ARCIPELAGO TOSCANO
Questo secondo percorso CAI è il più lungo dei tre presenti sull’isola.
La caratteristica comune è che non ci sono ripari ombreggiati, per via della presenza della sola macchia mediterranea, con pochissimi alberi.
Il tragitto parte dal paese e raggiunge Punta dello Zenobito all’estremità sud dell’isola, con un percorso ad anello che consiglio di effettuare in senso antiorario.
Questo perché permette una salita
più dolce al Monte Arpagna, mentre la parte più ripida è affidata alla discesa.
Se invece si hanno problemi alle ginocchia o paura della ripidità in discesa, meglio effettuare il percorso in senso orario.
Da considerare però sempre il periodo e il meteo: la salita ripida, accompagnata da affaticamento dovuto al caldo eccessivo, diventa rischiosa per svenimenti e cadute.
IL PERCORSO
Sentieri CAI 406-405-404-403-401
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 6 ore totali
Lunghezza: 14 km
Dislivello: 704
LE TAPPE
1- PAESE (CHIESA DI SAN NICOLA)
2- MONTE ARPAGNA
3- PUNTA ZENOBITO
Parto quindi dalla Chiesa di San Nicola, al centro del paese, sentiero 406.
La chiesa è appena alle spalle e trovo una piccola deviazione per i Palmenti del Segalaio.
I palmenti sono vasche scavate nella roccia funzionali alla produzione del vino, perché servivano a pigiare i grappoli per ricavarne il succo.
La denominazione deriva dalla parola latina pavimentum (pavire: battere, pestare).
I palmenti, documentati in Italia e anche nell’Arcipelago Toscano, hanno una forma quadrangolare, poco profondi, e comunicanti a coppia tramite un foro passante.
Nella vasca superiore, di solito di dimensioni maggiori, l’uva veniva pigiata a piedi nudi, poi il mosto defluiva nella vasca inferiore.
Il mosto era raccolto in contenitori e veniva trasportato nelle case a fermentare.
Sull’isola di Capraia è plausibile possano essere stati costruiti a partire dal XVI secolo, quando le fonti danno notizia di pratica vitivinicola sull’isola.
Quello del Segalaio è uno dei quattro palmenti visitabili.
Proseguo e, all’altezza del visibile cartello "api a zonzo", so di trovarmi all’ingresso dell’azienda agricola San Rocco, che produce un miele super premiato, uno dei migliori di produzione nazionale.
Ovunque cespugli di Cisto (Cistus monspeliensis).
Tipica pianta mediterranea, vegeta, come in questo caso, su suoli difficili, aridi e sterili, nella macchia mediterranea bassa in prossimità delle zone costiere.
Il culmine della fioritura è nei mesi di aprile-maggio.
È una pianta fondamentale per le aree collinari degradate, in quanto, avendo semi con capacità di resistere alle alte temperature, ricopre facilmente luoghi percorsi da incendi e colonizza terreni prima della desertificazione.
Come altre piante fortemente aromatiche è rifiutato dagli animali.
A sinistra il Sentiero del Reganico che raggiunge Cala dello Zurletto, già vista in → Capraia Isola.
Raggiungo Il Piano, una rara zona di pianura.
È il bivio da cui parte il circuito ad anello di questo itinerario.
Sia verso destra che verso sinistra si può arrivare a Punta dello Zenobito.
Io prenderò il sentiero 405 verso destra che mi permetterà di arrivare in cima al monte più dolcemente; a sinistra il monte prevede una salita impegnativa se fa molto caldo.
Il sentiero diventa lastricato di grandi massi, faticoso da percorrere perché molto irregolare: è la "Strada vicinale del Semaforo", un'antica mulattiera che collega il paese al Semaforo di Monte Arpagna.
Fu voluta dalla Regia Marina e costruita dai detenuti.
Per lunghi tratti è sopraelevata, per eliminare i saliscendi naturali del terreno.
In un tratto la vegetazione forma quasi una galleria sopra la strada.
Tralascio il bivio a destra che porta allo Stagnone (402) e proseguo diritto (il sentiero diventa 404) ed ecco apparire il Monte Arpagna.
Giungo in un breve pianoro dove trovo una costruzione diroccata di un ex rifugio militare della Regia Marina, l'alloggio del Capitano, dove risiedeva il personale addetto al semaforo-osservatorio sulla vetta.
