martedì 29 marzo 2022

ARCA DI SAN DOMENICO

BASILICA DI SAN DOMENICO
Piazza San Domenico, 13 - BOLOGNA




L’arca è il monumento sepolcrale realizzato per Domenico di Guzman, fondatore dell'Ordine dei Domenicani, morto a Bologna il 6 agosto 1221.


Si trova nella cappella a lui dedicata, lungo la navata destra della Basilica di San Domenico e, per l’incredibile bellezza, rimane la più importante opera d’arte di questa chiesa ma anche una delle più importanti di Bologna.

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L’aspetto attuale è frutto di diversi interventi effettuati fra il 1200 e il 1700.

È una vera e propria sintesi teologica, va letta dall’alto verso il basso, riporta la gerarchia della Chiesa e la successione cronologica degli eventi:
alla sommità Dio padre, 
sotto il suo creato, ovvero la terra, l’aria e il mare.
All’interno del creato c’è la redenzione, l’annunciazione e la passione di Cristo.
Sullo stesso livello i quattro evangelisti che diffondono il messaggio della redenzione.

Ad un livello ancora più basso l’opera della Chiesa rappresentata dagli otto santi patroni di Bologna e l’ordine dei frati predicatori il cui capostipite è Domenico celebrato nell’arca e conservato al suo interno.

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DESCRIZIONE 


1- NICOLA PISANO
Il primo cui fu commissionata l’opera fu Nicola Pisano nel 1264.
Egli realizzò sei pannelli marmorei decorati ad altorilievo e descriventi sei scene della vita del santo, concludendo il lavoro nel 1267.
I sei pannelli decorano i quattro lati del sarcofago parallelepipedo.

I pannelli sono separati da sei statuette e che vedono il Cristo Redentore, la Vergine con bambino e i quattro santi legati all’ordine domenicano.
Cronologicamente la storia di San Domenico parte dal pannello di destra, posto sul lato lungo del sarcofago parte anteriore.
Quindi si procede verso sinistra in senso orario.

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Le sei scene hanno un notevole valore documentario, oltre che artistico, in quanto raffigurano episodi narrati dai frati dell’ordine che avevano conosciuto Domenico quando questi era ancora in vita.

Per la minuziosa descrizione di ogni tavola rimando al seguente → link



2- NICCOLÒ DELL’ARCA
Dal 1469 al 1473 Niccolò da Bari, che dopo quest’opera fu soprannominato Niccolò dell’Arca, eseguì la decorazione della cimasa sopra il sarcofago e realizzò l’angelo ceroferario (reggicandelabro) di sinistra.

La sommità della cimasa vede Dio padre, dominatore del mondo che infatti si trova sotto i suoi piedi.
Allo stesso tempo ama l’oggetto del suo dominio perché sorregge un’altra raffigurazione del mondo con la mano sinistra tenendolo vicino al cuore. 

Più in basso i simboli della creazione: i festoni di frutta simboleggiano la terra.
I due putti simboleggiano il cielo e gli otto delfini il mare.

Ai piedi della creazione Gesù Cristo morto in mezzo a due angeli, quello dell’Annunciazione e quello della Passione.
Alle estremità i quattro evangelisti, Matteo, Marco, Luca e Giovanni, che hanno diffuso al mondo intero il messaggio di Gesù Cristo.

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Dopo la rappresentazione del padre e del figlio viene lo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo non ha immagini quindi Nicolò dell’Arca lo rappresenta con i suoi effetti e cioè i santi protettori di Bologna. 
Vi sono otto statue, sei di Niccolò e due di Michelangelo:
nella parte anteriore San Francesco, San Petronio (Michelangelo), San Domenico e San Floriano.

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Nella parte posteriore Santa Agricola, San Giovanni Battista, San Procolo (Michelangelo) e San Vitale.

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3- MICHELANGELO
Nel 1494 un giovane Michelangelo contribuì con alcune piccole statue: quelle appena evidenziate e l’angelo reggicandelabro di destra.

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Questo perché nel 1494 Niccolò dell’Arca morì e alcune sculture erano rimaste probabilmente abbozzate o da realizzare.
Michelangelo in quell’anno si trovava a Bologna, a seguito della cacciata dei Medici da Firenze, accolto dal nobile Giovan Francesco Aldrovandi il quale, per la sua intercessione, gli commissionò i tre lavori.

