aggiornato dicembre 2020
Si trova all'inizio di via San Mamolo, di fronte al Complesso di Santa Maria Annunziata.
Storica osteria, va annoverata fra le poche rimaste nella Bologna dei "biassanot", forma dialettale che sta per "tiratardi" o nottambulo.
E' nota in quel di Bologna la storica canzone di Dino Sarti "The Biassanot", in dialetto e inglese maccheronico. D'altronde Dino Sarti diceva: "O si è bolognesi o si sa l'inglese".
Nell'Ottocento l'osteria era un convivio per pellegrini, con una scala che portava agli alloggi al primo piano.
È l'origine di tutte le osterie, per una legge che imponeva alle locande di attrezzarsi per fornire un letto ai mendicanti di passaggio.
Dal 1996 l'osteria, unitamente a tutto l'immobile denominato "Chiostro della Madonna delle Acque", è sotto la tutela del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali per il particolare storico-artistico che riveste; un tempo sede di monaci gesuati (1379-1668), poi residenza dei monaci olivetani di San Michele in Bosco, fino alla soppressione napoleonica nel 1797.
In seguito l'immobile andò distrutto conseguentemente ad un furioso incendio nel 1859 e quel che ne rimaneva fu poi venduto a privati e trasformato in abitazioni.
Dagli anni '60 in poi l'osteria è stata frequentata da numerosi artisti e la storia del nome ce la racconta Francesco Guccini in una intervista di Massimo Cotto:
"Con alcuni amici, era circa il '69, ci ritrovavamo a Bologna in un locale che ancora esiste, anche se ha cambiato nome.
Allora si chiamava Osteria di Gandolfi. Il posto ci piacque e cominciammo a spargere la voce.
Così una sera suonavo io, un'altra sera Deborah Kooperman, un'altra sera ancora un ragazzo greco di nome Alex Devezoglu, fino a quando decidemmo di suonare in trio tutti insieme. Un trio piuttosto bizzarro.
L'Osteria Gandolfi divenne comunque un piacevole ritrovo molto frequentato, certe sere non riuscivi nemmeno a entrare.
Tra i clienti abituali c'era un ragazzo che si chiamava Mauro Rovinetti e regolarmente un tizio gli cantava «Moretto, moretto, sei un bel giovinetto che porti i capelli all'onda del mar».
Così Mauro divenne "Il Moretto".
Alla fine del 1971 Mauro decise di rilevare l'Osteria Gandolfi che da allora si chiamò proprio Il Moretto.
Si chiama ancora così e lui, il Moretto, non è più lì."
Da allora la gestione è cambiata più volte, ma rimane un bel locale storico.
L'offerta è quella classica: i crostini, in primo luogo, non possono certo mancare.
Poi sandwich, burger, tagliere di salumi e formaggi e insalate.
Qualche offerta del giorno in fatto di primi piatti, come i tortelloni, ottimi.
Nessun problema per l'offerta dei vini e dei drink.
Il locale è stato rilevato da una nuova gestione nel 2016 ed è stato un poco rinnovato, riuscendo a mantenere l'atmosfera classica dell'osteria bolognese.
La cucina è aperta fino a tardi.
D'estate si può mangiare in qualche tavolo all'aperto o sorseggiare un calice al bordo della strada.
"Tra il 1968 e il 1969 - dice ancora Guccini - andavo a suonare ogni sera. Passava di qui un sacco di gente, studenti americani, esuli greci, contadini. E' pensando a questo posto che ho scritto 'Canzone delle osterie di fuori porta'."
♫Quella dove la gente che ci andava a bere, fuori o dentro, è tutta morta♫
"Canzone delle osterie di fuori porta", un'amara riflessione sul tempo che passa.
....epoca indimenticabile !
RispondiEliminaSei Alex Devezoglu?
EliminaUn caro saluto !
Eliminahttp://alexdevetzoglou.blogspot.com/
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