via Emilia Ponente e
via Pietro Burgatti - BOLOGNA
"L'amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino".
(Inverno, Fabrizio de Andrè, 1968)
Il toponimo Prati di Caprara si riferisce ad un’area di circa 43 ettari vicino al centro storico di Bologna, a 500 metri da Porta San Felice.
I Prati sono divisi da un asse attrezzato, cosicchè sulla carta troviamo Prati di Caprara EST e Prati di Caprara OVEST.
L’area est (quartiere Porto-Saragozza), 27 ettari, è occupata oggi da un bosco urbano in libera evoluzione e da un bellissimo tratto di passeggiata che costeggia la Canaletta Ghisiliera, il Torrente Ravone e la ciclabile di via del Chiù.
Le acque dei due corsi scorrono verso il Reno: la Canaletta Ghisiliera è una derivazione del Canale di Reno, il torrente Ravone si origina nei pressi di Parco Cavaioni.
Percorrono l'intero lato nord dei Prati di Caprara Est, paralleli e allo scoperto.
L’area ovest (quartiere Borgo-Reno), 16 ettari, è occupata dalla ex Caserma San Felice con vecchi magazzini militari abbandonati.
L'unico in uso è il magazzino della Croce Rossa.
Vi sono inoltre le macerie del 2 agosto 1980, qui portate in occasione del terzo processo per le indagini del caso.
Furono teatro di avvenimenti storici rilevanti, come la parata militare in onore di Napoleone Bonaparte, le corse ippiche di fine Ottocento, il circo di Buffalo Bill e il primo campo da gioco del Bologna Football Club.
Prima di tracciarne la storia e riportare le immagini del luogo, desidero porre l'attenzione sulla destinazione d'uso dell'area, oggetto di scontro da diversi anni fra il comune e la cittadinanza.
LA VISIONE DEL BOSCO SELVATICO DEI PRATI DI CAPRARA COME AREA DI VALORIZZAZIONE ECOLOGICA
Sulla parte est è nato un bosco spontaneo di grande valore dal punto di vista dell’ecosistema della città.
Oggi sappiamo che questi boschi offrono ai cittadini il miglioramento della qualità dell’aria con assorbimento di CO₂, la mitigazione degli estremi termici, l’assorbimento acustico e la riduzione degli effetti delle precipitazioni estreme (World Resource Institute 2005, FAO 2016).
Una bella fortuna la presenza di questo bosco, considerando che la zona è fra quelle con i più elevati valori di inquinamento di tutta la città.
Il Comune di Bologna vorrebbe realizzare la costruzione di alloggi, un centro commerciale e una scuola, una scelta che porterebbe alla eliminazione di tutta la foresta oggi presente.
Una "rigenerazione urbana", dietro la quale si nasconde una speculazione edilizia a scapito del bene pubblico.
Per questo è nato un Comitato di cittadini
che lotta per mantenere il bosco e valorizzarlo come ambiente naturale: si chiama
Comitato Rigenerazione no Speculazione, il quale nel 2018 ha redatto un Manifesto del bosco dei Prati.
Il manifesto riporta: "Molti studi scientifici (Kowarik 2005, Lachmud 2013, Sitzia et al. 2015) ed esperienze europee e nazionali (Parco Naturale di Südgelände a Berlino, area verde di Porto di Mare a Milano, Oasi naturalistica "La Piantata" a Modena) hanno contribuito a formare una nuova consapevolezza sui boschi selvatici nelle città, spontaneamente insediatesi nelle aree abbandonate, in quanto a pieno titolo considerabili "infrastrutture verdi" complementari alle altre maggiormente "convenzionali" (es. Giardini Margherita a Bologna).
Da sottolineare infatti come questi boschi, una volta resi accessibili al pubblico attraverso alcuni interventi puntuali di manutenzione e nuova progettazione, rappresentino un potenziale unico in termini di spazio verde pubblico, fruibile dalla cittadinanza a costo manutentivo bassissimo."¹
Il progetto di edificazione e commercializzazione dell’area è legato anche alla questione Cierrebi e allo Stadio dall’Ara. Per il ragguaglio rimando alla pagina delle previsioni urbanistiche del Comitato Rigenerazione no Speculazione.²
Ad oggi sembra ferma l’ipotesi di un outlet nella zona dei Prati Ovest, ma i cittadini, giustamente, continuano a presidiare e monitorare la situazione.
Oltre a questo un desiderato e richiesto disegno teso alla valorizzazione dell'area, di tipo naturalistico.
