8 - LUIGI GHIRRI
Palazzo Bentivoglio - sotterranei
via del Borgo di San Pietro, 1
Nasce a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1943.
Alla fine degli anni '50 si trasferisce a Modena dove consegue il diploma di geometra nel 1962.
Agli inizi degli anni '70 le prime serie di lavori, tra cui Kodachrome, Colazione sull'erba e Atlante.
Nel 1979 partecipa alla Biennale di Venezia, dove espone immagini di Colazione sull'erba.
Attraverso la Biennale e altre mostre private, raggiunge la notorietà. Arrivano committenze pubbliche e private, che gli permetteranno di vivere della sua arte.
Ghirri immortala l'habitat e i cambiamenti della sua provincia di origine: le strade, le piazze, le periferie di Modena e Reggio Emilia e le spiagge della Romagna.
Negli anni '80 si fa promotore di numerose iniziative e mostre collettive che indagano le trasformazioni dell'ambiente contemporaneo, reinterpretando l'architettura e il paesaggio italiano.
Le più importanti:
- "Iconicittà" a Ferrara nel 1980.
- "Viaggio in Italia" a Bari nel 1984, insieme a Gianni Leone e Enzo Velati.
La mostra diventa un libro con testi di Quintavalle e un diario di viaggio di Gianni Celati.
- "Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio", realizzata a Bologna nel 1986 e allestita in numerose altre sedi italiane e straniere.
Parallelamente inizia l'attività di docenza. La più importante è certamente quella presso l'Università del progetto, scuola di design a Reggio Emilia.
È autore di copertine di numerosi album per la RCA, come Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni, CCCP Fedeli alla Linea.
Ghirri ha fotografato lo studio del pittore Giorgio Morandi in via Fondazza a Bologna e la casa di Grizzana negli anni 1989/1990, a distanza di più di vent'anni dalla sua morte.
Nascono scatti di spessore, da cui nasce il volume "Atelier Morandi", 1992.
Su di lui:
- il brano "L'uomo delle pianure" dei Modena City Ramblers.
- il documentario "Strada provinciale delle anime", di Gianni Celati.
I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici, spesso privi di figure umane, ma mai privi dell'intervento dell'uomo sul paesaggio.
Fotografa coraggiosamente a colori in un'epoca in cui solo il bianco e nero aveva valore artistico, prende le distanze dall'atteggiamento snobistico della cultura "alta", ma anche dall'accettazione passiva di un modello, destinato a prendere piede nei decenni successivi.
Il suo infatti è un approccio anti-ideologico, come testimonia lui stesso:
"La mia intenzione non è quella di testimoniare la banalità quotidiana, di sottolinearne il kitsch. È piuttosto un desiderio di conoscenza, di decifrazione".
Luigi Ghirri muore prematuramente a 49 anni nel 1992, nella sua casa di Reggio Emilia.
Come molti suoi colleghi, Luigi Ghirri gestisce il lavoro artistico insieme alle committenze per lavori commerciali.
Riesce tuttavia ad inserire la sua poetica, con tono sobrio e pacato, senza la sola celebrazione del prodotto.
Questo è evidente nelle quattro commissioni selezionate per questa mostra, che sono anche i principali incarichi della sua carriera:
Ferrari, Costa Crociere, Bulgari e Marazzi.
Nella seconda metà degli anni '80 Ghirri collabora con Ferrari.
Fotografa tutti i reparti di produzione:
uffici dei progettisti e assemblaggio alle officine meccaniche.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Lavorazione del pellame.
Il processo di trasformazione per immagini.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
A inizio anni '90 Ghirri fotografa in particolare la grande nave Costa Classica, finita di costruire nel 1991 a Marghera.
La nave batteva il record di superare la stazza lorda del transatlantico Rex del 1931.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Anzichè concentrarsi su questo, Ghirri basa il suo lavoro sul dentro e fuori, interno ed esterno.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Per Bulgari Ghirri documenta i lavori di preparazione dello show room che apre nel 1989 a New York al numero 703 di Fifth Avenue.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Fotografa gli schizzi e i disegni dell'architetto Sartogo a Roma.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Il marmista a Vicenza produce i preziosi rivestimenti per la facciata e le parti interne.
L'officina in cui vengono preparate le parti in metallo è a Verona.
L'ebanista è a Camerino dove Ghirri fotografa gli oggetti come natura morta.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Per l'azienda di ceramiche di Sassuolo lavora negli anni '70 e '80.
Ghirri diceva: "Per creare queste immagini ho pensato al fatto che la ceramica è un oggetto su cui si vengono a posare altri oggetti, mobili, gesti, ombre delle persone. Questo lavoro è la ricostruzione di alcune stanze della mia memoria".
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Il lavoro di Luigi Ghirri, considerato internazionalmente fondamentale nella fotografia degli ultimi cinquant'anni, è stato recentemente presentato all'interno di importanti istituzioni di tutto il mondo, tra cui il MAXXI di Roma, il Folkwang Museum di Essen, il Museo Reina Sofia di Madrid, l'Istituto Moreira Salles di São Paulo.