 Michelangelo, all'epoca diciannovenne, venne influenzato dallo stile di Jacopo della Quercia (facciata di San Petronio) e da Niccolò dell'Arca, dato che il volto e il braccio di Gesù nella Pietà Vaticana richiamano il Gesù del Compianto sul Cristo Morto, conservato alla Basilica di Santa Maria della Vita a Bologna.

Nel San Procolo di Michelangelo si nota la corta tunica, in uso nei soldati, i calzari alti e un mantello portato in spalla.
La critica vede nell'espressione fiera ed eroica del San Procolo quell'intuizione embrionale che si svilupperà nel famoso David.

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4- ALFONSO LOMBARDI 
Nel 1532 Alfonso Lombardi eseguì la stele sotto il sarcofago raffigurante l’adorazione dei Magi e scene della vita del santo.


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Ai lati della stele di Alfonso Lombardi vi sono i due angeli reggitorcia già nominati.




5- JEAN BAPTISTE BOUDARD
Infine nel 1768 Jean Baptiste Boudard realizzò il bassorilievo sotto l’altare con la morte di San Domenico.

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Dietro la tomba è conservato il reliquiario con il capo di San Domenico. 

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Nel 1383, a distanza di un secolo dalla morte, si volle che il santo si potesse trasportare ed esporre nelle processioni quindi fu incaricato l'orafo Jacopo Roseto a realizzare un reliquiario che stupisse per il disegno e la ricchezza dei metalli usati.





Attorno all’arca, tutte le sere i frati domenicani del convento si riuniscono per pregare il loro padre fondatore.


Poche opere di scultura riuniscono, come l'arca di San Domenico, tante diverse abilità e maniere, tutte però concordanti a innalzare un altissimo canto di bellezza.


Non resta che entrare nella:








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Bibliografia:
-Corrado Ricci e Guido Zucchini, "Guida di Bologna", Ed.Alfa - Bologna - 1968, ristampa 1976



Sitografia:


venerdì 25 marzo 2022

ANTINOMIA BEN TEMPERATA

Scavi nell'io e nel noi
142 riflessioni su emozioni e ragione

ANDREA CARANDINI


Minù_FOTO_Monica_Galeotti



Carandini è archeologo e docente accademico, soprattutto noto per gli scavi importantissimi che effettua sulle pendici del Palatino
scopre i resti delle mura di Roma risalenti all'VIII secolo a.C.
La datazione sarebbe in accordo su quanto trasmesso dalla leggenda di Romolo e Remo sulla fondazione della città.

 Roma è la città dove nasce e alla quale ha dedicato numerosi libri.
Per 8 anni, dal 2013 al 2021, ricopre la carica di presidente del FAI, Fondo per l'Ambiente Italiano.


In questo libro Carandini si occupa di un altro tipo di archeologia, quella del pensiero, attraverso 142 riflessioni filosofiche.

Dice: "L'antinomia comporta dolore e disarmonia, che è quanto noi più temiamo, e pure anche letizia e felicità, che è quanto più desideriamo.
L'antinomia dovrà essere ben miscelata al fine di creare noi stessi l'arte del "bene essere", per cercare di raggiungere un'armonia sicura, quella che ci permetterà di vivere al meglio il breve passaggio della vita".

In poche parole: il giusto equilibrio.


Come tutti i libri di filosofia a tratti è complesso ed è necessario leggere attentamente, ci vuole tempo.
Meglio una riflessione al giorno, ad alta voce, come ho fatto io.
Carandini è colto e di spessore, a tratti dispensa l'indispensabile!
Fra queste 142 riflessioni ne ho scelte 21, sicuramente allineate alla mia inclinazione, delle quali ho riportato in sintesi il tema in oggetto e ho messo un titolo.


Riflessione n.16 - p.27 - Minù
La paradossale contraddizione del cane Labrador Lola che vuole afferrare, perdere e ritrovare la sua pallina (volere e non volere una stessa cosa) è lo specchio preciso della mia gatta Minù e di chissà quanti altri esseri viventi.

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Minù





Riflessione n.26 - p.37 - "La cura e l'amore che poniamo verso noi stessi potrànno essere soddisfacenti quando tengono conto della cura e dell'amore per gli altri, e viceversa". 


Riflessione n.28 - p.39 - Kant


Riflessione n.30 - p.42 - Libertà
"Se la libertà è lo spirito, essa consiste in variazioni sul tema del significativo e dell'estetico, cioè del buono e dell'utile da conoscere e del bello da ammirare".

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Monica '73 - ©Paolo Galeotti - Libertà





Riflessione n.36 - p.47 - L'Infinito di Leopardi è la definizione di "emozione".


Riflessione n.43 - p.53 - Populismo
"Se un'emozione è impregnata insufficientemente di ragione, finisce per trascinarci in eccessive e inebrianti frenesie, per cui è come se perdessimo la testa, da soli o in massa (come avviene nei regimi demagogici e populistici sostenuto da folle arrabbiate o esaltate, assetate di rimedi semplici e immediati che si rivelano poi disastri)".


Riflessione n.59 - p.71 - Politica faziosa che esclude l'equilibrio
"Nei paesi faziosi il settore della politica più disprezzato è, contro il buon senso, il centro".


Riflessione n.60 - p.73 - Nel giusto equilibrio il sentimento si fonde con la ragione ma è impresa ardua
"L'io sentimentale, e che anche ragiona, è l'esito di un lavoro incessante e interminabile della natura e della cultura, rispetto al quale piramidi e Alpi nulla sono".

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Monica '88 - ©Paolo Galeotti - Alpi





Riflessione n.66 - p.79 - La felicità è l'emozione allo stato puro
"L'emozione impersona l'affezione, la repulsione e la partecipazione, anche se esse mai si presentano allo stato puro, se non nel dolore più atroce oppure in un apice di frenetica felicità".

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Tignes '92 - Felicità





Riflessione n.70 - p.83 - La precarietà è la negatività di un amore travolgente. Accende la vita ma non la fa vivere decentemente.


Riflessione n.72 - p.85 - Il viaggio, la curiosità (desiderio illimitato di conoscere), le citazioni migliori per scrivere sono quelle degli autori classici perchè è inutile ridire in modo peggiore quanto nel modo migliore è già stato detto (Montaigne).


Riflessione n.75 - p.87 - Equilibrio del vivere e scuola


Riflessione n.78, p.91 - Armonia, verità e felicità
Agognate e irraggiugibili, nella relazione si può auspicare il migliore avvicinamento possibile attraverso la ricerca del minor conflitto e la maggiore cooperazione.


Riflessione n.79 - p.93 - Lasciare una traccia
"Anche la morte, come il male, fa parte della struttura antinomica dell'esistenza.
Ciò presuppone non invidiare i nascituri, i quali anche loro moriranno, ma amare il mondo e la vita nel loro massimo contesto, cioè essere grati di avere ricevuto e di avere vissuto la vita in questo universo, accettandola fino in fondo e quindi includendovi il suo indispensabile contrario, avendo in mente se stessi e l'intero cammino dell'umanità che ci tiene compagnia e ci consente di durare anche oltre il nostro tempo tramite le tracce materiali e immateriali della memoria".

Questo blog è una traccia.

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Venezia 2018 - Lasciare una traccia




Riflessione n.80 - p.94 - Guardare sempre al passato, conoscere la storia
"Siamo in questo mondo grazie alla vita e alla creatività di chi ci ha preceduto. Dobbiamo pertanto gratitudine ai predecessori, risuscitandoli nella memoria, spontanea e ricostruita.
E noi ci arricchiamo a contatto con loro, rinnegando la chiusura in noi e guardando con stupore e curiosità sia nella profondità del passato che nella vastità del globo".

Da sempre sono colpita da una frase di Goethe che dice: "Chi non sa darsi conto di 3.000 anni, rimane al buio e vive alla giornata".


Riflessione n.84 - p.99 - L'utopia in politica è negativa
"Ambire all'utopia, non riuscirci e finire con le mani in mano protestando continuamente su tutto e quanto più forte possibile, detestando ogni incompleta attuazione, perchè imperfetta e quindi impura, è il modo più facile, ideologico, di esistere: quello dei "narcisisti morali".
Al contrario, arduo è riformare il mondo, migliorandolo nel concreto per quello che di volta in volta è auspicabile e possibile, data la sua correggibile ma non risolvibile stortura: un programma che ben si adatterebbe a un liberalismo di sinistra elevato e sociale."