L'ITINERARIO
I Prati di Caprara Ovest non sono accessibili.
I Prati di Caprara Est si possono percorrere nel rettilineo che costeggia la Canaletta Ghisiliera;
il bosco, selvaggio e lasciato crescere in libera evoluzione, occupa un'area di discussione per la destinazione d'uso, per cui il Comitato Rigenerazione No Speculazione ricorda che "in attesa che i Prati di Caprara vengano messi al sicuro dalla speculazione e restituiti ufficialmente alla città, l'ingresso resta un atto di disobbedienza civile".
Ciò nonostante vi sono sentieri percorribili, frequentati in occasione di eventi, come quello del giugno 2020, quando il Comitato ha invitato la cittadinanza a seguito di una mappatura dei sentieri, per farli conoscere a tutti.
Sentieri trovati, ripuliti e appunto disegnati su una mappa, fruiti in maniera informale da parte dei cittadini.
Vi sono diversi punti di accesso all'area verde, tutti piuttosto mimetizzati.
Il più individuabile è quello che accompagna la Canaletta Ghisiliera: è qui che entro.
Sul ponticello distinguo le vie d'acqua.
La passeggiata lungo la canaletta è suggestiva:
lungo gli argini trovo forasacchi, papaveri, canne di palude e ranuncoli.
I Forasacchi (Bromus L.) e i Papaveri rivestono come un manto le sponde dell'argine.
La Canna domestica (Arundo donax L.)
I Ranuncoli (Ranunculus).
Sulla destra il margine del bosco.
Al termine del largo sentiero entro nel bosco urbano: la via diventa stretta e a breve mi apparirà l'edilizia di via Saffi.
In questo punto risiede la vecchia entrata della ex zona militare, oggi invasa dalla vegetazione, ma attraverso un piccolo spazio si può uscire su via Saffi e viceversa.
Proseguo l'itinerario all'interno del bosco.
A conferma di quel che si legge, la Robinia (Acacia) è l’albero dominante del bosco dei Prati di Caprara.
Ma vi sono anche farnie, pioppi e olmi.
Mentre attraverso un'area quadrata di prato, dove il bosco fu abbattuto per la costruzione di un edificio scolastico, ai bordi in lontananza come fantasmi i grandi alberi.
Il Biancospino (Crataegus monogyna Jacq.).
Il suo abitat naturale è quello delle aree di boscaglia e tra i cespugli.
Un tempo veniva utilizzato per delimitare i confini degli appezzamenti: per via delle spine e del fitto intreccio dei rami infatti la siepe di biancospino diventava una barriera impenetrabile.
Oggi al contrario è stato eliminato per non rendere difficoltosa la circolazione dei mezzi agricoli e il biancospino è quasi scomparso.
La fioritura è tipica fra aprile e maggio.
Il suo uso terapeutico è noto fin dall'antichità: ha un'azione antipertensiva e ansiolitica.
Vi sono nidi artificiali, collocati da qualche volontario, per offrire riparo agli uccelli presenti nel bosco.
Il mio itinerario si conclude e raggiungo l'uscita congedandomi dal bosco urbano, scrigno di vegetazione libera, spontanea, polmone verde e ossigenante di questa città.
LA STORIA
La famiglia senatoria nobiliare dei Caprara possedeva questi terreni a partire dal 1506, cui si diede il nome pervenutoci fino ai giorni nostri.
Avevano costruito una villa, oggi scomparsa, che si trovava probabilmente confinante con i corsi d'acqua in coincidenza dell'attuale inizio ciclabile.
L'area venne ceduta alla città di Bologna alla fine del 1700.
A seguire gli avvenimenti che si sono svolti nell’area dei Prati di Caprara Est:
Il 26 maggio 1805 Napoleone era stato incoronato re d'Italia a Milano e, come re, intraprese un tour celebrativo per le città italiane.
Dal 21 al 25 giugno 1805 risiedette a Bologna in visita ufficiale. Entrò in città da Porta San Felice e, insieme alle celebrazione e alle feste, il 24 giugno fu allestita una grandiosa parata militare, nel terreno dei Prati di Caprara, appena acquisito dal Comune.
"Questa mattina di buon ora Sua Maestà si è portato
fuori di porta di San Felice con poche guardie, dove, in un prato vicino a Ravone, ha impiegato circa quattro ore a fare la rivista delle sue truppe."
(Giuseppe Guidicini, "Diario Bolognese dal 1796 al 1818, volume terzo", p.63)
In seguito il terreno dei Prati ebbe varie destinazioni d'uso.
