lunedì 15 settembre 2025

Le pedule, queste sconosciute – Agosto 1973, la mia prima montagna


Io avevo nove anni, mia sorella sette, e non avevamo mai visto le Dolomiti.


Monica e Paola Galeotti abbracciate al sacrario di Pocol mentre guardano il cielo, foto del 1973.


Non sapevamo cosa volesse dire "vacanza in montagna", lo abbiamo imparato in una settimana di cielo terso, passi alpini e panini, in camere di garni e nei prati col tavolo da picnic.

Mio padre l’ha chiamata semplicemente Dolomiti 1973, nell’album che ha composto al ritorno.

 Io invece, col senno di poi, l'ho ribattezzata Le pedule, queste sconosciute.

Perché nessuno di noi sapeva veramente come ci si doveva attrezzare. Ma non importava. Era la nostra prima vera vacanza in montagna, e l’abbiamo vissuta tutta così: allo sbaraglio e felici.

Siamo partiti verso la fine di agosto, quando la gente rientrava in ufficio e le città tornavano a riempirsi. Nessuna prenotazione, tranne quella delle prime notti.

Una 128 FIAT rossa carica di entusiasmo, mentre mia madre e mio padre avevano organizzato e tracciato a spanna l'itinerario: nessuna escursione, solo auto e funivie.

Il tempo è sempre stato splendido: sole, cielo blu e aria frizzante. E poi le montagne, che sembravano uscite da un libro illustrato.

Era come se le Dolomiti ci stessero accogliendo a braccia aperte.

Oltre all'album fotografico, c'è un filmino super8 che, ancora oggi, custodisco.

Mi è rimasto il ricordo delle sensazioni, l’odore dell’erba al mattino, le risate con mia sorella, il senso di libertà.

Questa è la storia di un piccolo viaggio a tappe, la storia di quella prima volta.

Ho ricostruito quell'itinerario e gli ho ridato vita, e qui c'è la prima parte tracciata sulla mappa:

Cortina d'Ampezzo, il Monte Cristallo, il Lago di Misurina, il Sacrario di Pocol, Passo Falzarego e Monte Lagazuoi, il Rifugio Valparola, Rocca Pietore, Malga Ciapela, la Marmolada e Passo Fedaia.

Itinerario in auto da Cortina d’Ampezzo al lago di Fedaia lungo i passi dolomitici.
Google Earth – didascalie Monica Galeotti



CORTINA E DINTORNI

Cortina d'Ampezzo è la prima tappa: la cosiddetta "Regina delle Dolomiti", circondata da un comprensorio meraviglioso.

Ci sistemiamo in un convento, ospiti delle suore. Ce le ha consigliate qualcuno, per la spesa contenuta.

Di Cortina conservo una sola foto: io e mia sorella mano nella mano. Probabilmente a mio padre non interessava molto il centro città, la sua attenzione era più rivolta ai dintorni naturali.




MONTE CRISTALLO

Di quella lontana vacanza, ciò che mi rimase più impresso fu il Monte Cristallo: un paesaggio di rocce spettacolari che salivo grazie alla seggiovia, immersa in una verticalità che mi affascinava.

Il Gruppo del Cristallo è uno dei più maestosi e celebri di tutte le Dolomiti ampezzane e del Cadore.

La cima più alta, il Monte Cristallo, raggiunge i 3221 metri.

Nel 1973 si poteva arrivare con gli impianti fino a 2932 metri, al rifugio Guido Lorenzi, chiuso dal 2016.

Rifugio Lorenzi 2005 – ©di Rüdiger 



All’epoca gli impianti storici per salire erano due:

. La seggiovia Rio Gere–Son Forca.
Portava a circa 2235 metri, al Rifugio Son Forca.

. La bidonvia Son Forca–Forcella Staunies.

Quindi, dopo la seggiovia, si saliva con la bidonvia biposto fino ai 2932 metri del Rifugio Guido Lorenzi, proprio sotto le creste del Cristallo.

Il 24 luglio 2016 quest’ultimo impianto storico ha chiuso definitivamente, a causa della scadenza dell’ultima concessione.

Con la sua chiusura si è dovuta interrompere anche l’attività del rifugio Lorenzi, punto di partenza di due famose ferrate – la Via Dibona e la Bianchi – perché rifornirlo era diventato impossibile, e raggiungerlo a piedi significava affrontare 700 metri di dislivello molto impegnativi.