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Alla fine degli anni '50 si trasferisce a Modena dove consegue il diploma di geometra nel 1962.
Agli inizi degli anni '70 le prime serie di lavori, tra cui Kodachrome, Colazione sull'erba e Atlante.
Nel 1979 partecipa alla Biennale di Venezia, dove espone immagini di Colazione sull'erba.
Attraverso la Biennale e altre mostre private, raggiunge la notorietà. Arrivano committenze pubbliche e private, che gli permetteranno di vivere della sua arte.
Ghirri immortala l'habitat e i cambiamenti della sua provincia di origine: le strade, le piazze, le periferie di Modena e Reggio Emilia e le spiagge della Romagna.
Negli anni '80 si fa promotore di numerose iniziative e mostre collettive che indagano le trasformazioni dell'ambiente contemporaneo, reinterpretando l'architettura e il paesaggio italiano.
Le più importanti:
- "Iconicittà" a Ferrara nel 1980.
- "Viaggio in Italia" a Bari nel 1984, insieme a Gianni Leone e Enzo Velati.
La mostra diventa un libro con testi di Quintavalle e un diario di viaggio di Gianni Celati.
- "Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio", realizzata a Bologna nel 1986 e allestita in numerose altre sedi italiane e straniere.
Parallelamente inizia l'attività di docenza. La più importante è certamente quella presso l'Università del progetto, scuola di design a Reggio Emilia.
È autore di copertine di numerosi album per la RCA, come Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni, CCCP Fedeli alla Linea.
Ghirri ha fotografato lo studio del pittore Giorgio Morandi in via Fondazza a Bologna e la casa di Grizzana negli anni 1989/1990, a distanza di più di vent'anni dalla sua morte.
Nascono scatti di spessore, da cui nasce il volume "Atelier Morandi", 1992.
Su di lui:
- il brano "L'uomo delle pianure" dei Modena City Ramblers.
- il documentario "Strada provinciale delle anime", di Gianni Celati.
I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici, spesso privi di figure umane, ma mai privi dell'intervento dell'uomo sul paesaggio.
Fotografa coraggiosamente a colori in un'epoca in cui solo il bianco e nero aveva valore artistico, prende le distanze dall'atteggiamento snobistico della cultura "alta", ma anche dall'accettazione passiva di un modello, destinato a prendere piede nei decenni successivi.
Il suo infatti è un approccio anti-ideologico, come testimonia lui stesso:
"La mia intenzione non è quella di testimoniare la banalità quotidiana, di sottolinearne il kitsch. È piuttosto un desiderio di conoscenza, di decifrazione".
Luigi Ghirri muore prematuramente a 49 anni nel 1992, nella sua casa di Reggio Emilia.
LA MOSTRA
Prospettive Industriali
Riesce tuttavia ad inserire la sua poetica, con tono sobrio e pacato, senza la sola celebrazione del prodotto.
Questo è evidente nelle quattro commissioni selezionate per questa mostra, che sono anche i principali incarichi della sua carriera:
Ferrari, Costa Crociere, Bulgari e Marazzi.
Ferrari
Nella seconda metà degli anni '80 Ghirri collabora con Ferrari.
Fotografa tutti i reparti di produzione:
uffici dei progettisti e assemblaggio alle officine meccaniche.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Ghirri riesce ad inserire poetica artistica nel bicolore delle fotografie all'officina, che rimandano al bianco e nero della cultura fotografica "ricercata".
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Sono presenti anche gli album di provini originali.
Il processo di trasformazione per immagini.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Costa Crociere
La nave batteva il record di superare la stazza lorda del transatlantico Rex del 1931.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Bulgari
Per Bulgari Ghirri documenta i lavori di preparazione dello show room che apre nel 1989 a New York al numero 703 di Fifth Avenue.
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Fotografa gli schizzi e i disegni dell'architetto Sartogo a Roma.
Il marmista a Vicenza produce i preziosi rivestimenti per la facciata e le parti interne.
L'officina in cui vengono preparate le parti in metallo è a Verona.
L'ebanista è a Camerino dove Ghirri fotografa gli oggetti come natura morta.
Marazzi
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Ghirri diceva: "Per creare queste immagini ho pensato al fatto che la ceramica è un oggetto su cui si vengono a posare altri oggetti, mobili, gesti, ombre delle persone. Questo lavoro è la ricostruzione di alcune stanze della mia memoria".
©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo
Il lavoro di Luigi Ghirri, considerato internazionalmente fondamentale nella fotografia degli ultimi cinquant'anni, è stato recentemente presentato all'interno di importanti istituzioni di tutto il mondo, tra cui il MAXXI di Roma, il Folkwang Museum di Essen, il Museo Reina Sofia di Madrid, l'Istituto Moreira Salles di São Paulo.