In sintesi, fare quel che si può, con i piedi ben piantati a terra.


Riflessione n.85 - p.100 - Se ne siamo capaci, attraverso l'arte eccelsa potremo trovare l'utopica armonia, che nella vita reale ci è negata.
"L'armonia esiste soprattutto nella fantasia, nella finzione, nella sublimazione morale, artistica e spirituale, ma la si può realmente sperimentare soltanto a momenti.
Per quanto sublime sia l'arte di vivere, essa mai giunge a fare della vita in sé un'opera d'arte, un'armonia come quella che per esempio traspare nella forma pittorica di Raffaello".

Raffaello_Villa_Farnesina_Amore_e_Psiche
Villa Farnesina, Roma - "Amore e Psiche", Raffaello, 1518.




Riflessione n.129- p.158 - Kant e l'orientalismo inautentico
"Vi è da tempo in Occidente l'inclinazione a perdersi in  un orientalismo pasticciato e inautentico, nel quale la cultura europea va gradualmente disfandosi.
Questa tendenza nulla più sa di Kant e tutto magari di sciamani, il che è disdicevole, ridicolo e decadente".


Riflessione n.138 - p.171 - Sull'Infinito di Leopardi
Scrive Leopardi:"L'uomo è un essere contradditorio perchè avendo un fine, cioè la perfezione o la felicità, non ha alcun mezzo di pervenirvi".
"L'Infinito è un'idea, un sogno, non una realtà".


Riflessione n.140 - p.174 - Leopardi
"Il paese delle chimere, popolato da cose che non sono cose, è per il poeta il solo degno di essere abitato, dato che il bello starebbe soltanto in ciò che non esiste; pessimo gli appare al contrario il mondo della ragione, per la sua tendenza a circoscrivere l'infinito".

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Edizioni UTET 2017

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martedì 15 marzo 2022

NONANTOLA


Nonantola si trova a circa 10 km da Modena, sulla destra del fiume Panaro, al confine fra i territori di Modena e Bologna.
Il nome deriva dal numerale latino nonaginta (novanta) da cui Nonantola. Riporta al periodo romano e al sistema di organizzazione dei terreni agricoli.


La sua storia è ben esposta nel Museo Archeologico, all’interno della Torre dei Bolognesi. 

La fa da padrone la monumentale abbazia, attraverso la quale la città raggiunse un’importanza culturale pari alle potenti abbazie benedettine di Cluny e Canterbury.

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Il percorso:

1- ABBAZIA DI SAN SILVESTRO DI NONANTOLA
2- CHIESA DI SANTA MARIA FUORI LE MURA (detta SANTA FILOMENA)
3- PALAZZO DELLA PARTECIPANZA AGRARIA
4- TORRE DEI MODENESI O DELL’OROLOGIO 
5- VOX
6- TORRE DEI BOLOGNESI 
7- VILLA EMMA

Moltissimi edifici sono stati danneggiati dal terremoto del 2012.

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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti





1- ABBAZIA DI SAN SILVESTRO DI NONANTOLA

L’edificio fu costruito nell’XI secolo sui resti di una precedente Chiesa.
Varie sovrastrutture si erano poi accumulate nei secoli, soprattutto nel Settecento.
Con i restauri condotti fra il 1913 e il 1921, l'abbazia oggi si mostra in forme romanico-lombarde risalenti al XII secolo.

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LA FACCIATA
È dominata dal protiro, sostenuto da due colonne su leoni stilofori.

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Il portale è realizzato dalla scuola Wiligelmo, il grande maestro scultore della Genesi al Duomo di Modena. 

Nello stipite sinistro vi sono sei formelle che raccontano la fondazione dell’abbazia e il trasferimento delle reliquie dei santi nel monastero.

In quello destro vi sono storie della Natività e infanzia di Cristo.

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Sopra l’architrave la lunetta vede sculture del Cristo in trono affiancato da due angeli, il tutto circondato dai simboli degli Evangelisti, ed è attribuita allo stesso Wiligelmo. 

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INTERNO
L’interno a tre navate è semplice e austero.
Il soffitto a capriate è sorretto da grandi pilastri.