L'arrivo della ex bidonvia e il Rifugio Lorenzi – ©di Clemens Stockner


I celebri bidoni colorati degli impianti sono stati messi in vendita a 500 euro l’uno per appassionati e collezionisti. Dalle mie foto in bianco e nero i colori non si vedono, quindi allego un'immagine.

©planetmountain.com



Ecco le foto in bianco e nero, ricordo di quel giorno del 1973 quando, insieme alla mia famiglia, salimmo al Monte Cristallo. Di questo tratto conservo solo una foto al ritorno, infatti papà e sorella sono ritratti in discesa.

seggiovia al Monte Cristallo nel 1973 su paesaggio roccioso alpino
Primo tratto della seggiovia Rio Gere – Son Forca,
mio padre Paolo e mia sorella Paola in discesa.


Ritratto dal Rifugio Son Forca, sullo sfondo le Tofane. 




Strada forestale n. 203, che si sviluppa nella Val Padeon, tra la cresta del Pomagagnon e le pendici del Monte Cristallo.
Da Rifugio Son Forca papà fotografa la suggestiva strada forestale n. 203,
che si sviluppa nella Val Padeon,
tra la cresta del Pomagagnon e le pendici del Monte Cristallo.
Anche questo sentiero sale al Rifugio Son Forca.



Bidonvia al Monte Cristallo nel 1973 su paesaggio roccioso alpino.
Secondo tratto di risalita: la famosa bidonvia Son Forca – Forcella Staunies,
verso Rifugio Lorenzi.



Stazione a monte della bidonvia Monte Cristallo alla Forcella Staunies, 1973.
Io appena scesa,
mentre mio padre si accinge a scendere.


Monica Galeotti alla Forcella Staunies sul Monte Cristallo nel 1973.
Forcella Staunies


Monica Galeotti con madre Teresa Pantani al rifugio Guido Lorenzi panoramico.
Con mamma Teresa sulla terrazza panoramica
del Rifugio Lorenzi.



Panorama dal Rifugio Lorenzi con Pomagagnon, Cortina, Croda da Lago e Cinque Torri sullo sfondo.
Panorama dal Rifugio Lorenzi con Pomagagnon,
Cortina, Croda da Lago e Cinque Torri sullo sfondo.



Monica Galeotti al terrazzamento panoramico del Rifugio Lorenzi.
Io, mia sorella Paola e mamma Teresa, terrazza panoramica del Rifugio Lorenzi.


Oggi gli impianti di risalita non portano più fino a 3.000 m: con la seggiovia attuale, rinnovata nel 1996, si raggiunge soltanto il Rifugio Son Forca.

Per arrivare alla Forcella Staunies ed eventualmente oltre fino alla cresta del Monte Cristallo, è necessario dal Son Forca risalire a piedi.

Salire su queste creste, anche solo con lo sguardo su una fotografia, significa ritrovare un pezzo di storia ormai scomparsa.



LAGO DI MISURINA

In quei giorni alloggiati a Cortina ci fu la gita al Lago di Misurina, il più grande del Cadore.

Lago di Misurina con le Tre Cime di Lavaredo sullo sfondo, foto in bianco e nero, estate 1973.
Lago di Misurina e Tre Cime Lavaredo



Foto familiare al lago di Misurina in bianco e nero, estate 1973.



Dopo la visita al lago, ci fermammo per un picnic in un prato lungo la strada che sale alle Tre Cime di Lavaredo, con vista sui Cadini di Misurina.

La strada che da Misurina porta al Rifugio Auronzo per le Tre Cime, lunga 7,5 km, fu costruita negli anni Cinquanta, poi allargata e asfaltata nel 1970.

Nel '73 non esisteva ancora il pedaggio, introdotto (giustamente) alla fine degli anni '80, dopo le proteste della popolazione e dei gruppi ambientalisti, per contenere l’impatto del turismo, a cercare di proteggere questo ambiente unico.

Prato dove ci siamo fermate per un picnic lungo la strada dopo il lago di Misurina, con vista sui Cadini di Misurina, estate 1973.
Prato con vista Cadini di Misurina, estate 1973



Frigo portatile e picnic.

Mia sorella Paola Galeotti seduta su un panno durante il picnic sul prato dopo il lago di Misurina, estate 1973.
Paola seduta sul prato



Monica Galeotti sdraiata a pancia in giù sul prato lungo la strada dopo il lago di Misurina, estate 1973.
Immagine già intitolata "Libertà", ispirata alla
riflessione n.30 dal libro di Carandini Antinomia ben temperata:
 "Se la libertà è lo spirito, essa consiste in variazioni sul tema del significativo e dell'estetico, cioè del buono e dell'utile da conoscere e del bello da ammirare".



