Io avevo nove anni, mia sorella sette, e non avevamo mai visto le Dolomiti.
Non sapevamo cosa volesse dire "vacanza in montagna", lo abbiamo imparato in una settimana di cielo terso, passi alpini e panini, in camere di garni e nei prati col tavolo da picnic.
Mio padre l’ha chiamata semplicemente Dolomiti 1973, nell’album che ha composto al ritorno.
Io invece, col senno di poi, l'ho ribattezzata Le pedule, queste sconosciute.
Perché nessuno di noi sapeva veramente come ci si doveva attrezzare. Ma non importava. Era la nostra prima vera vacanza in montagna, e l’abbiamo vissuta tutta così: allo sbaraglio e felici.
Siamo partiti verso la fine di agosto, quando la gente rientrava in ufficio e le città tornavano a riempirsi. Nessuna prenotazione, tranne quella delle prime notti.
Una 128 FIAT rossa carica di entusiasmo, mentre mia madre e mio padre avevano organizzato e tracciato a spanna l'itinerario: nessuna escursione, solo auto e funivie.
Il tempo è sempre stato splendido: sole, cielo blu e aria frizzante. E poi le montagne, che sembravano uscite da un libro illustrato.
Era come se le Dolomiti ci stessero accogliendo a braccia aperte.
Oltre all'album fotografico, c'è un filmino super8 che, ancora oggi, custodisco.
Mi è rimasto il ricordo delle sensazioni, l’odore dell’erba al mattino, le risate con mia sorella, il senso di libertà.
Questa è la storia di un piccolo viaggio a tappe, la storia di quella prima volta.
Ho ricostruito quell'itinerario e gli ho ridato vita, e qui c'è la prima parte tracciata sulla mappa:
Cortina d'Ampezzo, il Monte Cristallo, il Lago di Misurina, il Sacrario di Pocol, Passo Falzarego e Monte Lagazuoi, il Rifugio Valparola, Rocca Pietore, Malga Ciapela, la Marmolada e Passo Fedaia.
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Google Earth – didascalie Monica Galeotti |
CORTINA E DINTORNI
Cortina d'Ampezzo è la prima tappa: la cosiddetta "Regina delle Dolomiti", circondata da un comprensorio meraviglioso.
Ci sistemiamo in un convento, ospiti delle suore. Ce le ha consigliate qualcuno, per la spesa contenuta.
Di Cortina conservo una sola foto: io e mia sorella mano nella mano. Probabilmente a mio padre non interessava molto il centro città, la sua attenzione era più rivolta ai dintorni naturali.
MONTE CRISTALLO
Di quella lontana vacanza, ciò che mi rimase più impresso fu il Monte Cristallo: un paesaggio di rocce spettacolari che salivo grazie alla seggiovia, immersa in una verticalità che mi affascinava.
Il Gruppo del Cristallo è uno dei più maestosi e celebri di tutte le Dolomiti ampezzane e del Cadore.
La cima più alta, il Monte Cristallo, raggiunge i 3221 metri.
Nel 1973 si poteva arrivare con gli impianti fino a 2932 metri, al rifugio Guido Lorenzi, chiuso dal 2016.
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Rifugio Lorenzi 2005 – ©di Rüdiger |
All’epoca gli impianti storici per salire erano due:
Il 24 luglio 2016 quest’ultimo impianto storico ha chiuso definitivamente, a causa della scadenza dell’ultima concessione.
Con la sua chiusura si è dovuta interrompere anche l’attività del rifugio Lorenzi, punto di partenza di due famose ferrate – la Via Dibona e la Bianchi – perché rifornirlo era diventato impossibile, e raggiungerlo a piedi significava affrontare 700 metri di dislivello molto impegnativi.
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L'arrivo della ex bidonvia e il Rifugio Lorenzi – ©di Clemens Stockner |
I celebri bidoni colorati degli impianti sono stati messi in vendita a 500 euro l’uno per appassionati e collezionisti. Dalle mie foto in bianco e nero i colori non si vedono, quindi allego un'immagine.
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©planetmountain.com |
Ecco le foto in bianco e nero, ricordo di quel giorno del 1973 quando, insieme alla mia famiglia, salimmo al Monte Cristallo. Di questo tratto conservo solo una foto al ritorno, infatti papà e sorella sono ritratti in discesa.
