martedì 5 giugno 2018

MUSEI VATICANI

Città del Vaticano

(torna alla Basilica di San Pietro)


PRIMA PARTE

La visita ai Musei Vaticani è un'esperienza gratificante sotto il profilo artistico, ma impegnativa per la quantità di opere che possiede e la superficie che occupa: 55.000 mq, cioè circa 7 km da percorrere.


Basti sapere che occorrono almeno 3 ore per ammirare i capolavori principali, 5/7 ore per avere un'idea più approfondita. Per comprendere a fondo e impadronirsi del luogo occorrerebbero giorni o settimane. Ho impiegato 7 ore, cercando di evitare, per quanto possibile, gli assembramenti, alla ricerca dell'inquadratura migliore.


Musei-Vaticani



Stiamo parlando del Palazzo Apostolico Vaticano, che ha una delle più grandi collezioni d'arte del mondo:
una dozzina di musei che ospitano collezioni aggiunte nel corso di secoli da vari papi che si sono succeduti.
Nella foto, scattata dalla Basilica di San Pietro, ho indicato i luoghi principali.
La Cappella Sistina si trova nel punto più distante rispetto all'entrata e viene subito presa d'assalto (nel primo pomeriggio vi è meno assembramento), quindi la toccherò alla fine, come degna conclusione.

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Anche se il biglietto d'entrata non è a buon mercato conviene aggiungere i 4 euro della prenotazione on-line, che offre l'entrata privilegiata senza fila di attesa.

Dopo l'entrata mi dirigo alla terrazza.

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La terrazza è posta esattamente fra:
la Pinacoteca (a sinistra nella foto) e il Palazzo Apostolico (a destra).
Così posso iniziare ad orientarmi.

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Dalla terrazza il panorama è sulla cupola di San Pietro.

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Percorrere questi musei significa avanzare in una specie di labirinto, quindi è complicato tracciare un percorso ideale ma ho provato a delinearlo e cercherò di fare chiarezza con l'elenco dei luoghi imperdibili che andrò ad illustrare uno ad uno in ordine di esplorazione.

Nella prima parte:


1- Pinacoteca
2- Padiglione delle Carrozze
3- Museo Gregoriano Egizio e Cortile della Pigna
4- Museo Gregoriano Etrusco
5- Museo Pio Clementino e Cortile Ottagono
6- Museo Chiaramonti e Braccio Nuovo


Nella seconda parte:


7- Galleria dei Candelabri
8- Galleria degli Arazzi
9- Galleria delle Carte Geografiche
10- Sala Sobieski
11- Sala dell'Immacolata
12- Stanze di Raffaello
13- Appartamento Borgia
14- Collezione di Arte Contemporanea
15- Cappella Sistina





1- PINACOTECA

L'enorme edificio è separato dal Palazzo Apostolico e fu costruito nel 1932 appositamente per ospitare la Pinacoteca, per volere di Papa Pio XI, davanti all'ottocentesco Giardino Quadrato.

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La meravigliosa collezione è stata creata da Pio VI a fine '700, ha 18 sale e 520 dipinti.
Le opere sono esposte in ordine cronologico e qui illustro le più importanti.

Il Polittico Stefaneschi è una tempera su tavola di Giotto; prende il nome dal cardinale che lo commissionò nel 1320 circa per l'altare maggiore di San Pietro. 

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"L'Incoronazione della Vergine, Angeli, Santi e donatori", di Filippo Lippi, opera in tempera su tavola, post. 1444.

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"Angeli musicanti, cherubini e teste di apostoli", di Melozzo da Forlì, 1474, frammenti di affresco, staccati dalla perduta decorazione absidale della Basilica dei SS. Apostoli a Roma raffigurante l'Ascensione.

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E' una raccolta di 14 frammenti; fra questi vi era anche il frammento con la figura di Cristo, oggi allo ↦ Scalone d'Onore al Quirinale.

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A Raffaello è dedicata un'intera sala con, in primo piano, la magnifica "Trasfigurazione" e, ai lati, la "Madonna di Foligno" e "L'Incoronazione della Vergine".

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"La Madonna di Foligno" è una pala d'altare del 1513, commissionata da Sigismondo dè Conti per Santa Maria in Aracoeli a Roma, come ex voto per il miracolo che aveva visto uscire dalla sua casa di Foligno, illesa dopo un evento di non chiara origine.