Il presbiterio, dove si trova l’altare maggiore, è sopraelevato e vi si accede da due scalinate laterali e una centrale.
 Generalmente custodisce le reliquie di papa San Silvestro I, titolare dell'abbazia e patrono di Nonantola.

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San Silvestro I fu il 33° papa della chiesa cattolica, in carica dal 314 al 335, anno della sua morte. Le reliquie sono giunte qui da Roma nel 756.
L’altare è decorato da formelle di Jacopo Silla dei Longhi, del 1568.

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Al momento della mia visita le reliquie si trovavano nella navata a sinistra dell'altare.

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Sempre nella navata sinistra, senza dubbio notevole il fronte battesimale a ottagono, che incorpora anche pezzi di epoca romana.

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Nella navata destra l’affresco della scuola degli Erri, disposto su tre fasce:
in alto la Crocifissione, al centro l’Annunciazione, in basso la Teoria di Santi.

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La meraviglia di questa abbazia è la cripta: sembrerebbe essere la più estesa fra le chiese romaniche europee.

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È sorretta da 64 colonnine.

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Custodisce le reliquie del fondatore, l’abate Sant'Anselmo, insieme a quelle delle vergini Fosca e Anseride, dei martiri Senesio e Teopompo e del Papa Adriano III.

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Danneggiata dal terremoto del 2012, l’abbazia è stata riaperta al pubblico nel 2018 a seguito di grandi lavori di ristrutturazione, come rivela una targa all'interno dell'edificio.

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D'interesse per la visita il Museo benedettino nonantolano e diocesano di Arte sacra, che conserva il Tesoro abbaziale, fra cui il ricchissimo Evangeliario detto "di Matilde"(XIII sec.) e pergamene dell'Archivio abbaziale (databili fra i secoli VIII e XIV).



2- CHIESA DI SANTA MARIA FUORI LE MURA (detta di SANTA FILOMENA)
Speculare alla Basilica, si trova sulla strada Nonatolana.

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Fondata nel 1325 dalla Compagnia dei Battuti, è stata ricostruita nel 1597 sulla preesistente.
La bella facciata presenta un portico a tre arcate in stile rinascimentale, un’abside a forma pentagonale e un campanile a torre.

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Imbocco via Roma per dirigermi verso Piazza del Pozzo.

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Si affacciano su Piazza del Pozzo: il Palazzo della Partecipanza Agraria e la Torre dei Modenesi.

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3- PARTECIPANZA AGRARIA
In questo palazzo vi è la sede amministrativa della Partecipanza Agraria, una forma di gestione collettiva di terreni agricoli, ben spiegata al secondo piano della Torre dei Bolognesi, museo della città (vedi al punto 6).

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4- TORRE DEI MODENESI O DELL’OROLOGIO 
Edificata dai modenesi nel 1261, la torre faceva parte del sistema difensivo del borgo.
È alta circa 30,5 m. e viene chiamata anche dell’orologio perché sulle facciate est e ovest si trova l’orologio del Comune, mentre sul tetto è stata innalzata nel 1500 una piccola torre campanaria.

Notevolmente danneggiata dal terremoto del 2012, è stata ripristinata nel 2018. 

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All'interno, non visitabile, vi è la Sala Civica intitolata al nonantolano Eliseo Zoboli, tra i fondatori, nel 1895, del Circolo Socialista di Nonantola, poi della Cooperativa di Consumo e della Camera del Lavoro.
È stato capo della Lega di Miglioramento fra i  braccianti e i lavoratori terrieri di Nonantola, convinto sostenitore di valori di solidarietà e collettività nonchè della necessità di alfabetizzazione dei braccianti.

In opposizione pacifica al regime fascista si ritirò per protesta a vivere in questa torre durante gli anni Venti del Novecento, fino alla sua morte nel 1940.

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5- VOX
Passata la torre mi affaccio nuovamente sulla provinciale nonantolana, dove si trova lo storico locale Vox.
Nasce come sala da ballo negli anni '70, con un ampliamento nel 1977 per contenere fino a 1500 persone.
È negli anni '80 che diventa Club.
Il patron del locale dice: "Il Vox non è una discoteca, è un club per concerti, l'attività di discoteca serve per garantire continuità al locale e alla programmazione, ma la finalità del Vox è la musica dal vivo."

