PALAZZO PEPOLI VECCHIO
via Castiglione, 8 - Bologna
aggiornato il 30 novembre 2024
Il Museo della Storia di Bologna si trova all'interno di Palazzo Pepoli Vecchio, palazzo medievale, dimora di una delle più importanti famiglie di Bologna.
Il palazzo è immenso, va dal civico 4 al civico 10.
Si trova nei pressi delle Due Torri.
LA STORIA
L’inaugurazione del palazzo avvenne nel 1344 da parte di Taddeo Pepoli, unendo diverse proprietà della famiglia acquistate in via Castiglione dal padre Romeo.
I Pepoli sono stati per secoli fra le famiglie più ricche e potenti di Bologna, e via Castiglione ne è l'esempio (a questo palazzo si aggiunge Palazzo Pepoli Campogrande che sta di fronte, oggi sede distaccata della Pinacoteca Nazionale di Bologna).
Provenivano dalla zona di Imola e divennero ricchissimi con il commercio di taffetà insieme alle successive attività bancarie.
Nel 1506 ricevettero da Papa Giulio II un seggio nel senato bolognese, che mantennero sino alla fine del Settecento.
Nel 1360 il palazzo venne confiscato dalla Santa Sede assegnandolo alla Camera Apostolica, che ne fece un collegio gregoriano, ma fu una breve parentesi.
A partire dal 1474 infatti l’edificio tornò nelle mani dei Pepoli e lo ampliarono per secoli, fino al 1723.
Dopo la morte dell’ultimo erede della famiglia, Agostino Sieri Pepoli, nel 1914, il palazzo fu ereditato dal Comune di Bologna, concesso in cambio della creazione di un Museo Pepoli.
Il Comune di Bologna invece trasferì la Libreria Pepoli alla Biblioteca Comunale e vendette il palazzo alla Cassa di Risparmio, attuale proprietà, che aveva acquisito altre parti del palazzo da privati.
Durante la Prima Guerra Mondiale fu sede della Croce Rossa americana.
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©cartolina Cassa di Risparmio di Bologna |
GLI ESTERNI
L’edificio possiede una facciata austera dal tipico aspetto medievale, un tempo protetto da un fossato con ponti levatoi.
Molto belle le terrecotte nell'arco della porta.
MUSEO DELLA STORIA
Il palazzo è quindi di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, trasformato in sede museale nel 2012, diventando parte del circuito Genus Bononiae.
Genus Bononiae si occupa di attuare percorsi culturali, artistici e museali attraverso vari edifici restaurati e recuperati nel centro storico di Bologna.
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©illustrazione Genus Bononiae |
Il recupero di questo palazzo, durato sette anni, ha consolidato la struttura e restaurato ornamenti plastici e pittorici.
Dopo mesi di chiusura durante il 2024, il 30 novembre il palazzo ha riaperto con una nuova gestione e un diverso approccio per contrastare la scarsa affluenza:
ora non fa più parte del circuito Genus Bononiae, ma è gestito dal Comune di Bologna e integrato nei Musei Civici.
L’edificio rimane di proprietà della Fondazione Carisbo, che cura la manutenzione, mentre Bologna Welcome promuove le attività per un modello più dinamico e sostenibile.
L’allestimento principale è stato mantenuto, ma con novità come il Teatro dei Burattini, che offre spettacoli e attività interattive, ed eventi sulla cultura popolare bolognese.
Il Museo ospita al suo interno 12 spazi espositivi al piano terra e 34 al primo piano.
Un percorso fra storia, tradizione ed eccellenze felsinee.
Alcune sale ospitano video, documentari e installazioni multimediali.
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©brochure museo Genus Bononiae |
Il restauro dell’allestimento museografico è stato affidato all’architetto Mario Bellini.
Entro e vengo accolta dalla corte duecentesca del palazzo dove, grazie al progetto curato dall’architetto Italo Lupi, svetta la grande Torre del Tempo, alta 15 m, una struttura in vetro e acciaio illuminata dall’alto di luce naturale.
La Torre rievoca le Torri di Bologna; all’interno le scale e l’ascensore per accedere al piano nobile del palazzo.
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©foto Genus Bononiae |
La Torre del Tempo rappresenta inoltre il criterio espositivo del museo, ossia l'ordine cronologico nel "tempo".
Sempre nella corte d'entrata appare un'alta insegna luminosa che somiglia ad uno stendardo, con l'immagine del sommo poeta Dante, che a Bologna trascorse alcuni periodi della sua vita e, anche se non vi sono prove di questo, il dato è comunemente accettato.
Innegabili invece alcuni "sonetti" riferiti alla città e i versi dell'Inferno XXXI sulla Garisenda*.
Qui la piano terra l'accesso è gratuito per la caffetteria e la bottega del museo.
La storia della città è raccontata con circa 200 opere, esposte attraverso episodi e personaggi chiave, strutturata in una successione cronologica, dalla Felsina etrusca fino ai giorni nostri.
