mercoledì 13 novembre 2019

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2019 - André Kertész e Matthieu Gafsou

Casa Saraceni
via Farini,15

 andre-kertesz-foto-industria-bologna-2019

Nasce a Budapest nel 1894.
Porta con sè la macchina fotografica nel 1914, quando si arruola volontario nell'esercito austro-ungarico.
Le fotografie fatte durante la Prima Guerra Mondiale rapprentano gli inizi della sua formazione come artista. A differenza di altre fotografie di guerra, Kertész si concentra sulla vita dei soldati, non sull'azione.
A Parigi, nel 1925, lavora per molte riviste europee, fotografando la città, l'architettura, le strade, la gente.
Questo approccio lo renderà famoso come pioniere della fotografia di strada.

Nel 1936 si trasferisce a New York, assunto da un'agenzia.
All'epoca voleva rimanere solo per un anno di contratto, ma poi prolunga la permanenza fino al termine dei suoi giorni.

Le vicende del secondo conflitto mondiale, a causa delle sue origini ebraiche, non gli permettono di fare ritorno in Europa, e New York diviene la sua odiata e amata città di elezione.

Per quasi vent'anni i suoi lavori rimangono non riconosciuti a New York. Fu solo nel 1964 che la figura di Kertész si scopre in ambito artistico, a seguito di una mostra personale organizzata da John Sarkowsky al MoMA.

Negli anni '70 e '80 il suo lavoro viene esposto nei principali musei internazionali, a Parigi, Tokyo, Londra, Stoccolma, Budapest, Helsinki.

Nel 1984, poco prima di morire, Kertész dona i suoi negativi e archivi alla Francia.


LA MOSTRA

 Tires/Viscose (Pneumatici/Viscosa)


Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész




L'esposizione mostra due reportage realizzati in America nel 1944.

Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész



Tires (pneumatici) documenta le fabbriche e lo sforzo bellico negli Stati Uniti.
La rivista Fortune pubblica le sue foto agli stabilimenti di pneumatici Firestone ad Arkon, in Ohio.

Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész





Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész







Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész




Viscose (Viscosa) espone le fotografie fatte al centro di ricerca dell'American Viscose Corporation, su richiesta di Charles W. Rice.

Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész





©André Kertész - Monica Galeotti©photo

Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész





Nel perfetto equilibrio fra luci e ombre si osservano i diversi momenti della produzione, tra donne che filano alla macchina e operai impegnati alla manutenzione.

Biennale-Foto-Industria-2019-André-Kertész




----------------------------------------------------



3- MATTHIEU GAFSOU

Palazzo Pepoli Campogrande
via Castiglione, 7


Biennale-Foto-Industria-2019-Matthieu-Gafsou


©metalmagazine.ue

L'artista è franco-svizzero, nato nel 1981 ad Aubonne.
Dopo aver conseguito un master in filosofia, letteratura e cinema all'Università di Losanna, ha studiato fotografia alla scuola di arti applicate di Vevey.
Vive a Losanna, in Svizzera, e dal 2006 ha partecipato a molte mostre collettive e personali, vincendo l'HSBC Photography Award 2009.
Parallelamente alla sua attività artistica, Gafsou è docente all'Università di Arte e Design di Losanna.

I suoi lavori non hanno narrativa, le fotografie si intrecciano per avere molteplici significati e mettono in discussione lo spettatore.
In una forma molto libera mescola nature morte, ritratto, paesaggio e architettura con un interesse a fenomeni sociali e umani.




LA MOSTRA

H+



Foto-Industria-Bologna-2019-Matthieu-Gafsou




Una serie di monoliti supportano le opere e illuminano l'ambiente. La combinazione di luce e colore (il verde del chroma key cinematografico) evoca una dimensione artificiale ricercata e assoluta.

Foto-Industria-Bologna-2019-Matthieu-Gafsou




H+ è concentrata sul Transumanesimo, il movimento intellettuale che mira a migliorare e potenziare il corpo umano attraverso l'uso della scienza e della tecnica. Matthieu ritrae un'idea personale di Transumanesimo, affascinato dall'inesplorato e sfida il pubblico a cercare di comprendere la natura complessa della nostra realtà e smantellare gli stereotipi.

Julien Deceroi si è auto-impiantato un magnete nel suo dito medio. Dice che funziona come un nuovo senso, permettendogli di sentire i campi magnetici, compresa la loro ampiezza e modulazione.
Indossa anche microchip.
È l'unica 'smerigliatrice' incontrata in Svizzera da Gafsou.
Le smerigliatrici sono biohacker che richiedono la totale libertà per i loro corpi, che cercano di migliorare operando su loro stessi, spesso in condizioni estreme.


©Matthieu Gafsou - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-2019-Matthieu-Gafsou-





6.8.4 - La nuovissima struttura di Kriorius. Le vasche contengono cervelli criogenizzati e corpi interi in attesa del giorno in cui la scienza potrà svegliarli.

Foto-Industria-2019-Matthieu-Gafsou-




6.10 - Costruito a Mosca nel 1964, il Monumento ai Conquistatori dello Spazio è un emblema dell'ideologia sovietica e dei viaggi nello spazio russo.

Foto-Industria-2019-Matthieu-Gafsou-


All'alba del XX secolo, i seguaci del Transumanesimo, pensavano che la tecnologia potesse aiutare l'uomo a raggiungere l'immortalità o risvegliare i morti. Consideravano la conquista dello spazio come la strada verso la trascendenza e la salvezza dell'umanità.

L'associazione fra Transumanesimo e la conquista dello spazio si verifica frequentemente: solo un uomo potenziato sarebbe in grado di sopportare le dure condizioni, permettendo la formazione di una colonia extraterrestre.


Non credo di sbagliare affermando che quest'ultimo binomio (Transumanesimo e conquista dello spazio) rievoca il film cyberpunk "Blade Runner", di Ridley Scott.







LISETTA CARMI a Santa Maria della Vita e DAVID CLAERBOUT a Palazzo Zambeccari  



Nessun commento:

Posta un commento