Dopo il 1861, anno dell’Unità d’Italia, divennero di pertinenza militare per lo svolgimento di esercitazioni e concorsi ippici.
Excursus:
1874- il bolognese Riccardo Bacchelli pubblica nel 1927 il romanzo storico "Il diavolo del Pontelungo", sui fatti legati ai Moti dei Prati di Caprara del 1874.
Narra con ironia il fallito tentativo da parte dei rivoluzionari Michail Bakunin e Carlo Cafiero di realizzare un’insurrezione anarchica a Bologna.
L’insurrezione, che puntava ad allargarsi all’intera nazione, avrebbe dovuto prendere forma dalla riunione degli anarchici ai Prati di Caprara, a breve distanza dal ponte che scavalca il fiume Reno detto il Pontelungo.
L'insurrezione fallì e portò in carcere il giovane Andrea Costa.
1897- si inaugura una pista per le corse dei cavalli. Qui rimase fino a che non fu costruito il nuovo Ippodromo Zappoli poco distante.
Nella foto alcuni ufficiali al salto della siepe, 1903.
1906- la compagnia di Buffalo Bill approda a Bologna con la seconda tournée italiana.
La carovana gigantesca contava 800 uomini e 500 cavalli.
Il circo del Wild West Show presentava il tiro al bersaglio, la domatura di un cavallo imbizzarrito, i pellerossa urlanti e i fucili che sparavano a salve.
Oggi sappiamo che rappresentava un inganno, una falsa interpretazione del far west.³
©Genus Bononiae - foto Arnaldo Romagnoli (1875-1930) Alcuni pellerossa all'esterno del tendone delle esibizioni, ai Prati di Caprara. |
1909- viene fondato il Bologna Football Club alla Birreria Ronzani di Palazzo Lambertini (oggi scomparso) e, con il permesso delle autorità militari, una parte dell’area divenne il primo campo da gioco della squadra (1909-1913).
©autore sconosciuto, pubblico dominio Bologna-Internazionale, 16 maggio 1910 Sullo sfondo il pubblico a bordo campo e la polveriera dell'area militare. |
1913- la Piazza d’Armi dei Prati di Caprara divenne l’aeroporto dell’esercito.
La Piazza d'Armi (o Campo di Marte) corrispondeva all'intera area est (compresa quella che sarà occupata nel 1955 dall'Ospedale Maggiore), esclusa la polveriera.
1931- l’aeroporto bolognese si trasferisce a Borgo Panigale e il terreno diventerà campo da gioco e luogo di esercitazione militare del "sabato fascista".
Durante l’ultima guerra ai prati c’era il campo di concentramento per i prigionieri di guerra alleati.
Dopo l’ultima guerra il campo da calcio della squadra del Bologna era diventato lo Stadio Renato Dall’Ara, che era stato inaugurato nel 1927.
In seguito ai Prati di Caprara andavano a giocare i figli del popolo, si facevano le porte con le pietre o le giacche e poi si formavano le squadre.
Tra quelli che arrivavano in bicicletta per giocare a calcio c’era Pierpaolo Pasolini che, insieme ad altri liceali del Galvani, nel 1941 vinse con la squadra di Lettere il campionato interfacoltà.
"I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara, sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola se ci penso.
Allora il Bologna era il Bologna più potente della sua storia.
Che domeniche allo Stadio Comunale!"
La passione per il calcio accompagnò Pasolini per tutta la vita.
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CONCLUSIONI
È auspicabile una presa in carico da parte del Comune per un intervento significativo di ristrutturazione dell'area e manutenzione per l'accesso di visita, così come si è fatto negli esempi riportati sopra o, nel bolognese, alla Golena San Vitale, all'Oasi Fluviale del Molino Grande e all'Oasi dei Saperi, modelli virtuosi di oasi naturalistiche urbane e centri didattici ambientali.
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(previsione urbanistica)
³Il falso mito di Buffalo Bill, per approfondire:
-Manuel Lambertini, "Le stelle non stanno a guardare", Infinito Edizioni, 2019, pp. 23-26.
-Robert Altman, film "Buffalo Bill e gli indiani", 1976.
Sitografia:
Ottimo lavoro.
RispondiEliminaÈ bello che la città ne parli.
Teniamo alta l'attenzione su questo grande polmone verde della città !
Grazie.
EliminaArgomento di discussione altamente importante per il capitale naturale di Bologna.
grazie! Roberta
RispondiEliminaPrego! Grande progetto.
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