Ozzano dell’Emilia - Bologna
Anche questo percorso, come tutti i principali e interessanti del parco, è raggiungibile da una strada che si stacca dalla via Emilia verso le colline, in questo caso da Ozzano dell’Emilia, e dista dalle mura di Bologna 30-35 minuti.
IL PERCORSO DEI CALANCHI DI SANT’ANDREA
(o dell’ABBADESSA)
Sentieri CAI 801A - 801B
Difficoltà E
Tempo di percorrenza: 2 ore
Lunghezza: 6,5 km
Dislivello: 222 m
Nota: nelle stagioni umide e piovose, abbondante presenza di fango.
Il percorso è ad anello e interessa un’area calanchiva piuttosto estesa.
I punti di interesse:
1- CHIESA DI SANT’ANDREA
2- VILLA MASSEI
3- PASSO DELLA BADESSA
4- AGRITURISMO DULCAMARA
5- VILLA TORRE
6- PIEVE DI PASTINO
Da Ozzano dell’Emilia, attraverso le indicazioni stradali, raggiungo la Chiesa di Sant’Andrea in circa 8 minuti, dove trovo un comodo parcheggio.
1- CHIESA DI SANT’ANDREA
Questa semplice chiesa, già esistente nel XI secolo, venne profondamente modificata tra la fine del '700 e l'inizio dell'800.
All’interno sono conservate le reliquie della Beata Lucia di Settefonti, fondatrice del ramo femminile dell’Ordine dei Camaldolesi.
Ecco che compare un’altra donna importante della Bologna del passato, donna che dà il nome ai calanchi di questo percorso, chiamati appunto Calanchi della Abbadessa o di Sant'Andrea.
La sua figura è in bilico fra storia e leggenda.
LA LEGGENDA DELLE SETTEFONTI
Storia d’amore fra la Badessa Lucia e Rolando e le Settefonti zampillanti.
Nella Bologna del 1100 era nota la bellezza di Lucia, Badessa del Monastero Camaldolese di Settefonti.
Il conte bolognese Diatagora Fava, detto Rolando, che aveva avuto modo di vederla, si fece trasferire nella zona di Ozzano e, secondo la leggenda, ogni mattina percorreva a cavallo il sentiero sui calanchi che conduceva al convento dell’amata.
La chiesa sorgeva lungo il crinale non lontano dalla Pieve di Pastino.
Lucia cercò di combattere il turbamento provocato da quelle visite con preghiere e penitenze.
Quando Lucia accettò di incontrarlo, entrambi confessarono il loro amore, ma lei, votata al sacrificio dei voti, lo pregò di non tornare mai più.
Rolando partì crociato per la Terrasanta mentre Lucia, ormai malata, morì.
In Palestina fu fatto prigioniero e incatenato come schiavo.
Nella sua cella gli apparve in sogno Lucia ad annunciargli la propria morte.
Al risveglio si trovò libero presso la tomba dell’amata e il suo pianto provocò la ripresa dello zampillare delle Settefonti, che si erano seccate alla morte di Lucia.
Oggi su questo sito, ad indicare dove sorgeva il Monastero di Settefonti, è stato posto un pilastrino (seicentesco).
Delle fonti non rimane traccia, l'ultima è stata interrata in tempi relativamente recenti per evitare la continua processione di gente che andava a bagnarsi gli occhi.
Fin dal '600 infatti le persone con gravi malattie agli occhi andavano a Settefonti nella speranza di una guarigione, per intercessione della beata.
I proprietari terrieri si lamentavano che i loro campi venivano calpestati e dicevano:"Vadano in farmacia a comprarsi il collirio!"; così anche l'ultima fonte è stata chiusa.
Nella Chiesa di Sant’Andrea, dove riposa il corpo di Lucia, sono conservati anche i ceppi della prigionia di Rolando.
2- VILLA MASSEI
Circondata da un romantico parco, la villa fu ristrutturata dai Conti Massei nel primo Ottocento in stile neogotico.
Sembra un castello medievale.
Oggi ospita eventi e cerimonie nuziali.
Percorro l'inizio del sentiero CAI 801A costeggiando lo storico parco della villa.
Poco dopo il sentiero si inoltra in un fitto arbusteto spontaneo.
Solo qualche decennio fa la zona era coltivata.
Dopo l'abbandono dell'agricoltura la vegetazione prende il sopravvento trasformando l'area in un intrigo di spine, fiori colorati e bacche.
Incontro il bel fiore della Poligala Comosa.
3- PASSO DELLA BADESSA
É da quel lontano medioevo che, fra storia e leggenda, lo stretto calanco percorso dal Cavaliere Rolando ogni giorno per vedere la sua amata Lucia prende questo nome.