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Primo tratto della seggiovia Rio Gere – Son Forca, mio padre Paolo e mia sorella Paola in discesa. |
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Ritratto dal Rifugio Son Forca, sullo sfondo le Tofane. |
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Secondo tratto di risalita: la famosa bidonvia Son Forca – Forcella Staunies, verso Rifugio Lorenzi. |
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Io appena scesa, mentre mio padre si accinge a scendere. |
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Forcella Staunies |
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Con mamma Teresa sulla terrazza panoramica del Rifugio Lorenzi. |
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Panorama dal Rifugio Lorenzi con Pomagagnon, Cortina, Croda da Lago e Cinque Torri sullo sfondo. |
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Io, mia sorella Paola e mamma Teresa, terrazza panoramica del Rifugio Lorenzi. |
Oggi gli impianti di risalita non portano più fino a 3.000 m: con la seggiovia attuale, rinnovata nel 1996, si raggiunge soltanto il Rifugio Son Forca.
Per arrivare alla Forcella Staunies ed eventualmente oltre fino alla cresta del Monte Cristallo, è necessario dal Son Forca risalire a piedi.
Salire su queste creste, anche solo con lo sguardo su una fotografia, significa ritrovare un pezzo di storia ormai scomparsa.
LAGO DI MISURINA
In quei giorni alloggiati a Cortina ci fu la gita al Lago di Misurina, il più grande del Cadore.
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Lago di Misurina e Tre Cime Lavaredo |
Dopo la visita al lago, ci fermammo per un picnic in un prato lungo la strada che sale alle Tre Cime di Lavaredo, con vista sui Cadini di Misurina.
La strada che da Misurina porta al Rifugio Auronzo per le Tre Cime, lunga 7,5 km, fu costruita negli anni Cinquanta, poi allargata e asfaltata nel 1970.
Nel '73 non esisteva ancora il pedaggio, introdotto (giustamente) alla fine degli anni '80, dopo le proteste della popolazione e dei gruppi ambientalisti, per contenere l’impatto del turismo, a cercare di proteggere questo ambiente unico.
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Prato con vista Cadini di Misurina, estate 1973 |
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Paola seduta sul prato |
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Immagine già intitolata "Libertà", ispirata alla riflessione n.30 dal libro di Carandini Antinomia ben temperata: "Se la libertà è lo spirito, essa consiste in variazioni sul tema del significativo e dell'estetico, cioè del buono e dell'utile da conoscere e del bello da ammirare". |
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Paola e il fiore |
SACRARIO MILITARE DI POCOL
Da Cortina il viaggio prosegue in direzione del Passo Falzarego, con una breve deviazione lungo la strada che conduce al Sacrario Militare di Pocol.
Salendo a Pocol c'è lo storico Hotel Villa Argentina con le Tofane sullo sfondo.
Il Sacrario è una torre imponente che conserva le ossa di 9.707 italiani caduti nella Grande Guerra, di cui 4455 rimasero ignoti.
Qui sono dietro al cannone della Prima Guerra Mondiale, memoria silenziosa del conflitto.
Visitare un sacrario militare non ha solo valenza storica e di lutto perchè custodisce concretamente i resti dei soldati caduti: il sacrario ci dice anche quanto sia stato alto il prezzo della guerra, ricordando che dietro ogni numero c'erano vite, famiglie e destini spezzati.
È un monito di PACE.
La foto di me e mia sorella abbracciate, con lo sguardo rivolto in alto, in questo luogo, resta tra i ricordi più intensi di quella vacanza.
Linguaccia compresa!
PASSO FALZAREGO/MONTE LAGAZUOI
Da Pocol ci spostiamo verso il passo Falzarego, dove ci attende la funivia che porta al Rifugio Lagazuoi.
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Rifugio Lagazuoi©foto di adirricor/wikimedia |
L’impianto collega direttamente il passo con la cima del Piccolo Lagazuoi, a 2.752 metri: un punto panoramico tra i più suggestivi delle Dolomiti.
Accanto alla partenza della funivia si trova la cappella della Visitazione.
Il rifugio Lagazuoi è una tappa storica.