Mia sorella Paola Galeotti seduta sul prato dopo il lago di Misurina, con un fiore in mano, estate 1973.
Paola e il fiore



Monica Galeotti sdraiata su un fianco sul prato lungo la strada dopo il lago di Misurina, estate 1973.



Io e mia sorella Paola Galeotti sedute sul prato dopo il lago di Misurina, giochiamo con un filo d’erba, estate 1973.



SACRARIO MILITARE DI POCOL

Da Cortina il viaggio prosegue in direzione del Passo Falzarego, con una breve deviazione lungo la strada che conduce al Sacrario Militare di Pocol.

Salendo a Pocol c'è lo storico Hotel Villa Argentina con le Tofane sullo sfondo.

Storico Hotel Villa Argentina con le Tofane sullo sfondo, fotografato salendo verso Pocol.


Il Sacrario è una torre imponente che conserva le ossa di 9.707 italiani caduti nella Grande Guerra, di cui 4455 rimasero ignoti.

Torre del sacrario militare di Pocol, monumento della prima guerra mondiale.


Qui sono dietro al cannone della Prima Guerra Mondiale, memoria silenziosa del conflitto.

Visitare un sacrario militare non ha solo valenza storica e di lutto perchè custodisce concretamente i resti dei soldati caduti: il sacrario ci dice anche quanto sia stato alto il prezzo della guerra, ricordando che dietro ogni numero c'erano vite, famiglie e destini spezzati.

È un monito di PACE.

Cannone della prima guerra mondiale al sacrario di Pocol, con Monica Galeotti visibile dietro al cannone.



 La foto di me e mia sorella abbracciate, con lo sguardo rivolto in alto, in questo luogo, resta tra i ricordi più intensi di quella vacanza.

Monica Galeotti e sua sorella abbracciate, guardano verso il cielo al sacrario militare di Pocol.


Linguaccia compresa!

Monica Galeotti guarda il cielo al sacrario di Pocol, mentre sua sorella si volta verso il fotografo facendo la linguaccia.


PASSO FALZAREGO/MONTE LAGAZUOI

Da Pocol ci spostiamo verso il passo Falzarego, dove ci attende la funivia che porta al Rifugio Lagazuoi.

Rifugio Lagazuoi©foto di adirricor/wikimedia


L’impianto collega direttamente il passo con la cima del Piccolo Lagazuoi, a 2.752 metri: un punto panoramico tra i più suggestivi delle Dolomiti.

Funivia del Lagazuoi che dal passo Falzarego sale fino al rifugio panoramico sul Piccolo Lagazuoi, Dolomiti, 1973.


Accanto alla partenza della funivia si trova la cappella della Visitazione.

Cappella della Visitazione accanto alla partenza della funivia Lagazuoi al passo Falzarego, Dolomiti.



Il rifugio Lagazuoi è una tappa storica.

Nelle fotografie di quella giornata riaffiora un dettaglio curioso: la valigetta rigida della cinepresa Canon Super8, che passava di mano in mano tra me e mia sorella. Forse ce la contendevamo come fosse un piccolo tesoro di viaggio.

Monica Galeotti con il padre e la sorella all’arrivo della funivia del Lagazuoi, in quota sopra il passo Falzarego.
Io, Paola e papà alla stazione a monte della funivia del Lagazuoi.
Sullo sfondo si nota la terrazza panoramica del rifugio
 già realizzata ma non ancora ultimata.


Monica Galeotti con il padre e la sorella sugli sdrai della terrazza panoramica del rifugio Lagazuoi, 2752 m., anno 1973.
Sugli sdrai della terrazza panoramica con la valigetta (contesa?)


RIFUGIO VALPAROLA

Dal Passo Falzarego saliamo al Rifugio Valparola, giusto il tempo di un caffè, con la mitica FIAT 128 rossa parcheggiata davanti.

Rifugio al Passo Valparola (2190 m) nelle Dolomiti, punto panoramico.

Poi ritorniamo giù alla strada delle Dolomiti e ci dirigiamo a Rocca Pietore.



ROCCA PIETORE

Ci fermiamo sul ciglio della strada per un picnic sul prato, con tavolino e sedie accanto all’auto.