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"La Trasfigurazione", pala d'altare, 1513, tempera grassa su tavola, ultima opera eseguita dall'artista prima di morire, completata nella parte inferiore da Giulio Romano.
La diversità fra le due metà, superiore e inferiore, ne fa un capolavoro di movimento e vitalità.
Sopra, la Trasfigurazione come nel testo evangelico: "Il suo volto risplendette come il sole, le sue vesti divennero bianche come la luce".
Nella metà inferiore il dramma, in una contemplazione incondizionatamente ammirata.

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"L'Incoronazione della Vergine" detta Pala degli Oddi, 1503, commissionata da Maddalena Oddi per la chiesa di San Francesco al Prato a Perugia.
L'opera è divisa in due registri, come tipico della scuola di Perugino: in alto, nella metà celeste, ha luogo l'incoronazione vera e propria per mano di Gesù e in basso, nella metà terrena, si trova il sepolcro scoperchiato di Maria e i dodici apostoli che assistono all'ascensione e all'avvenimento paradisiaco.

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"Il Compianto sul Cristo Morto", di Giovanni Bellini, 1474, cimasa che un tempo coronava la pala d'altare della chiesa di San Francesco a Pesaro, oggi nei Musei Civici di Pesaro.
Cristo non è più frontale, ma seduto in tralice sul sarcofago, mentre un'inserviente lo tiene per la schiena e Nicodemo tiene l'ampolla degli unguenti alla Maddalena che, inginocchiata davanti a lui, gli profuma una mano.
Vi si legge un senso del dramma, un silenzio corale e pensoso nell'intreccio delle loro mani.

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L'incompiuto "San Girolamo" di Leonardo da Vinci, olio su tavola, 1480.
San Girolamo è raffigurato nell'iconografia dell'eremita penitente nel deserto. Vestito di pochi stracci è inginocchiato con la pietra che usava per percuotersi il petto nella mano destra e con la sinistra indica se stesso in atto di umiltà. Il volto rivolto in alto verso un probabile crocifisso non ancora dipinto. In basso si trova il fedele leone, appena disegnato.

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"La Madonna dei Frari", di Tiziano Vecellio, 1525.
Una grande pala d'altare che raffigura la Madonna con il Bambino e i Santi per l'altare maggiore della chiesa di San Nicolò della Lattuga al Lido di Venezia.
In basso si distinguono i santi Caterina d'Alessandria, Nicola di Bari, Pietro, Antonio da Padova, Francesco d'Assisi e Sebastiano.

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Modello preparatorio dell'angelo in terra cruda e paglia per la fusione in bronzo, di Giovan Lorenzo Bernini, 1676.
L'angelo fu commissionato da papa Urbano VIII Barberini per l'altare della cappella del SS. Sacramento in San Pietro.

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"Deposizione", di Caravaggio, olio su tela,  1604.
Il dipinto venne commissionato da Girolamo Vittrice per la cappella dedicata alla Pietà nella chiesa di ↦ Santa Maria in Vallicella a Roma, celebre sede dell'Oratorio di San Filippo Neri.
L'opera, semplice e grandiosa, ritrae il momento in cui Gesù sta per essere seppellito nella tomba interrata (non nel tradizionale sepolcro).
La figura di Nicodemo è l'unica a rivolgere lo sguardo verso l'osservatore ed è interessante notare che il volto non è altro che il ritratto di Michelangelo, che il Caravaggio ammirava molto (Michelangelo stesso si era già ritratto in veste di Nicodemo nella Pietà Bandini).
 Michelangelo fu innovatore nell'aver tolto alla Pietà il tragico, dando al Cristo l'aria di essere maternamente cullato dalla Madonna.
Come Michelangelo, anche Caravaggio adotta la posa languida e i tratti sereni del Cristo. In questo si percepisce l'ammirazione artistica verso Michelangelo. 
Le rughe sui volti, le pieghe degli abiti, le vene e le ferite del corpo di Cristo, le costole e i muscoli, evidenziano il naturalismo di Caravaggio.

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Di quest'opera Rubens ne fece una copia eliminando, senza che se ne conosca il motivo, il personaggio di Maria di Cleofa.
Il dipinto è conservato a Ottawa alla National Gallery of Canada.

