martedì 31 maggio 2016

PALAZZO D'ACCURSIO, CUORE CIVICO DI BOLOGNA

piazza Maggiore, 6 

ultimo aggiornamento novembre 2025


Palazzo d’Accursio, sede del potere civile bolognese fin dal Medioevo, è un complesso stratificato che nel Settecento raggiunse la sua forma definitiva, riflesso di secoli di ampliamenti e trasformazioni.


Il nucleo originario si distingue nel corpo sormontato dalla torre.
Ha un lungo prospetto aperto da un grande portale con colonne sormontate da balcone, e due piani di finestre.

E' stato liberato dagli uffici comunali per dare carattere di polo culturale a disposizione dei cittadini. 

Al pianterreno la Biblioteca Sala Borsa, multimediale, ad alto contenuto tecnologico, sopra resti romani visibili sotto i pavimenti trasparenti.


Facciata di Palazzo d’Accursio a Bologna, sede storica del Comune affacciata su Piazza Maggiore.







Finestra di Palazzo d’Accursio con cartelli antichi e moderni di via Ugo Bassi.


LA FACCIATA E LE SCULTURE

Sulla facciata principale, notevolissima è la grande "Madonna col Bambino" di Niccolò dell'Arca, detta di Piazza.

 Questa splendida opera in terracotta fu modellata dalle magiche mani dell'artista nel 1478.

Madonna col Bambino di Nicolò dell’Arca sulla facciata di Palazzo d’Accursio.




Primo piano della Madonna col Bambino in terracotta modellata da Nicolò dell’Arca.


Il portale monumentale regge la statua di Gregorio XIII, dello scultore bolognese Alessandro Menganti.
Il modello in busto, prova generale prima di creare la grande statua, è conservato al Museo Civico Medievale.
Gregorio XIII fu il riformatore del calendario moderno, la sua abitazione fu Palazzo Boncompagni a Bologna.


Portale monumentale di Palazzo d’Accursio con la statua di Gregorio XIII di Menganti.



L’opera nasce in un momento preciso della storia cittadina: nel 1506 Bologna entra a far parte dello Stato Pontificio, perdendo la propria autonomia.

La statua, insieme alla Fontana del Nettuno e all’Archiginnasio, racconta la stessa volontà di rappresentare il potere papale.

Durante l’occupazione napoleonica viene modificata per salvarla dalla requisizione: papa Gregorio riceve mitra e pastorale e diventa San Petronio. Solo nel 1895 riacquista il suo aspetto originario.

Primo piano della statua di Gregorio XIII scolpita da Alessandro Menganti.




MEMORIA E RESISTENZA

Sulla facciata della Sala Borsa una targa ricorda la medaglia d’oro al valor militare concessa a Bologna per la partecipazione alla Guerra di Liberazione.


Targa Medaglia d’Oro alla città di Bologna sulla facciata della Sala Borsa.



Il Sacrario con le foto dei partigiani bolognesi caduti durante la Resistenza: furono 2064.


Sacrario con foto dei partigiani bolognesi caduti durante la Resistenza.



Le prime immagini del Sacrario il Giorno della Liberazione.


Palazzo-d'Accursio-bologna
©Edward Reed photo, 1945.


Accanto, una lapide elenca le date delle stragi che hanno segnato la città: treno Italicus 1974, stazione di Bologna 1980, treno 904 nel 1984.

L’insieme di queste memorie fa del palazzo un luogo non solo amministrativo, ma civile.


Lapide dedicata alle vittime delle stragi fasciste Italicus, stazione e treno 904.




IL CORTILE D'ONORE

Entro dal portale del palazzo ed attraverso il Cortile d’Onore.


Cortile d’onore di Palazzo d’Accursio a Bologna, elegante spazio storico.




PRIMO PIANO – Sala d'Ercole

Il maestoso scalone cordonato conduce al primo piano, dove si apre la Sala d’Ercole, e prosegue fino al secondo piano, nella Sala Farnese.