Nelle fotografie di quella giornata riaffiora un dettaglio curioso: la valigetta rigida della cinepresa Canon Super8, che passava di mano in mano tra me e mia sorella. Forse ce la contendevamo come fosse un piccolo tesoro di viaggio.
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Io, Paola e papà alla stazione a monte della funivia del Lagazuoi. Sullo sfondo si nota la terrazza panoramica del rifugio già realizzata ma non ancora ultimata. |
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Sugli sdrai della terrazza panoramica con la valigetta (contesa?) |
RIFUGIO VALPAROLA
Dal Passo Falzarego saliamo al Rifugio Valparola, giusto il tempo di un caffè, con la mitica FIAT 128 rossa parcheggiata davanti.
Poi ritorniamo giù alla strada delle Dolomiti e ci dirigiamo a Rocca Pietore.
ROCCA PIETORE
Ci fermiamo sul ciglio della strada per un picnic sul prato, con tavolino e sedie accanto all’auto.
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Dintorni di Rocca Pietore, picnic sul ciglio della strada |
Mia sorella si siede sul muretto accanto a una piccola cascatella: è un’immagine semplice, con tutto il sapore di quelle vacanze in libertà.
La notte si trascorre a Rocca Pietore, perchè il giorno seguente si fa tappa a Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada.
MALGA CIAPELA/MARMOLADA
Da Malga Ciapela prendiamo le tre funivie che portano al ghiacciaio della Marmolada.
Le tre funivie furono un'opera complessa, ardita e pioneristica per quei tempi, in particolare il terzo e ultimo tratto Serauta-Punta Rocca.
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Terzo tratto della funivia da Serauta a Punta Rocca. |
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Stazione della funivia a Punta Rocca. |
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In una foto del 2020, la nuova stazione della funivia a Punta Rocca, con terrazza panoramica inaugurata il 16 luglio 2011. |
È la nostra prima esperienza in alta montagna e proprio da qui nasce il titolo di questo racconto: le pedule queste sconosciute.
Io ci arrivo con un paio di Superga di tela, fuori luogo in mezzo alla neve.
Non eravamo certo i soli: in quegli anni si vedeva di tutto, persino turisti con sandali e minigonna sul ghiacciaio, come si può notare dalla foto!
Era l’inizio del turismo sulle Dolomiti, molto diverso da oggi, quando un abbigliamento del genere sarebbe impensabile, anche se ancora sui sentieri non mancano scene simili.
Però quel giorno ci divertimmo un sacco!
LAGO DI FEDAIA
Tornati a Malga Ciapela si sale poi al Lago di Fedaia.
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Veduta dal ghiacciaio della Marmolada sul lago di Fedaia |
La sosta è al Rifugio Castiglioni: da qui si ha la vista migliore dal basso sul ghiacciaio, all'epoca molto più esteso.
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Ghiacciaio della Marmolada visto dal rifugio Castiglioni nel 1973. |
Oggi presenta una riduzione evidente rispetto alle immagini storiche, segno del cambiamento climatico.
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Ghiacciaio della Marmolada fotografato nel 2020. |
La seconda parte del viaggio, tracciata in questa mappa, porta a Canazei, Passo Sella e Passo Gardena, per poi raggiungere Ortisei e infine Bolzano.
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Google Earth – didascalie Monica Galeotti |
CANAZEI
PASSO SELLA
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Bar e souvenir al Passo Sella |
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Gruppo del Sassolungo visto dal Passo Sella |
PASSO GARDENA
ORTISEI
BOLZANO
Il luogo che più mi colpì fu il Monte Cristallo, con la sua verticalità di dolomia bianca.
Forse per questo la mia altitudine preferita in montagna è quella della roccia, il tratto che inizia dove finisce il bosco e termina dove comincia la neve, tra i 2000 e i 3000 metri.
Le vette più alte mi interessano meno: non amo la neve, e ciò che cerco in montagna lo trovo già lì.
Come dice Paolo Cognetti: "Ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene."
RIFERIMENTI:
-montecristallo/wikipedia
-atergroup/impiantostainer
-planetmountain.com
-sacrariomilotarepocol/wikipedia
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Le immagini simbolo delle vacanze del '73:
IL TAVOLINO DA PICNIC
E LA CINEPRESA CANON SUPER 8!
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Il cimelio della Canon Super 8, conservato a ricordo della vacanza Dolomiti '73 |
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