Dal punto di vista naturalistico invece questo è il cuore dei calanchi.
Mi trovo sul fondovalle del Rio Centonara e l'imponente formazione dei calanchi si mette in mostra.
La roccia è nuda e lascia trasparire il suo passato geologico.
Sono frequenti frane e solchi di erosione.
Nelle argille si osservano minerali e impronte di cinghiali e caprioli.
Intorno un manto di Sulla (Hedysarum coronarium).
La Sulla è una pianta erbacea perenne dalla corolla rosso porpora e fiorisce verso la fine della primavera da aprile a giugno.
L’Italia è l’unico paese dell’Unione Europea dove la Sulla viene coltivata negli avvicendamenti colturali, in alternanza ad esempio al grano e all’orzo.
Oltre ad essere pianta foraggera infatti, migliora il terreno e la fertilizzazione dello stesso perché ha la capacità di fissare l’azoto.
Dal punto di vista botanico è altrettanto importante perché capace di colonizzare terreni argillosi e pesanti.
Meglio di qualsiasi altra leguminosa, resiste alla siccità e si adatta alle argille calcare o sodiche fortemente instabili e, col suo grosso e potente fittone, riesce a stabilizzare e ridurre l’erosione delle argille dei calanchi e delle crete.
È considerata anche ottima mellifera, visitata dalle api per il polline e il nettare, così che il miele di Sulla è fra i più apprezzati.
In cucina vengono usate foglie e fiori per insalate crude miste e per preparare frittate e zuppe.
In erboristeria è nota per le proprietà astringenti, vitaminizzanti e contro il colesterolo.
Oltrepasso il Rio Centonara e proseguo fino a raggiungere un bivio.
Il bivio è il punto di congiunzione del percorso ad anello.
Prendo a destra perchè alla mia sinistra il sentiero lo farò di ritorno in discesa.
Risalgo una ripida dorsale argillosa, pericolosa dopo le piogge.
In cima posso ammirare, questa volta dall'alto in posizione panoramica, l'ambiente dei calanchi.
Trovo macchie di arbusti:
anche in mezzo ad un percorso che riguarda il mondo asciutto delle argille posso trovare una zona umida, ed un fungo, che sembrerebbe essere un prataiolo, è qui a testimoniare.
L’ambiente umido è importantissimo per gli anfibi, gli insetti, i mammiferi e gli uccelli che popolano l’area.
Questo boschetto anticipa l'ingresso nell'agriturismo Dulcamara.
4- AGRITURISMO DULCAMARA
Da sempre questo bio-agriturismo offre ristorazione, ortaggi, frutta e una fattoria didattica.
5- VILLA TORRE
Uscita dalla Dulcamara mi allungo a Villa Torre poco più in alto.
La villa è diventata Centro Visita del Parco, per informare ed educare al turismo ambientale dei Parchi del Bolognese.
Vi è inoltre un percorso museale "Da mare a mare", dedicato alla geologia del territorio.
È aperta solo la domenica.
Dalla villa scendo per la strada asfaltata di via Tolara sino a incontrare, sulla sinistra, i resti dell'antica Pieve di Pastino.
6- PIEVE DI PASTINO
Dell'antica pieve non restano che rovine, fra le quali si distingue il semplice oratorio.
Il nome, secondo una leggenda, deriva da un precedente tempio pagano dedicato a Pan.
I muri del vicino edificio rurale cinquecentesco sono stati costruiti utilizzando materiali della vecchia pieve, inserendo anche blocchi di selenite ed elementi decorativi.
Da qui una sterrata, indicata con segnavia CAI 801B, mi riporta al fondovalle del Rio Centonara, in corrispondenza del bivio incontrato all'andata.
Lungo la discesa incontro due pozze d'acqua che il parco conserva e tutela per la riproduzione di anfibi rari e minacciati.
Raggiungo infine nuovamente la Chiesetta di Sant'Andrea sul far della sera, mentre il tramonto sui calanchi rende ancor più suggestivo il mio passaggio.
Il 3-4-5 giugno 2022 ad Ozzano si terrà la Sagra della Badessa, la festa ispirata a Lucia di Settefonti, con rievocazioni medievali e menù a tema.
_________________________________________
_________________________________
Bibliografia:
- Tiziano Costa, "Donne da prima pagina nel passato di Bologna", Costa Editore, 2017, pp. 24-27
- pieghevole "Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa", a cura del Centro Villa Ghigi, 1993 e 2020.
Sitografia:
Nessun commento:
Posta un commento