giovedì 2 febbraio 2017

COMPIANTO SUL CRISTO MORTO - Niccolò dell'Arca

via Clavature, 8-10, Bologna


aggiornato 2021

Come tanti altri artisti e letterati, anche Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura, è passato da Bologna.


Per iniziare, Saramago indica Bologna come la città dei quattro appellativi, così come la indicano tutti: "dotta", "turrita", "città dei portici", "grassa".

E poi seducente, femminile, soffice.

"Accettiamo pure i luoghi comuni", dice, "che la esprimono più di mille parole ricercate. Ed è anche una città molto vecchia che ha compiuto il miracolo di fissare le proprie antichità, difendendole dalla livella del turista, che uniforma tutto."


Rimane particolarmente colpito dal Compianto sul Cristo Morto, gruppo scultoreo capolavoro di Niccolò dell’Arca, conservato nella Chiesa di Santa Maria della vita:


"Nella chiesa di Santa Maria della Vita, c’è uno dei più drammatici gruppi scultorei di terracotta che abbia mai visto.


Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto




 È la "Lamentazione sul Cristo morto" di Niccolò dell’Arca, modellato dopo il 1485. Queste donne che si prodigano sul corpo disteso, urlano il loro dolore tutto umano sopra un cadavere che non è Dio: lì nessuno si aspetta che la carne resusciti.

Già nel 1485, Niccolò dell’Arca aveva capito tante cose: nella sua Lamentazione, solo apparentemente espressa per la morte di un dio, si può togliere il Cristo e sostituirlo con altri corpi:

il corpo bianco dilaniato dalla mina, con tutto il basso ventre squarciato (addio, mio figlio impossibile), il corpo nero bruciato dal napalm, con le orecchie tagliate, serbate altrove in qualche boccetta d’alcol (addio Angola, addio Guinea, addio Mozambico, Addio Africa).

Non vale la pena di togliere le donne: non c’è differenza alcuna nel loro pianto."✱




Ciò che colpisce appunto è la rappresentazione del dolore: reale, umano. Non vi è nulla di composto, divino, silenzioso.

Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto




Il signore vestito in abiti rinascimentali che ci osserva e ci invita a riflettere è GIUSEPPE D'ARIMATEA, con in mano il martello col quale ha tolto i chiodi che reggevano Cristo alla croce.
MARIA SALOME' appoggia le mani sulle ginocchia come a sorreggersi per non soccombere allo strazio.

Da sinistra: Giuseppe d'Arimatea, Maria Salomè, Madonna e San Giovanni Apostolo.

Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto





Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto





Di fianco a Maria Salomè, la MADONNA con le mani giunte, strette a pugno, appare piegata da un lato quasi come fosse spezzata, il viso straziato dal dolore per la perdita del figlio.

Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto





Al centro il CRISTO MORTO, con la testa reclinata sul cuscino. Ed è sul cuscino che si può notare l'incisione: Opus Nicolai de Apulia (la firma di Niccolò da Puglia, detto dell'Arca, così soprannominato dopo aver realizzato il coperchio piramidale e l'alta cima dell'Arca di San Domenico, nella chiesa omonima, a Bologna).

Michelangelo, ospitato a Bologna dal nobile Giovan Francesco Aldrovandi per circa un anno alla fine del '400, viene influenzato dallo stile di Niccolò dell'Arca, dato che il volto e il braccio di Gesù nella Pietà Vaticana richiamano il Gesù del Compianto di questa basilica.

Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto




SAN GIOVANNI APOSTOLO piange in modo sommesso con un palmo della mano nell'atto di reggere il mento.
Infine spiccano le due Marie straziate dal dolore:

Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto




MARIA DI CLEOFA tende le mani come per nascondere alla vista la scena di morte e sembra quasi tremare con le vesti agitate dal vento.
MARIA MADDALENA arriva di corsa, spinta da una forza che la rende scomposta, con la veste svolazzante, con il viso deformato dall'urlo di dolore.

Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto






Bologna-Santa Maria della Vita-Il Compianto



Non appare Nicodemo, figura presente in tutti i Compianti (vedi la bellissima rappresentazione del Compianto di Alfonso Lombardi alla Cattedrale di San Pietro a Bologna), probabilmente andato perduto o, più verosimilmente, la statua, che aveva il volto di Giovanni II Bentivoglio, signore della città, una volta conquistata Bologna e accorpata allo Stato della Chiesa da papa Giulio II nel 1506, fu abbattuta come altre, per cancellare la memoria dei signori precedenti.

La chiesa, dopo la Controriforma, giudicherà eccessive queste manifestazioni dolorose e le sculture, molto spesso, saranno allontanate dalle chiese. Il Compianto subì la stessa sorte: prima di essere ricollocato all'interno di Santa Maria della Vita, fu per lungo tempo situato all'esterno in una nicchia che affacciava sul mercato. 
Il loro impatto emotivo è tale che nel 1779 il priore di Santa Maria disse: "Le varie azioni di dette statue sembrano certo opportunissime a distruggere la devozione nei sacerdoti celebranti a detto altare".

 Niccolò morì in miseria nel 1494. Difficile pensare che chi aveva espresso tanta energia non avesse meritato riconoscimento. 

Girolamo Borselli, frate domenicano di un convento di Bologna, nello stesso anno della morte di Niccolò scrive: "Era bizzarro e di costumi rozzi; era talmente rustico che tutti gli stavano lontani; mancava perfino del necessario; aveva la testa così dura che non accettava neppure i consigli degli amici.
Eppure quest'uomo così selvatico ci ha lasciato alcune fra le invenzioni più alte della nostra civiltà figurativa, capaci di attraversare il cuore degli uomini anche nei tempi più oscuri".



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✱ dal libro "Manuale di pittura e calligrafia", Josè Saramago, 1983, ed. Feltrinelli 2011, pag.125, 139.





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