aggiornato 2022
Il Museo Civico Medievale fa parte dei Musei Civici di Arte Antica di Bologna, che sono quattro.
Gli altri tre sono:
Il Museo Medievale, inaugurato nel 1985, conserva il patrimonio storico artistico della città di Bologna a partire dal periodo dell'Alto Medioevo.
Ha sede nel quattrocentesco Palazzo Ghisilardi.
Il percorso di visita si estende in 22 sale.
Il cortile ingloba la Torre dei Conoscenti, già incontrata nel racconto delle Torri di Bologna.
LE SETTE SCULTURE CON LA GIUSTIZIA E I SANTI PATRONI DI BOLOGNA
Provengono dagli oculi del Palazzo della Mercanzia. Risalgono verosimilmente al 1390, opere di artisti diversi ma tutte influenzate dallo scultore veneziano Pier Paolo dalle Masegne, che a Bologna era noto e apprezzato da tempo.
LE MURA DI SELENITE
All'interno del palazzo sono visibili i blocchi di selenite, attribuiti alla Rocca Imperiale dell'antica cinta di mura della città altomedievale (vedi anche il tratto visibile all'esterno di Casa Conoscenti, via Manzoni, 6, nel racconto "I Torresotti").
Il palazzo fu distrutto nel 1116 e nei secoli XIII e XIV i resti sono stati utilizzati come supporto di case a struttura lignea.
Le CROCI VIARIE a Bologna
Sino alla fine del 1700 erano presenti in città croci monumentali poste su colonne per segnalare spazi sacri o di particolare aggregazione, come i trivi viari.
Le "leggendarie" 4 croci poste a protezione della città sono oggi conservate nella Basilica di San Petronio.
La croce di Santa Maria Maggiore, rinvenuta durante i lavori di pavimentazione del portico esterno della chiesa nel 2013, è stata recentemente restaurata.
La fortunata scoperta si è rivelata di grande significato, poichè il manufatto presenta nel braccio destro la data 1143, che ne farebbe la più antica testimonianza.
A livello esecutivo la croce evidenzia una fattura accurata come dimostra l'abile uso del trapano nella resa del fogliame.
Sul retro l'anonimo artista ha dispiegato una fitta trama ornamentale fatta di sinuosi tralci d'acanto, intervallati da fiori e viti, poste a incorniciare la mano centrale di Dio benedicente.
Si può istituire un confronto con la croce su colonna del 1219, la quale presenta una soluzione compositiva più popolare ma comunque molto espressiva.
BONIFACIO VIII
Questa astratta immagine di Bonifacio VIII è opera di Manno Bandini da Siena, 1301.
Fu eseguita in ricordo dell'impegno profuso dal papa per mettere fine alla guerra fra Bologna e Ferrara, esposta in pubblico sulla facciata del Palazzo Comunale per volere del Consiglio del Popolo.
Era impreziosita da decorazioni traslucide, ora scomparse.
Bonifacio VIII, per il suo progetto teocratico, fu accusato di eresia da parte del re di Francia Filippo il Bello, suo irriducibile rivale.
Vicino alla scultura trova posto un grande PIVIALE di manifattura inglese, in origine provvisto di cappuccio, ricamato nei primi anni del 300, con storie della vita di Cristo e della Vergine, esempio tra i più rilevanti di "opus anglicanum".
LE LASTRE TOMBALI
La PIETRA DELLA PACE è del 1322, proviene da Santa Maria della Pace (Santuario del Baraccano).
Era consuetudine durante il Medioevo, nelle maggiori città universitarie italiane, dedicare monumenti funebri scolpiti ai dottori dello Studio.
La tipologia è quella del dottore in cattedra nell'atto di impartire lezioni ai suoi studenti.
Molto bello quello di Bonifacio Galluzzi, opera di Bettino da Bologna, prima metà del 1300.
Tra i monumenti dei dottori è il solo che conserva tracce del colore originario.
Splendido il sepolcro di Lorenzo Pini, di Paolo di Bonaiuto, fine del 1300, in pietra calcarea.
Proviene dalla Cattedrale di San Pietro.
Il trittico in marmo con riproduzione a bassorilievo è attribuito a Jacopo della Quercia, 1410.
La "Madonna col bambino" è affiancata da angeli e santi.
A sinistra San Giorgio in una nicchia, con un serpente avvinghiato alle gambe, sovrastato da una cuspide con Santa Caterina.
A destra San Pietro in una nicchia e una cuspide mancante di proprietà privata.
Al centro la Madonna è sovrastata da una cuspide con tre angeli.
Infine il sepolcro di Pietro Canonici, lettore di diritto civile, di Vincenzo Onofri, 1502, proveniente dalla Basilica di San Martino.
E' una tarda rielaborazione dello schema medievale delle tombe dei dottori, in linea con le tendenze della pittura fra '400 e '500.