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9 - DÉLIO JASSE
Palazzo Paltroni
via delle Donzelle, 2
Nato nel 1980 a Luanda, in Angola, è portoghese d'adozione.
Ha sviluppato fin da giovanissimo un grande interesse per le tecniche di stampa alternative come il cianotipo, platino/palladio e il Van Dick Brown che combina intelligentemente con la fotografia.
Dopo le prime mostre a Lisbona, nel 2009 ha vinto il premio Anteciparte e nel 2015 è stato selezionato per il Padiglione Angola della Biennale di Venezia.
Vive e lavora fra Lisbona, Luanda e Milano.
Museo-Colecao-Berardo-©-Lisbona-Délio-Jasse |
Nato nel 1980 a Luanda, in Angola, è portoghese d'adozione.
Ha sviluppato fin da giovanissimo un grande interesse per le tecniche di stampa alternative come il cianotipo, platino/palladio e il Van Dick Brown che combina intelligentemente con la fotografia.
Dopo le prime mostre a Lisbona, nel 2009 ha vinto il premio Anteciparte e nel 2015 è stato selezionato per il Padiglione Angola della Biennale di Venezia.
Vive e lavora fra Lisbona, Luanda e Milano.
LA MOSTRA
Arquivo Urbano
Sono presenti in questa esposizione tre serie dedicate alla rappresentazione di Luanda, capitale dell'Angola, sua terra d'origine, Sem Valor (2019), Arquivo Urbano (2019), e Darkroom (2013).
L'Angola ha vissuto un periodo di ricchezza economica e sociale, dopo vent'anni di guerra civile, fino al collasso nel 2014 per il crollo del prezzo del petrolio.
Jasse indaga e fa riflettere sul futuro di questo paese con la fotografia, partendo da immagini che riguardano il passato coloniale, messe a confronto con le nuove costruzioni attraverso la tecnica della sovrapposizione.
Sem Valor (2019)
Le immagini selezionate dall'archivio di Jasse sono stampate a mano con un lungo processo che sfrutta la luce solare e successivamente timbrate utilizzando una foglia d'oro.
L'oro delle scritte contrasta con le gravi difficoltà degli ultimi anni.
©Délio Jasse - Monica Galeotti©photo
Questa serie è fondata sulla sovrapposizione di due fotografie in trasparenza che danno vita a una terza rappresentazione surreale e inquietante.
©Délio Jasse - Monica Galeotti©photo
La stessa sovrapposizione appare nelle immagini di diapositive proiettate contemporaneamente su tre schermi.
Le serie fanno riferimento alla crescita senza sosta e senza regole di Luanda, città che sta diventando una delle grandi megalopoli globali, abitata da 5 milioni di persone che dovrebbero triplicare entro un decennio e rimanda all'incertezza del futuro delle città africane.
→ la pagina della Biennale di Foto/Industria
→ YOSUKE BANDAI al Museo della Musica e STEPHANIE SYJUCO al MAMbo.
L'Angola ha vissuto un periodo di ricchezza economica e sociale, dopo vent'anni di guerra civile, fino al collasso nel 2014 per il crollo del prezzo del petrolio.
Jasse indaga e fa riflettere sul futuro di questo paese con la fotografia, partendo da immagini che riguardano il passato coloniale, messe a confronto con le nuove costruzioni attraverso la tecnica della sovrapposizione.
Sem Valor (2019)
Le immagini selezionate dall'archivio di Jasse sono stampate a mano con un lungo processo che sfrutta la luce solare e successivamente timbrate utilizzando una foglia d'oro.
L'oro delle scritte contrasta con le gravi difficoltà degli ultimi anni.
©Délio Jasse - Monica Galeotti©photo
Arquivo Urbano (2019)
Questa serie è fondata sulla sovrapposizione di due fotografie in trasparenza che danno vita a una terza rappresentazione surreale e inquietante.
©Délio Jasse - Monica Galeotti©photo
Darkroom (2013)
La stessa sovrapposizione appare nelle immagini di diapositive proiettate contemporaneamente su tre schermi.
Le serie fanno riferimento alla crescita senza sosta e senza regole di Luanda, città che sta diventando una delle grandi megalopoli globali, abitata da 5 milioni di persone che dovrebbero triplicare entro un decennio e rimanda all'incertezza del futuro delle città africane.
→ la pagina della Biennale di Foto/Industria
→ YOSUKE BANDAI al Museo della Musica e STEPHANIE SYJUCO al MAMbo.
Bibliografia:
-pieghevole Foto/Industria 2019.
-resoconto visita guidata per Luigi Ghirri a Palazzo Bentivoglio, organizzata durante la Biennale Foto/Industria 2019.
Sitografia:
-www.wikipedia/luigi-ghirri
-www.agenda.comune-bologna/delio-jasse-arquivo-urbano
Videografia:
-"Strada provinciale delle anime", di Gianni Celati.
-www.agenda.comune-bologna/delio-jasse-arquivo-urbano
Videografia:
-"Strada provinciale delle anime", di Gianni Celati.
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