIONALI, più precisamente dell'Appennino Tosco-Emiliano.
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