Dintorni di Rocca Pietore, picnic sul ciglio della strada.
Dintorni di Rocca Pietore, picnic sul ciglio della strada



Tavolo da picnic nei dintorni di Rocca Pietore, immerso nel prato lungo la strada di montagna.




Mamma Teresa seduta sul plaid nel prato a Rocca Pietore nelle Dolomiti.


Mia sorella si siede sul muretto accanto a una piccola cascatella: è un’immagine semplice, con tutto il sapore di quelle vacanze in libertà.

Paola Galeotti seduta sul muretto accanto a una piccola cascatella nei dintorni di Rocca Pietore.

La notte si trascorre a Rocca Pietore, perchè il giorno seguente si fa tappa a Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada.



MALGA CIAPELA/MARMOLADA

Da Malga Ciapela prendiamo le tre funivie che portano al ghiacciaio della Marmolada.

Malga Ciapela Marmolada, 1973.


Le tre funivie furono un'opera complessa, ardita e pioneristica per quei tempi, in particolare il terzo e ultimo tratto Serauta-Punta Rocca.

Terzo tratto della funivia da Serauta a Punta Rocca, opera ardita e pionieristica.
Terzo tratto della funivia da Serauta a Punta Rocca.



Stazione della funivia a Punta Rocca in Marmolada, con montagne sullo sfondo, 1973.
Stazione della funivia a Punta Rocca.



Punta Rocca con terrazza panoramica inaugurata il 16 luglio 2011.
In una foto del 2020, la nuova stazione della funivia a Punta Rocca,
con terrazza panoramica inaugurata il 16 luglio 2011.



È la nostra prima esperienza in alta montagna e proprio da qui nasce il titolo di questo racconto: le pedule queste sconosciute.

 Io ci arrivo con un paio di Superga di tela, fuori luogo in mezzo alla neve.

Monica Galeotti e mamma Teresa sulla neve del ghiacciaio della Marmolada, 1973.


Non eravamo certo i soli: in quegli anni si vedeva di tutto, persino turisti con sandali e minigonna sul ghiacciaio, come si può notare dalla foto!

Persone che camminano nella neve sul ghiacciaio della marmolada, 1973.

Era l’inizio del turismo sulle Dolomiti, molto diverso da oggi, quando un abbigliamento del genere sarebbe impensabile, anche se ancora sui sentieri non mancano scene simili.

Però quel giorno ci divertimmo un sacco!

Monica Galeotti, Teresa Pantani e Paola Galeotti sulla neve del ghiacciaio della Marmolada, 1973.



LAGO DI FEDAIA

Tornati a Malga Ciapela si sale poi al Lago di Fedaia.

Veduta dal ghiacciaio della Marmolada sul lago di Fedaia.
Veduta dal ghiacciaio della Marmolada sul lago di Fedaia



La sosta è al Rifugio Castiglioni: da qui si ha la vista migliore dal basso sul ghiacciaio, all'epoca molto più esteso.

Ghiacciaio della Marmolada visto dal rifugio Castiglioni nel 1973.
Ghiacciaio della Marmolada visto dal rifugio Castiglioni nel 1973.


Primo piano del ghiacciaio Marmolada nel 1973.



Oggi presenta una riduzione evidente rispetto alle immagini storiche, segno del cambiamento climatico.

Ghiacciaio della Marmolada fotografato nel 2020, riduzione evidente rispetto alle immagini storiche.
Ghiacciaio della Marmolada fotografato nel 2020.


La seconda parte del viaggio, tracciata in questa mappa, porta a Canazei, Passo Sella e Passo Gardena, per poi raggiungere Ortisei e infine Bolzano.

Percorso stradale dal lago di Fedaia a Bolzano tra Dolomiti e valli alpine.
Google Earth – didascalie Monica Galeotti




CANAZEI

Dopo il Lago di Fedaia, passiamo la notte in un garni a Canazei.
Di questa sosta ho solo due foto nei dintorni: un ritratto di famiglia lungo le rive dell'Avisio e una veduta del fiume che scorre tra i boschi.

Ritratto della famiglia Galeotti lungo l'Avisio, nei dintorni di Canazei, estate 1973.




Il fiume Avisio scorre tra i boschi nei dintorni di Canazei, estate 1973.




PASSO SELLA

Quindi Passo Sella, con una magnifica visuale sul Gruppo del Sassolungo.