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6- TORRE DEI BOLOGNESI 
Quando i bolognesi conquistarono Nonantola eressero questa torre, nel 1307.

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È alta circa 40 m. e presenta una merlatura guelfa ricoperta da un tetto a capriate del '500.

È stato carcere e poi magazzino, mentre oggi, dal 2007, è sede del Museo di Nonantola, con entrata gratuita, il sabato, la domenica e i festivi.

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Il museo racconta la storia della città attraverso la sua evoluzione, dall’età del ferro e del bronzo fino ad oggi ed è disposto su quattro piani. 
Cronologicamente inizia dall'ultimo piano con la preistoria, quindi salgo fino in cima alla torre dove un belvedere finestrato mi permette di osservare Nonantola dall'alto attraverso tutti i punti cardinali.

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A nord l'Abbazia di San Silvestro e la Pieve di San Michele.

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A sud lo sguardo è verso l'Appennino modenese e il Monte Cimone.

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QUARTO PIANO
Questo spazio analizza la fase più antica: dalla Preistoria ai Romani.

Nelle vetrine sono esposti diversi materiali provenienti dai siti archeologici delle zona.
Di particolare rilevanza è la "Lamina Aurea", un disco d'oro decorato con tecnica a sbalzo e punzone con motivi circolari. Il reperto fa presupporre che Redù, frazione di Nonantola dove sono state trovate ampie tracce di insediamenti, fosse un'importante area di culto.

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TERZO PIANO
Dall'anno 1000 al 1700:
Il Monastero e la Magnifica Comunità di Nonantola.

Viene ripercorsa l'evoluzione del borgo intorno al Monastero di San Silvestro, fondato nel 752 dal longobardo Anselmo.

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Inoltre è allestito uno spazio dedicato all'archeologia funeraria (XI secolo).
11 tombe sono state rinvenute nell'area cimiteriale scavata presso l'abbazia e 184 in Piazza Liberazione.

Qui al museo sono state ricostruite 2 sepolture.

La tomba numero 72.
La sepoltura era stata protetta da un coppo e i resti trovati in ottima condizione di conservazione.
Età: 38-40 settimane di gestazione, probabilmente una causa di morte dovuta a complicazioni durante il parto.

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Tomba numero 2
Soggetto maschile adulto, robusto e coinvolto in attività fisica intensa ripetuta a livello di tutti i distretti ossei, che ne ha segnato la struttura scheletrica, statura discreta e stato di salute abbastanza buono, anche se soggetto a carenze nutrizionali.

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Lo studio antropologico dei resti umani antichi ci racconta della vita passata riguardo gli aspetti delle malattie, il numero della popolazione e la loro cultura, anche in un'ottica di pubblica utilità.




SECONDO PIANO
Le radici del cambiamento: le trasformazioni del territorio durante l'Ottocento.

Il cambiamento avvenuto in agricoltura e di conseguenza nel paesaggio lo si deve alla storia del movimento contadino, la nascita del socialismo, l'azione cooperativa e sindacale nelle campagne.

Di particolare rilievo è la PARTECIPANZA AGRARIA.
Si tratta di una gestione collettiva dei terreni derivante da un lascito di età medievale.
Nel 1058 l'abate Gotescalco concesse in affitto ai nonantolani parte dei terreni del monastero. In cambio si fece alzare robustissime mura a difesa del borgo, che diventò un castello fortificato.
Nacque così la Partecipanza Agraria, giunta attraverso i secoli fino ai giorni nostri.

Nel 1894 diventa Ente Morale raggiungendo piena autonomia e trasforma il territorio abbattendo un bosco secolare di 900 biolche, unità di misura agraria usata in varie zone dell'Emilia, corrispondente per la zona di Modena a 2836,47 m².
Il terreno poi dissodato farà posto a coltivazioni di cereali.

Il terreno si trova a nord di Nonantola, con un patrimonio fondiario di circa 760 ha di terreno.
Il bosco che non c'è più, tagliato cent'anni fa, lo si sta ricostituendo con l'area di riequilibrio ecologico Torrazzuolo, che in gran parte si estende sui terreni della Partecipanza.

