9 - YUKICHI WATABE
Museo di Palazzo Poggi
via Zamboni, 33
YUKICHI WATABE - ©Roshin Books Tokyo |
Morto nel 1993, non è molto noto nel suo Giappone nativo, è stato un fotografo freelance negli anni 50.
Le foto qui esposte sono la documentazione per immagini di una investigazione criminale su un serial killer alla fine degli anni 50.
Il detective Tsumotu Mukaida.
©Yukichi Watabe - Monica Galeotti©photo
Il 13 gennaio 1958 furono rinvenuti in una cisterna di petrolio dei resti umani (un naso, due dita, un pene) vicino al Lago di Sembako, a nord-est di Tokyo.
Lago di Sembako.
©Yukichi Watabe - Monica Galeotti©photo
Il giorno successivo viene trovato un corpo distrutto bruciato dall'acido. Il killer uccideva e si impossessava dell'identità dell'ultimo ucciso, continuando a girovagare per il paese.
Le circostanze condussero la polizia locale a formare un'unità speciale per indagare sul crimine e Watabe fu incaricato di documentare l'inchiesta, condotta dall'ispettore capo Tsumotu Mukaida.
©Yukichi Watabe - Monica Galeotti©photo
Il criminale verrà catturato, ma nelle foto non compariranno mai nè lui, nè i cadaveri.
Queste foto non sono state pubblicate in modo significativo durante la vita del fotografo, vengono scoperte mezzo secolo dopo dall'altra parte del mondo e pubblicate in un libro, "A Criminal Investigation", che illustra la splendida serie di immagini in bianco e nero con il detective giapponese a ricordare un film noir.
©Yukichi Watabe - Monica Galeotti©photo
Sembrerebbero fuori posto le immagini riguardanti un'indagine di polizia, qui a Foto/Industria, in realtà risultano essere un documento importantissimo perchè allo stesso tempo sono stralci di vita quotidiana, con lavoratori lungo le strade o all'interno di edifici in una una città, la Tokyo della fine degli anni 50, che non esiste più.
©Yukichi Watabe - Monica Galeotti©photo
©Yukichi Watabe - Monica Galeotti©photo
Il detective Tsumotu Mukaida.
©Yukichi Watabe - Monica Galeotti©photo
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10 - THE WALTHER COLLECTION
Pinacoteca Nazionale, via delle Belle Arti, 56
La Collezione Walther è un'organizzazione privata senza scopo di lucro dedicata alla esposizione di fotografia e video-arte contemporanea, con due sedi, a Burlafingen in Germania e a New York.
E' da questa collezione che provengono le foto esposte alla Pinacoteca di Bologna.
La mostra espone due realtà documentarie distanti cento anni l'una dall'altra.
La prima proviene da un album intitolato
THE MAKING OF LYNCH, fotografia vernacolare, che vede la costruzione della città di Lynch nel Kentuchy da parte di una società, la US Coal and Coke Company, nel 1917, per ospitare i lavoratori delle miniere di carbone nelle vicinanze della società.
Le foto documentano le operazioni di estrazione del carbone.
©The Walther Collection - Monica Galeotti©photo
Documentano anche il paesaggio circostante, gli edifici civici e le case.
©The Walther Collection - Monica Galeotti©photo
Negli anni '40 Lynch aveva una popolazione di oltre 10.000 persone, e aveva servizi come ospedale e cinema.
La popolazione è diminuita drasticamente negli anni '60-'70, quando le tecniche di estrazione si sono spostate. Oggi ha una popolazione di meno di 800 persone.
La seconda documentazione è del fotografo
MITCH EPSTEIN.
Nato nel 1952 nel Massachusetts, è un fotografo di belle arti e tra i primi a rendere significativo l'uso del colore.
I suoi lavori sono esposti nei più importanti musei, in Europa e negli Stati Uniti.
Ha inoltre lavorato come regista, sceneggiatore e scenografo in diversi film, fra cui Salaam Bombay! e Mississipi Masala, girati dalla ex moglie Mira Nair.
MITCH EPSTEIN - ©Wikipedia |
I suoi dieci libri comprendono "American Power", per cui ha vinto il premio Prix Pictet (2011).
Da questo libro, qui esposte, vi sono quattordici fotografie a colori di grande formato, che esaminano il ruolo dell'energia negli Stati Uniti.
Si sottolinea l'intersezione fra produzione e consumo di energia, cambiamento climatico e corporativismo, società e paesaggio.
Progetto di viadotto sulla diga di Hoover, Nevada, 2007.
©Mitch Epstein - Monica Galeotti©photo
Diga di Hoover e Lago Mead, Nevada/Arizona, 2007.
©Mitch Epstein - Monica Galeotti©photo
Durante la produzione di questa serie Epstein ha incontrato ostacoli di impenetrabilità aziendale, contaminazione ambientale e cultura dell'eccesso.
Centrale a carbone Amos III, West Virginia, 2007.
©Mitch Epstein - Monica Galeotti©photo
Molti che vivono all'ombra delle centrali elettriche hanno acqua e aria inquinate, ma non hanno avuto risorse economiche per trasferirsi.
La crescita non significa più progredire, ma auto-distruzione.
Centrale elettrica a carbone di Amos, Raymont, West Virginia, 2004.
©Mitch Epstein - Monica Galeotti©photo
Dice Epstein: "Gli Stati Uniti hanno esportato un modello di crescita illimitata in tutto il mondo sotto forma di consumismo di massa, corporativismo e sprawl (dispersione urbana)."
Raffineria BP a Carson, California, 2007.
©Mitch Epstein - Monica Galeotti©photo
Raffineria Chalmette, New Orleans, Louisiana II, 2007.
©Mitch Epstein - Monica Galeotti©photo
Epstein ha incluso nel suo lavoro American Power anche immagini di energia rinnovabile: vento, biotecnologia, solare, per dimostrare che è possibile un modo di vita più sano, più economico e compassionevole.
©Mitch Epstein |
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