Rubens-Deposizione
Rubens-Deposizione - ©www.fulminiesaette.it




"Osservazioni Astronomiche", di Donato Creti, 1711, otto tele di piccole dimensioni (51x35 cm).
La serie venne commissionata dal conte bolognese Luigi Marsili, e ne fece dono al papa Clemente XI per convincerlo dell'importanza per la Santa Chiesa di un osservatorio astronomico.
I quadri raffigurano uomini immersi nel paesaggio notturno mentre scrutano i pianeti, questi ultimi riprodotti così come si potevano osservare dagli strumenti dell'epoca.
I dipinti ebbero un ruolo importantissimo per la storia di Bologna, perchè il dono permise di raggiungere lo scopo: con il sostegno di Clemente XI, venne inaugurato a Bologna il primo osservatorio astronomico pubblico in Italia, oggi Museo della Specola.

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"Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre" di Wenzel Peter, pittore boemo specializzato nella raffigurazione di animali, e questa grande tela ne rappresenta il momento culminante della sua carriera.
Nel 1831 Gregorio XVI, affascinato dal genere, acquistò 20 opere del pittore da utilizzare per l'arredo della Sala del Concistoro nell'Appartamento Papale di rappresentanza.

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"Il Crocifisso" di Alessandro Algardi.
Questa elegantissima opera fu commissionata dal conterraneo bolognese Alamandini ad Algardi nel 1641, per la cappella di famiglia nella chiesa gesuita di Santa Lucia a Bologna, ma non raggiunse mai la sua destinazione. Si tratta di un'opera in bronzo andata perduta, qui esposto è il modello realizzato per la fusione.
Il modello è realizzato in argilla su una struttura in ferro riempita con paglia.
A causa dei materiali fragili e deperibili con cui i modelli erano realizzati, la maggior parte sono andati perduti, da qui la rarità e preziosità del manufatto.
La decisione di riutilizzare il modello come opera d'arte autonoma con l'applicazione dei colori ne ha consentito il riuso e la sopravvivenza.
La meravigliosa opera viene paragonata alla grande tradizione scultorea del greco Lisippo.

Oggi viene esposta dopo circa vent'anni alla Pinacoteca Vaticana, seppur per un breve periodo, ma ho deciso di inserirla per conservare il ricordo di un'opera così bella.

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Allego un bel video.






2- PADIGLIONE DELLE CARROZZE

Inaugurato nel 1973 da Paolo VI, vi si accede dal Giardino Quadrato, in seminterrato, davanti alla Pinacoteca.
Da segnalare la Berlina di Gran Gala, costruita a Roma nel 1826 da Leone XII, testimonianza storica della mobilità pontificia.

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Le antiche berline venivano utilizzate anche per la cerimonia della "presa di possesso", di origine antichissima, che conclude i riti di insediamento del pontefice.
Precisamente il papa prende possesso della sua sede episcopale, insediandosi nella Cattedrale Papale Arcibasilica del Laterano, Mater et Caput di tutte le chiese della Città e del Mondo.
Snodandosi per le vie di Roma, la cavalcata (termine comunque rimasto, effettuato a dorso di mula, in lettiga o in carrozza) aveva inizio dal Palazzo Vaticano o dal Quirinale, annunciata da un colpo di cannone sparato da Castel Sant'Angelo.
Il percorso si svolge tutt'ora, ma in automobile.

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Entro al Palazzo Apostolico al primo piano, dove trovo il

3- MUSEO GREGORIANO EGIZIO E CORTILE DELLA PIGNA


Fondato nel 1839 per volere di Papa Gregorio XVI, fu inizialmente raccolta di tutte le antichità egizie presenti sul mercato antiquario romano, poi luogo di ricerca storica, arricchito nel tempo da donazioni al pontefice da parte del governo egiziano e di privati.

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Bellissimi sarcofagi risalenti al 1000 a.C. in legno dipinto.