Da qui il Monte Arpagna dista circa 20 minuti e il sentiero diventa 403.
Il colpo d'occhio è sulla selvaggia costa ovest; in lontananza la Corsica.
La cima del Monte Arpagna è contraddistinta dal Semaforo, un ex faro e osservatorio marittimo, oggi ridotto al solo scheletro, realizzato nei primi anni del 1900.
Il personale, che alloggiava nei ruderi appena passati, controllava da qui il traffico marittimo, in particolare da e verso la Corsica.
Vi lavoravano fino a 18 marinai per turno; era dotato di un potente binocolo montato su rotaie, con orizzonte di 360°.
Sul tetto un faro per la segnalazione notturna, una radio e un telegrafo.
L'osservatorio meteorologico ha funzionato dal 1914 al 1952 (ma aveva già interrotto dall'8 settembre 1943 al 1945 durante la Seconda Guerra).
Lo scheletro arrugginito è il risultato di ciò che avviene quassù: porte, finestre e pareti sono state divelte dal vento, che a volte tocca i 150 km orari.
Ora vado ad affrontare la discesa per raggiungere Punta dello Zenobito.
Fino ad ora la salita non è stata impegnativa e il percorso non eccessivamente lungo quindi, con gambe poco stressate posso affrontare la discesa anche se con un po’ di pendenza.
Un'ultima occhiata al Semaforo e alla cima del Monte Arpagna.
Il terreno è roccioso con tracce di sentiero.
Il lontananza verso sud vedo la Torre dello Zenobito, costruita nel 1545 dalla Repubblica di Genova, per segnalare i pirati saraceni che all'epoca infestavano il Mediterraneo.
Raggiungo il cartello indicatore (30 minuti alla torre), ed è qui che dovrò tornare per effettuare il percorso ad anello di ritorno.
In questa zona entra in roaming l’operatore telefonico francese, vista la vicinanza con la Corsica.
La Torre dello Zenobito è a pianta circolare e non è restaurata, del tutto simile alla sua gemella Torre del Porto (oggi biblioteca), di cui è una copia più grande.
È la quarta e ultima torre vista qui a Capraia.
Deve il suo nome, come anche la "punta" costiera su cui si trova, ad un antico monastero, "cenobio", che si trovava nelle vicinanze nell'alto Medioevo.
Questo promontorio nasconde alla vista la magnifica Cala Rossa, uno dei punti più belli dell’isola, così chiamata per il colore di questo terreno.
La zona è scoscesa e franosa con pericolo di caduta, è sconsigliabile arrivare alla torre.
Per questo motivo non mi è possibile fotografare Cala Rossa, se non un breve lembo di costa.
Il terreno è ricoperto di cespugli di Elicriso.
Veduta aerea di Cala Rossa .
Lungo il sentiero assolato e deserto incontro Marco Giacomini*, guida ambientale a capo di un gruppo di escursionisti.
Molto utili i suoi consigli su Capraia per affrontare al meglio questo tipo di camminata.
Torno ai cartelli indicatori e prendo il sentiero di ritorno per il paese (401), chiamato "Sentiero perduto dello Zenobito", antico cammino parallelo alla costa ovest appena percorsa, di cui si erano perse le tracce, ripulito e ripristinato nel 2010 dopo due anni di lavoro da parte di volontari dell'isola.
Il sentiero è misto, in parte su tratti rocciosi, ma non presenta nessuna difficoltà.
Osservo Torre dello Zenobito, ormai in lontananza dietro di me.
Su questo sentiero, sempre alto sul mare, pochi tratti sono in costa; intravedo un'unica cala, quella della Carbicina.
Infine dolcemente, circondata da arbusti di Erica arborea, faccio ritorno al paese.
Anche se ormai verde (la fioritura dell'Erica avviene in febbraio-marzo), il suo portamento eretto la rende in ogni stagione attraente.
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Note:
- questo percorso è stato effettuato il 21 maggio 2022.
- consiglio pedule da escursionismo, abbondante acqua, crema solare, cappellino.
- carta topografica 4LAND 201 Capraia (ufficiale parco) scaricata gratuitamente con → applicazione Avenza Maps
⃰Per i livelli di difficoltà nell'escursionismo vedi → Dolomiti presentazione
*Marco Giacomini, guida ambientale, Firenze, cell. 328.081.1588.
Bibliografia:
- cartellonistica in loco, Palmenti del Segalaio.
Sitografia:
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