NELL'ORDINE:
• Bologna nell’antichità (sale 1-4)
Nel 2015, durante la conclusa mostra "Il viaggio oltre la vita. Gli etruschi e l'aldilà tra capolavori e realtà virtuale", ho potuto vedere la riproduzione fedele di un capolavoro di arte funeraria etrusca: il Sarcofago degli Sposi, VI sec. a.C., il cui originale si trova al Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma.
Una coppia di sposi sdraiata su una klìne, letto matrimoniale dove ci si accomodava durante le feste.
La tomba degli sposi viene rappresentata come se partecipassero ad un banchetto, in posizione di perfetta parità.
Dimostra la posizione di rilevanza della donna nella società etrusca, non ripresa dai romani, che non ammettevano le donne al convivio, se non in età imperiale.
La scultura è stata acquisita con scansione laser e poi modellata dal team Cineca, composta da 6mila frame e costata circa 40mila euro.
La rappresentazione del mare.
Il mare veniva percepito dagli etruschi come "spazio del limite", separando ciò che è noto da ciò che è "altro". L'attraversamento di questo spazio era ciò che attendeva gli etruschi dopo la morte, nel viaggio verso l'aldilà. Egli lo compie, oltre che a bordo di un'imbarcazione o tuffandosi, a cavallo di esseri marini, come "Il cavaliere su Ippocampo".
• La grande stagione del Medioevo (sale 5-7 e 9-10)
Sala Carlo V
• Forma Urbis (sala 8)
Le trasformazioni urbanistiche, dall'età romana alla contemporanea.
• Il Rinascimento dei Bentivoglio (sale 11-12)
• Bologna in scena: politica, religione e riti della vita collettiva (sale 13-16)
I BURATTINI
La novità di quest'anno, come accennavo in apertura, sono i burattini.
La collezione di burattini della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, composta da 51 figure, 10 fondali e una baracca originale, rappresenta una testimonianza della tradizione burattinesca bolognese, nata dalla commedia dell’arte e diffusa nelle feste e nei mercati.
Spesso le maschere si sono fatte specchio del popolo, satireggiando i potenti e denunciando ingiustizie.
Tra i personaggi più noti spicca Fagiolino, reso popolare da Angelo Cuccoli, e le maschere create da Augusto Galli.
Demetrio Pasini, ultimo grande burattinaio cittadino, ha raccolto figure ottocentesche di maestri come Emilio Frabboni, contribuendo a preservare e rinnovare quest’arte secolare.
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In primo piano, da sinistra: Fagiolino, Balanzone, Sganapino e Brighella. |
Sale C e D
Fra la sala 15 e la 16 una deviazione porta alle sale C e D, dove il Teatro dei Burattini ha sostituito il video in 3D con l’etrusco Apa, che aveva la voce di Lucio Dalla.
Lungo il corridoio d’ingresso, le statue di Fagiolino (bolognese) e Sandrone (modenese) discutono scherzosamente sull’origine del tortellino, nato a Castelfranco Emilia, oggi modenese ma un tempo bolognese.
Un simbolo conteso ma indiscutibilmente emiliano!
La sala C simula un laboratorio di burattini, mostrando materiali come legno e stoffe, e racconta la tradizione artigianale dei burattini bolognesi, rendendo omaggio alla loro storica presenza in città.
Nella sala D, il Teatro dei Burattini di Riccardo Pazzaglia racconta la carriera di un maestro burattinaio che, dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti, ha dedicato trent’anni alla rinascita del teatro dei burattini bolognesi.
Riconosciuto con premi prestigiosi, Pazzaglia è anche autore e scultore di burattini, portando avanti iniziative innovative per la valorizzazione di questa tradizione.
In questa sala si terranno spettacoli di burattini, secondo il programma eventi del museo.
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Il maestro burattinaio Riccardo Pazzaglia. |
• Bologna La Dotta: arti, scienze, lettere, musica (sale 17-19 e 21-22)
L'arte dell'Aemilia Ars, la manifattura artistica fondata dal bolognese Alfonso Rubbiani. È ispirata allo → Stile Liberty.
• La Città delle Acque (sala 20)
L'installazione interattiva più evocativa del museo:
una volta è ricoperta di fibre ottiche, e riproduce una galleria sotterranea. Un video a pavimento reagisce ai movimenti del visitatore, rimandando a quel canale che scorre al suo interno, come quasi tutti i canali cittadini.
Insieme alla visione suggestiva, vi si legge la storia dei canali, che rifornirono la città per le sue attività produttive.
• Dal Settecento al Novecento (sale 23-28)
• Un tempo né troppo vicino né troppo lontano (sale 29-32)
• La città delle lingue (sale 33-34)
Lo scambio comunicativo di Bologna.
• Sala della cultura
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Fra una sala e l'altra non mi sono sfuggiti gli splendidi soffitti affrescati di Palazzo Pepoli.
Conoscere la storia del luogo che stai visitando è importante, direi essenziale, quindi il museo è un ottimo punto di partenza per chi arriva a Bologna per la prima volta.
Ma è un bel viaggio anche per i bolognesi, è positivo ripercorrere la storia della propria città.
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Sitografia: