Piazza Maggiore, 6 – BOLOGNA
La Torre dell'Orologio rappresenta la porta d'ingresso ideale all'intera esperienza di visita a Palazzo d'Accursio, poichè ne costituisce il nucleo originario.
L'accesso è dalla Sala Farnese, secondo piano del palazzo.
LA STORIA DELLA TORRE DELL'OROLOGIO
1249 – Il giurista Accursio da Bagnolo, trasferitosi a Bologna per insegnare diritto, fece costruire la propria dimora affacciata sull’attuale Piazza Maggiore, includendo anche una torre che in seguito prese il suo nome: Torre d'Accursio.
Si trattava di una tipica casa-torre medievale, ampia e funzionale anche per uso abitativo.
Accursio è autore della Glossa ordinaria al Corpus Iuris Civilis di Giustiniano (imperatore d’Oriente dal 527 al 565), grande opera che riportò il diritto romano al centro degli studi giuridici in Europa, ponendo le basi del diritto civile moderno.
Il suo sarcofago è collocato nell'Arca esterna alla Chiesa di San Francesco.
1287 – I figli di Accursio, Francesco e Accursino, vendettero la proprietà al Comune di Bologna, che decise di realizzarvi il Palazzo della Biada, adibito a deposito di biada (cereali), primo nucleo dell’attuale Palazzo d’Accursio.
La casa venne demolita, ma la torre fu conservata integralmente.
1336 – Da questa data il palazzo diventa sede del Consiglio degli Anziani, la massima magistratura del governo comunale bolognese.
Da allora fino ai giorni nostri, senza interruzioni significative, il palazzo continuerà a rappresentare il centro del potere politico della città.
1444 – Il Consiglio degli Anziani deliberò di collocarvi un orologio pubblico: la torre venne sopraelevata di circa dieci metri.
1451 – La trasformazione venne ultimata, così da casa-torre divenne torre campanaria, con una campana che suonava allo scoccare di ogni ora e un sofisticato orologio astronomico/astrologico meccanico, capace di indicare non solo l’ora ma anche le fasi lunari, il moto del sole e i segni zodiacali.
Il quadrante, diviso in ventiquattro ore, segnava il tramonto come ventiquattresima ora e aveva un'unica lancetta che girava in senso antiorario.
In pratica a Bologna, come in molte città italiane, l'orologio pubblico segnava le ore "all'italiana", contando le 24 ore a partire dal tramonto del sole.
L'orologio meccanico della torre si regolava quindi sull'orologio solare (si vedrà più avanti) che forniva l'ora locale. Questo fino al Settecento.
Ogni ora, sotto al quadrante, un carosello di automi lignei scorrevano da sinistra verso destra, a rappresentare l’adorazione dei Magi: un angelo trombettiere apriva la processione, seguito dai re che si inchinavano davanti alla Madonna col Bambino, accompagnati dal suono di un organo automatico.
Quando gli automi scomparivano, l'orologio della torre batteva l'ora.
1492 – Durante i festeggiamenti per l’incoronazione di Papa Alessandro VI (Roderigo Borgia), un incendio causato dal lancio di fuochi d’artificio distrusse la sommità della Torre dell’Orologio e fuse la campana.
1493/1498 – Lavori di ristrutturazione del dopo incendio.
Giovanni da Brensa ricostruì la parte terminale con una lanterna ottagonale sormontata da un tempietto in rame destinata a ospitare la nuova campana, fusa da Michel Garel, già autore della campana maggiore di San Petronio.
La torre raggiunge così la sua altezza attuale di 36,20 metri.
1506/1860 – Il palazzo diventa sede del governo misto, composto dalla magistratura del senato, alla quale potevano prendere parte solo le famiglie aristocratiche bolognesi più importanti e dal cardinale Legato, come rappresentante del potere pontificio.
1711 – Il quadrante dell'orologio passò da 24 a 12 ore, con due lancette e movimento destrorso, ma per un periodo i due sistemi (italico e moderno) convissero.
1774 – La torre fu sottoposta a un ampio intervento di restauro e consolidamento, curato dall'architetto Francesco Tadolini.
Grazie all’opera del maestro orologiaio Rinaldo Gandolfi, il meccanismo quattrocentesco, ormai deteriorato, venne sostituito con quello che ancora oggi è in funzione.
In quell’occasione fu anche ripristinato e adattato al nuovo sistema il carosello dei Magi, mentre l'esterno venne decorato da Carlo Bianconi con due rilievi raffiguranti le allegorie di Bologna: Minerva "la dotta" e Pomona "la grassa".
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| Foto storica della torre di Palazzo d’Accursio con Minerva e Pomona ai lati dell’orologio – ©Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio |
1796 – Durante l’occupazione francese si eliminò il sistema italico nel conteggio delle ore e fu adottato il cosiddetto sistema civile, che usiamo tutti ancora oggi, con la giornata che inizia a mezzanotte.
1885/1887 – Durante il restauro del Palazzo della Biada, l’architetto Raffaele Faccioli intervenne anche sulla torre, rimuovendo il parapetto a pilastrini ma conservando il cupolino progettato da Giovanni da Brensa.
Poiché la Cappella Farnese retrostante ne limitava la visibilità, si decise di demolirne la volta e abbassarne la struttura, restituendo così alla torre il profilo attuale (nella foto precedente si nota l'alta volta oggi scomparsa).
1888 – Lo spettacolo meccanico degli automi si bloccò definitivamente e fu smantellato.
Il Novecento vede un importante restauro concluso nel 1994, e infine un ultimo grande intervento negli anni 2019/20 che ha restituito piena accessibilità.
Dopo un lungo periodo di chiusura, dal 2020 la Torre dell’Orologio è nuovamente aperta al pubblico.
LA MIA SALITA ALLA TORRE
Attraverso il Cortile d’Onore, salgo la scala cordonata fino al primo piano, dove, dall’Unità d’Italia a oggi, il palazzo ospita la sede del Municipio di Bologna.
Salgo la seconda scala cordonata e proseguo verso il secondo piano, un tempo residenza del cardinale Legato e della sua corte.
Qui si apre la Sala Farnese, già illustrata in > Palazzo d'Accursio e, in fondo a destra, si trova l’accesso alla Torre dell’Orologio; a sinistra, l’ingresso alle Collezioni Comunali d’Arte.
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| Sala Farnese al secondo piano del Palazzo d’Accursio. |
SALA 1
Entro nella torre, il nucleo più antico del palazzo: da qui inizia il percorso che si snoda attraverso vari ambienti collegati da scale interne e due terrazze panoramiche.
Nella prima stanza si trova un modello in scala ridotta dell’intero Palazzo d’Accursio con la sua torre.
Un’immagine affascinante mostra, sullo sfondo del Palazzo Comunale, le solenni accoglienze tributate alla regina Cristina di Svezia nel 1655. La scena è costruita disponendo le diverse fasi dell’evento: in alto a destra l’ingresso della carrozza reale da Porta Galliera e il corteo degli Anziani e del Gonfaloniere che accoglie; più in basso, la regina è raffigurata mentre attraversa la folla, trasportata in carrozza e in portantina verso il palazzo.
Si tratta di un disegno su carta miniata, parte delle Insigne, documenti su pergamena che offrono una memoria visiva della città di Bologna, conservati in sedici volumi presso l’Archivio di Stato. Questa Insigna degli Anziani Consoli è contenuta nel volume VIII.
SALA 2
Salgo alla seconda stanza, dove è esposto un concerto di cinque campane in bronzo della fonderia Brighenti di Bologna, attiva dal XVIII secolo al 1958.
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| Campane Brighenti nella Torre dell’Orologio. |
Questo insieme ricorda come già nel 1500 Bologna vantasse una tradizione nel suono delle campane, detto proprio "alla bolognese", che richiede almeno quattro campane di diverse dimensioni e intonazioni.
La famiglia Brighenti ereditò materiali da altre fonderie, tra cui quella di Rinaldo Gandolfi, autore dell’ingranaggio dell’orologio della Torre.
LA PRIMA TERRAZZA – L'orologio
La prima terrazza è difesa dalle guglie merlate, frutto dei restauri di fine '800, con un affaccio privilegiato e ravvicinato sulla splendida Piazza Maggiore.
Da qui posso ammirare da vicino il grande orologio meccanico.
Lascio la prima terrazza e continuo a salire.
Dal ballatoio che conduce alla prima terrazza posso osservare meglio l'affresco frammentario che avevo già intravisto prima di salire le scale.
È un fregio decorativo, ancora in fase di studio, che corre lungo la parete e raffigura scene di carattere profano con figure mitologiche. Al centro riconosco ciò che resta di un antico camino, traccia evidente delle trasformazioni e dei cambi di destinazione d’uso che questi ambienti hanno conosciuto nel tempo.
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| Fregio frammentario e resti di un antico camino. |
Nella Sala 3 alcuni pannelli illustrano la storia dell'orologio.
SALA 4
OROLOGIO MECCANICO
Quasi in cima alla torre, la stanza ospita il meccanismo del maestro orologiaio Gandolfi, ancora oggi funzionante, che necessita di costante manutenzione: un martello esterno, collegato al meccanismo dell'orologio, batte l'ora esatta sulla campana fissa e ne ripete il rintocco un minuto dopo. Il suono è disattivato durante le ore notturne per garantire il riposo dei residenti.
La torre dell’orologio è stata teatro di episodi curiosi e talvolta illeciti: nel 1702 il conduttore Francesco Pallario fu licenziato per aver rivenduto parti dell’orologio, mentre nel Settecento Rinaldo Gandolfi dovette difendersi da sabotaggi che cercavano di screditare il suo lavoro.
Nel 1979 l’orologiaio Giuseppe Fini restaurò e modernizzò la macchina, rendendola elettromeccanica e dotandola di sistemi automatici di carica e lubrificazione. L’orologio oggi funziona grazie alla manutenzione della sua famiglia.
OROLOGIO SOLARE O MERIDIANA
Come già anticipato, in passato l’orologio solare serviva a sincronizzare quotidianamente l’orologio meccanico: il tempo veniva regolato su un sistema che faceva coincidere le 24 ore con il tramonto del Sole, in uso fino al 1786, quando con l’occupazione francese fu abolito il sistema italico.
Accanto all’ingranaggio dell’orologio c'è una piccola finestra con una meridiana orizzontale che segna le ore 9 e le ore 16; nella mia foto si vede un pò sovraesposta.
In quest'altra foto, si vedono bene il quadrante in marmo e lo gnomone.
La meridiana originaria fu costruita alla fine del Settecento, insieme alla macchina di Gandolfi, e serviva a regolare l’orologio come già facevano altri due orologi solari: uno collocato sulla parete orientale di questa torre e l’altro sulla facciata meridionale della Torre dell’Arengo del Palazzo del Podestà.
Quella che vedo oggi non è l’originale, ma una ricostruzione moderna realizzata da Giovanni Paltrinieri, orologiaio e restauratore bolognese.
Il quadrante e lo gnomone riprendono fedelmente la posizione e la funzione della meridiana settecentesca, e permettono ancora oggi di misurare il tempo vero locale.
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| Foto da Iperbole – Archivio notizie Comune di Bologna |
Quando lo gnomone dell’orologio solare della torre segna le 12:00, è mezzogiorno vero a Bologna.
Nello stesso istante, il foro stenopeico della meridiana a pavimento della Basilica di San Petronio proietta la sua luce: due strumenti diversi, in due luoghi diversi della città, indicano contemporaneamente il mezzogiorno solare, seguendo lo stesso tempo vero locale.
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| Finestra dell'orologio solare con vista su via d’Azeglio. |
In altre parole, la Torre e la Basilica sono come due "orologi sincronizzati dal sole": uno funziona grazie all’ombra dello gnomone, l’altro grazie al fascio di luce che attraversa la chiesa, ma entrambi segnano lo stesso momento del giorno.
LA SECONDA TERRAZZA – Il panorama
È giunto il momento di salire alla seconda terrazza, tramite una scala piuttosto ripida (è necessario firmare per accedere).
Mi trovo ora all’interno della lanterna, proprio sotto il grande cupolino settecentesco che custodisce la campana.
Alzo lo sguardo e vedo la struttura in mattoni della volta.
Poi mi affaccio.
NORD
Il panorama a 360° è straordinario: si distingue chiaramente la Cattedrale Metropolitana di San Pietro con il suo campanile e la facciata su via Indipendenza; proprio sotto di me, i tetti del Cortile d’Onore dal quale sono entrata.
Ruotando lo sguardo in senso orario scorgo in un colpo solo le torri antiche: dell'Arengo, Azzoguidi e Prendiparte, che sembrano dialogare con le torri moderne della Regione e del Fiera District progettate da Kenzo Tange.
EST
Proseguendo, il mio sguardo incontra la chiesa di San Giacomo Maggiore, la Torre della Specola e le Due Torri. La Specola fu costruita tra il 1712 e il 1726 presso l’antico Istituto delle Scienze, oggi Palazzo Poggi, nel cuore dell’Università di Bologna, e rappresenta uno dei più importanti osservatori astronomici del Settecento europeo.
E poi Piazza Maggiore, con il Palazzo dei Banchi e il cupolone di Santa Maria della Vita.
Oltre la cupola della chiesa di Santa Maria della Vita riconosco la merlatura di Palazzo Pepoli vecchio, fatto costruire nel 1344 da Taddeo Pepoli, signore di Bologna, oggi sede del Museo della Città.
San Petronio.
SUD
Verso sud vedo via d’Azeglio che si snoda verso i colli.
Distinguo Torre Galluzzi e sullo sfondo San Michele in Bosco.
L'Archivio di Stato e la Basilica di San Paolo Maggiore; sui colli Villa Aldini e Villa Baruzziana.
Più in lontananza, il colle della Guardia con il Santuario di San Luca.
OVEST
Continuando il giro verso ovest, la vista si apre sul cortile retrostante di Palazzo d’Accursio, sul Palazzo della Questura e su due torri medievali: Agresti e Lapi.
In lontananza lo Stadio Dall’Ara, l’abside della Chiesa del Salvatore, e infine le due torri campanarie della Chiesa di San Francesco.
Un primo piano sulla Chiesa del Salvatore con una delle tre statue in rame che coronano la sommità della facciata.
La storia di Palazzo d'Accursio continua all'interno, tra i dipinti e le sculture delle Collezioni Comunali d'Arte.
E sono proprio curiosa di vedere gli automi superstiti dell'orologio della torre (un angelo, due Magi e un terzo personaggio a cavallo di origine incerta) che furono ritrovati da Alfonso Rubbiani nel 1908 in un solaio dell’Archiginnasio, vent'anni dopo il loro smantellamento, perchè sono conservati proprio lì, nella sala dell’Ottocento delle Collezioni.
Rimango più che posso sulla terrazza a guardare la mia bella città, con il buon auspicio della bandiera dell'Europa che sventola al vento, simbolo di un'unità sempre più minacciata dall'autoritarismo e dal nazionalismo.
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> LE COLLEZIONI COMUNALI D'ARTE ANTICA A PALAZZO D'ACCURSIO > a breve
