Così oggi l'area è suddivisa in prati, boschi, zone umide e aree coltivate.
Il terreno della Partecipanza viene periodicamente ripartito mediante sorteggio fra gli aventi diritto ogni 12 anni, secondo regole quasi immutate nel tempo.
È un altro modo di "possedere", alternativo alla proprietà privata.

©sito visit Nonantola (google earth) - ©didascalie Monica Galeotti




Al centro della sala trova posto la "scranna salimbeniana", una sedia di legno che può essere trasformata in uno "scaletto" da biblioteca, ingegnosa invenzione di un esponente della nobile famiglia Salimbeni, giunta al seguito di Napoleone nel 1796.
Una famiglia di ricchi proprietari terrieri che, come altre della zona, segnarono la storia economica del paese.

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PRIMO PIANO
Dagli anni venti del Novecento ad oggi.

Viene approfondito il periodo legato all'antifascismo e alla Resistenza.
Gli oggetti significativi in questo piano sono:
-la carriola, simbolo del lavoro durissimo che le comunità della Pianura Padana condussero per bonificare i terreni dalle acque.
-la bicicletta, invenzione semplice e geniale che nelle nostre terre piatte si diffuse tanto da diventare uno degli emblemi dell'Emilia.

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-la bandiera dedicata ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale, in cui sono ricamati i nomi dei caduti partigiani e civili, sintesi corale della partecipazione di Nonantola alla lotta contro il fascismo e il nazismo.
Nell'immediato dopoguerra è stata usata in numerose manifestazioni e commemorazioni.

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PIANO TERRA
Di particolare rilevanza le figure di Don Arrigo Beccari e Giuseppe Moreali grazie al ruolo che hanno avuto nella vicenda dei 
RAGAZZI DI VILLA EMMA.
Insieme alla comunità di Nonantola riuscirono a salvare 73 ragazzi ebrei.
Lo Stato di Israele donerà ad entrambi la medaglia dei Giusti tra le Nazioni.

"La storia dei ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola: 1942-1943" viene esposta in una mostra al piano terra, curata dallo storico tedesco Klaus Voigt, riallestita in questa sede a seguito del sisma 2012.

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Fra il '42 e '43 Nonantola accolse 73 ragazzi ebrei giunti profughi dalla Jugoslavia in fuga dalle persecuzioni naziste.

Quando l’8 settembre i nazisti occuparono la zona di Modena, i nonantolani, guidati dal sacerdote Don Arrigo Beccari e dal medico Giuseppe Moreali, misero in atto un’operazione:
I ragazzi rimanevano nascosti fra la villa, il seminario, il convento e nelle case di alcune famiglie; si decise di travestirli da seminaristi e in questo modo riuscirono a sfuggire alle persecuzioni e a rifugiarsi in Svizzera.

Molti di loro, diventati grandi, sono tornati a ringraziare la gente di Nonantola.

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7- VILLA EMMA
Sono andata a cercare Villa Emma, oggi residenza privata, una delle costruzioni più belle dell'Emilia, realizzata nel 1898 dall'architetto Vincenzo Maestri per Carlo Sacerdoti che la dedicò alla moglie Emma Coen.

Non vi si può accedere ma da un ingresso laterale appare la sua imponenza, ancora lì a testimoniare le vicende accadute nell’ultima guerra.

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E una targa nei pressi ricorda.

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"Qui ogni scorcio vive di luce propria, qui la Bassa Padana non ha nulla di monotono e ripetitivo. Il lavoro ferve su ogni palmo di terra, con i pioppi che ondeggiano allo spirar del vento."¹







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Letture consigliate:
-Giuseppe Pederiali, "I ragazzi di Villa Emma", Narratori di oggi, Milano, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 1989; libro vincitore del premio Castello di Sanguinetto per la narrativa per ragazzi e il premio Valtesine.


Bibliografia:
-¹Bell'Italia n.104, "Uno scrigno di pietra, l'abbazia di Nonantola", di Fabio Geraldini, pp.46-57, Editoriale Giorgio Mondadori, dicembre 1994.
-pieghevole Museo di Nonantola
-Emilia-Romagna, arte e storia sulla via Emilia, l'Appennino e il Delta del Po, la Romagna, il mare, la collina, Touring Editore 2010.


Sitografia: