Piazza del Nettuno, 1/C - BOLOGNA
aggiornato 2022
Si chiamava Palatium Novum, perchè fu costruito come ampliamento del Palazzo del Podestà, nel 1246. Ma le sue vicende storiche lo rinominano comunemente Palazzo Re Enzo.
Tre anni dopo la sua costruzione infatti fu imprigionato il principe Heinrich, chiamato in tedesco Ainz, che i bolognesi chiamarono Enzo, figlio di Federico II di Svevia, catturato nella Battaglia di Fossalta, nei pressi di Modena, il 24 agosto 1249, e vi rimase per 23 anni recluso fino alla morte, avvenuta nel 1272; seppur trattato con riguardo
(i bolognesi gli consentirono di ricevere visite), non uscì mai dalle sue stanze.
Il padre minacciò di distruggere la città, chiedendo senza successo la restituzione del figlio.
Il duello rimase epistolare e l'ebbe vinta il giurista Rolandino dei Passeggeri (il cui mausoleo si trova a fianco della Basilica di San Domenico) che, con parole ferme e coraggiose scrisse:
"Non sperate di atterirci con le vostre vane parole: non siamo canne palustri tremole a ogni spira di vento, nè siamo simili a piume, nè a nebbie che si dileguano ai raggi del sole. Sappiate che Enzo lo teniamo e lo terremo; si venies invenies (se vieni, ci troverai)".
L'imperatore Federico II morì l'anno dopo, nel 1250 e Bologna non si sentì più minacciata.
Per festeggiare la vittoriosa battaglia di Fossalta, ogni anno si farà una grande "Festa della Porchetta" in Piazza Maggiore, il 24 di agosto, giorno dell'ingresso in città del prigioniero Enzo.
La sua tomba è nella Basilica di San Domenico, come lui stesso aveva desiderato.
Dal primo piano del negozio Apple |
Quando fu catturato re Enzo aveva 27 anni, era un giovane dai lunghi capelli biondi, di bell'aspetto e di carattere ardimentoso.
Il Comune consentiva a Enzo di ricevere visite femminili, tanto che egli ricorda nel suo testamento tre figli naturali.
Era attorniato da una corte di nobili, con storie d'amore, musiche, balli, feste, e declamazioni di poesie che erano scritte da Enzo stesso.
Numerose leggende girano intorno alla cattura e alla prigionia di Re Enzo.
Una di queste attribuisce a Enzo un quarto figlio, nato dall'amore con una contadina, Lucia di Viadagola.
Al bambino sarebbe stato dato il nome di Bentivoglio, perchè usava dire alla sua bella: "Amore mio, ben ti voglio".
Il bambino quindi sarebbe il capostipite leggendario della famiglia bolognese dei Bentivoglio.
Le merlature a coda di rondine le dobbiamo ad Alfonso Rubbiani che, negli anni 1905-13, insieme all'aggiunta delle arcate del pianterreno e la scala, fece tornare il palazzo all'aspetto gotico.
L'entrata.
Con le sue mura medievali in mattoni, le finestre ogivali e le logge, conserva anche una bella corte interna con pozzo.
Sulla facciata principale di entrata la targa a ricordo della Liberazione di Bologna XXI aprile 1945.
Sulla destra del palazzo si trova ancora l'accesso alla cappella di Santa Maria dei Carcerati, detta anche "chiesetta della corda", in cui i condannati all'impiccagione dovevano assistere a una cerimonia religiosa.
Durante la messa gli veniva consegnata la corda che dovevano portare sopra il balcone, da dove venivano buttati giù.
Le facciate esterne, che si affacciano su tre lati (Piazza del Nettuno, via Rizzoli e Piazza Re Enzo), sono state restaurate nel 2003.
Il meraviglioso lampione liberty installato nel palazzo nel 1920 è opera di Alfonso Rubbiani e si inserisce nel Percorso Liberty Centro Storico.
Per lungo tempo palazzo delle magistrature della città, oggi è sede di esposizioni e congressi.
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