LA SCULTURA BOLOGNESE - Sala 15
A questa sala è dedicata la scultura in bronzo, dal Rinascimento all'età barocca.
Al centro della sala vi sono due opere dello scultore fiammingo Jean de Boulogne, noto come Giambologna.
La prima è il modello in bronzo del Nettuno, la celebre Fontana di piazza Re Enzo.
Esercizio di ardito virtuosismo, il bronzetto presenta un artificioso risalto delle parti anatomiche.
L'espressione del volto è un evidente omaggio alla statuaria michelangiolesca, soprattutto al Mosè di San Pietro in Vincoli a Roma.
La seconda opera del Giambologna è "Mercurio", 1563 circa, proveniente dai Musei Universitari.
Doveva servire probabilmente da modello per una scultura da porre in cima ad una colonna nel cortile dell'Università.
Il Giambologna ripropose numerose versioni di Mercurio nell'atto di spiccare il volo, come testimoniano le due repliche di Vienna e Napoli.
Il busto di Gregorio XIII Boncompagni si deve al bolognese Alessandro Menganti, abile scultore.
La sua abilità emerge nella decorazione del piviale, arricchita lungo i bordi da figure di santi e profeti.
Una prova generale prima dell'esecuzione della grande statua posta a Palazzo d'Accursio.
Il busto di Gregorio XV, papa Alessandro Ludovisi, è di Gian Lorenzo Bernini.
Altri tre busti pressochè identici si trovano a Parigi, Pittsburgh e Roma.
La decorazione cesellata sul piviale vede le effigi dei santi Pietro e Paolo e un grande fermaglio al centro.
Bernini, ideatore del ritratto a busto, si afferma a Roma come primo scultore di questo genere, proprio grazie a questo ritratto.
Di Alessandro Algardi "San Michele Arcangelo che atterra il demonio".
Lo scultore inviò quest'opera da Roma a Bologna, sua città natale, realizzata su commissione dell'amico abate Taddeo Pepoli del Convento di San Michele in Bosco.
La scultura trae ispirazione da un dipinto di Guido Reni per la chiesa di Santa Maria della Concezione a Roma.
I CODICI MINIATI - Sala 16
Una sezione è dedicata a codici e libri miniati, arte monopolizzata in quegli anni (seconda metà del '300) da Nicolò di Giacomo e Stefano degli Azzi.
Nelle loro botteghe si decoravano libri classici, testi giuridici e statuti delle varie corporazioni.
Le pareti della sala sono nere, con temperatura e umidità controllate.
I codici scritti su carta pergamena infatti, hanno quasi mille anni e sono delicatissimi.
Vengono esposti a rotazione per brevi periodi.
Durante la mia visita erano esposti libri liturgici cattolici con le parti cantate in notazione neumatica.
Antifonario dei Santi, di Nicolò di Giacomo, proveniente dalla Chiesa di San Giacomo Maggiore.
L'Invitatoriale, di Stefano degli Azzi, dalla Chiesa di San Giacomo Maggiore.
Antifonario del Tempo, di Nicolò di Giacomo, dalla Chiesa di San Giacomo Maggiore.
LA CULTURA FIGURATIVA BOLOGNESE ALL'EPOCA DEI BENTIVOGLIO, XV secolo.
L'innesto del grande rinascimento ferrarese sulla cultura locale è rappresentato in particolare dal monumento sepolcrale di Domenico Garganelli, di Francesco del Cossa, proveniente dalla distrutta cappella Garganelli in San Pietro.
Domenico fu cavaliere, nella lastra stringe fra le mani una lunga spada.
La Sala delle Armi e delle Armature vede grandi vetrine che accolgono manufatti indossati durante le giostre e i tornei dal XIII al XVIII secolo, in quella che oggi si chiama Piazza Maggiore.
L'arte degli avori fu quella che, fra le arti minori, potè rapportarsi con le arti maggiori.
I VETRI DIPINTI
Le due vetrate con stemmi datate 1580 provengono dalle Collezioni Universitarie.
"Questo è un luogo dove la gente dovrebbe andare spesso, per stabilire un rapporto diretto con il Medioevo.
Quei secoli lontani ci appartengono perchè proprio allora cominciò a svilupparsi l'uomo moderno.
Naturale quindi nutrire curiosità e interesse per quello che la vita di allora ci ha lasciato.
Il museo medievale è ricco di testimonianze uniche e famose che non cessano mai di stupirci e di coinvolgerci.
Il "c" comprende ovviamente gli spiriti sensibili che hanno ben radicato il senso del passato, e quindi chi dice "uffa ancora un museo" è bene che vada al cinema perchè un museo è soprattutto questo, non è un'imposizione che si deve subire per sentirsi acculturato, ma un piacere sublime perchè dilata il nostro tempo coinvolgendo il nostro spirito."
Tiziano Costa
(da 'Bologna raccontata strada per strada')
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