Era il percorso solenne che un tempo compivano sovrani, cardinali e pontefici per accedere ai piani nobili del palazzo.

Il nome cordonato deriva dai cordoni di pietra che ne scandiscono i gradini, concepiti per agevolare la salita anche ai cavalli.
L’opera è attribuita a Donato Bramante, incaricato da Papa Giulio II di trasformare il palazzo in una residenza apostolica degna di una seconda capitale dello Stato Pontificio, dopo Roma.

Scalone cordonato di Palazzo d’Accursio a Bologna che porta al primo piano del complesso comunale.
Scalone cordonato che sale al primo piano del palazzo.




Qui, nella sala che porta il suo nome, la statua dell’eroe Ercole scolpita da Alfonso Lombardi, domina lo spazio.

È un ambiente solenne, oggi sede del Consiglio Comunale.

Sala d’Ercole al primo piano di Palazzo d’Accursio a Bologna, con decorazioni rinascimentali.




Statua di Ercole nella sala omonima di Palazzo d’Accursio con vista su Piazza Maggiore.


L’opera di Lombardi, del 1519, con Ercole trionfante sull’Idra di Lerna, può simboleggiare la sconfitta dei Bentivoglio e la restaurazione del potere pontificio a Bologna dopo il loro tentativo di ritorno del 1511-1512.

Dettaglio della statua di Ercole nella sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio a Bologna.


Nella stessa sala si trova la Madonna del Terremoto di Francesco Francia, dipinta nel 1505 come ex voto dopo il sisma che colpisce Bologna.

Sala d’Ercole con la statua di Ercole e il dipinto della Madonna del terremoto di Francesco Francia.


Sul fondo, la città è rappresentata con estrema precisione.


Madonna del Terremoto dipinta da Francesco Francia nel 1505 a Palazzo d’Accursio.



Primo piano del dipinto Madonna del Terremoto di Francesco Francia.
"Madonna del terremoto", Francesco Francia (1505), particolare.


A ricordare la storia del dipinto è una lapide che ne documenta le vicende espositive e i restauri:

in origine decorava la Sala degli Anziani, ma in seguito fu coperto da una parete che ne oscurò la vista nel 1665.
Vent’anni dopo, gli stessi Anziani lo collocarono solennemente nella loro cappella.

Nel 1897, dopo i lavori di ristrutturazione della Sala del Consiglio provinciale, il dipinto rimase di nuovo nascosto al pubblico.

Fu quindi, per decisione della Provincia, trasferito qui, dove venne restaurato per recuperare le forme antiche rovinate dal tempo e da restauri maldestri.


Lapide che ricorda la storia del dipinto Madonna del terremoto di Francesco Francia a Bologna.



Dalle finestre si scorge il cupolone di Santa Maria della Vita, quasi sospeso sopra i tetti.

Vista del cupolone di Santa Maria della Vita dalle finestre della sala d’Ercole.


SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE

Sulla sinistra si apre la Sala del Consiglio Comunale, che ha questa funzione dall'Unità d'Italia.

La volta, affrescata nel 1676 da Angelo Michele Colonna con Gioacchino Pizzoli, è un capolavoro di quadratura: una decorazione prospettica che simula architetture reali e ospita cinque scene allegoriche dedicate alle virtù di Bologna.


Sala del Consiglio Comunale di Palazzo d’Accursio a Bologna, decorata con affreschi e arredi storici.




Entrata all'anticamera della Sala Rossa, particolare.


Particolare dell’entrata della sala rossa di Palazzo d’Accursio.



Nell’anticamera della Sala Rossa si trovano gli addetti comunali che gestiscono l’accesso sia alla sala stessa sia agli uffici.
La Sala Rossa, normalmente visitabile quando libera, il giorno della mia visita era occupata, e non ho potuto fotografarla.
È così chiamata per le tappezzerie novecentesche, e attualmente è adibita a sala per matrimoni civili.