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Numerose le opere egizie di manifattura romana, come i reperti provenienti da Villa Adriana a Tivoli.
Tra tutti spicca l'imponente statua in marmo bianco di Antinoo, favorito di Adriano, morto accidentalmente nelle acque del Nilo, cui Adriano fece tributare un culto che rimase vitale anche dopo la sua stessa morte.
Nei pressi del luogo in cui morì Antinoo, Adriano fondò in suo onore la città di Antinopoli.
Sono giunte a noi circa un centinaio di immagini del giovane, classificate in diverse tipologie.
Questo modello è quello dell'Osiri-Antinoo, con il quale si vuole esprimere la natura regale e divina del personaggio.

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La collezione comprende il Trono di Ramesse II, frammento di una statua del faraone seduto, colui che fu persecutore degli ebrei e delle bibliche sette piaghe.

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Da questo museo la vista si apre sul Cortile della Pigna, armonioso spazio neoclassico.
Sotto questo spazio, ai tempi della guerra fredda, è stato costruito un immenso bunker antiatomico, per ricoverare i capolavori del museo in caso di pericolo nucleare.

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Sotto il nicchione vi è il colossale reperto che dà il nome al cortile: la pigna di bronzo trovata nelle Terme di Agrippa, un tempo fontana che stillava acqua.

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I pavoni in bronzo che fiancheggiano la pigna provengono dal Mausoleo di Adriano (Castel Sant'Angelo).
Nel Medioevo era stata collocata nell'atrio della primitiva basilica vaticana e lì l'aveva vista Dante, che la ricorda in un canto dell'Inferno paragonandola alla faccia di un gigante dell'ultima bolgia: "come la pigna di San Pietro a Roma".

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L'opera "Sfera con sfera", 1980, di Arnaldo Pomodoro si trova esattamente al centro del cortile e ruota lentamente mossa dal vento.
Pomodoro lavora su forme geometriche pure e la sfera si apre davanti allo spettatore rivelando un complesso meccanico interno. Una metafora sulla complessità dell'ignoto, sul meccanismo intricato nascosto sotto la superficie delle cose, liscia e perfetta.

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 4- MUSEO GREGORIANO ETRUSCO

Si trova al secondo piano. Contiene manufatti provenienti da tombe dell'Etruria meridionale e molti oggetti greci e romani.

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Nella Sala dei Bronzi trovo il pezzo più interessante: il Marte di Todi, una figura di guerriero risalente al IV secolo a.C.
Il soggetto rinvia alla sfera guerresca e di conseguenza indizia Marte quale divinità alla quale era dedicata la statua.

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Rinvenuto presso Todi, è un rarissimo cimelio della grande statuaria italica giunta sino a noi.

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5- MUSEO PIO-CLEMENTINO E CORTILE OTTAGONO

Così denominato dal nome dei suoi fondatori: Pio VI e Clemente XIV.

Possiede una statuaria spettacolare.

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Inizio dal cortile centrale detto Ottagono, dove alcune statue risaltano.

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Apoxyomenos (colui che si deterge), mostra un atleta che, usando un raschietto di metallo, lo strigile, si toglie dal corpo la sabbia e l'olio.
L'opera è di Lisippo, 320 a.C.
Non sappiamo chi fosse il giovane atleta, né l'occasione per cui la statua venne scolpita.
Fu portato a Roma per la decorazione delle Terme di Agrippa.

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Un meraviglioso Sarcofago ritrovato presso la sagrestia vaticana, è del tipo a vasca con protomi di leone. Le figure mostrano il corteggio di Dioniso, costituito da menadi e satiri.

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Perseo Trionfante dopo aver tagliato la testa di Medusa, una delle tre Gorgoni.
L'eroe ha un copricapo alato e un falcetto ragalatogli da Mercurio per decapitare Medusa.
L'opera è di Antonio Canova, 1801.

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Apollo del Belvedere, copia romana in marmo del II secolo, dall'originale greco bronzeo risalente al IV sec. a.C.: il dio Apollo incede regale e sembra aver appena vibrato un colpo con il suo arco.
 Considerato uno dei grandi capolavori dell'arte classica, anche per la definitiva consacrazione alle ispirate pagine di Johann Joachim Winckelmann, massimo storico dell'arte, studioso della cultura classica.

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La statua della divinità fluviale (Arno), dalla caratteristica posizione semigiacente.