Foto in bianco e nero del 1973 al Passo Sella, davanti al bar e negozio di souvenir con la scritta “Passo Sella m 2240”.
Bar e souvenir al Passo Sella



Veduta in bianco e nero del Gruppo del Sassolungo dall’estate 1973, scattata dal Passo Sella.
Gruppo del Sassolungo visto dal Passo Sella




PASSO GARDENA

La strada ci conduce a Passo Gardena, dove ci fermiamo sul prato: io abbracciata a mio padre, un momento di quiete in mezzo alla montagna.

Monica Galeotti bambina abbracciata al padre Paolo sul prato al passo Gardena, estate 1973, Dolomiti patrimonio UNESCO.



E mamma con Paola mano nella mano.

Teresa Pantani con la figlia Paola Galeotti per mano al passo Gardena, estate 1973, vacanza familiare sulle Dolomiti.




Monica Galeotti bambina seduta sull’erba al passo Gardena, Dolomiti 1973, vacanza estiva tra panorami montani e natura.




Paola Galeotti in piedi in posa fotografica al passo Gardena, estate 1973, Dolomiti, giornata in famiglia tra i monti.








Monica Galeotti in piedi con sorriso rivolto al fotografo al passo Gardena, Dolomiti 1973.



ORTISEI

La penultima tappa ci porta a Ortisei.
Qui restano immagini dell’hotel Posta e di una vetrina artigianale con oggetti di scultura in legno, davanti alla quale prima mia madre e poi io siamo state riprese.

Foto in bianco e nero dell’Hotel Posta di Ortisei, scattata nel 1973.
Hotel Posta a Ortisei 1973



La famiglia Galeotti cammina davanti alla chiesa di Sant’Ulrico e dell’Epifania a Ortisei, foto del 1973.
Davanti alla chiesa di Sant’Ulrico e dell’Epifania a Ortisei



Teresa Pantani osserva una vetrina con sculture in legno tipiche della Val Gardena a Ortisei nel 1973.
Teresa davanti ad una vetrina di artigianato locale




Monica Galeotti in posa davanti a una vetrina di sculture lignee artigianali a Ortisei, foto del 1973.
Monica davanti alla vetrina 



Non manca nei dintorni la sosta lungo un torrente.

La famiglia Galeotti Monica lungo la riva di un torrente nei dintorni di Ortisei, foto in bianco e nero 1973.




Secondo scatto in bianco e nero della famiglia Galeotti sulle rive del torrente vicino a Ortisei, estate 1973.




BOLZANO

L’ultima tappa, prima del rientro a Bologna, ci conduce a Bolzano, con due foto della Fontana delle Rane, a chiudere questo viaggio.

Foto in bianco e nero della celebre fontana delle rane a Bolzano, scattata durante le vacanze del 1973.




Monica e Paola Galeotti davanti alla fontana delle rane di Bolzano, foto in bianco e nero del 1973.

လလလ

Le prime vacanze su queste montagne così belle: ancora non sapevo sarebbero diventate mio luogo d'elezione.

Il luogo che più mi colpì fu il Monte Cristallo, con la sua verticalità di dolomia bianca.

Forse per questo la mia altitudine preferita in montagna è quella della roccia, il tratto che inizia dove finisce il bosco e termina dove comincia la neve, tra i 2000 e i 3000 metri.

Le vette più alte mi interessano meno: non amo la neve, e ciò che cerco in montagna lo trovo già lì.

Come dice Paolo Cognetti: "Ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene."

Monica Galeotti seduta su un prato ripido, con sfondo di rocce dolomitiche, foto in bianco e nero 1973.

Oggi attraverso il mio blog racconto anche la montagna, per quella passione nata nel 1973.



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NOTE:

-Tutte le foto sono di Paolo Galeotti e Teresa Pantani, salvo: ex bidonvia Forcella Staunies, Rifugio Lorenzi e Rifugio Lagazuoi (copyright indicato).

RIFERIMENTI:


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Le immagini simbolo delle vacanze del '73:

IL TAVOLINO DA PICNIC

Tavolino da picnic con sedie pieghevoli e borsa frigo, simbolo delle vacanze sulle Dolomiti del 1973.


E LA CINEPRESA CANON SUPER 8!

Cinepresa Super 8, durante le vacanze in montagna del 1973, ricordo della famiglia Galeotti.
Il cimelio della Canon Super 8, conservato a ricordo della vacanza Dolomiti '73



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