Qui si conservava il Pallione della peste, dipinto da Guido Reni nel 1631 e oggi conservato in Pinacoteca Nazionale, commissionato dal Senato per celebrare la fine dell’epidemia.
Veniva portato in processione dal Palazzo Comunale a San Domenico, come seconda celebrazione mariana dopo quella di San Luca.

Anticamera della Sala Rossa di Palazzo d’Accursio, con dipinti e uffici comunali.


Ho fotografato l’interessante dipinto di Bernardino Minozzi, Processione della Madonna di San Luca (1745‑47, tempera su tela), proveniente dall’appartamento del Gonfaloniere nel Palazzo Comunale.

Dipinto Processione della Madonna di San Luca di Bernardino Minozzi, 1747, conservato a Palazzo d’Accursio.




SECONDO PIANO – Sala Farnese, Cappella Farnese, Torre dell'Orologio e Collezioni Comunali d'Arte.


Completo la visita, salendo il secondo scalone cordonato.

Scalone cordonato del Palazzo d’Accursio che conduce alla sala Farnese a Bologna.


In cima allo scalone trovo la Madonna con Bambino, in terracotta, di Camillo Mazza, proveniente dalla facciata della scomparsa Dogana del > Porto di Bologna, un tempo affacciata sul > Canale del Cavaticcio.
Il Porto fu completamente demolito nel 1934 (unico edificio superstite è La Salara) e il Canale del Cavaticcio interrato.

Scultura della Madonna con Bambino dalla dogana del Cavaticcio, esposta nel Palazzo d’Accursio.


SALA FARNESE

La Sala Farnese costituiva l’ingresso dell’appartamento del cardinale Legato di Bologna, rappresentante pontificio.
Di questo appartamento faceva parte anche una cappella palatina, cioè del palazzo, chiamata Cappella del Legato, oggi Cappella Farnese, con funzione di cappella privata del Legato.

Nel 1530, proprio in questa cappella, ebbe luogo l’incoronazione di Carlo V a re d’Italia: da allora la grande sala adiacente fu detta Sala Regia, in ricordo dell’evento.

Da Sala Regia divenne Sala Farnese, quando in fondo all’ambiente venne collocata la statua di Papa Paolo III Farnese, il pontefice che nel 1547 istituì stabilmente la Legazione di Bologna, conferendo al palazzo il suo ruolo di sede del potere pontificio in città. Così anche la Cappella del Legato prese il nome di Cappella Farnese.


Interno affrescato della sala Farnese nel Palazzo d’Accursio, sede delle Collezioni Comunali d’Arte.
Sala Farnese al secondo piano di Palazzo d’Accursio.


Gli affreschi di questa sala furono commissionati dal cardinale Girolamo Farnese, discendente di Paolo III, durante il suo mandato a Bologna tra il 1658 e il 1662, realizzati da artisti della scuola di Francesco Albani, e portano la firma di nomi di rilievo come Carlo Cignani, con uno stile accademico e narrativo tipico della tradizione barocca bolognese.

Sulle pareti si sviluppa un grandioso racconto pittorico che celebra la storia di Bologna e i momenti salienti del suo legame con il potere pontificio.

Osservo gli otto affreschi iniziando dalla parete destra, in senso antiorario:

1. San Petronio concede il privilegio Teodosiano
Raffigurato come primo episodio del ciclo, l'affresco è di Carlo Cignani ed Emilio Taruffi, e mostra San Petronio ricevere da Teodosio II il privilegio per l’insegnamento del diritto romano.
In realtà, il documento è un falso storico clamoroso, redatto nel XIII secolo per legittimare l’Università di Bologna e proteggerla dalle azioni dell’imperatore Federico II di Svevia, che aveva decretato la soppressione dello Studium Felsineo a favore della nascente Università di Napoli da lui fondata.

Affresco di Cignani e Taruffi, San Petronio concede il privilegio teodosiano, Sala Farnese Bologna
San Petronio concede il privilegio teodosiano, di Cignani e Taruffi.


2. Francesco I risana i malati di scrofola
 Con Bologna sotto il dominio francese, mostra il re di Francia nel 1515 intento a guarire i malati di scrofola, una forma di tubercolosi purulenta.
Una pratica stravagante che, nella tradizione, era attribuita ai monarchi per un "tocco regale".
L’episodio viene connesso al prestigio e al legame di Bologna con le corti europee. 

Francesco I risana i malati di scrofola, di Cignani e Taruffi.
Francesco I risana i malati di scrofola, di Cignani e Taruffi.




Fra il secondo e il terzo affresco si apre il portale monumentale della Cappella Farnese.
In questa fase mi limito a segnalarlo come passaggio, mentre la descrizione completa verrà approfondita più avanti.

Parete destra della sala Farnese con portale monumentale della cappella Farnese a palazzo d’Accursio, Bologna.
Parete destra con portale della Cappella Farnese.

 
3. L’ingresso di Paolo III in Bologna
Rappresenta l’arrivo trionfale di papa Paolo III Farnese a Bologna, da cui la presente sala prende il nome, accompagnato da cardinali e cavalieri, con il Palazzo d'Accursio visibile sullo sfondo.
Il soggiorno del papa durò tre mesi nel 1543, in vista dell’incontro con l’imperatore Carlo V a Busseto.

Affresco di Cignani e Taruffi, ingresso di papa Paolo III in Bologna, Sala Farnese.
Ingresso di papa Paolo III in Bologna, di Cignani e Taruffi.


  
4. Il Cardinale Albornoz esamina i progetti per i lavori alla Chiusa di Casalecchio e al canale di Reno
L’affresco è opera di Antonio Catalani e Girolamo Bonini. Catalani, detto il Romano, fu allievo del pittore bolognese Francesco Albani.
L’opera raffigura il cardinale intento a studiare i progetti per opere idrauliche e infrastrutturali attorno a Bologna.

Durante il suo legato a Bologna, tra il 1360 e il 1363, il cardinale promosse la costruzione della nuova chiusa e fece rinforzare il corso del canale con solide mura di contenimento, che dalla chiusa si estendevano fino a Canonica.

Quest’area, oggi parte della frazione Croce di Casalecchio, vide nascere intorno al 1130 la Canonica di Santa Maria di Reno, affidata ai Canonici Renani.
Nei secoli successivi lungo il canale furono costruiti i punti di regolazione delle acque, tuttora in uso, e nel 1307 venne completato il primo mulino della Canonica.

Affresco di Catalani e Bonini, il cardinale Albornoz esamina i lavori alla chiusa di Casalecchio.
Il cardinale Albornoz esamina i progetti per i lavori alla chiusa di Casalecchio e al canale di Reno,
di Antonio Catalani e Girolamo Bonini.


Un tempo tra le pareti destra e sinistra della Sala Farnese si trovava la statua di Papa Paolo III Farnese, dispersa nel 1796 dall'invasione napoleonica.

Attualmente qui si trova il monumento seicentesco in rame di papa Alessandro VII, che si trovava nell’attigua Sala degli Svizzeri, e collocato contro
la parete di fondo nel corso dei restauri del 1845.

L'iscrizione latina sotto la statua ricorda questa sostituzione.

Statua di Papa Alessandro VII Chigi nella Sala Farnese di Palazzo d’Accursio, Bologna, restaurata nel 1845.
Statua di Papa Alessandro VII nella Sala Farnese.


Parete sinistra.

Parete sinistra della sala Farnese a palazzo d’Accursio, Bologna, decorata con affreschi e stucchi barocchi.
Parete sinistra della Sala Farnese.

  
5. L’incoronazione di Carlo V a Bologna
Celebra l’evento del 22 febbraio 1530, quando Carlo V venne incoronato Re d’Italia all’interno della Basilica di San Petronio da papa Clemente VII, in una cerimonia di eccezionale rilievo per la città e per il potere pontificio.
La veste regale e i tratti del volto sono fedelmente ispirati ai suoi ritratti ufficiali.
  
Affresco di Luigi Scaramuccia, l’incoronazione di Carlo V a Bologna, Sala Farnese.
L’incoronazione di Carlo V a Bologna, di Luigi Scaramuccia.



6. La restituzione della Sacra Benda di Maria Vergine
Racconta il furto e il ritrovamento di una reliquia molto venerata a Bologna: la Sacra Benda (legata ai capelli della Vergine). Dopo il furto nel 1613, il reliquiario e il gesto del ritrovamento vennero onorati nella memoria collettiva bolognese.  

Affresco di Lorenzo Pasinelli, la restituzione della sacra benda di Maria Vergine, Sala Farnese Bologna.
La restituzione della Sacra Benda di Maria Vergine, di Lorenzo Pasinelli.


7. La Vergine di San Luca fa cessare le piogge
Rievoca la prima discesa della Beata Vergine di San Luca in città, avvenuta nel 1433 per implorare la fine delle piogge che stavano distruggendo i raccolti del contado.

Affresco di Girolamo Bonini, la Vergine di San Luca fa cessare le piogge, Sala Farnese Bologna.
La Vergine di San Luca fa cessare le piogge, di Girolamo Bonini.



8. Urbano II benedice l’insegna della croce
Questo affresco ritrae il papa Urbano II che benedice l’insegna della croce per i crociati bolognesi che avrebbero preso parte alla Prima Crociata (1089–1095). È un episodio che richiama l’impegno spirituale e politico della città nel contesto del cristianesimo medievale.  

Affresco di Bibbiena e Morelli, Urbano II benedice l’insegna della Croce, Sala Farnese Bologna.
Urbano II benedice l’insegna della Croce, di Bibbiena e Morelli.


Queste scene si alternano su grandi riquadri incorniciati da decorazioni architettoniche e mascheroni, in uno stile barocco narrativo e celebrativo, voluto per esaltare la storia, la devozione e il prestigio di Bologna sotto l’egida pontificia e la potente famiglia Farnese.  



Oggi sposi!


Due sposi che si baciano vicino alla finestra della sala Farnese.
Sposi che si baciano vicino alla finestra della Sala Farnese, da una foto del 2016.





Dalle finestre: il Crescentone di Piazza Maggiore.


Veduta del Crescentone di Piazza Maggiore dalle finestre della sala Farnese.




CAPPELLA FARNESE

Le sue dimensioni sono molto ampie e inconsuete, tanto che la Sala Farnese sembra fare da piazza, e la cappella una vera e propria chiesa all’interno del palazzo.

Portale d’ingresso della Cappella Farnese a Palazzo d’Accursio, Bologna, affreschi storici e decorazioni.
Portale della Cappella Farnese.


LE FASI STORICHE DAL QUATTROCENTO AD OGGI

. 1454 – Fondazione
Durante la legazione del cardinale Bessarione, fu Aristotele Fioravanti a progettarla e costruirla come cappella privata.

. 1562 – Decorazione rinascimentale
È affrescata con il ciclo delle Storie della vita della Vergine, di Prospero Fontana, con raffinata eleganza manierista.

Panoramica interna della Cappella Farnese a Palazzo d’Accursio, affreschi manieristi e decorazioni.
Panoramica interna della Cappella Farnese,
con gli affreschi manieristi di Prospero Fontana.

. 1658-1662 – Restauro seicentesco e nome "Cappella Farnese"
Più di due secoli dopo, durante la legazione del cardinale Girolamo Farnese, la cappella venne completamente restaurata e da allora prese il nome di Cappella Farnese, in onore del cardinale che ne promosse l'intervento.

Panoramica interna della Cappella Farnese a Palazzo d’Accursio, affreschi manieristi.

Questo spazio venne destinato alle cerimonie più importanti: le funzioni religiose del rappresentante papale a Bologna e quelle della vita civica, come il giuramento del gonfaloniere e degli ufficiali con incarichi pubblici.

Il 22 febbraio 1530, Papa Clemente VII incoronò Carlo V re d’Italia con la corona ferrea, portata appositamente da Monza; due giorni dopo, nella Basilica di San Petronio, lo incoronò imperatore del Sacro Romano Impero.

Sconsacrata nel 1811, in epoca napoleonica, la cappella ebbe in seguito funzioni di deposito e archivio. È stata poi ristrutturata nel 1991 e riaperta al pubblico, divenendo uno degli ambienti più suggestivi di Palazzo d’Accursio.

Essendo uno spazio di particolare pregio è utilizzato per cerimonie civiche, conferenze e incontri pubblici. Quando non vi sono eventi in corso, è possibile visitarla e fotografarla liberamente.

Dalla cappella si accede a una piccola stanza interna che custodisce alcune opere religiose provenienti dalla Certosa, le cosiddette Madonne della Certosa, visitabile soltanto con il biglietto d’ingresso alle Collezioni Comunali d’Arte.

La descrizione di questa stanza e delle sue opere sarà approfondita nel post dedicato alle Collezioni Comunali d’Arte.


CORTILI INTERNI E VEDUTE DI PALAZZO D'ACCURSIO
Scendo lo scalone cordonato per uscire dal palazzo e osservare il cortile retrostante, che restituisce ancora una volta l’immagine della grandiosità dell’edificio e dei suoi numerosi accorpamenti.


Cortile interno sul retro di Palazzo d’Accursio con colonne e arcate.






Cortile interno di Palazzo d’Accursio ripreso da un’altra prospettiva.




E tra gli archi del Cortile d'Onore un'intravista Piazza Maggiore.


Piazza Maggiore intravista dal cortile interno di Palazzo d’Accursio.



Palazzo d’Accursio è una sintesi della città: potere, arte, fede, memoria.

Bologna "la dotta", bella anche in un giorno di pioggia.

Monica Galeotti con ombrello in Piazza Maggiore, Bologna la dotta, bella anche sotto la pioggia.
Foto 2016.




> TORRE DELL'OROLOGIO

> COLLEZIONI COMUNALI D'ARTE ANTICA (a breve)

SALA BORSA

CERCA BOLOGNA


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NOTE:

-tutte le foto sono di Monica Galeotti, salvo l'immagine del Sacrario 1945 (copyright indicato).

-La Sala del Consiglio Comunale, l'atrio del Municipio, la Sala Rossa e la Cappella Farnese, sono visitabili se liberi, mentre la piccola sala con le Madonne della Certosa di Bologna, all'interno della Cappella Farnese, si può visitare con il biglietto delle Collezioni Comunali.

-Per vedere nitide e ingrandite le foto, cliccaci sopra: si aprirà una versione ad alta definizione.

Per una visione ottimale della narrazione attraverso le immagini (fotoreportage) consiglio il PC.


FONTI:

Libri:
- Corrado Ricci e Guido Zucchini, "Guida di Bologna", ed. Alfa Bologna, 1976, pp. 4-6.

-Audioguida del museo.


Siti Web:
> Sala Farnese/wikipedia
> Cappella Farnese/wikipedia 
> DiscoverBaroqueArt/Sala Farnese

> Palazzo d'Accursio broshure




domenica 29 maggio 2016

PIAZZA MAGGIORE

BOLOGNA
ultimo aggiornamento settembre 2025

Piazza Maggiore è il "cuore" di Bologna, spazio pubblico della vita politica e sociale della città.

Soprattutto il Crescentone, quel rettangolo rialzato e pavimentato con pietra bianco-rosa-grigia che ricorda la crescente, la focaccia bolognese con i ciccioli.


Vista dall’alto del Crescentone di Piazza Maggiore a Bologna, rettangolo rialzato pavimentato in pietra bianco-rosa-grigia, simile alla focaccia bolognese con ciccioli.



La piazza iniziò a delinearsi nel 1200.
In ordine di costruzione circondano la piazza :


Palazzo del Podestà

Un tempo palatium vetus, fu costruito nel 1203 e più tardi ampliato.


Facciata storica del Palazzo del Podestà a Bologna con torre e portici medievali.



Palazzo d'Accursio o Comunale

Costruito a fine Duecento come palatium bladi (primo nucleo del Palazzo Comunale), probabilmente deposito pubblico delle granaglie (biade).


Palazzo d’Accursio a Bologna, sede comunale storica, vista della facciata con torre e orologio.




Palazzo dei Notai, del Trecento.


Palazzo dei Notai a Bologna, elegante edificio storico affacciato su Piazza Maggiore.



San Petronio

Del Trecento anche le prime campate della Chiesa di San Petronio.


Basilica di San Petronio a Bologna, facciata in marmo bianco e rosso, monumento emblematico della città.





Palazzo dei Banchi

L'ultimo lato della piazza fu delimitato da una originaria struttura del loggiato dei Banchi nel 1412, poi perfezionata nel secolo successivo.


Palazzo dei Banchi a Bologna, storica sede mercantile affacciata su Piazza Maggiore.



La piazza si è chiamata Piazza Vittorio Emanuele II dal 1860 al 1943.
Il monumento al re fu spostato ai Giardini Margherita, dove risiede tutt'ora.
Dal 1943 al 1945 divenne Piazza della Repubblica e infine, nel giugno 1945 Piazza Maggiore.


Cartolina storica di Piazza Vittorio Emanuele II, oggi Piazza Maggiore a Bologna, collezione personale di Paola Galeotti.
Piazza V. E. II oggi Piazza Maggiore - ©Paola Galeotti collezione personale


Piazza Maggiore è stata e rimane fulcro degli eventi pubblici della città: i funerali delle vittime del 2 agosto 1980, i funerali di Lucio Dalla. 

Le stagioni estive del Cinema in Piazza della Cineteca, il rogo del Vecchione a Capodanno.

E la gastronomia, con il festival della mortadella e quello del tortellino in brodo.
 La tradizione culinaria di Bologna, ricca e sostanziosa, ha istituito, da tempo immemorabile, l'appellativo "Bologna la grassa".
Solo in anni recenti la condivisione del cibo in eventi di socialità pubblica è diventata un fenomeno nelle piazze di tutto il mondo.
In questo spazio invece, i bolognesi si sono riuniti fin dalla sua costruzione.


LA FESTA DELLA PORCHETTA

È stata la più famosa e importante festa dove i bolognesi si riunivano a tavola in Piazza Maggiore.

Le origini di questa festività profana sono incerte, ma si pensa sia riconducibile alla vittoria della Battaglia della Fossalta del 24 agosto 1249 con la conseguente cattura di re Enzo, figlio dell'imperatore Federico II.

Altri storici ritengono sia riconducibile alla presa della Rocca di Faenza nel 1281, grazie alla complicità del faentino Tibaldello de Zambrasi, al quale era stata rubata una porcellina.

È dal XIII secolo che la festa si tenne il 24 agosto di ogni anno, fino al 1796, quando le truppe francesi di Napoleone entrarono in città presidiando piazza e strade.
Secondo Napoleone la festa era offensiva verso il popolo, che aspettava in piazza che dalle finestre del palazzo venissero gettate cibarie dai nobili che banchettavano.
Venivano infatti gettati sulla folla anche animali vivi, polli e conigli, che provocavano inseguimenti e zuffe, con grande divertimento dei nobili che stavano alle finestre. Per ultimo veniva gettata un'intera porchetta e anche un maialino vivo ricoperto di grasso, che scivolava dalle mani di chi lo voleva prendere.

La festa prendeva il nome da questo momento conclusivo.

Durava una decina di giorni e nella piazza venivano allestite macchine scenografiche, giostre dei cavalieri, spettacoli teatrali e giocolieri.

L'immagine sottostante è un meraviglioso disegno su carta miniata facente parte delle "Insigna", documenti in pergamena rappresentanti una memoria visiva della città di Bologna.
Sono conservati in 16 volumi presso l'Archivio di Stato di Bologna.

Disegno su pergamena miniata delle “Insigna” raffigurante la festa della porchetta a Bologna, Archivio di Stato di Bologna.
Festa della Porchetta - ©Archivio di Stato di Bologna, Anziani Consoli, Insigna, vol. XI, c. 121b



 
Pagina del libro di Giulio Cesare Croce del 1599 sulla festa della porchetta a Bologna, proprietà Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio.
©Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, Giulio Cesare Croce "La vera historia della piacevoliss. festa della porchetta, che si fa ogn'anno in Bologna il giorno di S. Bartolomeo", 1599.



Chiusa per sempre una tradizione di retaggio medievale, durata cinque secoli, solamente due anni dopo, il 28 maggio 1798, nella piazza va in scena un evento di buona cucina e spirito di uguaglianza:
il "Pranzo patriottico dato dalle cittadine bolognesi a favore delle concittadine più povere in segno di fratellanza".

Il menù del pranzo femminile comprendeva: salumi, minestra di maccheroni, lesso di manzo, umido di vitello, arrosto di agnello, crostate, formaggio e frutta, pane e vino nero e bianco.
 "Comprese le compagne indigenti, le commensali erano più di 1200.
La piazza era ornata d'alberi, in mezzo ai quali trovavansi doppie tavole, che formavano un ottagono entro un quadrato."¹

Le tante occasioni di convivialità e festeggiamenti popolari in Piazza Maggiore sono testimoniati dalla conservazione di alcuni oggetti nei musei bolognesi:
al Museo Civico Medievale ad esempio sono conservate le armi e le armature che venivano utilizzate durante le giostre e i tornei, dal XII al XVIII secolo.


Armatura in acciaio e cuoio per giostra di riscontro del XVI secolo, Museo Civico Medievale Bologna.
Armatura in acciaio e cuoio per giostra del XVI secolo,
 Museo Civico Medievale Bologna – 
©Collezione Cospi Bologna





Collezione di armature medievali esposte al Museo Civico Medievale di Bologna.


Concludendo:
Piazza Maggiore è lo spazio pubblico dove i bolognesi da sempre si riuniscono in occasione di eventi, concerti e condivisioni conviviali.
La Festa della Porchetta è stata uno di questi grandi eventi, durata per ben cinque secoli, poi se n'è persa memoria, ma possiamo ripercorrerne le tracce visitando alcuni musei bolognesi.

 Guido Piovene, nel suo "Viaggio in Italia" del 1957, descrive Bologna traducendo l'aria della città come piatto commestibile.
Non sappiamo se lo scrittore era a conoscenza della piacevolezza dei festeggiamenti di Piazza Maggiore dai tempi dei tempi, dal Medioevo al pranzo patriottico del 1798, in ogni caso sappiamo che Bologna gli ha trasmesso convivialità:

"Molte bellezze di Bologna, ed anche molti dei suoi negozi migliori, sono, non dirò segreti, bensì avviluppati e nascosti nelle sue pieghe prosperose.
Il segreto del ripieno in un piatto succulento.
La bellezza di Bologna non si pensa, ma si respira, si assorbe, si fa commestibile."
                 (Guido Piovene)

Scorcio artistico in bianco e nero di Piazza Maggiore a Bologna, foto personale.





   > CERCA BOLOGNA

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NOTE:

-Tutte le foto sono di Monica Galeotti, salvo: Festa della Porchetta, libro di G.C.Croce, armatura giostra (copyright indicati).

FONTI:

Libri:
- ¹ Giuseppe Guidicini, "Diario Bolognese. Dall'anno 1796 al 1818", ed. Forni, Bologna, 1976, pp 116-118 (volume primo).

Siti web:
-storiaememoriadibologna/festa-della-porchetta
-bibliotecasalaborsa/pranzo-patriottico-delle-cittadine