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Laocoonte
Raffigura un sacerdote troiano di Apollo e i suoi due figli, impegnati in una lotta mortale con due serpenti di mare.
La scultura fu scoperta per caso durante alcuni lavori nel 1506 sull'Esquilino. 
Alla notizia Papa Giulio II mandò Michelangelo e Giuliano da Sangallo a valutare la scoperta.
Essi confermarono che si trattava della stessa statua che Plinio il Vecchio quasi 1500 anni prima raccontò di aver visto a casa dell'imperatore Tito.
Michelangelo fu profondamente influenzato da questa scultura greca del periodo romano.

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Lascio il cortile per entrare nel palazzetto dove trovo diverse sale con splendide sculture.
La Sala degli Animali è un vero e proprio zoo... di pietra.

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 Sala delle Muse

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In questa sala è conservato il Torso del Belvedere, una scultura greca del I secolo a.C. firmata dall'ateniese Apollonios, molto ammirata da Michelangelo, che si dice l'abbia utilizzata come modello per i suoi ignudi della Cappella Sistina.
L'ipotesi più accreditata lo identifica con l'eroe greco Aiace Telamonio nell'atto di meditare il suicidio.

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 Sala della Rotonda
L'entrata in questa sala colpisce per la grandiosità della volta emisferica a imitazione del Pantheon e la magnificenza delle statue colossali.

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Un antichissimo mosaico a pavimento rappresenta mostri marini e lotte fra greci e centauri.
Al centro della stanza un'enorme vasca ricavata da un unico blocco di porfido, proveniente dalla Domus Aurea.

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Statua di Antinoo, detta Braschi per essere stata esposta, prima dell'acquisto per il Museo attuale, a Palazzo Braschi fino al 1844.
La scultura proviene da scavi nell'area di una presunta villa di Adriano presso Palestrina.
Qui Antinoo divinizzato assume l'aspetto di Dioniso.

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Ancora la figura di Antinoo , busto rinvenuto a Villa Adriana nel 1790.

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La Statua Colossale di Ercole sorprende per le dimensioni, decisamente maggiori rispetto alle altre.
Venne ritrovata nel Teatro Pompeo vicino a Campo de' Fiori e mostra un giovane Ercole appoggiato alla clava con i pomi delle Esperidi nella mano sinistra.
L'opera è databile al 370 a.C. circa.

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Nella Sala a Croce Greca, il monumentale Sarcofago di Sant'Elena conclude la visita al museo Pio-Clementino.
Fu realizzato per raccogliere le spoglie di Elena, madre di Costantino, morta intorno a 335 d.C.
Sulla cassa compaiono scene di carattere militare, in cui cavalieri romani sottomettono prigionieri barbari; sul coperchio vittorie alate reggono ghirlande.
Il soggetto militare, poco adatto a una sepoltura femminile, fa supporre che il sarcofago fosse originariamente previsto per un componente maschile della famiglia imperiale, probabilmente Costantino stesso.

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6- MUSEO CHIARAMONTI E BRACCIO NUOVO

In realtà questo museo è un ampliamento del museo Pio-Clementino ed è situato in un lungo corridoio del Palazzo Apostolico.
Migliaia di statue che raffigurano personaggi di ogni genere.

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In fondo al corridoio a destra si sviluppa il Braccio Nuovo, un'area spettacolare, ben illuminata, dove si notano:
la famosa Statua di Augusto di Prima Porta, databile al I secolo d.C., fu rinvenuta nella Villa di Livia, moglie di Augusto, presso Prima Porta lungo la via Flaminia.
Raffigura l'imperatore nell'atto di parlare ai soldati, vestito di corazza e con il mantello attorno ai fianchi.

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Sileno col Piccolo Dioniso
Copia romana metà del II secolo d.C., da originale greco della scuola di Lisippo, 300 a.C. circa.

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Il Nilo
Opera romana, I sec d.C., derivata da originale ellenistico dal Tempio di Iside e Serapide nei pressi di S. Maria Sopra Minerva.
Il fiume è raffigurato come un vegliardo disteso su un fianco. La terra d'Egitto è evocata dalla presenza di una sfinge, sulla quale la figura si poggia, e da alcuni animali esotici. 
La scena è vivacizzata da 16 putti, che alludono ai 16 cubiti d'acqua, cioè il livello raggiunto dal Nilo durante la stagione delle inondazioni.

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