domenica 17 novembre 2019

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2019 - Lisetta Carmi e David Claerbout

(torna ad Anthropocene - Biennale di Foto/Industria parte prima)




4 - LISETTA CARMI

Oratorio di Santa Maria della Vita
via Clavature, 8



Oggi novantacinquenne, nasce a Genova da una famiglia borghese di origine ebraica.
Durante il periodo delle leggi razziali è costretta a lasciare gli studi che da quel momento continuerà per tutta la vita da sola.

Negli anni '60 abbandona l'attività di pianista che aveva condotto fino all'età di 35 anni. 
La decisione fu presa in seguito ad un comizio di Giorgio Almirante a Genova.
Voleva andare a protestare con i portuali, ma il suo insegnante di pianoforte le disse che non le sarebbe stato possibile perchè, se si fosse rotta una mano, non avrebbe più potuto suonare.
Rispose al maestro che, se le sue mani erano più importanti del resto dell'umanità, era inutile continuare a suonare. 
Da quel giorno smise e si appassionò di fotografia, ravvisando in essa uno strumento di impegno politico e un mezzo, attraverso lo sguardo sugli altri, per una ricerca esistenziale.

Dopo una prima esperienza al Teatro Duse di Genova, firma reportage di documentazione e denuncia sociale, come quello al Porto di Genova.

Il reportage che fece scandalo fra il 1960 e il 1970 è "I Travestiti", realizzato a Genova, che invitava a riflettere sull'identità di genere. Le foto furono esposte in tutto il mondo.

Per il ritratto famosi sono i suoi 12 scatti nel 1966 a Ezra Pound, che le valsero il prestigioso Premio Niépce.

Lavorerà come fotografa solo fino al 1984, producendo un vastissimo archivio.

Su di lei:
- il libro"Le cinque vite di Lisetta Carmi", di Giovanna Calvenzi, 2013.
- il film "Lisetta Carmi un'anima in cammino", di Daniele Segre, 2010.


LA MOSTRA

Porto di Genova


Foto-Industria-Bologna-2019-Lisetta-Carmi


A Foto/Industria 2019 due tra i suoi reportage più importanti:
- Genova Porto, 1964
- Italsider, 1964.

La prima sala vede il progetto sul Porto di Genova, un'approfondita inchiesta che la Carmi conduce con i portuali della FILP-CGIL.

Foto-Industria-Bologna-2019-Lisetta-Carmi






Testimonia l'intensa attività del porto e la difficile situazione dei portuali.

©Lisetta Carmi - Monica Galeotti©photo

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©Lisetta Carmi - Monica Galeotti©photo

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Porto di Genova. Bacino di carenaggio, 1964.
©Lisetta Carmi - Monica Galeotti©photo

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Manifesto della mostra Genova Porto, 1964.
Foto Lisetta Carmi - Lo scarico dei fosfati.
©Lisetta Carmi - Monica Galeotti©photo

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Porto di Genova. Lo scarico dei fosfati, 1964.
©Lisetta Carmi - Monica Galeotti©photo

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La sala dell'Oratorio dei Battuti (con la bellissima composizione in terracotta del Transito della Vergine), vede una serie di scatti, sempre a Genova, sull'Italsider, con i cantieri e gli interni delle acciaierie.

Foto-Industria-Bologna-2019-Lisetta-Carmi





©Lisetta Carmi - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Lisetta-Carmi






©Lisetta Carmi - Monica Galeotti©photo

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Accompagna la mostra la musica di Luigi Nono che, con Lisetta Carmi, visitò gli stabilimenti, registrandone i rumori e ponendoli alla base della sua composizione "La fabbrica illuminata".

Foto-Industria-Bologna-2019-Lisetta-Carmi



In porto come in fabbrica, la fotografia di Lisetta Carmi aderisce alle problematiche sociali dell'occupazione e delle classi operaie.


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5 - DAVID CLAERBOUT

Palazzo Zambeccari
via de' Carbonesi, 11


L'artista, nato a Kortrijk in Belgio nel 1969, vive e lavora ad Anversa.

È noto soprattutto per le immagini in movimento combinate ad immagini fisse, che affrontano il passare del tempo.
Una forma ibrida, a metà strada tra cinema, fotografia e tecnologia digitale.


LA MOSTRA

Olympia



Foto-Industria-Bologna-2019-David-Claerbout



Con la stessa formula, questa esposizione è il suo progetto più ambizioso e visionario.

©David Claerbout - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-David-Claerbout





Le immagini ritraggono l'Olympiastadion di Berlino, progettato dall'architetto Werner March.
L'edificio, noto per aver ospitato le Olimpiadi del 1936, secondo il suo progetto originario dovrebbe resistere per mille anni.
Tale era infatti la durata prevista per l'intero ciclo del Terzo Reich.

©David Claerbout - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-David-Claerbout





David Claerbout si è chiesto come dovrebbe apparire l'Olympiastadium fra mille anni e per immmaginarlo ha sviluppato un complesso software di computer grafica che simula il degrado dell'architettura in tempo reale in una proiezione di grande formato.
Con il passare del tempo la vegetazione avanzerà sempre più verso lo stadio, fino a sommergerlo e farlo scomparire.

A sinistra l'immagine fissa, a destra l'immagine in movimento.

©David Claerbout - Monica Galeotti©photo














©David Claerbout - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-David-Claerbout


Dal momento della presentazione dell'opera l'aspetto dell'edificio e della vegetazione è cambiato sensibilmente, come dimostra l'archivio di migliaia di immagini riprese quando il progetto ha avuto inizio, il 15 marzo 2016.

Olympia (La disintegrazione in tempo reale nelle rovine dello Stadio Olimpico di Berlino nel corso di mille anni). Inizio 2016.
Proiezione a due canali in tempo reale.


la pagina della Biennale di Foto/Industria



ALBERT RENGER-PATZSCH alla Pinacoteca e ARMIN LINKE alla Biblioteca Universitaria




Bibliografia:
- Pieghevole Foto/Industria 2019.

Sitografia:




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